Il Perturbante…Ieri e Oggi
“Unheimlich” un saggio di Sigmund Freud del 1919
“Il Perturbante” (Unheimlich) è un’opera di Freud del 1919.
Pochi saggi creano confusioni intellettuali ed ermeneutiche quanto questo, perché qui un significato è allo stesso tempo un significante del primo e viceversa.
Il processo di comprensione porta ad un passaggio nella storia del secolo scorso e non potrebbe essere altrimenti per una chiarificazione importante riguardo al fenomeno (infatti, storia significa proprio “ricerca di fatti importanti” ).
Ancor prima che Freud si interessi della questione, lo psichiatra tedesco Ernst Jentsch (1867-1919) pubblica, nel 1906, il saggio tradotto con “Circa la psicologia di ciò che è sconosciuto” .
“Sconosciuto” è “Unheimlich” , inteso come “sinistro” che, a sua volta, è alternativa di “Perturbante”. Ma non solo.
Perturbante, nella visione di Jentsch, indica anche ciò che si prova davanti a stimoli ambigui che, per loro definizione, pongono in stato di incertezza e di ambiguità rispetto alle categorizzazioni mentale dello stimolo stesso. Ossia: “dove va e cosa rappresenta?”.
Ad esempio, l’ambiguità porta a domandarsi se una bambola o un piccolo automa possano essere intesi come viventi oppure no.
Viventi e non viventi sono contrapposti e incompatibili contemporaneamente, dunque ambigui e dunque perturbanti.
Il “Maestro del Perturbante” nella storia è E.T.A Hoffmann (scrittore e giurista tedesco 1776-1822) il quale, attraverso il romanzo “L’Uomo della Sabbia” (1815) conosciuto pure con il titolo di “Il Mago Sabbiolino” , in cui ambiguità nella trama, rievocazioni terrifiche, personificazioni ricorsive, confusione tra vivente e non, fa cogliere perfettamente la sensazione di ciò che può esistere solo nella caduta psicotica della follia per la distorsione della realtà.
Il Perturbante in Freud
Il perturbante è quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare. (Sigmund Freud, Il perturbante, 1919)
Il Perturbante incute sensazioni di spavento nelle sue più varie sfumature: questo sostiene Freud nella sua prima interpretazione mutuata dal lavoro di Jentsch.
Ma questa adesione di pensiero dura poco, perché Freud si rende ben presto conto di quanto debole e insufficiente sia questo concetto.
Inizia così una dialettica importante per la psicoanalisi riferita alle interpretazioni dei termini, ai significati e alle attribuzione di significato tra Unheimlich, sconosciuto e Heimlich, familiare, noto e, per estensione, luogo natio.
Importante per la psicoanalisi perché nella teorizzazione di senso sono ripresi sotto altra forma tutti i concetti freudiani fino ad allora teorizzati, teoria del narcisismo compresa (Freud,1914) ma anche perché Il Perturbante può essere considerato prodromo ad esempio del saggio del 1920 “Al di là del piacere” in cui appare thanatos come pulsione di morte e alla successiva teorizzazione della scissione dell’Io come fatto difensivo davanti al trauma (Freud, 1929).
Dunque, Freud non si accontenta di sapere che i due termini sono uno il contrario dell’altro e amplia così la tesi che il perturbante sia qualcosa che prima era familiare nella vita psichica e poi “nascosto” dal soggetto attraverso la rimozione, in quanto la sua disvelazione sarebbe pericolosa per la coscienza.
Lo fa riferendosi ad un secondo significato della parola heimlich proposto da F. Schelling, filosofo tedesco (1875-1884) ossia: ”
tutto ciò che doveva rimanere segreto ma è venuto alla luce.
Quindi, heimlich è anche unheimlich perché il noto (cosciente) contiene in sé il rimosso (inconscio) da tenere segreto, finché non avviene il suo svelamento attraverso il riconoscimento dell’inquietudine, dello spaventoso, appunto di perturbante.
Ecco il rovesciamento di heimlich in unheimlich: il noto riproposto alla coscienza diventa perturbante.
Tra le disvelazioni pericolose per l’Io vi è anche il dolore della separazione tra l’Io e il mondo esterno, tra la realtà e la fantasia.
A questo punto impossibile non riferirsi al già citato racconto “L’Uomo della sabbia” .
Il Perturbante ne ‘l’uomo della sabbia’
Chissà se Hoffmann avrà minimamente immaginato di diventare “libro di testo” anche per Freud……
Questo racconto è stato oggetto di speculazioni filosofiche, psicoanalitiche e letterarie oltre che di ispirazione per tutta una filmografia basata sul genere giallo-thriller.
Di questo, certamente non potevano avere coscienza né Freud, né Schiller, tanto meno Hoffmann; però Jentsch scrive che: “Uno degli artifici più sicuri per provocare effetti perturbanti mediante il racconto consiste nel tenere il lettore in uno stato di incertezza sul fatto che una determinata figura sia una persona o un automa” .
Troppo lunga la descrizione della trama, basti ricordare che il personaggio principale, Nataniele, rivive in forme drammatiche antichi e orridi turbamenti infantili rimossi in nome della coesione dell’Io; coesione messa a dura prova dagli avvenimenti della sua arzigogolata vita.
