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Il mantenimento della “stupidità” – Seconda Parte

Il mantenimento dei pregiudizi e la fabbrica del consenso


Nella prima parte di questo articolo ci siamo concentrati sui pregiudizi che riguardano noi stessi, quindi i pensieri negativi che elargiamo abbondantemente alla nostra psiche e che, pur sapendo che ci provocano dolore, manteniamo anche per una vita intera (Papadopoulos 2022).

Quei contenuti possono aver attivato una reazione di rifiuto e di non accettazione o di critica esasperata, ma tali risposte potrebbero rappresentare proprio la conferma della verità di tali idee, perché come ho scritto altrove, possono essere percepiti come una minaccia di demolizione del proprio sé (Papadopoulos 2014).

I Pregiudizi di Base (PdB) vengono condizionati anche dal contesto più ampio ed in questa seconda parte si espliciteranno diverse ipotesi di spiegazione del perché si accettano passivamente e si fanno proprie tradizioni malsane, comportamenti collettivi negativi, scelte governative impopolari.

Si darà una panoramica delle motivazioni sociali e psicologiche che sostengono il perdurare di tali scelte ed azioni non utili all’individuo ed alla società in generale.

Quanto verrà qui scritto potrà scatenare resistenze e critiche ancor più violente, ma se ogni lettrice e lettore mantiene una sua onestà intellettuale ed una sincerità con se stessa e se stesso, comprenderà che quanto affermato in questo articolo si avvicina molto alla realtà.

Per ragioni di spazi editoriali il proseguio del mio primo articolo “Il mantenimento della stupidità. Ipotesi e riflessioni sulle cause dei comportamenti irrazionali” è stato diviso in tre parti: la prima, “Il mantenimento dei pregiudizi e la fabbrica del consenso“, è quella che affronteremo in queste pagine; nella successiva si offrirà un elenco dei meccanismi di mantenimento dei pregiudizi in ambito sociale e l’ultima cercherà di fornire alcune proposte di risoluzione dei PdB.


Il pregiudizio

Prima di entrare nel vivo del presente articolo vorrei soffermarmi brevemente sul termine “pregiudizio“.

Questo termine ha una connotazione negativa per il fatto che il pre-giudizio è una valutazione ante di un determinato evento sia esterno che interno al nostro essere; non ha quindi alcuna attinenza con dei dati di fatto.

In sostanza la valutazione, ovvero il giudizio di un determinato evento, viene effettuato prima (pre) di poter verificare “razionalmente” quel determinato evento sociale.

Ne consegue che a differenza di quanto si pensi, gran parte delle valutazioni e delle decisioni ad esse conseguenti si basano sull’emotività, quindi su processi irrazionali (Simon 1983).

Molte nostre azioni e decisioni sono infatti dominate dal bambino emozionale interno a noi e quando succede ciò siamo “fuori controllo” e guidati dalla paura (Krishnananda 1997).

In questo senso la “stupidità” non è altro che una reiterazione ossessiva di un comportamento non funzionale al raggiungimento di uno scopo, una sorta di black out emotivo-cognitivo che in termini tecnici viene definito “freezing” (congelamento).


La consuetudine

Una situazione in cui si attiva un atteggiamento irrazionale nell’interpretazione del mondo esterno avviene quando per esempio si legge la realtà sociale “con gli occhi della consuetudine“, ovvero del “Èsempre stato fatto così” o “Fanno tutti così“.

Anche in questi casi si agisce in base ad una spinta emozionale perché la prosecuzione e la conservazione di tradizioni reiterate nel tempo dai nostri familiari più stretti, dai nostri antenati e dai membri della nostra società di riferimento risuonano nel nostro mondo affettivo-emotivo più profondo.

Non c’é nulla di sbagliato nel voler tramandare e mantenere una determinata tradizione, ma il problema sorge quando questa viene procastinata ed agita come ripetizione automatica senza una scelta consapevole, senza appunto una vera scelta razionale.


Il clan

La spinta più forte che ci porta a mantenere determinate “tradizioni” è che pensare ed agire allo stesso modo del “clan” rafforza l’appartenenza ad esso e contemporaneamente contribuisce a sedimentare il senso di identità personale.

