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Arte astratta come mezzo meditativo

Intervista a Oliver Hojas

Image by markus spiske on Unsplash.com


Qualche mese fa, prima di partire per un road trip nei Balcani dalla Slovenia alla Turchia, entrai in contatto tramite una pagina Facebook per nomadi digitali con Oliver, un ragazzo svizzero che vive a Sofia, e decidemmo di incontrarci una volta che sarei giunto in Bulgaria. Oliver fa arte astratta, e parlare con lui mi ha riportato alla memoria quel periodo dall’asilo ai 13 anni circa in cui anch’io ero appassionato di pittura. Essendo stato questo incontro motivante per me, ho deciso di riportare in questo articolo de La Mente Pensante Magazine la sua testimonianza in formato intervista con l’augurio che i colori dell’arte senza frontiere possano motivare anche i miei lettori. Buona lettura!


Chi è Oliver Hojas?

Innanzitutto, ti chiederei di condividere con i lettori alcune informazioni su di te, nome, età, provenienza, dove vivi al momento e qualsiasi cosa tu ritenga degna di nota.

Mi chiamo Oliver Hojas, ho 28 anni e sono originario della Svizzera, ma vivo in Bulgaria da sei mesi. Al momento sono di nuovo in Svizzera perché ho avuto alcune mostre: prima una collettiva e il 30 novembre ce ne sarà una personale che sarà molto importante. Dopodiché probabilmente tornerò in Bulgaria, ma continuerò a viaggiare molto. Beh, dico molto, ma dipende da dove mi porterà la vita. Forse mi prenderò un bell’appartamento in Bulgaria o in un posto dove mi senta bene, perché nel precedente appartamento a Sofia non stavo proprio alla grande. Vedremo, non sono ancora sicuro su come attuarlo, ma credo che a dicembre tornerò in Bulgaria per un po’ e a quel punto vedrò il da farsi.


Un buon motivo per iniziare a fare arte

Quando hai iniziato a fare arte?

Penso che sia stato alla fine del 2017 e faccio arte astratta. Volevo uno sfogo per poter esprimere le mie emozioni e sentirmi bene, e l’arte mi ha dato uno spazio dove potevo essere semplicemente me stesso. All’epoca nutrivo molti pensieri negativi nei miei confronti e sulla mia vita. Era un periodo un po’ così. In un certo senso si potrebbe dire che mi sentivo solo per la maggior parte del tempo. Nonostante fossi consapevole di avere molta energia, in qualche modo questa energia era bloccata dai pensieri negativi. Quindi, mi sentivo molto solo e l’arte mi ha offerto questo sfogo per Essere, era per me quasi una sorta di meditazione. Sono riuscito a prendere le distanze dai miei pensieri e a osservarli, senza farmi coinvolgere o influenzare. È stato molto interessante e ho imparato molto sul mio conto. Ho iniziato anche a fare arte astratta perché sono sempre stato un perfezionista con me stesso e in generale, mi criticavo costantemente per non essere all’altezza. L’arte astratta mi ha dato uno spazio dove potevo esprimermi senza giusto o sbagliato, ed è ciò di cui avevo bisogno perché, in realtà, per fare un esempio specifico di un mio primo dipinto, ricordo di aver fatto un quadro di yin e yang, e la mia mente ha iniziato a dirmi che non era abbastanza rotondo, non era di qua, non era di là eccetera, sostanzialmente ha ricominciato a giudicarmi, ma stiamo parlando dei miei primi anni da artista. Poi ho deciso che avrei fatto arte astratta in modo che non ci fosse giusto o sbagliato e cosicché la mia arte contenesse sempre una sorpresa: non sai cosa succederà, non sai cosa ne verrà fuori, ma il risultato finale è sempre sorprendente perché letteralmente non puoi nemmeno immaginare quale sarà il risultato finale (questo mi ricorda che devo fare un follow-up con un cliente).


L’arte astratta che ispira

Considerando che questa è un magazine incentrato sulla psicologia e sulla crescita personale, in che modo l’arte è un mezzo per raggiungere tutto ciò?

L’arte mi ha aiutato non solo a esprimere le mie emozioni, ma è stata per me come uno stato meditativo in cui mi distanziavo dai miei pensieri e dalle mie emozioni ed ero completamente nel momento, perdendo la percezione del tempo. Questo mi dava modo di essere semplicemente me stesso. E stavo bene! Anche quando stavo male, mantenevo questa distanza in cui ero molto presente e non davo spazio ai pensieri. I pensieri continuavano a venire e andare, ma non mi lasciavo coinvolgere. Tutto molto interessante, ma questo è il primo aspetto.