Il perturbante domina ogni scena, impossibile resistere alla sfiancamento del ritorno, fino alla follia.
Tra i personaggi principali c’è anche quello di Olimpia.
Olimpia è una bambola automa con le sembianze di ginoide; è mossa da un meccanismo.
Nataniele se ne innamora perdutamente credendo sia un essere vivente e quando avviene lo svelamento il ragazzo si frantuma psichicamente fino alla morte.
Nella sua continua ricerca di senso, Freud non può non pensare che Nataniele e gli altri personaggi non siano uno il doppio dell’altro nella mistificazione delle identità.
Dunque, il racconto può essere ricondotto ai paradigmi dell’identificazione proiettiva.
Identificazione che da un lato porta alla perdita dell’identità, dall’altro, invece, proprio l’identità viene conservata nella proiezione sull’altro, nel suo doppio (sosia).
Qui il doppio è persecutore.
Nataniele ormai giovane universitario incontra i personaggi del suo (rimosso) passato attraverso figuri malevoli la cui assillante presenza nella sua vita (doppio persecutore) porta a turbamenti insostenibili che lo inducono a rendersi conto che, in effetti, fanno parte di un “noto” riemerso.
Questo svelamento è il suo perturbante, così come lo è quello bambola automa.
Il Perturbante oggi
Cos’è il perturbante oggi per noi? Per quali situazione proviamo, oggi, sensazioni di disagio, di malessere fino al dolore psichico?
Prima di tutto rimettiamo in ordine il concetto che il noto svelato sia sempre perturbante, perché se cosi fosse non potremmo vivere costantemente con il senso di angoscia, di paura e di smarrimento, non sarebbe vivere.
Certo, queste condizioni psicologiche esistono, derivano da problematiche individuali e sono patologiche ma non sono presenti in tutti coloro che riescono a mantenere la compattezza dell’Io nella realtà.
Dunque, occorre entrare nel mondo per poter dare una risposta.
Ognuno avrà una propria lista personale, è ovvio, ma in virtù del nostro essere in determinazione sociale, non possiamo non pensare, ad esempio: ai maltrattamenti, alla disuguaglianza sociale, alle emarginazioni, alle persecuzioni, alla malattia mentale, alla diversità, alle inimicizie, ai cambiamenti della terra, alla volgarità, alla violenza, al razzismo, alla droga, alla tortura, alla guerra………….
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Massima neutralità nelle considerazioni seguenti:
Con la guerra, ritornano i fantasmi della morte come il sentimento di frustrazione per il dubbio di che cosa effettivamente significhi morire.
La certezza della morte è legata all’idea della fine della vita e il dramma di essere uccisi in guerra è spaventoso.
Erodoto, storico greco del 400 a. C., nel Libro Primo delle Storie dice:
In tempo di pace i figli seppelliscono i padri ma in tempo di guerra sono i padri a seppellire i figli
Altri perturbanti di oggi, sicuramente non riconducibili a ricordi rimossi in quanto tali ma esiste la capacità di simboleggiare gli stimoli: la massiccia sostituzione delle funzioni dell’uomo delegate ai robot.
A tal proposito, la ricerca giapponese denominata Uncanny valley (valle perturbante), ancora valida, conferma quanto l’uomo davanti all’evidente realismo con automi antropomorfi sia inquieto e turbato, la gestione dei social, la realtà virtuale, la minaccia nucleare, la transizione ecologica, l’intelligenza artificiale, la globalizzazione, il metaverso, lo studio dell’universo, a proposito del quale: recentissima, tutta da verificare, l’ipotesi di scoperta da parte del telescopio spaziale di galassie che non dovrebbero esistere in base alle teorie cosmologiche, perché troppo massicce.
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Per essere turbati da queste situazioni divenute realtà non è necessario averne conoscenza rimossa personale, perché nella vita di tutti i giorni è sufficiente provare disagio, dolore, disgusto e altro ancora per lo svelamento dell’esistenza del fatto in sé.
Oltretutto, già da tempo la parola perturbante è andata in disuso a favore di una definizione della sensazione (disagio, sgomento, turbamento,….)
Però, che ce ne facciamo di tutte le emozioni cui siamo sottoposti?
Prima di tutto le emozioni sono sempre in relazione al tipo di personalità, e in particolare al tipo di sensibilità.
Un pensiero ideologico, cognitivo, emotivo, il senso civico e ontologico dovrebbero metterci in condizione di essere soggetto pensante e di avere una coscienza sociale.
In altre parole, a volta basta dirsi: “cosa vuol dire?” e “io che cosa penso?” “posso fare qualcosa?”
Vi è pure un altro fatto importante: la difesa dai bombardamenti emotivi richiede una posizione forte, come lo è la capacità critica e quella di mantenere l’obiettività.
Comunque, spaventoso non è solo un aggettivo negativo: a volte viene usato per sottintendere, ad esempio, grandioso, formidabile, spettacolare…… ossia si effettua una iperbole di significato assolutamente ammessa che rincuora le menti.
Libro consigliato: “L’Uomo della Sabbia” di E.T.A. Hoffmann
Dott.ssa Grazia Aloi
Psicoanalista | Psicoterapeuta | Sessuologa
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