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BDSM: Il piacere di potere

Andare oltre, con consenso e godimento

Image by Artem Labunsky on Unsplash.com


Pratiche quali Bondage, Dominazione/Disciplina, Sadismo e Masochismo stanno ad indicare il fenomeno del BDSM, insieme di pratiche sessuali non normative (kink) che, a differenza di quanto si possa pensare comunemente ed erroneamente, si basano di un contratto, un totale consenso affermativo fra le parti coinvolte, sul quale delineare le attività sessuali che si vogliono soddisfare, in modo quindi sicuro e mutualmente deciso. Si tratta dunque di un insieme di giochi di tipo fisico, psicologico e sessuale la cui essenza stessa è fatta di una fusione distribuita fra i partecipanti di piacere, potere e consenso (2, 1, 5, 3).

Dettagliatamente, quando si parla di Bondage ci si riferisce al legare, fisicamente o mentalmente, il/la partner che si abbandona completamente a tale pratica, così come accade nella Dominazione/Disciplina, in un quadro specifico di dominazione/sottomissione, con regole e punizioni, al fine di soddisfare le fantasie dei partecipanti; sempre in questa chiave si inseriscono poi il Sadismo ed il Masochismo, rispettivamente riferiti nel primo caso al piacere fisico, psicologico e sessuale che si prova nell’agire attivamente una qualche forma di sofferenza, dolore, umiliazione al sottomesso, non solo in senso sessuale, e nel secondo caso al godimento fisico, psicologico e sessuale che il sottomesso prova nel subire passivamente una qualche forma di sofferenza, dolore, umiliazione da parte del dominatore (1, 5, 6).

In tale cornice, la parte riferita all’intensa e profonda connessione mentale la fa da padrone, in quanto risultano fondamentali elementi quali la fiducia, la consensualità, la sicurezza che caratterizzano la dinamica stessa del rapporto.


Origini, diffusione e caratteristiche

Il BDSM nasce negli Stati Uniti nel 1985 (anche se presente probabilmente già nelle culture antiche, come in Egitto o nell’antica Roma) come insieme di pratiche trasgressive agite da una minoranza e fuori dalle comuni e morali pratiche sessuali, tanto da essere considerato ai suoi inizi esclusivamente come un quadro perverso patologico anche nel DSM IV (1994), ed ancora fino al 1997, anno nel quale Susan Wright, fondando la Coalizione Nazionale per la Libertà Sessuale, avvia una battaglia contro tale patologizzazione affermata da parte dei sistemi diagnostici, fino ad averne riconosciuta vittoria. Nel DSM 5 (2013) infatti, in assenza di disagio e malfunzionamento clinicamente significativo, non si parla più di manifestazione di un disturbo parafilico, ma appunto di pratica sessuale, che va oltre i più comuni interessi ed atti erotici normativi (vanilla), fondata su consenso e sicurezza. Permane però ancora poca conoscenza e chiarezza specifica del fenomeno e della sua stessa definizione, ragion per cui viene ancora stigmatizzato ed incompreso, anche temuto, il che pone l’accento su quanto il BDSM andrebbe calato e interpretato in una chiave complessa e completa, con un modello biopsicosociale.
Ciò che emerge come certo è l’elemento consensuale e consapevole, che viene esplicato in due modelli: il Sano/Sicuro/Consensuale (SSC), che si riferisce al cosa le varie scene e pratiche dovrebbero garantire in generale nella praticità, tralasciando però l’elemento individuale in tale senso; ed il modello Risky Aware Consensual Kink (RACK), che sottolineando l’importanza del consenso, allarga i confini in termini di pratiche sicure e sane, appurandone però l’attenta conoscenza (7, 1, 2, 3, 4).

Nonostante i pochi studi a riguardo, sembrerebbe che il BDSM sia fantasticato dal 40/70% e praticato dal 10/20% della popolazione, sottolineando quindi la differenza fra fantasia e realtà. Non si evidenziano differenze tanto significative di genere, anche se l’ago della bilancia tenderebbe più verso il maschile: ciò che può essere esplicitato a tal riguardo è una certa preferenza degli uomini nel rappresentarsi come dominanti, dediti più a feticismo, sadismo; mentre le donne tenderebbero a preferire l’essere sottomesse o pratiche legate al masochismo. Ciò che emerge inoltre dagli studi è un interesse al BDSM che prescinde abbastanza dall’orientamento sessuale, nonostante più frequente nella comunità LGBTQ+, più frequente in persone giovani, caucasiche, con gradi medio/alti di istruzione, con una professione di tipo artistico e creativo (4, 1, 3, 5, 6).

