Cyberbullismo
Quando la prepotenza è online
In una società ipertecnologica, in cui le possibilità di connessione sono costanti, gli adolescenti sono abituati ad utilizzare le nuove tecnologie fin da bambini per giocare, comunicare, tenersi aggiornati, imparare, fare acquisti.
Bambini e adolescenti trascorrono molto tempo ogni giorno online, come dimostrano sia ricerche internazionali che nazionali, per tale ragione gli episodi di cyberbullismo, in particolare tra preadolescenti ed adolescenti, sono cresciuti esponenzialmente negli ultimi anni.
Cos’è il cyberbullismo?
Il cyberbullismo si può definire come una forma di bullismo che coinvolge l’uso delle nuove tecnologie per attaccare, minacciare, intimidire, mettere a disagio ed escludere deliberatamente qualcuno (Menesini et al., 2012).
Un aspetto rilevante è che il comportamento di prepotenza, intenzionale e ripetuto, si propaga all’istante, senza limiti spazio-temporali.
Le prevaricazioni possono essere messe in atto da un singolo o dal gruppo e spesso ciò avviene sotto gli occhi di un vasto pubblico di spettatori. La vittima ha la sensazione di poter essere raggiunta dovunque si trovi, senza distinzione tra pubblico e privato, tra giorno e notte.
Caratteristiche e tipologie
Rispetto al bullismo “tradizionale” la variante “cyber” ha alcune caratteristiche specifiche, di cui occorre tenere conto per poter intervenire tempestivamente negli episodi di cyberbullismo e prevenirli attraverso la diffusione di una cultura di assunzione di responsabilità delle proprie azioni online.
Le principali caratteristiche sono:
- Pervasività: i fenomeni di cyberbullismo possono avvenire in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, le prevaricazioni hanno insiti in sé un rischio maggiore, dovuto alla diffusione massiccia e istantanea che coinvolge un largo pubblico senza nessun tipo di controllo;
- Persistenza: i contenuti diffusi in rete rischiano di rimanere online per lungo tempo e sono difficili da rimuovere, anche quando gli atti di bullismo cessano;
- Anonimato e mancanza di empatia: il web garantisce in molti casi l’anonimato e la distanza fisica creata dallo schermo riduce l’empatia, e quindi la capacità di comprendere e immedesimarsi nello stato d’animo della “vittima”.
Gli episodi di cyberbullismo, proprio per le loro caratteristiche possono essere distinte in 4 tipologie:
- Scritto-verbale: offese e insulti trami email, messaggi, post sui social media ecc…;
- Visivo: diffusione di foto e video che ritraggono situazioni spiacevoli, intime o violente tramite messaggi, email o social media;
- Esclusione: in particolare dalla comunicazione online in chat e gruppi social;
- Impersonificazione: furto, appropriazioni e uso di dati personali, account di accesso e profili dei social media.
Differenze tra bullismo e cyberbullismo
Per certi versi il cyberbullismo si manifesta come un fenomeno molto più pervasivo e difficile da controllare rispetto al bullismo tradizionale. Questo perché:
- negli atti di bullismo sono coinvolti solo gli studenti della classe e/o dell’istituto o appartenenti ad altri contesti giovanili, mentre nel cyberbullismo possono essere potenzialmente coinvolti ragazzi e adulti di tutto il mondo;
- i bulli sono studenti, compagni o comunque ragazzi conosciuti dalla vittima, mentre i cyberbulli possono essere anonimi, fingersi anonimi e sollecitare l’inclusione di altre persone;
- i fatti avvenuti vengono raccontati ad altri studenti e/o ad amici, mentre il materiale di un episodio di cyberbullismo può essere diffuso in tutto il mondo;
- il bullo manifesta il bisogno di dominare nelle relazioni interpersonali rendendosi visibile, mentre è peculiare la percezione di invisibilità nel cyberbullismo;
- gli episodi di bullismo avvengono principalmente durante l’orario scolastico e nei pressi della scuola, mentre tramite il web le comunicazioni aggressive avvengono h24;
- negli episodi di bullismo i bulli tendono a deresponsabilizzarsi dicendo di stare scherzando, mentre nel cyberbullismo le conseguenze delle proprie azioni diventano personali.
