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Il Coaching dell’ozio

L’inattività come rigenerazione creativa della mente

Image by Shutterstock.com


Il tempo speso in ozio è spesso il tempo meglio speso. – Bertrand Russell

Durante la mia adolescenza e da ragazza, in assenza di dispositivi digitali, ho passato molto tempo con i miei amici senza uno scopo specifico. Spesso oziavamo in gruppo. Ripensandoci oggi sono consapevole di quanto effettivamente quello stare insieme senza un particolare obiettivo fosse un’occasione preziosa per la creatività, per la connessione umana e per lo sviluppo di relazioni significative. Il ricordo che ne ho oggi ha un sapore di magia e so il perché. L’esserci per l’altro, la presenza senza attese né pretese permettono di entrare in confidenza, di abituarsi alla fisicità, di condividere la sospensione.

Lontano dall’essere una dichiarazione nostalgica sui tempi senza tecnologia digitale, questo mio articolo è piuttosto una rivalutazione dell’ozio.

Infatti quel tempo trascorso così, anche annoiandosi conduceva alla fine a idee divertenti e creative, l’immaginazione viaggiava nella spontaneità. C’era una connessione umana reale, più diretta e autentica.

La noia favoriva l’apertura e la confidenza all’interno del gruppo. L’assenza di pressioni o aspettative specifiche consentiva alle persone di essere sé stesse, contribuendo allo sviluppo di relazioni autentiche.

L’assenza di un piano dettagliato creava un senso di mistero e avventura. Esplorare l’ignoto insieme generava unione, emozioni positive e un senso di eccitazione.

Eravamo concentrati sul presente, apprezzando la compagnia degli amici e la bellezza della semplicità.


La frequenza dell’ozio

È nell’ozio che nascono le idee più profonde. – Albert Einstein

Sia nel mio lavoro di Coach sia nelle frequentazioni personali noto una difficoltà sempre crescente delle persone a rilassarsi e abbracciare momenti di ozio, mettere in pausa pensieri, rimugini e preoccupazioni. La nostra vita sembra aver valore solo se siamo in attività costante e impegno continuo. Tendiamo a sentirci in colpa e provare ansia quando dedichiamo tempo al riposo.

Tuttavia quei preziosi momenti in cui la mente vaga senza meta nel sogno diurno, nella metafora mentale, a volte in un leggero stato di trance sono preziosi per il nostro cervello.

Quando ci troviamo in uno stato di riposo o di “ozio”, il cervello attraversa vari stati neurologici che possono essere osservati attraverso attività cerebrale misurata con elettroencefalogramma (EEG). Uno di questi stati è noto come stato alfa, che si verifica quando il cervello è in una condizione di rilassamento ma ancora vigile, come durante la meditazione, il sonnecchiare o il sognare a occhi aperti.

Nello stato alfa, le onde cerebrali hanno una frequenza più lenta rispetto agli stati più attivi. Questo stato è associato a una maggiore attività nella parte creativa e intuitiva del cervello. In questa fase, la mente ha la possibilità di elaborare informazioni in modo più metaforico, pensare in modo più libero e fare connessioni che hanno difficoltà a emergere durante uno stato di attività più intensa.

In termini più tecnici, la frequenza delle onde cerebrali durante lo stato alfa generalmente varia tra 8 e 13 cicli al secondo (Hz). Questo stato può favorire la riflessione, la creatività e il rilassamento mentale.

Quando ci si dedica a momenti di riposo o ozio, il cervello ha la possibilità di attivare il cosiddetto “network di default” (rete predefinita) del cervello, che è attivo quando la mente è a riposo e non focalizzata su compiti specifici. Questa rete è coinvolta nella riflessione interna, nel pensiero divergente e nella simulazione mentale.

Quindi, in breve, permettere al cervello di sperimentare momenti di ozio o riposo può favorire uno stato alfa e attivare reti cerebrali associate a processi creativi e riflessivi, portando a benefici come la riduzione dello stress e l’aumento della creatività.


La paura dell’ozio

L’ozio è il principio di tutti i vizi, il coronamento di tutte le virtù. – Franz Kafka

Come mai le persone evitano l’ozio considerandolo una deplorevole perdita di tempo?

Esploriamo insieme alcuni punti chiave riguardanti la crescente pressione verso la performance nelle nostre vite. Ecco cinque punti d’interesse che potremmo considerare:

Cultura del successo e confronto sociale

Spesso, la società contemporanea promuove una cultura del successo in cui si è valutati in base al rendimento e ai risultati ottenuti. I social media e le piattaforme online spingono ulteriormente a confrontarsi con gli altri, creando un ambiente competitivo in cui le persone si sentono costantemente sotto osservazione e valutate in base ai loro successi apparenti.

Economia basata sulla performance

Anche l’economia è sempre più basata sulla performance individuale. Il successo professionale e finanziario è spesso correlato alle capacità individuali e al rendimento sul posto di lavoro. Questa pressione può portare le persone a lavorare intensamente per ottenere risultati tangibili e riconoscimenti, spesso senza avere né obiettivi ben definiti, né strategie specifiche che ne facilitino il raggiungimento.

Paura del giudizio e della fallibilità

La paura del giudizio sociale e la tendenza a evitare l’errore possono spingere le persone a cercare la perfezione e a evitare momenti di inattività o apparente mancanza di produttività. La società spesso enfatizza il successo, e l’idea di fallire può generare ansia e stress.

