Anatomia di una relazione tossica
Narrazione di una storia sana: le 7 regole dell’(NON) amore
Image by Shutterstock.com (ID: 2138401931)
Tutti, o per lo meno molti, sognano di trovare il grande amore. Quella persona con la quale poter essere completamente se stessi. Un partner con il quale potersi sentire “a casa”. Un compagno o una compagna di viaggio con cui la complicità è tale da non avere neppure bisogno di parlare, perché basta uno sguardo per capirsi. Siamo cresciuti con il mito del principe azzurro, della principessa dal viso angelico, con l’idea di trovare un essere perfetto che ci salvi se non dalla strega cattiva, almeno dai nostri demoni e da noi stessi. L’amore che può ogni cosa, che supera ogni ostacolo, l’amore che ci strugge, il sentimento totalizzante che cancella tutto il resto. E spesso, più è profonda la sofferenza, più stiamo male, più ci convinciamo di averlo trovato questo amore, perpetuando quindi all’infinito la ricerca di una cosa che non solo non esiste, ma spesso neppure ci fa bene.
Comincio questo viaggio con voi, proprio da questa domanda: cos’è davvero l’amore, ma soprattutto cosa non dovrebbe mai essere?
Facciamo alcune premesse. Perché si dice che l’amore è cieco? Nessuno può negare che il turbinio di emozioni che accompagna l’inizio di una relazione possa togliere lucidità e la capacità di essere obiettivi. Non è un’idea romantica è scienza. L’innamoramento attiva le aree del nostro cervello che stimolano la produzione di dopamina, un neurotrasmettitore rilasciato dall’ipotalamo e che ci fa sentire appagati ed euforici, a tratti addirittura travolti. Anche la serotonina svolge una funzione importante. Nelle prime fasi di innamoramento, questa diminuisce in modo significativo, proprio come avviene nelle persone che soffrono di dipendenze. I nostri pensieri, le nostre azioni, tutto ciò che facciamo o viviamo è volto all’avvicinamento dell’oggetto del nostro desiderio. Noradrenalina, sostanza che regola cose come frequenza cardiaca e sudorazione, l’ossitocina detta anche l’ormone “delle coccole”, la molecola che migliora l’umore e riduce lo stress, e la vasopressina, il meno noto ormone dell’empatia, completano il quadretto.
Per questi motivi alcuni parlano di chimica, perché si tratta davvero di un miscuglio di ormoni e di trasmissioni a livello celebrale. I più sentimentali lo descrivono come l’avere “le farfalle nello stomaco”, ma poco cambia, ci sentiamo tutti più o meno allo stesso modo quando ci innamoriamo. Essendo un processo naturale non c’è nulla di sbagliato in tutto questo, ma bisogna essere ben consci che tutte le sensazioni che proviamo non sono sempre legate al fatto che il partner è la persona giusta per noi e soprattutto non sono sinonimo di lieto fine o felicità. Inoltre, è bene imparare a distinguere la differenza tra emozione, per sua natura istintiva e temporanea e sentimento, ovvero qualcosa di più profondo che nasce con il tempo e che dura più a lungo
Non esiste in realtà una regola aurea per trovare il partner ideale, e non c’è garanzia che una storia duri a lungo, non importa cosa facciamo e questo è un rischio implicito che dobbiamo essere pronti a correre quando iniziamo a frequentare qualcuno. Esistono però delle basi sane da cui partire che, seppur non assicurano un amore eterno, possono per lo meno aiutare a scongiurare di ritrovarsi in relazioni sbagliate che non ci rendono felici o addirittura in storie tossiche che ci mettono in pericolo, fisico od emotivo.
In questo articolo ed in quelli che seguiranno, esamineremo passo a passo l’anatomia di una relazione tossica e quella che invece si può definire la narrazione di una storia d’amore felice. Scopriremo insieme quali possono essere le “red flags” di un rapporto di coppia negativo e quali sono invece quelle di un legame sano. Ma soprattutto cercheremo di capire come arrivare a riconoscere questi campanelli d’allarme ed il perché alcune volte è tanto difficile farlo.