Similmente, come i pensieri e le convinzioni negative su se stessi vengono mantenuti un per senso di identità, anche le credenze negative e non funzionali che riguardano gli aspetti sociali, politici, economici, possono essere mantenute e reiterate per assicurarsi l’inclusione nel gruppo di appartenenza che a sua volta rinforza appunto il senso identitario.


Gli outsiders

Secondo quanto appena affermato i cosiddetti “outsiders” si dovrebbero quindi trovare in una situazione di isolamento, ma in realtà raramente accade ciò, perché quando essi si allontanano dal macrouniverso simbolico dominante, generalmente si accostano, si affiliano o creano loro stessi qualche microcomunità di nicchia per assicurarsi il senso di appartenenza ed una identità di ruolo.

Di fatto gli outsider “duri” e “puri” sono una minoranza, anche perché un vero isolamento è difficile da sostenere per lungo tempo sia per l’estrema vulnerabilità in cui ci si verrebbe a trovare, sia per la forte esposizione agli attacchi del sistema che non sopporta il vero libero pensiero (La storia italiana è piena di personaggi illustri emarginati o espulsi fisicamente per la loro coerenza pura).

Questa reazione di “fastidio” alla coerenza non è però caratteristica solo dei grandi sistemi di potere ma è comune anche ai microsistemi, agli ambienti di lavoro, alle nicchie culturali.

Come il mantenimento dei PdB su se stessi è determinato da quella che l’individuo considera come “la migliore strategia da mettere in atto” per risolvere una determinata difficoltà emotiva, allo stesso modo le risposte (o le non risposte) degli individui a determinati scelte socio-politiche rappresentano le “migliori strategie” atte ad affrontare situazioni sociali stressanti.

Bisogna però mettere in evidenza che l’abbracciare ed il condividere determinate scelte politiche disfunzionali, non ha solo una causa psicologica ma è incoraggiata da una serie di “operazioni” effettuate su larga scala dai sistemi di potere.

Per questo motivo prima di affrontare i meccanismi psicologici di mantenimento di determinati PdB sociali accenneremo brevemente solamente a tre modalità con cui vengono propagandate determinate scelte impopolari in maniera tale da prevenire ed indebolirne l’opposizione e la resistenza ad esse.

I tre argomenti che affronteremo riguardano:

  • La fabbrica del consenso
  • L’ipnosi di massa
  • La finestra di Overtone

La fabbrica del consenso

Come per i PdB di una singola persona si verifica una sorta di “lavaggio del cervello” originato all’interno della famiglia di origine, dove i genitori sono paragonabili agli influencer del mondo dei social di oggi, allo stesso modo i PdB a livello collettivo hanno origine come conseguenza di sottili manipolazioni più o meno programmate dai vari sistemi di potere.

Chomsky afferma che il consenso che l’establishment riesce ad ottenere si basa su di un complesso sistema di filtri ideologici che pervade sia il sistema scolastico sia i mezzi di informazione, dove questi ultimi garantiscono che i punti di vista non conformistici e non allineati siano annullati o in qualche modo messi ai margini (Chomsky 1998).

Gli stessi “dibattiti” che i mass media promuovono sulle più svariate questioni politiche e sociali per ostentare una parvenza di pluralità, sono in realtà talk show che devono rigorosamente rispettare determinati schemi di pensiero precostituiti ed ogni divergenza di pensiero viene sistematicamente bloccata o ridicolizzata.

Fra l’altro la derisione verso la persona e verso la sua sfera privata, e non sulle idee che propaganda, è la prima tecnica di attacco del sistema (Chomsky 2002).

Viene lecito quindi chiedersi per quale motivo l’opinione pubblica continui ad accettare e seguire le varie narrazioni del sistema se la censura è così esplicita? Come abbiamo già dichiarato, tale articolo si propone proprio di offrire delle ipotesi di spiegazione a tale dilemma.

Ipnosi di massa

Nella spiegazione dei PdB che ho effettuato altrove descrivo che la loro inamovibilità è sostenuta da una condizione di trance ipnotica (Papadopoulos 2014, 2022).