Culto dell’occupazione costante

La tecnologia contemporanea ha reso possibile lavorare ovunque e in qualsiasi momento. Questo ha portato a una cultura in cui l’occupazione costante è valorizzata e spesso percepita come segno di dedizione e successo. La mancanza di tempo libero può portare a uno stile di vita stressante e a una difficoltà nel trovare momenti di riposo.

Ricerca di validazione e autostima

La ricerca di validazione e autostima può essere uno dei motori della performance continua. Le persone cercano spesso approvazione e riconoscimento dagli altri, e questo può portare a un ciclo di comportamenti orientati verso il successo esterno. Anche la continua presenza nei social non è sufficiente, è richiesta una presenza originale, accattivante e un’apparenza di successo che devono essere costruite sapientemente con strumenti di comunicazione e algoritmi che cambiano in ritmo frenetico.


L’ozio come risorsa

Nel mio lavoro di Coach Young, cioè con i giovani, ho l’opportunità di affiancare famiglie con bambini e adolescenti. Ci sono piccolini che hanno un’agenda più piena di attività e appuntamenti di un manager. Ci sono ragazzini che passano tutto il tempo libero con i giochi online e i social media. Pensano di rilassarsi così dalla scuola.

Diversamente dallo sguardo defocalizzato e rilassato, tuttavia, lo sguardo fisso focalizzato al centro del monitor, è riduttivo. Dovremmo ricominciare a guardare il paesaggio che scorre veloce dal finestrino del treno o i vari passaggi delle nuvole nel cielo dall’aereo. Dovremmo sederci sulla sponda di un fiume e lasciar scorrere lo sguardo con il ritmo dell’acqua o perderci nello sciabordio delle onde del mare lasciando gli occhi vagare verso l’orizzonte. E comunque se non si hanno mari, fiumi, aerei e treni a portata di sguardo sarebbe almeno utile alzare lo sguardo e fare degli esercizi di movimento oculare per risvegliare il cervello. E sarebbe molto utile insegnarli ai propri figli.

Ci sono molte convinzioni e percezioni negative relative all’ozio. Per esempio un’antica credenza è quella che più ti sacrifichi e più meriti. Concepire persone che riescano a fare il loro lavoro in poco tempo è ancora difficile nelle aziende. I manager che stanno in azienda fino a tardi o sono impegnati in riunioni lunghissime sono considerati i più efficaci. Gli sportivi che passano ore interminabili ad allenarsi sono molto apprezzati.

Solo in anni recenti si è fatto spazio all’idea che la mente sia in grado di supportare l’efficacia di una persona in stati diversi da quello della fissazione sulla performance. Questi stati si possono raggiungere con la meditazione, con l’ipnosi e con specifici movimenti oculari mirati attraverso la precisione di un test muscolare.

Anche un Coaching prevalentemente cognitivo può essere stressante, soprattutto in professioni molto performanti. Ho clienti di questo tipo che vengono in sessione chiedendo di meditare, di essere guidati in visualizzazioni rilassanti e di essere trattati con la stimolazione bilaterale visiva, auditiva e tattile e con la musica wingwave.

Sembra strano che le persone, in un contesto di Coaching, possano cercare supporto per imparare a rilassarsi piuttosto che per migliorare le prestazioni. Questo riflette un crescente riconoscimento dell’importanza dell’equilibrio tra lavoro, salute e vita, della gestione dello stress e della promozione del benessere complessivo. Ecco alcune ragioni per cui le persone cercano aiuto per rilassarsi nel contesto del Coaching:

Stress e sopraffazione

Molte persone vivono livelli elevati di stress a causa di lavoro, famiglia e altre responsabilità. Il Coaching offre strategie per gestire lo stress e prevenire la sopraffazione.

Equilibrio tra lavoro, salute e vita

L’equilibrio tra lavoro, salute e vita è diventato una priorità per molte persone che cercano supporto per trovare modi per rilassarsi e godersi il tempo libero senza sentirsi in colpa.

Miglioramento della qualità del sonno

Il sonno è cruciale per il benessere fisico e mentale il Coaching può migliorare la qualità del sonno e ridurre la tensione.

Gestione delle emozioni

L’apprendimento di tecniche di gestione delle emozioni come il wingwave può aiutare le persone a gestire lo stress, l’ansia e altre sfide emotive, contribuendo a un maggiore rilassamento.

Sviluppo di abitudini salutari

Il Coaching può concentrarsi sulla creazione di abitudini quotidiane salutari, che includono momenti di rilassamento e ricarica per migliorare la salute generale.

Il burnout è sempre più riconosciuto come un problema che ha un forte impatto sulla salute generale, ed è comune in molte professioni. In alcuni paesi il Coaching è fra gli strumenti riconosciuti dalle assicurazioni per migliorare la salute e per la prevenzione. Le strategie per prevenire il burnout attraverso la gestione dello stress e il rilassamento combinate a una buona definizione dei valori prioritari, degli obiettivi e a una buona pianificazione sono fondamentali per superare nel modo migliore possibile anche i periodi più pressanti. In un mondo sempre più frenetico, il bisogno di imparare a rilassarsi e ad affrontare lo stress è diventato essenziale per mantenere un buon equilibrio nella vita. Il Coaching può svolgere un ruolo chiave nell’offrire supporto personalizzato per raggiungere questi obiettivi.


Teresa Burzigotti Autrice presso La Mente Pensante Magazine
Teresa Burzigotti
NLC Master Coach e Teaching Trainer
Bio | Articoli | Video Intervista AIPP Giugno 2024
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