Non voglio mentirvi. Il libro di cui vi parlo oggi è arrivato proprio per caso e con tutta onestà mai avrei pensato di leggerlo. Perché? Primo perché non rientra granché nelle mie scelte letterarie, secondo, ero un po’scettica nei confronti dell’autore. Voglio mettere subito le mani avanti dicendo che adoro Matthew McConaughey come attore, soprattutto nei suoi ultimi film dove si è spogliato del ruolo del bello e impossibile per vestire i panni di personaggi molto più complessi, ma non so, questo libro mi dava l’idea di essere il classico manuale motivazionale scritto dall’attore partito dal nulla e che, nonostante milioni di difficoltà, è riuscito a sfondare nel magico mondo dorato di Hollywood.

Effettivamente l’inizio non è molto promettente, le prime pagine sono una conferma alle perplessità di cui sopra, ma proseguendo nella lettura l’autore si apre e si scopre, portando alla nostra attenzione non il classico belloccio di Hollywood ma un ragazzo sincero e profondo, in sostanza uno di noi con i piedi ben piantati per terra. Ovviamente date le disponibilità economiche non indifferenti McConaughey ha avuto il privilegio di vivere esperienze non proprio alla portata di tutti, come ad esempio mollare tutto per mesi e viaggiare senza pensieri, ma ognuno di noi può prendere spunto dalle sue azioni e adattarle alle proprie possibilità.

Partiamo dal titolo: “Greenlights”. L’autore texano spiega come per lui la vita sia un susseguirsi di semafori, alcuni rossi altri verdi. Questi ultimi sono quelli che ci permettono di raggiungere i nostri obiettivi, indicandoci che siamo sulla strada giusta. I semafori rossi sono gli imprevisti, gli ostacoli, gli errori di percorso che giocano un ruolo fondamentale nella nostra crescita personale.

Il libro è il racconto della storia personale di Matthew McConaughey dall’infanzia ai giorni d’oggi. Come dice lui stesso nasce da tutti i diari tenuti nel corso del tempo.

Ho preso un biglietto di sola andata per il deserto, ed è nato questo libro: un album, una testimonianza, una storia della mia vita sino ad ora. Qui sono racchiusi cinquant’anni di cose che ho sperimentato, sognato, inseguito, dato e ricevuto; alcune valide, altre vergognose.

Le pagine del racconto sono intervallate da pensieri personali, annotazioni, fotografie e semplici biglietti. Quello che più mi ha colpito è che l’autore si racconta senza filtri, sembra quasi stia parlando a sé. Racconta di come ha vissuto lui determinate situazioni come le ha affrontate e cosa ha ottenuto. Non ha la presunzione di insegnare niente a nessuno. Lascia il lettore libero di immedesimasi o meno nei suoi racconti di vita e di carpire dalla sua esperienza qualche utile spunto per affrontare la vita.

Come dice l’autore:

Qui sono racchiusi cinquant’anni di cose che ho sperimentato, sognato, inseguito, dato e ricevuto; alcune valide, altre vergognose. Spero che sia una medicina con un buon sapore, come un paio di aspirine invece del pronto soccorso, come un’astronave verso Marte senza bisogno di avere la patente e come le risate tra le lacrime. È una lettera d’amore. Alla vita.

Buona lettura,
Elena Galbusera