In una dittatura manifesta, la gente obbedisce per paura ma in un totalitarismo le persone, in maniera orwelliana, “vengono” ipnotizzate per obbedire “per il “bene” proprio e della collettività (Desmet 2022).

Desmet sostiene infatti che ci troviamo in un totalitarismo perché è stata prodotta una “ipnosi di massa“, che ha avuto la sua realizzazione mediante l’attuazione di quattro condizioni contemporanee:

  1. La paura e l’isolamento sociale. Come descritto sopra l’isolamento è una delle paure più ataviche dell’essere umano, perché può prefigurare una morte certa.

  2. La mancanza del senso della vita. Viene quindi a mancare la progettualità, non si ha più il controllo della propia vita e si vive in un eterno presente basato sull’incertezza.

  3. Uno stato di ansia fluttuante costante. Questa sensazione costante di mancanza del terreno sotto i piedi, oltre a causare un senso di incertezza e di paura indirizza la mente verso l’irrazionalità perché è sopraffatta dall’emotività.

  4. Totale malcontento psicologico. A quel punto, qualsiasi “soluzione” venga proposta dai sistemi di potere per placare queste paure ed ansie costanti, viene accolta dalla massa con grande sollievo (Desmet 2002).

Naturalmente tutti questi passaggi devono essere sostenuti da una continua e pervasiva propaganda mediatica.

La finestra di Overtone

Joseph Overtone nel 1990 analizzò il processo attraverso il quale il potere politico riesce a rendere accettabile all’opinione pubblica una situazione che non accetterebbe mai.

In sostanza egli distingue cinque fasi con cui lentamente si trasforma una proposta inaccettabile in una legge dello stato condivisa dalla maggioranza della popolazione.

Il processo inizia trasformando qualcosa di inconcepibile, in qualcosa comunque di (1) vietato ma con riserva.

Una volta che si è assestata questa trasformazione si passa ad un gradino più basso e si genera un (2) cambiamento dell’opinione pubblica rispetto al tema in questione.

Anche questi primi due steps devono ovviamente avere il supporto dei mass mdia con l’utilizzo di talk show, servizi giornalistici di approfondimento, notiziari, ecc.

A questo livello l’opinione pubblica arriva a considerare come (3) ragionevole o addirittura utile il nuovo paradigma propagandato.

Il passaggio al gradino successivo, ovvero (4) all’accettabilità sociale, è semplice perché i primi tre processi hanno spianato la strada all’accettabilità.

Arrivati in questa fase il governo è ora (5) “legittimato” a far diventare Legge quel quid inconcepibile.

Secondo Desmet le persone che cadono totalmente nella trappola dell’ipnosi di massa si aggira intorno al 30%, un altro 30% si oppone tenacemente ed un 40% rimane in bilico per un certo periodo.

Per spiegare per quale ragione quel 40% poi si adegua alla propaganda dei sistemi di potere bisogna a mio avviso ricercare le cause in alcuni processi psicologici individuali.

Questo è proprio ciò che andremo ad affrontare nel prossimo articolo … Abbiate ancora un po’ di pazienza.


Bibliografia

Chomsky N., La fabbrica del consenso, Marco Tropea Editore, Milano 1998.
Chomsky N., Capire il potere, Marco Tropea Editore, Milano 2002.
Desmet M., La psicologia del totalitarismo, La linea Editore, Bologna 2022.
Krishnanda, (1997) Uscire dalla paura, Urrà Edizioni, Milano 1999.
Papadopoulos I., La teoria generale dei pregiudizi di base, Armando, Roma 2014.
Papadopoulos I., Il mantenimento dela stupidità, La Mente Pensante Magazine, marzo 2022 –
Simon H.A., (1983), La ragione nelle vicende umane, Il Mulino, Bologna 1984.


Dott. Ivo Papadopoulos Autore presso La Mente Pensante Magazine
Dott. Ivo Papadopoulos
Psicologo Clinico | Sociologo
Bio | Articoli | Intervista Scrittori Pensanti | AIIP Novembre 2023
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