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Costruire la giusta distanza nelle relazioni con la comunicazione in cerchio

Che confusione, sarà perché ti amo

Image by Nadine Shaabana on Unsplash.com


Relazioni intime che spesso sfuggono al controllo generando forme di aggressività e di violenza sono all’ordine del giorno nella nostra società. Una dichiarazione di amore e di cura verso l’altra persona può portare con sè azioni che radicano in motivazioni di natura differente da quelle dichiarate. La confusione tra l’amore verso l’altra persona e la ricerca di un equilibrio personale è all’ordine del giorno nella nostra società.

Una mamma che toglie il proprio seno al bambino di pochi mesi perchè deve diventare autonomo, un padre che lascia il proprio figlio di pochi anni in lacrime dopo un litigio con gli amici perchè deve imparare a vedersela da solo, una donna che tenta di contattare con ogni mezzo in maniera ossessiva l’ex compagno, un uomo che pur di stare ancora insieme percuote la fidanzata che vuole allontanarsi da una relazione tossica sono alcune delle manifestazioni perverse dell’amore. Sono scelte compiute ufficialmente in nome dell’amore e della connessione con le persone che abitano la nostra vita. Di fatto, sono gesti che generano ferite, traumi e danni alle volte irreparabili. Occorre risignificare il concetto di amore e di relazione per costruire la giusta distanza con le persone che amiamo.


Dai bisogni alla separazione

I bisogni sono universali e in quanto tali appartengono ad ogni essere umano. Ognuno elabora costantemente strategie per soddisfare i propri bisogni. Spesso, attraverso l’educazione che riceviamo, apprendiamo a soddisfare i nostri bisogni senza tenere conto dei bisogni altrui.

Per questo il bisogno di autonomia, di libertà e di avventura di una mamma o di un papà attivano una visione della realtà che non è necessariamente commisurata all’età e ai bisogni del proprio figlio. Un bambino di pochi mesi ha semplicemente bisogno di accudimento, affetto, connessione e sicurezza. Gli stessi bisogni caratterizzano anche un bambino di pochi anni di età.

Espressioni del tipo “non piangere, bisogna diventare grandi” oppure “lo faccio per lui, perché diventi autonomo” risultano fuori luogo quando non corrispondono ai bisogni collegati al momento evolutivo che un bambino o una bambina stanno attraversando.

Ogni volta che diciamo “l’ho fatto per lui o per lei” chiediamoci, come genitori o come educatori, se è quella la vera intenzione o se piuttosto lo stiamo facendo per noi, tentando di far diventare adulto, in poche battute, un essere che si sta appena aprendo alla vita.


Dai bisogni all’attaccamento

L’altra faccia della medaglia è rappresentata dagli adulti che sono rimasti bambini. Sono quei bambini che non sono stati accuditi, che non ricevuto quello spazio di cura e di affetto quando era loro dovuto, che reclamano a gran voce ciò che non hanno avuto nel momento giusto e chiedono a tutti i costi di essere amati, perché non sono mai stati amati. Pur vivendo in un corpo da adulto manifestano bisogni che, da bambini, non sono riusciti a soddisfare.

Per queste persone, quando si presenta la possibilità di una separazione di coppia, il bisogno di riconoscimento, di affetto e di connessione sfociano in azioni eclatanti: dalle minacce, allo stalking, fino ad eventi estremi che si manifestano con violenza emozionale, economica o fisica.

Una persona che ha vissuto un’infanzia disconnessa dalle proprie relazioni non vuole sentirsi ancora una volta abbandonata. E non possiede altri strumenti, per evitare di vivere nuovamente l’abbandono, che quelli appena elencati


Costruire la giusta distanza attraverso la comunicazione in cerchio

Riconoscere la confusione con cui gestiamo le nostre relazioni e costruire la giusta distanza è la chiave per vivere relazioni sane e felici. È sufficiente, anche se non è sempre facile, compiere tre passi.

Il primo passo è prendere coscienza dei propri bisogni, come partner, genitori o educatori. Il secondo passo è riconoscere i bisogni dell’altra persona. Il terzo passo è costruire uno spazio in cui i bisogni di entrambe le parti possano essere condivisi, ovvero entrare in uno spazio di comunicazione in cerchio. Il cerchio, all’interno dei processi comunicativi, è uno spazio simbolico ed operativo che permette l’orizzontalità e l’autenticità. Rappresenta, in altre parole, un contenitore di consapevolezza che facilita la costruzione strategica di obiettivi e di strategie che permetteranno a loro volta di soddisfare i bisogni di tutti gli attori in campo.

Non sempre l’altra persona avrà la volontà e gli strumenti per entrare in cerchio e attraversare uno spazio di ricerca dell’autenticità. In tal caso, se vogliamo cambiare le cose, starà a noi scegliere come trasformare quella relazione in modo da prenderne le giuste distanze, garantendo il soddisfacimento dei bisogni di entrambi.

Una famosa storia racconta di una famiglia di ricci che, quando arrivò il freddo, si radunarono in casa per riscaldarsi stringendosi gli uni accanto agli altri. Ma, poiché avevano le spine e si punzecchiavano a vicenda, dovettero allontanarsi per poi sentire nuovamente freddo. Dopo alcuni tentativi di avvicinamento e allontanamento trovarono finalmente la giusta distanza che permetteva loro di riscaldarsi senza danneggiasi a vicenda.

Costruire la giusta distanza, in nome dell’amore, è la chiave per vivere relazioni felici in ogni ambito della nostra vita.


Antonio Graziano Autore presso La Mente Pensante Magazine
Antonio Graziano
Motivatore | Scrittore | Insegnante
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