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Come smettere di fumare e vivere felici

Dire finalmente addio alla sigaretta!


Come si fa a smettere di fumare senza drammi e godendo solo dei benefici che l’abbandono della sigaretta comporta?

Partendo dalla mia esperienza di ex fumatrice posso dire che non solo è possibile, ma che affrancarsi dalla dipendenza da nicotina, se si vive questo evento con consapevolezza, rappresenta un momento di grande crescita personale.

La prima volta che decisi di dire addio alle sigarette è stato durante il periodo dell’università: ricordo che la mia camera di studentessa fuori sede, che aveva ospitato una festicciola tra amici, era densa di fumo, talmente densa che, per riuscire a dormire, misi la testa sotto le coperte.

Rammento ancora quello che mi sono detta: “Così non va bene, domani smetto”. E smisi davvero. Il problema era che avevo deciso di dire no alle sigarette tramite un’imposizione della volontà.

È stato come se mi fossi privata di un oggetto fondamentale per la mia sopravvivenza emotiva, che quindi andava subito sostituito con qualcosa di altrettanto appagante.

Ai tempi, quello che utilizzai per colmare quello spazio in cerca di significato fu il cibo.

In quel periodo misi su un bel po’ di chili: quando uscivo con gli amici loro fumavano e io ingurgitavo patatine come se non mangiassi da secoli.

Tra l’altro l’eccessivo consumo di alimenti di scarsa qualità non solo mi fece ingrassare, ma non mi impedì di pensare alle sigarette.

Mi sentivo deprivata di un oggetto di valore e guardavo i fumatori con una certa nostalgia.

Tant’è che, alla prima occasione, ovvero quando diventai amica di una ragazza che accendeva una sigaretta dopo l’altra, ricaddi in un tunnel ancora più buio di prima.

Qualche anno dopo, di ritorno da un viaggio in Liguria, durante una sosta in autogrill mi imbattei per caso in un libro ormai famoso: È facile smettere di fumare se sai come farlo, di Allen Carr (EWI editrice).

Cominciai a sfogliarlo in auto e, una volta arrivata a casa, finii di leggerlo in un paio d’ore.

Da allora, quasi dieci anni fa, l’unico utilizzo che faccio dell’accendino è per illuminare le candeline delle torte compleanno.


Smettere di fumare: cinque miti legati alle sigarette

Spesso le persone, per giustificare dei comportamenti che ritengono inopportuni, amano raccontarsi delle bugie.

La dissonanza cognitiva è quel conflitto generato da idee tra loro discordanti che creano dentro di noi un disagio tale da indurci a falsificare la realtà per renderla più accettabile. Di solito chi fuma, per sentirsi meno in colpa, adduce le seguenti motivazioni.

1. La sigaretta aiuta a gestire lo stress

In realtà il fumo danneggia progressivamente il sistema nervoso, rendendo il fumatore più stressato del non fumatore.

L’idea che accendere una sigaretta riduca l’ansia è un’illusione generata dal fatto che in questo modo plachiamo la crisi d’astinenza da nicotina.

Non andiamo di certo a risolvere il problema che è stato fonte di stress!

2. La sigaretta agevola la concentrazione mentale

La dipendenza fisica e psicologica dalle sigarette crea in realtà un’inquietudine che non aiuta di certo la focalizzazione del pensiero su un determinato argomento. Inoltre, le sostanze tossiche presenti nel tabacco restringono progressivamente capillari e arterie, riducendo la quantità di ossigeno che giunge al cervello e, di conseguenza, la capacità di concentrarsi.

3. La “pausa sigaretta” è un modo per scandire il tempo e per socializzare

Non è di certo una sigaretta che organizza il nostro tempo e sicuramente questa non aumenta il valore di una conversazione.

4. Fumare mi piace

Fumare non piace a nessuno.

Basti pensare alla prima sigaretta che abbiamo messo in bocca: siamo stati inondati di puzza e per poco non soffocavamo. Abbiamo iniziato solo perché volevamo omologarci ai nostri modelli di riferimento: genitori, amici o personaggi letterari e cinematografici.

In un qualche modo molto sottile e subdolo ci è stato fatto il lavaggio del cervello: fumare era ok.

Abbiamo quindi cominciato ingenuamente a riempirci di veleno, dal quale siamo diventati presto dipendenti. Inoltre, abbiamo pure pagato un sacco di soldi per farlo, con grande soddisfazione delle multinazionali del tabacco.