Ciò che caratterizza questo insieme infinito di pratiche sessuali, coerentemente con gli elementi essenziali di fiducia e consenso fra i partecipanti, sono strutturazione regolamentata, la consapevolezza dei giochi messi in atto, la preparazione che necessitano, la sicurezza, la responsabilità, la soggettività, i possibili rischi, i limiti, delimitati dalla contrattazione della fine del gioco, utilizzando la Safe-Word. Decisi i ruoli, anche intercambiabili, ed organizzate le sessioni, gli scenari ed i giochi di potere, le pratiche che possono potenzialmente emergere sono moltissimi, anche se i più frequenti sembrerebbero prevedere role-play, bondage, voyeurismo, deprivazione sensoriale, indumenti specifici o feticismo legati ai piedi, oggetti quali lame, aghi, fruste, candele/cere, catene, strumenti elettrici, ghiaccio, atti legati allo sculacciamento (spanking), al solletico (ticking), all’umiliazione, all’introduzione di una o due mani in retto o vagina (fisting), tutti scenari che è possibile osservare in eventi, club, fiere che vengono organizzate con fini esplicativi e dimostrativi del BDSM stesso (3, 1, 5, 4, 2, 6).


Punto di vista Neurologico

Se ci scottiamo, ci pungiamo con un ago o percepiamo un qualunque dolore, quello stimolo doloroso raccolto dalle terminazioni nervose del Sistema Nervoso Periferico viene elaborato nel suo significato dal Sistema Nervoso Centrale, da strutture che ne assegnano un significato razionale (Corteccia prefrontale e Neocorteccia) ed altre strutture più primitive che ne assegnano un significato emozionale (Amigdala, Ipotalamo, Talamo, Ippocampo, Sistema Limbico). Tale assegnazione e dotazione di significato è del tutto individuale e queste stesse strutture vengono sollecitate in caso di uno stimolo che genera piacere, situazioni nelle quali vengono sprigionate endorfine. Fisiologicamente inoltre, data un’insistenza tattile, viene a verificarsi la vasodilatazione, tale da sensibilizzare il sito di stimolazione ad ulteriori stimoli. Questo spiegherebbe come il dolore possa in determinate circostanze divenire piacere. Alcuni studi hanno infatti evidenziato una iposensibilità al dolore da parte di soggetti masochisti, aspetto che confermerebbe una visione meno minacciosa e negativa del dolore stesso. Ancora da un’altra ricerca è stato possibile sottolineare come una maggiore stimolazione di determinate zone del corpo, quali parte bassa ed alta della schiena, glutei, gambe, sia correlata ad una maggiore sensazione di piacere (1, 2).


Punto di vista Psicologico

Dato l’elemento concreto potenzialmente doloroso, ciò che ne determina il significato dipende dall’elaborazione che il soggetto esegue, come sopradetto. Questo significato viene attribuito dal soggetto individualmente, in base a informazioni e situazioni di contorno che possiede, esperienze pregresse, emozioni spontanee suscitate. Una volta avviato uno scenario con la strutturazione di tutto ciò che ne concerne, gli attori coinvolti, ovvero il Master/la Mistress e il/la rispettivo/a Slave, che non per forza devono essere partner nella vita quotidiana, decidono di abbandonarsi all’altro ed alla pratica stessa. Nelle varie scene i partecipanti possono vagliare nuove identità, nuovi ruoli, già fantasticati e non, possono liberare la loro estroversione, esplorare nuovi orizzonti sessuali, concedersi fluidamente alle “cure” dell’altro. Dunque, consapevoli e fiduciosi che l’esperienza sarà totalmente dedita al piacere, anche attraverso, la sperimentazione consensuale del dolore, sicuri del fatto che al solo valicare dei limiti contrattati, la safe-word porterà tutto a riequilibrarsi. In un clima di completo e concordato abbandono fisico e psicologico, si innesca il conseguente godimento mentale e psicologico delle pratiche del BDSM, che si mostrano come un ampliamento degli interessi sessuali, come svago anche non sessuale o semplice desiderio sessuale aperto e ricco (1, 3,  6, 2, 5).


Bibliografia

1. Bernorio R., Mori G., Casnici F., Polloni G. (2020). L’approccio diagnostico in sessuologia. Milano: Franco Angeli.
2. Brandy L.S. (2019). Pleasure, power, and pain: A review of the literature on the experiences of BDSM participants. Sociology Compass, 13, 3.
3. Brown, A., Barker, E. D., & Rahman, Q. (2020). A Systematic Scoping Review of the Prevalence, Etiological, Psychological, and Interpersonal Factors Associated with BDSM. The Journal of Sex Research, 57(6), 781–811.
4. Connolly, P. H. (2006). Psychological Functioning of Bondage/Domination/Sado-Masochism (BDSM) Practitioners. Journal of Psychology & Human Sexuality, 18 (1), 79–120.
5. De Neef N., Coppens V., Huys W., Morrens M. (2019). Bondage-Discipline, Dominance-Submission and Sadomasochism (BDSM) From an Integrative Biopsychosocial Perspective: A Systematic Review, Sexual Medicine, 7 (2), 129-144.
6. BDSM. Oltre le sfumature di grigio, www.psicologiacontemporanea.it
7. Wright S. (2018). De-Pathologization of Consensual BDSM, The Journal of Sexual Medicine, 15 (5) 622-624.


Dott.ssa Vanessa Nardelli Autrice presso La Mente Pensante Magazine
Dott.ssa Vanessa Nardelli
Psicologa, Dott.ssa Magistrale in Psicologia Cognitiva Applicata
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