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Il desiderio di cambiamento

Quando il cambiamento profondo parte dalla relazione col cibo


Oggi vorrei parlarti di cambiamento e in particolare di quel forte desiderio di cambiare qualcosa che quasi tutti prima o poi sperimentiamo ad un certo punto della nostra vita.

E voglio farlo ricollegandolo al discorso del rapporto con il cibo.

Quando ripenso ai cambiamenti avvenuti negli ultimi dieci anni della mia vita, ma anche a cosa è successo ad amici, famigliari e clienti, noto sempre un comune denominatore che è il seguente:

I cambiamenti importanti nascono sempre da una specifica area della nostra vita.

Ho visto alcune persone cambiare radicalmente direzione nella propria vita a partire dal modo di vivere le relazioni significative, un cambiamento che si è poi diffuso a macchia d’olio ad altre aree importanti, per esempio, influenzando in positivo la stima di sé e la relazione con se stessi.

Per altre persone la trasformazione è iniziata da un cambiamento nella carriera professionale, portando quella stabilità finanziaria ed emotiva che derivano dal lavorare facendo qualcosa in reale armonia con i propri interessi e le proprie capacità.

Per alcuni di noi quel desiderio di cambiamento può trovare il suo modo di esprimersi nella sfera che riguarda il rapporto col cibo.

In questo caso la trasformazione ha inizio con un percorso in cui si mettono in gioco il modo in cui si pensa, ci si sente e ci si comporta con il cibo e se ne comprende il ruolo protettivo nei confronti di problematiche nelle altre sfere della propria vita.


Il motore di ogni cambiamento è la volontà di migliorarsi

A prescindere dall’area della tua vita in cui si innesca il cambiamento, il bisogno fondamentale che funge da molla è, dal mio punto di vista, sempre uno: quello di passare ad una fase successiva.

Cosa intendo con questo? Intendo che a volte arrivi ad un punto di rottura, ad una sorta di bivio, di fronte al quale devi decidere se rimanere “nel conosciuto”, nel comfort della situazione in cui sei e che conosci, oppure cominciare a richiedere a te stesso/a qualcosa di più. In molti casi si tratta di desiderare maggiore:

  • Integrità
  • Onestà verso te stesso/a
  • Spazio personale
  • Autenticità
  • Benessere piscologico

È quel momento nel quale ti senti chiamata/o a raggiungere lo step successivo della tua vita, quello in cui ti prendi più cura di te, sei meno propenso/a ai compromessi, e inizi ad ascoltarti di più per comprendere cosa veramente vuoi e cosa conta di più per te.

Come fai a capire se stai attraversando uno di quei momenti in cui si rende necessario un cambiamento significativo?

In molti casi ti potresti trovare di fronte a questa situazione in risposta a problemi di salute o alla perdita di una persona cara.

C’è qualcosa in quei momenti, come una sorta di lampadina nella mente, che si accende e ti spinge a riconsiderare le priorità, ripensando a ciò su cui non sei più disposta/o a scendere a compromessi, né con te stesso/a né con gli altri.

Tuttavia, ci sono situazioni meno evidenti ed eclatanti nelle quali potresti trovarti di fronte a quel famoso bivio tra il conosciuto e il livello successivo.

Vediamone insieme alcuni.


I campanelli d’allarme

Alcuni campanelli d’allarme che ti dicono che hai bisogno di un cambiamento sostanziale possono essere questi:

  • Senti che qualcosa non va e questo ti crea sofferenza emotiva, ma non sei in grado di comprendere di cosa si tratti esattamente. Sai solo che vorresti sentirti meglio e che non puoi più andare avanti in questo modo.
  • Ci sono difficolta nelle tue relazioni, non ti senti compreso/a, ascoltato/a, rispettato/a, o senti di non poter essere te stesso/a fino in fondo.
  • Ti senti spesso sola/o, isolata/o, soffri in silenzio, o fai fatica a fare vita sociale. Potresti fantasticare di avere amici o un partner diversi, che ti permettano di essere te stesso/a, ti sostengano, non dovendo più sentire il bisogno di mentire o nascondere i tuoi reali sentimenti.
  • Se da sempre hai trovato conforto nel cibo per affrontare situazioni ed emozioni difficili, potresti sentire il bisogno di abbuffarti, o vedere le abbuffate aumentare nuovamente dopo un periodo relativamente tranquillo.
  • Potresti sentire un desiderio forte di metterti (o rimetterti) a dieta, per perdere peso o mantenere tenere il tuo peso attuale. Storicamente la dieta è vissuta infatti, come la risposta più semplice e immediata quando si ha necessita di tenere sotto controllo qualcosa nella vita. Ti offre spesso risultati veloci (seppur non duraturi), offrendoti l’illusione di aver apportato un cambiamento nella tua vita anche se in realtà non necessariamente il cambiamento è avvenuto nell’area della tua vita che realmente necessita di attenzione.
  • Passi sempre più tempo sui social media o in comunicazioni virtuali, mentre fai fatica a relazionarti e incontrare il mondo fuori dallo schermo del tuo pc.
  • A lavoro ti senti un estraneo/a, non ti senti stimolato/a e valorizzato, come se la tua opinione e il tuo bagaglio di conoscenze non contassero.

