Non avrei mai pensato di parlarvi di un libro sulla filosofia buddista eppure eccomi qui di fronte al PC mani sulla tastiera piena di entusiasmo e voglia di scrivere.

Qualche mese fa, durante una telefonata di lavoro, la persona all’altro capo del telefono mi ha parlato del libro “Budda nello specchio” buttando lì una frase all’epoca a me incomprensibile: “sai da quanto pratico Nam-myoho-renge-kyo sento di poter raggiungere molti degli obiettivi che mi sono prefissata“.

Al momento non ci ho dato peso e non ho approfondito ma, più passavano le ore e più quelle parole mi tornavano in mente. A quel punto non ho potuto fare altro che acquistare il libro e saziare la mia curiosità.

All’inizio, lo ammetto, ero un po’ scettica ma ora sono totalmente coinvolta da questa pratica.

Il Budda nello specchio

Il libro si apre con citazione di Nichiren:

Quando una persona è illusa è chiamata essere comune, quando è illuminata è chiamata Budda. È come uno specchio appannato, che brillerà come un gioiello se viene lucidato.

Ed è proprio questa la fondamentale e più importante intuizione di questo libro ossia che il Budda nello specchio siamo Noi. A me è stato ben chiaro una volta terminato il libro. Ciò che lo specchio riflette non è solo la mia immagine ma è quello che sono e quello che gli altri percepiscono di me ed è quindi su me stessa che devo lavorare aiutandomi anche attraverso l’uso di strumenti che la filosofia buddista mette a disposizione al fine di raggiungere lo scopo.

Nel libro si dice chiaramente che non si sta parlando di formule magiche o chissà che cosa. Il testo, pagina dopo pagina, ci accompagna per mano nel lungo percorso verso la reale conoscenza di se stessi, alla comprensione della felicità, di come poterla raggiungere ma soprattutto mantenere nel tempo, ricordandoci sempre che l’obiettivo non è la felicità momentanea ma il raggiungimento di un benessere costante.

Partiamo da uno dei concetti base del buddismo: i problemi e le difficoltà sono parte integrante della vita, l’essenza del buddismo sta nella convinzione che sia possibile superarli e trasformarli. Dobbiamo essere fiduciosi nelle nostre capacità di poter superare qualsiasi cosa la vita ci metta davanti al cammino.

Questo potenziale latente potrebbe essere paragonato a un cespuglio di rose in inverno: i fiori sono dormienti, anche se sappiamo che il cespuglio conserva la potenzialità di fiorire.

Possiamo tutti essere in qualche modo Budda

Perché tutti noi abbiamo il potere di trasformare gli eventi negativi in qualcosa da cui trarre insegnamento, forza e illuminazione. Il buddismo non parla di nessuna rivelazione divina, è l’insegnamento di un essere umano Shakyamuni, il Budda storico che, attraverso i propri sforzi trovò la legge di vita esistente dentro di lui e la fece emergere.

Secondo la filosofia buddista la felicità dipende solo ed esclusivamente da noi e questo è un concetto molto forte perché non possiamo accampare scuse o colpevolizzare gli altri per la nostra infelicità. La nostra felicità è totalmente una nostra responsabilità.

E qui, devo ammetterlo, sono entrata subito in modalità auto difesa o meglio di scarica barile. Banalmente mi sono chiesta com’è possibile che sia colpa mia se quella persona mi ha fatto sentire inadeguata, se si è comportata male con me o se quell’appuntamento di lavoro o di piacere è andato storto quando io ho fatto il tutto nei migliori dei modi? Allora ho iniziato a riflettere sul come a volte mi pongo di fronte alle altre persone, di come posso essere percepita e del fatto che in determinate circostanze la colpa di non riuscire a suscitare empatia sia imputabile solo a me e alle barriere che volontariamente, ma più spesso involontariamente, erigo intorno a me. Non dimentichiamoci che spesso i peggiori nemici di noi stessi siamo noi. Ed è su questo che occorre lavorare. È da questa consapevolezza che deve partire il nostro percorso alla scoperta della felicità, sviluppando un cambiamento interiore.

Secondo l’insegnamento buddista, ognuno di noi possiede il potenziale per essere felice. Dentro di noi abbiamo la capacità di vivere con coraggio, di avere relazioni appaganti, di godere di buona salute, di mostrare compassione per gli altri e di affrontare e superare i nostri
problemi più profondi. Per vivere questo tipo di esistenza vittoriosa, l’individuo deve intraprendere una trasformazione interiore. Questo processo implica una trasformazione del nostro stesso carattere, una «rivoluzione umana» individuale.

Nam-myoho-renge-kyo

La filosofia buddista ci mette a disposizione uno strumento importante per realizzare questo cambiamento: il Nam-myoho-renge-kyo, una la Legge dell’universo: recitandola rivelate la Legge nella vostra vita, mettendovi in armonia o a ritmo con l’universo. Io ho iniziato a recitare questa frase 5 minuti al mattino e 5 alla sera. Funziona? Quello che sento di dire è che da quando pratico sono più propositiva e mi sento come avvolta da una sorta di nuovo benessere. Io ho deciso di provare, male non poteva farmi e da allora, circa due mesi, lo faccio costantemente. Vi dirò di più, quando ho dei momenti liberi, quando sono a spasso con la mia cagnolina, quando sono in auto da sola mi trovo a recitare quasi inconsapevolmente.

Nel libro troverete anche alcune storie di persone reali che si sono avvicinate alla pratica ottenendo dei risultati.

Potrei scrivere tanto altro su “Il Budda nello specchio” ma credo che mai come in questo caso sia meglio lasciare a voi la scoperta di questo libro.

Buona lettura,
Elena Galbusera