L’apprendimento esperienziale: la chiave per sviluppare le soft skill
Come scuotere le menti, non solo le sedie
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La capacità di comunicare, collaborare, risolvere problemi o adattarsi ai cambiamenti è fondamentale per il successo in qualsiasi professione.
Tali competenze trasversali, conosciute come soft skill, sono un insieme di abilità interpersonali e comportamentali che influenzano il modo in cui interagiamo e operiamo nel contesto lavorativo e, più in generale, nella vita.
Seppur le hard skill continuano ad essere importanti per svolgere compiti specifici e dimostrare una comprovata esperienza in un determinato settore, le aziende stanno riconoscendo sempre più importanza alle soft skill per conseguire successo a lungo termine.
Per una sana gestione delle competenze, la formazione tecnica va quindi associata a quella tesa a sviluppare e allenare l’uso delle soft skill.
Utilizzare o sviluppare le soft skill, può essere particolarmente sfidante per chi vuole migliorare professionalmente. Tradizionalmente tale formazione si è perlopiù basata su sessioni di lezioni teoriche o di simulazioni che spesso non riuscivano a replicare il contesto del mondo reale. Ecco perché l’apprendimento esperienziale sta progressivamente emergendo come un metodo che appare più efficace per insegnare e accrescere le soft skill.
L’apprendimento esperienziale si basa sull’assunto che le persone imparano meglio facendo.
Sebbene Kolb, grande pedagogista americano, non sia l’inventore dell’apprendimento esperienziale, ha dato un contributo fondamentale alla sua comprensione e diffusione. Per le sue origini dobbiamo fare riferimento ad Aristotele.
Al posto di nozioni astratte e lezioni frontali, tale modalità cala il discente nel vivo dell’azione, permettendogli di sperimentare direttamente concetti e competenze.
In questo tipo di approccio, i partecipanti sono coinvolti in attività e simulazioni realistiche all’interno di un contesto in cui si allenano le soft skill.
La pratica accende la motivazione e testa le competenze
Una delle criticità più ricorrenti, è che spesso le aule di formazione aziendale sono ritenute molto teoriche, magari con contenuti a tratti staccati dal campo che non portano quel valore aggiunto atteso o quel concreto miglioramento.
Le nuove generazioni, sempre più abituate alla brevità e immediatezza dei contenuti, richiedono ad esempio una metodologia che necessita una gestione strategica dell’apporto teorico. Il formatore, attivandosi come se si fosse in piena attività professionale, deve bilanciare il riscontro pratico con quello teorico.
Esistono diversi modi per attivare l’apprendimento esperienziale. Alcuni includono giochi di ruolo in cui i partecipanti assumono ruoli diversi in uno scenario simulato e interagiscono tra loro per raggiungere un obiettivo comune. In altri termini ricevono una traccia a cui attenersi e parte la scena. Ecco che ritorna il teatro come veicolo di formazione, già trattato l’argomento nell’articolo “recitare per il reale“.
Esiste poi la formula che possiamo definire “apprendistato”. In questo caso i partecipanti lavorano sotto la guida di un mentore esperto che fornisce feedback e supporto praticamente immediati.
L’apprendimento esperienziale è principalmente coinvolgente e interattivo: aiuta a rimanere motivati e concentrati sviluppando la fiducia in se stessi e promuovendo riflessione e apprendimento autodiretto.
Quando può essere utile la formazione basata sull’apprendimento esperienziale?
La pratica diretta facilita la memorizzazione e la comprensione profonda dei concetti. Nel caso in cui sia necessario migliorare la comunicazione e la collaborazione o sviluppare la capacità di risoluzione dei problemi o il pensiero critico, l’apprendimento esperienziale predispone il partecipante a controllare attivamente il proprio percorso.
Immergersi in esperienze che ricalcano il reale, aumenta infatti la consapevolezza, la creatività e l’innovazione.
Il contesto del confort formativo in cui vige la consapevolezza del voler apprendere, se opportunamente strutturato, può allenare (o fare emergere) la propria leadership o evidenziare la tipologia e livello acquisito delle soft skill.
Resta determinante il ruolo del formatore che deve ripercorrere e costruire un contesto simile al vero per far vivere tutta l’esperienza a 360 gradi.
I formatori che hanno esperienza professionale diretta dell’argomento che insegnano, godono di una maggiore autenticità: il loro vissuto conferisce credibilità immediata agli occhi dei partecipanti. In questo caso il formatore possiamo più propriamente definirlo facilitatore. L’aver vissuto in prima persona le sfide e i successi dell’argomento in questione, permette di parlare con cognizione di causa e di trasmettere passione e entusiasmo, rendendo i contenuti più coinvolgenti e memorabili. Chi ha diretto una rete vendita, ad esempio, ha molta più chiarezza nell’identificare i bisogni formativi di area manager o di un sales director. In questo senso il detto “chi sa fare fa, chi non sa fare insegna” diviene “chi sa fare, insegna meglio”.
Un formatore con esperienza diretta, può arricchire le lezioni con esempi concreti tratti dalla sua attività, rendendo i concetti astratti più tangibili e relatable per i destinatari. L’utilizzo di aneddoti e storie personali aiuta a creare un legame emotivo con i partecipanti e rende l’apprendimento più significativo.
In altri termini avendo vissuto in prima persona le complessità dell’argomento, è in grado di comprendere meglio i problemi che i discenti potrebbero incontrare e di fornire loro consigli e strategie efficaci per superarli.
È chiaro che per rendere efficace l’apprendimento esperienziale, è indispensabile la capacità di adattarsi alle esigenze formative. Essere in grado di adattare l’insegnamento alle esigenze specifiche dei partecipanti, traendo spunti dalla loro esperienza e dalle loro domande, rende il percorso formativo molto più avvincente e soprattutto utile. A questo necessario buon esito, concorre l’uso di differenti metodologie didattiche con l’obiettivo di mantenere alto il livello di engagement e di partecipazione.
Se ben veicolate la passione e l’entusiasmo per l’argomento vissuto, sono contagiose e possono ispirare i destinatari a perseguire i propri obiettivi con dedizione. Vedere qualcuno che ha avuto successo nel campo a cui aspirano, può essere una potente fonte di motivazione.
L’apprendimento esperienziale non è solo un metodo formativo, è una filosofia che forma l’intera cultura aziendale. Le aziende che lo adottano creano un ambiente di apprendimento continuo, dove i dipendenti sono incoraggiati a sperimentare, anche fallire e imparare dai propri errori. Google e IBM sono solo due tra le sempre più numerose realtà aziendali che hanno compreso l’importanza di formare facendo.
Prima di iscriversi a un corso di soft skill, è fondamentale chiedersi quali sfide e opportunità ci aspettano sul piano pratico. Se il corso ci riserva esperienze formative che ci permetteranno di mettere in pratica le soft skill in contesti realistici, potrebbe essere quello giusto.
Dott. Fabio D’Armento
Trainer and Retail Sales Manager – Founder of Metodo Matra
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