La scelta
La parola scelta è il participio passato del verbo scegliere, dal latino Ex-eligere, e significa selezionare, preferire. Scegliere presuppone pertanto una certa consapevolezza da parte nostra. Dobbiamo prima capire cosa desideriamo e prenderci la briga di seguirlo, riuscendo dall’altra parte a lasciare andare cosa o chi invece non fa per noi. Per farlo dobbiamo essere prima in grado di capire cosa ci fa bene e cosa no. Spesso si sentono frasi come “non posso vivere senza di lui/lei” oppure “l’amore capita non sei tu a scegliere”. Tolta la sfumatura romantica di queste citazioni, la verità è che non c’è nulla di consapevole in queste affermazioni. Quando si è all’apice della chimica di cui abbiamo parlato poc’anzi, è umano avere pensieri simili. È successo a tutti almeno una volta nella vita. Ma abbiamo visto che il rilascio di endorfine è temporaneo ed istintivo. Non possiamo basare una scelta importante come quella di un partner che potrebbe essere per la vita, su un mix momentaneo di emozioni ed ormoni. Dobbiamo quindi imparare a scegliere e soprattutto a farlo bene. Per scegliere dobbiamo conoscerci e per fare scelte positive dobbiamo volerci bene, perché solo volendoci bene riusciremo a seguire ciò che è davvero utile al nostro benessere. Non poter vivere senza un’altra persona, per quanto poetico possa sembrare, elimina di fatto ogni possibilità di scelta. Si sta insieme all’altro non per decisione consapevole, ma perché non si può fare diversamente. Si continua la relazione non per reale volontà ma perché non si vedono altre opzioni. Questo può portare al farsi scegliere, a dare cioè al potenziale partner il potere di decidere anche per noi. Non ci si preoccupa di osservare l’altro o di cercare di capire cosa ci piace davvero di lui/lei. Non si presta attenzione ai suoi modi di fare, ai suoi comportamenti e non si analizza se il suo carattere ed i suoi valori sono davvero compatibili con i nostri. Non faremo nulla di tutto ciò che è utile fare, perché avremo tolto la nostra scelta dall’equazione. Ci preoccuperemo di piacere e non di sentire quanto e perché l’altro/a piace a noi. Ci soffermeremo sul come fare colpo, tralasciando come si comporta la controparte. Insomma, elimineremo tutta quella serie di valutazioni che portano ad una decisione presa con cognizione di causa. Senza scelta la nostra storia rischia di iniziare o di continuare solo per bisogno. E quando alla base di un rapporto c’è il bisogno i rischi possono essere piuttosto alti.
Il bisogno
Il bisogno è la mancanza di qualche cosa di cui si sente la necessità. Se sentiamo di aver bisogno di qualcosa è perché ci manca, non lo abbiamo ed abbiamo pertanto un vuoto da riempire. Che si tratti di cibo o di emotività, poco cambia, la mancanza di questo qualcosa non ci fa vivere bene. Esistono bisogni essenziali e fisiologici, come appunto nutrirsi, bere e respirare e poi esistono tutta una serie di bisogni emotivi a cui dobbiamo far fronte. Fa parte del nostro essere umani, e pur non dovendo reprimere questo sentire, dovremmo cercare di capirlo e di gestirlo. Quando una relazione inizia per riempire un vuoto, significa che si pone nel possibile partner la responsabilità della nostra felicità. Non ci sentiamo felici e completi da soli, ma lo siamo solo in funzione dell’altro. Una relazione che nasce con questo presupposto potrebbe quindi essere un grosso rischio. L’animo umano è volubile per natura, si cambia idea, si cambiano i gusti e con il tempo anche un sentimento può mutare. Se una storia ha come scopo principale quello di riempire dei vuoti, saremmo più restii a metterla in discussione anche se le cose non vanno bene. La mancanza di serotonina la farà da padrone e non saremo in grado di scegliere davvero ciò che ci fa bene, perché un vuoto emotivo da riempire è difficile da gestire proprio come la mancanza di una sostanza nociva per un tossicodipendente. Se la relazione riempie un vuoto, avremmo difficoltà a concluderla anche se verrà a mancare la reciprocità e se vedremo che il partner non prova per noi cosa noi proviamo per lui. Quando una storia riempie vuoti potremmo trovare impossibile allontanarci anche in caso ci fossero mancanza di rispetto, svalutazioni, anche se avremmo perso la fiducia o se ci sentissimo tristi. Opteremo comunque per il rimanere, perché soddisfare un bisogno nel nostro cervello è una priorità rispetto allo stare bene.
Ma come facciamo ad arrivare a scegliere consapevolmente chi ci può rendere davvero felici e non solo chi placa la frustrazione dei nostri vuoti interiori? Come si arriva a far sì che il nostro bene diventi più importante dell’avere l’altro nella nostra vita? Abbiamo detto prima che solo amando noi stessi riusciremo a seguire ciò che è davvero utile al nostro benessere ed a scegliere chi a sua volta ci amerà.
La base dell’amore per sé stessi è l’autostima. L’autostima, questo sentimento tanto decantato negli ultimi anni, a cui non sempre tutti danno il significato corretto.
Nella prossima puntata vedremo insieme cos’è questa autostima, cosa assolutamente non è, e soprattutto analizzeremo insieme come si può lavorare per renderla forte e svincolata da fattore esterni
Caterina Ansaldi
Love & Life Coach
……………………………………………………………..