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Diventare

Definire se stessi lontano dall’ombra altrui



Diventare. Era un verbo che mi aveva sempre ossessionata. Ma me ne accorsi per la prima volta solo in quella circostanza. Io volevo diventare, anche se non avevo mai saputo cosa. Ed ero diventata, questo era certo, ma senza un oggetto, senza una vera passione, senza un’ambizione determinata. Ero voluta diventare qualcosa – ecco il punto – solo perché temevo che Lila diventasse chissà chi e io restassi indietro. Il mio diventare era diventare dentro la sua scia. Dovevo ricominciare a diventare, ma per me, da adulta, fuori di lei”. 

Non è la prima volta che prendo spunto da Elena Ferrante per introdurre un concetto applicabile alla quotidianità: oggi farò riferimento a queste righe riportate dal terzo romanzo della tetralogia L’Amica Geniale, Storia di chi fugge e di chi resta.


Il realismo del diventare

Mi ha profondamente colpita il realismo di questo concetto, il diventare.

In primo luogo, fin da piccoli, viviamo in funzione del crescere, laddove la crescita in sé presuppone diventare: diventare adolescente, per esempio, e trovarsi ad affrontare dinamiche relazionali e situazionali nuove con se stessi e con gli altri; diventare adulti, incorniciare differenti esperienze e insegnamenti; diventare anziani, godendo dell’atto finale del percorso esistenziale.

Fondamentalmente il diventare è una costante dell’esistenza umana, ma non consiste solo nel catalogare specifiche età: diventare, su lungo termine, vuol dire definirsi progressivamente come individui. 

Ciò che attira la mia attenzione, in relazione a tale concetto, è la facilità con cui, spesso, il nostro diventare possa essere poco autentico, perché influenzato dalle azioni, dalle volontà e dalle mentalità di altre persone. Quante volte agiamo sulla scia di decisioni e persuasioni altrui, non riuscendo a scindere ciò che è loro da ciò che appartiene a noi, alle nostre propensioni, alle nostre visioni, trovandoci così ingabbiati in circostanze che, in realtà, non si confanno a noi. 


Perché si verifica questa dinamica?

Spesso la causa scatenante può essere possedere una personalità insicura, fragile e facilmente malleabile: quando i contorni sono imprecisi, labili, nuove linee si inseriscono facilmente, mutando il disegno e rendendolo differente dalla presa iniziale; allo stesso modo ciò può verificarsi in differenti fasi della vita, a partire dall’adolescenza, in cui sia il corpo che la mente si trovano a vivere mutamenti considerevoli e può diventare complesso riuscire a definire una propria personalità sotto le influenze altrui; per cui è possibile trascinarsi, nel corso della propria crescita, fino ad uno stadio adulto come proiezione di qualcun altro.

È quello che ha fatto il personaggio di Elena Greco in dipendenza da Lila Cerullo: fin da piccola ha concepito il suo crescere, diventare, dietro la scia di Lila, un personaggio più dinamico, apparentemente, ed esplosivo in ogni sua sfaccettatura.

Succede, spesso, di essere attirati da chi possiede una personalità più ingombrante e “sovrastante”, per cui sembra essere la cosa giusta porsi dietro la loro ombra per darsi una definizione di se stessi. 


Quando si diventa davvero?

Elena diventa nel momento in cui realizza un distacco completo dalla vita di Lila, un distacco di intenti, di condizioni, circostanze, e si rende conto che quello che l’aveva spinta a porsi dietro la sua scia, non coincide più con ciò che desidera, che comprende per sé e che ha realizzato in quegli anni; per cui, preso atto di tale consapevolezza, deve cominciare a diventare per se stessa, definirsi e rappresentarsi nella quotidianità.

In questo senso è emblematica la scena finale dell’ultimo episodio della terza stagione, corrispondente al terzo libro, – rischio spoiler – in cui l’Elena del presente rivolge il proprio sguardo allo specchio e vi trova l’Elena adulta, risolta, consapevole.

Una donna che ancora crescerà, sbaglierà sì, ma una donna che, finalmente, è riuscita a sganciarsi dall’ombra altrui, diventando al di fuori di Lila. 

Quindi, facendo riferimento all’opera ferrantiana, il mio intento è veicolare quanto sia fondamentale e non banale il concetto del diventare presso ognuno di noi, del definirci in maniera indipendente: è opportuno imparare ad indagare ed ascoltare noi stessi, senza lasciarci ossessionare dalle ambizioni, dalle storie, dalle condizioni altrui, perché ciascuno di noi ha le proprie specificità, che ci rendono non assimilabili agli altri.

Il tentativo di uniformarci ad altre personalità, seguendo la loro scia, non determinerà niente se non sconfitte ed errori, proiettati su lungo termine. 

È bene indagare la nostra interiorità; la sincerità verso noi stessi, tanto positiva quanto negativa, può essere appagante e determinante, perché trovare le risposte giuste alle domande più intime è il fulcro della relazione più importante tra noi e, appunto, la nostra interiorità: una relazione con cui convivere per sempre, una volta diventati.


Cristina Distefano Autrice presso La Mente Pensante Magazine
Cristina Distefano
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