5. Smettere di fumare fa ingrassare

Se decidiamo di chiudere con le sigarette con consapevolezza, eviteremo di andare a sostituire una dipendenza con un’altra dipendenza: quella dal cibo.

Tutte le volte in cui ci viene voglia di fumare proviamo a chiederci, piuttosto, cos’è che ci manca davvero.


Comprendere i veri bisogni che ci spingono a fumare

Superati nel giro di qualche giorno i disagi fisici legati all’eliminazione delle sostanze tossiche dal mio organismo, tutte le volte che ho avuto il desiderio di fumare mi sono chiesta il perché, e le risposte che mi sono data mi hanno permesso di assumere una prospettiva del tutto nuova nei confronti della mia persona.

In questo modo ho ridimensionato drasticamente il potere che la sigaretta esercitava su di me, arrivando a vederla come un oggetto privo di significato.

Riporto di seguito le situazioni in cui ho sentito più spesso la necessità di fumare e l’emergere progressivo del mio reale bisogno, per il quale la sigaretta era semplicemente un palliativo.

Ansia. Questa emozione mi faceva sperimentare una mancanza d’aria, e fumare mi dava l’illusione di respirare meglio.
Una volta eliminata la sigaretta, all’emergere di queste sgradevoli sensazioni ho provato semplicemente a rendere il respiro più regolare e profondo, con enorme giovamento per il mio equilibrio psicofisico.

Noia. Quando ho detto addio alle sigarette ho cominciato a chiedermi: “invece di perdere cinque minuti della mia vita a fumare, quale attività posso svolgere che sia in grado di aggiungere valore al mio tempo?”.

Questa domanda apparentemente banale mi ha permesso di dedicarmi ad attività che mi piacevano davvero, dalla telefonata a un’amica alla riflessione su nuovi progetti di vita o professionali.

Mancanza di concentrazione. In realtà fumare mi distraeva da quello che stavo facendo, ed era forse un tentativo per procrastinare qualcosa che mi spaventava. Dire addio alle sigarette mi ha permesso di focalizzarmi maggiormente sui miei obiettivi e di chiedermi cos’era che mi frenava davvero.

Socialità. Anni fa mi piaceva molto prendere il caffè con le amiche seguito da una sigaretta. In realtà, riflettendoci, quell’oggetto non aggiungeva nulla alla qualità della conversazione.

Accendevo la mia sigaretta, la consumavo e la spegnevo, e non per questo mi ero fatta una risata in più: si era solo riempita la stanza di fumo.
Allo stesso tempo, se stare in relazione con una determinata persona mi faceva venire troppo spesso la voglia di fumare, ero portata a meditare sulla bontà di questo rapporto.


Fumo in dissolvenza e crescita personale

Partendo dal presupposto che smettere di fumare comporta enormi benefici in termini di salute (livelli più elevati di energia, riduzione della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, con conseguente abbassamento dei livelli di ansia, miglioramento di pelle e capelli, innalzamento delle aspettative di vita ecc.), il fatto di riflettere sulla motivazione che mi spingeva a compiere quel gesto automatico mi ha portato a mettere in discussione delle verità che da sempre davo per buone e che in qualche modo bloccavano la mia evoluzione personale.

Grazie all’illuminante lettura di cui sopra sono riuscita a scardinare le finte motivazioni che servono a giustificare quella che può essere definita una vera e propria tossicodipendenza, e mi sono resa conto che l’assuefazione alla nicotina è in realtà il vincolo più facile da spezzare: il vero ostacolo alla liberazione da questa schiavitù è rappresentato dalla dipendenza psicologica dalle sigarette, dalla quale ci si può affrancare per sempre solo smettendo in modo consapevole.

Dopo le difficoltà iniziali, le riflessioni sui reali bisogni che mi spingevano a fumare hanno cominciato a scaturire spontaneamente, portandomi in modo progressivo ad acquisire una sempre maggiore conoscenza di me stessa, dei miei desideri, delle mie potenzialità e del mio modo di rapportami agli altri.

La diretta conseguenza di tutto questo è stata un accrescimento della mia autostima e del senso di efficacia personale, relazioni più appaganti e un’esistenza sicuramente più piena rispetto a prima.

Rinunciare al fumo in piena coscienza mi ha permesso quindi di non andarlo a sostituire con altre forme di dipendenza e di comprendere che la possibilità di essere felice non va delegata a oggetti esterni, ma è nostra esclusiva responsabilità.


Giulia Adamo Autrice presso La Mente Pensante
Giulia Adamo
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