Tra Holiday Syndrome e Christmas Blues
Dov’è finito il senso del Natale?
L’evoluzione socioculturale del Natale
Dal latino natus, participio passato del verbo nascere, il Natale in origine simboleggia la celebrazione della nascita della figura religiosa di Gesù Cristo, che predica una dottrina spirituale fondata sull’amore, la fratellanza e la generosità.
Carica di tradizione e dal carattere fortemente celebrativo, questa festa cristiana è osservata in gran parte del mondo il 25 dicembre, come un momento dedicato al rinnovamento dei legami affettivi con la famiglia allargata, all’impegno verso tradizioni religiose e riti sociali come banchetti, canti natalizi e decorazioni.
Nei tempi moderni, il Natale è diventato una festività sempre più laica e dominata dal consumismo sfrenato; gli elementi materialistici della festività sono diventati predominanti, con la figura principale di Babbo Natale, una “versione secolare di Cristo “, il cui “regno è quello dell’abbondanza materiale” (Belk, 1993, p. 83).
Dati di ricerca
Nonostante il posto di rilievo che occupa il Natale nella vita di molte persone, è presente poca ricerca empirica in merito a questa festività.
Ricerche sulla tipologia di acquisti dei consumatori hanno fornito interessanti analisi dei miti, film e messaggi dei media inerenti al periodo natalizio (Belk, 1989; 1993), la sociologia ha esaminato i rituali di donazione (Caplow, 1982; 1984) e l’antropologia ha indagato i significati della festività nelle varie culture (Miller, 1993).
The holiday syndrome
Sin dai tempi antichi, i medici hanno dimostrato un grande interesse nell’identificare i modelli stagionali nell’incidenza dei sintomi e delle malattie.
In particolare, psicoanalisti e psichiatri di formazione psicoanalitica, durante la seconda metà del ventesimo secolo, hanno fatto riferimento diretto alle vacanze come a un momento distinto in cui potrebbero insorgere particolari problemi di salute mentale (Eghigian, G. , 2016).
Jule Eisenbud (1908-1999) pubblicò “Negative Reactions to Christmas” nel 1941, a soli 3 anni dall’inizio della sua carriera come psicoterapeuta privato; l’ispirazione fu un articolo dello psicoanalista Sandor Ferenczi, “Nevrosi della domenica ” (1919), in cui il terapeuta esplorava i regolari sintomi domenicali lamentati da alcuni suoi pazienti, quali dolori alla testa e allo stomaco (Eghigian, G. , 2016).
Più recentemente, lo psichiatra e psicoanalista James P. Cattell, deceduto nel 1994, ha spostato la discussione in una nuova direzione, coniando il termine “the holiday syndrome“, quale reazione che alcuni pazienti manifestano a partire dal giorno del Ringraziamento sino a pochi giorni dopo il 1° gennaio.
La sindrome della vacanza sembrerebbe caratterizzata dalla presenza di ansia diffusa, numerosi fenomeni regressivi, tra cui spiccati sentimenti di impotenza, possessività e aumentata irritabilità, rimuginazioni nostalgiche o amare sulle esperienze di festività della giovinezza, affetti depressivi e desiderio di risoluzione magica dei problemi (Cattell, 1955).
Cattell ha riconosciuto che la sindrome era più comune tra coloro che presentavano poche relazioni emotive stabili al di fuori della propria famiglia, nonché una storia di disgregazione e separazione familiare, lasciando questi individui non amati e non desiderati (Eghigian, G. , 2016).
Christmas Blues
La presenza di una sorta di malinconia natalizia o “Christmas Blues “ non è semplicemente una leggenda metropolitana o un’invenzione dell’industria cinematografica.
Infatti, pur non essendo presenti in letteratura dati a sostegno dell’ipotesi di un aumento della psicopatologia generale durante le vacanze di Natale, (ma semmai successivamente al periodo natalizio), Sansone (2011) riporta un effettivo aumento di stati d’animo disforici, con ansia e stress, nel corso delle festività natalizie, le quali spesso risultano un vero e proprio tour de force di convenzioni sociali e festeggiamenti “obbligati “, circondati da luci sfavillanti ed alberelli colorati.