L’altro aspetto è che l’arte è diventata il mio lavoro a tempo pieno e questa è un’enorme crescita personale. Prima di tutto, ho capito che l’arte è ciò che amo e mi fa stare bene. Sono una persona creativa e devo esprimermi in modo creativo. Non posso vivere senza farlo. Posso farlo per un po’, ma ho sempre bisogno di fare qualcosa con le mani. Credo sia molto sano svolgere attività manuali, specialmente oggi che tutti noi trascorriamo così tanto tempo davanti al pc. Quando usi le mani, vieni riportato al momento in cui sei radicato perché stai facendo qualcosa di concreto proprio con le tue mani e stai creando. Secondo me, l’arte è un’espressione di ciò che è la vita, perché credo che tutti siamo creatori della nostra realtà in questo mondo. Siamo artisti e creatori della nostra realtà come la immaginiamo, come la vogliamo. Questo può essere correlato alla legge dell’attrazione, ma questo al momento non è inerente. Tuttavia, quello che voglio dire è che quando faccio arte entro nel ruolo di creatore. È incredibile il fatto che con tele e colori si possa creare qualcosa che risiede solo nella nostra mente – anche se si tratta di un mero sentimento, quindi anche astratto – e dall’invisibile lo si possa rendere visibile. Questo è ciò che amo dell’arte. Per me si tratta davvero di entrare nel ruolo di creatore della mia vita dove posso esprimere chi sono, il mio mondo, i miei sentimenti, le mie credenze, tutto. Da un po’ di tempo sto leggendo molti libri e ho fatto un notevole lavoro su me stesso. Tutto questo viene rispecchiato nella mia arte. La maggior parte delle volte la mia arte è un incoraggiamento, è positiva, è stimolante perché è quello che voglio offrire al mondo. Molti artisti creano quando si sentono male, e questo spesso accadeva anche a me. Ma poi mi sono reso conto che c’è abbastanza negatività al mondo, quindi perché dovrei contribuire con le mie emozioni negative visto che poi le persone le vedono e le assorbono. Un’altra forma d’arte che è una forma di espressione è la musica. Le persone si identificano con i musicisti che esprimono dolore ed emozioni negative attraverso la musica perché queste stesse persone provano dolore. Tuttavia, penso che ciò a cui rivolgiamo il nostro focus prenda forma. Non voglio offrire al mondo il mio dolore. Ovviamente anch’io provo dolore e frustrazione, come tutti, ma voglio creare quando mi sento bene e mi sento bene per la maggior parte del tempo. Questo è quello che voglio offrire al mondo perché è quello che voglio vedere in maggioranza, ed è quello che voglio sostenere. Quindi, offro colore, bellezza e abbondanza: tutte cose che voglio vedere nel mondo. Le faccio confluire nella mia arte e questo mi viene naturale, perché è un’espressione di chi sono e voglio metterlo a disposizione del mondo per ispirare le persone. È un po’ come facessi coaching attraverso l’arte. I nomi, le descrizioni e le storie dei miei dipinti incoraggiano e ispirano.

Ho molte opere d’arte diverse. Per esempio, i dipinti sull’abbondanza, quelli dorati, sono destinati a esprimere la sensazione di abbondanza che ho sempre desiderato, bramato, e, in una certa misura anche raggiunto: libertà e abbondanza, e a quest’ultima non c’è limite. Fa parte della vita perché cresciamo, ci espandiamo, desideriamo di più; è fisiologico. Questo è ciò che inserisco nella mia arte, e le persone lo sentono e lo respirano. Penso che siamo tutti individui con i percorsi propri, quindi mi piace usare l’arte come mezzo per ispirare le persone e in qualche modo trasmettere loro il mio insegnamento. Mi piace anche fare coaching e sono sempre felice di aiutare le persone, ma penso che si impari molto dalle storie, dalla concretezza. In realtà tutti sappiamo cosa vogliamo fare, dove vogliamo andare, cosa dobbiamo fare. Abbiamo tutti questa intuizione, ma a volte non riusciamo ad ascoltarla, altre volte ce ne dimentichiamo. Quindi, spero che la mia arte ispiri le persone – come un fuoco o una scintilla – solo guardandola, leggendo i nomi, leggendo le storie dei dipinti, leggendo la mia storia. In questo modo, invece di dire alle persone cosa fare, io faccio, poi sta a loro carpire ciò che vogliono dalla mia arte; e forse lasciarsi ispirare a fare qualcosa di diverso, o sognare in grande, o seguire i propri desideri e il proprio cuore.


Note

Articolo disponibile anche in lingua Inglese: Abstract Art as a meditation tool.


Andrea Ferri Autore presso La Mente Pensante Magazine
Andrea Ferri
Interprete | Traduttore | Nomade Digitale
Bio | Articoli | Video Intervista AIPP Febbraio 2024
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