
La comunicazione non verbale: le sfide per chi viaggia
Incomprensioni, confusione e conseguenze indesiderate
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L’estate è ormai arrivata e, insieme al caldo, molte persone riescono ad avere un po’ di tempo per qualche viaggio, magari al fuori dall’Italia.
Sebbene ormai l’inglese sia parlato un po’ dappertutto, ci sono situazioni in cui dobbiamo interagire con persone con cui non possiamo fare affidamento sulle parole. In questi casi, la comunicazione non verbale gioca un ruolo cruciale. Potremmo allora forse ipotizzare di fare maggiore affidamento ai segnali non verbali come, ad esempio, espressioni facciali, gesti e contatto visivo.
In particolare, anche se non conosciamo la lingua locale, potremmo usare il cosiddetto “linguaggio del corpo” per chiedere e indicare direzioni oppure mostrare oggetti. In tal senso, potremmo pensare che sorridere e cercare di mostrare un atteggiamento positivo sia una strategia valida sempre e comunque.
Durante un viaggio, però, probabilmente incontreremo persone con norme e costumi culturali diversi dai nostri. È qui che possono facilmente sorgere incomprensioni, confusione o conseguenze indesiderate.
Dall’approvazione all’offesa: le sorprendenti variazioni culturali del gesto “okay”
In molti paesi occidentali, formare un cerchio con il pollice e l’indice per creare il gesto “Okay” significa approvazione o accordo. Tuttavia, in alcuni luoghi (e.g., di Brasile, Francia e Turchia), questo gesto è spesso considerato offensivo e volgare. Un turista ignaro di questa differenza culturale potrebbe involontariamente offendere la gente del posto, generando un’impressione negativa e potenziali malintesi.
Oltre la pace e la vittoria: le variazioni culturali del gesto della “V”
In molte culture occidentali, fare un segno “V” con l’indice e il medio è un simbolo di vittoria, pace o un gesto amichevole quando si posa per una foto. Tuttavia, in paesi come il Regno Unito, l’Australia e l’Irlanda, se il palmo è rivolto verso l’interno, può essere interpretato come un gesto offensivo con connotazioni volgari. Un turista che usa questo gesto senza conoscerne le implicazioni culturali potrebbe turbare o confondere la gente del posto.
Tale gesto è diventato famoso grazie al film “L’ora più buia” (2017) diretto da da Joe Wright che narra lee vicende di Winston Churchill quando era, durante la Seconda guerra mondiale, primo ministro del Regno Unito.
Padroneggiare l’inchino: una guida al rispetto culturale nei paesi asiatici
L’inchino è una forma comune di rispetto in molti paesi asiatici come il Giappone e la Corea del Sud. La profondità, la durata e l’angolo di tale azione possono trasmettere significati diversi. Pertanto, per un turista occidentale che non ha familiarità con queste usanze, determinare l’appropriata etichetta dell’inchino può essere difficile. Se un turista si inchinasse troppo profondamente o troppo casualmente, potrebbe essere visto come irrispettoso o addirittura comico, causando potenzialmente imbarazzo o offesa.
Quando i confini si scontrano: le complessità dello spazio personale in culture diverse
Il concetto di spazio personale varia da persona a persona, a seconda del contesto e delle culture. In alcune società, ad esempio, le persone tendono a preferire uno spazio personale più ampio, mentre in altri paesi si privilegia il contatto fisico. Un turista abituato a uno spazio personale ampio potrebbe involontariamente invadere quello degli altri, causando disagio o offesa.
Quando gli occhi si incontrano: esplorare i diversi significati del contatto visivo nel mondo
Il contatto visivo ha diverse interpretazioni a livello individuale, situazionale e culturali. Alcune culture generalmente considerano il contatto visivo durante una conversazione come un segno di attenzione e rispetto. Tuttavia, in altre culture e in determinati contesti, il contatto visivo prolungato o diretto può essere considerato scortese o conflittuale. In alcune regioni del Sudafrica, ad esempio, è scortese guardare le persone negli occhi mentre parlano. In questi casi, se un/a turista cerca di mantenere un contatto visivo costante con una persona del posto, potrebbe essere interpretat* come segno di aggressività o mancanza di rispetto.
Superare le barriere
Questi esempi evidenziano come i malintesi non verbali possano avere un impatto sule interazioni dei turisti.
In particolare, quando gli interlocutori provengono da luoghi diversi, spesso le differenze culturali si fanno sentire con maggior forza. Le comunità gestiscono le conversazioni in modi diversi. In alcune regioni della Cina, ad esempio, sembra tabù parlare di morte. In alcuni luoghi, le persone preferiscono chiamare gli altri per nome. Inoltre, la personalità, la situazione, la motivazione e l’atteggiamento degli interlocutori può sia facilitare che ostacolare la comunicazione.
Insomma, pensare di padroneggiare il comportamento non verbale non basta. È importante familiarizzare con le usanze e i gesti locali dei paesi che visitiamo per ridurre al minimo le interpretazioni errate culturali e promuovere interazioni positive. In fondo, ci piace viaggiare proprio per conoscere luoghi e persone con storie e abitudini diverse dalle nostre, imparando ad avere una visione più ampia della dell’umanità, del mondo e della vita.
Per approfondire…
Albahri, A. H., Abushibs, A. S., & Abushibs, N. S. (2018). Barriers to effective communication between family physicians and patients in walk-in centre setting in Dubai: a cross-sectional survey. BMC Health Services Research, 18(1), 1-13.
Balconi, M. (2010). Il Comportamento Visivo. Elementi di Psicologia e Neuropsicologia dei Movimenti Oculari. Springer
Morris, D. (2002). Peoplewatching. Vintage
Maurizio Oggiano
Trainer | Researcher | Project Manager
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