Le attività tipiche del Natale
Letteratura passata (Hirschman e LaBarbera, 1989) e le interviste pilota hanno suggerito che durante le vacanze si verificano sette tipi principali di attività, e quindi di esperienze (Kasser, T., & Sheldon, K. M. , 2002):
- Trascorrere del tempo con la propria famiglia;
- Partecipare ad attività religiose;
- Mantenere le tradizioni (ad esempio, decorare un albero di Natale);
- Spendere denaro per altri tramite l’acquisto di regali;
- Ricevere regali da altri;
- Aiutare gli altri (ad esempio, fare volontariato);
- Godersi gli aspetti carnali della vacanza (ad esempio, il buon cibo).
La ricerca passata mostra che riferiscono un maggiore benessere le persone le cui vite sono focalizzate su obiettivi come l’intimità e il sentimento di comunità e vivono esperienze di vicinanza familiare e di aiuto agli altri, mentre coloro che sono più interessati al denaro, ai beni e all’immagine sono meno felici (Kasser, 2000; Kasser e Ryan, 1996).
Allo stesso modo, le esperienze soddisfacenti sono in gran parte una funzione del sentirsi vicini agli altri, mentre una forte attenzione al denaro e allo status può minare i sentimenti di soddisfazione (Sheldon et al., 2001).
In linea con questi dati, uno studio recente – WHAT MAKES FOR A MERRY CHRISTMAS? (2001) – dimostra che esperienze familiari e religiose, storicamente centrali nella celebrazione del Natale, hanno fornito maggior beneficio al benessere personale durante le festività, mentre gli aspetti secolari e materialistici della festività natalizia contribuivano poco alla gioia del Natale o erano associati a meno felicità e più stress e affetti spiacevoli (Kasser, T., & Sheldon, K. M. , 2002).
Il senso del Natale
A livello personale, le festività natalizie rappresentano giorni di ricreazione, in senso denotativo, fisico, emotivo e spirituale; sono tempi di rivalutazione della propria relazione con se stessi, la propria famiglia, il passato e il futuro, gli altri e, per i più religiosi, con Dio.
In un periodo così suggestivo e carico di emotività, si affermano con forza, da un lato, gli ideali culturali di intimità familiare, con espressioni speciali di interesse, tenerezza e appartenenza, e dall’altro aspettative ed obblighi sociali, che rimandano a schemi convenzionali, responsabili di un aumento del livello di stress percepito, dell’irritabilità e della tendenza alla ruminazione.
È chiaro che il percorso verso un Natale felice non deriva dai mezzi materialistici, come suggerito dall’invasione di pubblicità, dalla compulsione all’acquisto e dal fantastico regno di Babbo Natale, ma nasce a partire dalla soddisfazione di bisogni più profondi, come la vicinanza emotiva alla propria famiglia e ai propri affetti più cari, e la ricerca di un senso da attribuire alla propria vita (Kasser, T., & Sheldon, K. M., 2002).
Bibliografia
Belk, R. (1993), ‘Materialism and the making of the modern American Christmas’, in D. Miller (ed.), Unwrapping Christmas (Clarendon Press, Oxford), pp. 75–104.
Eghigian, G. (2016). The holiday syndrome: Who exactly came up with the idea of those christmas blues?. Psychiatric Times, 33(12).
Kasser, T., & Sheldon, K. M. (2002). What makes for a merry Christmas?. Journal of Happiness Studies, 3(4), 313-329.
Sansone, R. A., & Sansone, L. A. (2011). The christmas effect on psychopathology. Innovations in clinical neuroscience, 8(12), 10.
Dott.ssa Annamaria Nuzzo
Psicologa Clinica | LMP Library Editor
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