I protagonisti
In tali situazioni gli individui possono ricoprire ruoli differenti.
La cybervittima è molto spesso un bambino o un adolescente molto sensibile, che non risponde alle offese, ha difficoltà nell’integrarsi con il gruppo classe e ha un basso livello di popolarità.
Il cyberbullo è il bambino o il ragazzo che mette in atto prevaricazioni, spesso rafforzato dal gruppo dei bulli gregari (o bulli passivi), che online possono essere, ad esempio, tutti quelli che contribuiscono a diffondere le offese o le discriminazioni o che semplicemente, anche solo con un like, rinforzano il cyberbullo nel suo comportamento discriminatorio.
I testimoni sono tutti quei bambini e ragazzi che assistono agli episodi di bullismo/cyberbullismo o ne sono a conoscenza e giocano quindi un ruolo cruciale, poiché, a seconda del loro atteggiamento, possono favorire o frenare il dilagare delle prepotenze.
È probabile che adolescenti, testimoni di episodi di cyberbullismo intervengano in aiuto o in difesa di una vittima quando provano elevata empatia nei suoi confronti, quando gli sono amici o quando possiedono un’elevata preferenza sociale all’interno del gruppo dei pari.
Le conseguenze
L’aura di silenzio che di frequente avvolge il cyberbullismo rende ancora più ragionevole affermare che la disperazione delle vittime si tradurrà successivamente in forme di disagio psico-fisico a lungo termine particolarmente gravose.
Le vittime manifestano disagio attraverso sintomi fisici (es. mal di pancia, mal di testa) o psicologici (es. incubi, attacchi d’ansia) e riluttanza nell’andare a scuola o a frequentare i luoghi in cui hanno occasione di incontrare coloro che li insultano o li prevaricano anche online.
Con il passare del tempo, le svalutazioni di sé e delle proprie capacità, l’insicurezza e le difficoltà relazionali possono sollecitare lo sviluppo, in alcuni casi, di veri e propri disturbi, più frequentemente ansia e depressione.
Nei bulli si osservano cali nel rendimento scolastico, difficoltà relazionali, disturbi della condotta.
L’incapacità di rispettare le regole può portare, nel lungo periodo, a veri e propri comportamenti antisociali e devianti o ad agire comportamenti aggressivi e violenti anche in famiglia e sul lavoro.
Per quanto riguarda i testimoni, un contesto caratterizzato da difficoltà relazionali aumenta l’insicurezza, la paura e l’ansia sociale.
Il continuo assistere ad episodi di bullismo offline e online può rafforzare una logica di indifferenza e scarsa empatia, portando i ragazzi a negare o sminuire il problema.
Un fenomeno sommerso
Se da un lato i casi, spesso solo i più gravi, di cyberbullismo scuotono l’opinione pubblica per la drammaticità degli insulti digitati (con leggerezza) da pre-adolescenti e adolescenti, dall’altro mettono in luce una realtà conosciuta da insegnanti e genitori solo nelle sue manifestazioni più conclamate, la cui mole rimane però latente e ancora troppo spesso avvolta da un’aura di silenzio.
Ciò che arriva agli adulti sembra essere infatti solo l’eco di un fenomeno che rimane in gran parte sommerso e sconosciuto, spesso rafforzato dall’anonimato che le nuove tecnologie offrono ai cyberbulli.
Ne deriva che approcciandoci al tema cyberbullismo si debba necessariamente tenere conto, oltre che della sfera online, anche di quella sociale, relazionale ed affettiva che si dispiegano nel contesto scolastico e familiare in cui sono inseriti i minori.
In tale ottica, è auspicabile che vengano attuate innanzitutto azioni di sensibilizzazione che iscrivano il bullismo ed il cyberbullismo all’interno di una cornice più ampia e più articolata, che consenta di dare il giusto peso al contesto sociale allargato in cui gli episodi iniziano, e non solo a quanto accade online.
Dott.ssa Fiordalisa Melodia
Psicologa Clinica | Videogame Therapist
Bio | Articoli | AIIP Febbraio 2023
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