Questi sono solo alcuni campanelli d’allarme, ma sono piuttosto comuni.


Quando il percorso di cambiamento parte dal cibo

Non ho mai fatto mistero con le mie clienti di aver attraversato una lunga parte della mia vita in compagnia del Binge-Eating, o delle cosiddette abbuffate.

È da lì che è per me è iniziato un percorso di cambiamento radicale che non si ferma mai: dal rapporto col cibo.

Piuttosto parlo della mia esperienza con orgoglio, per due motivi.

Il primo è perché al di là dei miei titoli e delle mie conoscenze tecniche in materia, è la mia esperienza vissuta del problema a darmi quegli strumenti per entrare in piena empatia e con un atteggiamento compassionevole nella vita della persona che mi trovo di fronte in un contesto di aiuto.

Il secondo è perché il percorso che ho affrontato a livello personale mi ha permesso di riconoscere nelle mie abbuffate non un motivo di vergogna, non una prova del fatto di essere “sbagliata”.

È stato piuttosto una chiave per il cambiamento, un modo in cui il mio corpo mi ha dato la possibilità di capire che qualcosa nella mia vita non andava e dovevo (ma anche volevo) cambiare, e qual qualcosa non era il cibo.

Proprio così, la necessita di cambiamento può trovare il suo modo di esprimersi nelle abbuffate frequenti, nelle fasi di restrizione dal cibo tra un’abbuffata e l’altra, nel mangiare in segreto, lontano dagli occhi e dal giudizio degli altri, nel ritirarsi lentamente dalle relazioni sociali o “nascondersi” anche quando si è in mezzo agli altri.

Questo avviene perché il cibo offre sollievo temporaneo dalla sofferenza in altre aree della vita, e in questo senso ha un suo valore protettivo, permettendoti di andare avanti senza doverti occupare del reale problema.

Allo stesso tempo però, una relazione di questo tipo col cibo diventa a lungo andare un ostacolo tra te e gli obbiettivi importanti che vuoi raggiungere nella tua vita.

Fino a quando rimani aggrappato/a al cibo è difficile vedere ed affrontare ciò che ha bisogno della tua attenzione e lavorarci, anche con l’aiuto di un/una professionista, per cambiare la situazione e muoverti in direzione del livello successivo della tua vita.


Cosa deve succedere perché si metta in moto il cambiamento?

Affiche’ si inneschi in te un reale desiderio di cambiamento e trovi la forza per metterti in gioco è necessario che arrivi ad un punto di rottura.

Quel punto in cui il desiderio di cambiare qualcosa diventa più forte del desiderio di stare nella tua zona di comfort.

La tua zona di comfort, infatti, ti offre un falso senso di sicurezza. Non ti va di uscirne fuori e rischiare.

Tuttavia, il vero rischio che corri è quella di stagnare, almeno fin quando decidi di stare dove sei.

E stagnare significa anche continuare a stare in uno stato di sofferenza.

Personalmente ho raggiunto il mio punto di rottura quando ho iniziato a notare che le mie abbuffate frequenti mi rendevano depressa e non riuscivo più a sopportarne le conseguenze fisiche ed emotive.

Quando ho realizzato che la mia mente era sempre troppo impegnata a pensare al cibo la maggior parte dei giorni, per la maggior parte del tempo.

Non riuscivo a godermi amici, famiglia, studio, relazioni intime e lavoro.

Quando ho realizzato che ero ossessionata dalla bilancia e che quel numero sul display condizionava le mie scelte se uscire e incontrare gli altri o meno, o cosa mangiare o meno, il mio valore come persona.

Mi sono detta che ne avevo abbastanza e quello è stato il mio personale punto di svolta.

Da allora ho lavorato tanto su me stessa toccando alcuni punti fragili, come per esempio le relazioni significative con gli uomini, la sensazione onnipresente di “non essere all’altezza” che mi portavo dietro da anni un po’ dappertutto, a lavoro, a casa, all’università.

Ho ripensato al modo in cui spendevo il mio tempo e alle persone con cui lo spendevo; mi sono data la possibilità di parlare ed esprimere ad alta voce ciò di cui mi vergognavo, il dolore per la perdita di persone care.

Ho iniziato a ricercare in maniera più attiva le cose che mi danno gioia e piacere, anche con l’utilizzo della mindfulness.

Tutto questo era nascosto dietro la mia relazione col cibo!

È stato possibile anche grazie all’ascolto di persone che sono state in grado di lasciare da parte l’atteggiamento da manuale diagnostico e vedere la persona oltre al paziente.

Quindi se ti stai chiedendo: Quando verrà il mio turno di stare bene? Di sentirmi a mio agio con me stesso/a? Di sentire che anche io valgo qualcosa? Sono stanco/a…quando verrà il mio turno?

Allora io ti chiedo: Sei pronto/a per affrontare il tuo percorso di cambiamento e stare meglio?


Dott.ssa Donatella Porceddu Autrice de La Mente Pensante
Dott.ssa Donatella Porceddu
Psicologa | Binge-Eating Coach
Bio | Articoli
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