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Il piacere di dire Grazie!

Sei lettere che possono cambiare la nostra giornata


Simona, dì grazie

Fin da bambina ho sentito e ascoltato centinaia di volte queste semplici parole pronunciate dalla mia famiglia, in particolar modo da mia madre e da mia nonna. A volte sorridevo quando, a loro volta, dicevano “grazie” a qualcuno senza alcun motivo apparente. “Perché gli hai detto grazie?” chiedevo loro e in tutta risposta mi dicevano in dialetto piemontese “A custa pa niente”. Non costa niente.

Sono grata alla mia famiglia per avermi trasmesso questo prezioso insegnamento che a mia volta ho passato ai miei figli.

La buona educazione è spesso sottovalutata: parole come “buongiorno”, “per favore” e appunto “grazie” sembrano quasi desuete. Sforziamoci di capire che invece non devono essere parole scontate, bensì con un significato profondo, sia per chi le pronuncia che per chi le ascolta.

Un sorriso, una stretta di mano, un fiore: anche … (o soprattutto?) senza parlare si può rendere grazie a chi ci è stato vicino in un momento difficile, a chi ci ha ceduto il posto in fila, a chi ci ha aiutato in quel progetto così complesso, a chi…

Aspettate un momento.

Dobbiamo per forza avere un motivo per dire grazie? Ci deve davvero essere una ragione per regalare un fiore a nostra madre?

Se sorridiamo ad una persona possiamo farlo semplicemente perché ci va, perché il farlo ci fa stare bene e non per ricevere qualcosa in cambio.

Immaginate di essere in ufficio in un giorno qualunque: un vostro collega o la vostra dirimpettaia, la vostra responsabile o un vostro dipendente è impegnato a risolvere un problema complesso, ha la fronte corrugata, non riesce a venirne a capo. Voi lo guardate, gli sorridete e gli dite semplicemente “grazie”. “Grazie di cosa?” vi risponderà, più incuriosito che scocciato. “Grazie di esserci, grazie per l’impegno che metti in tutto quello che fai”. Come pensate reagirebbe? Io mi immagino la fronte che pian piano si distende e le labbra che si allargano in un bel sorriso di gratitudine. Provare per credere!

Circa sei mesi fa mi è venuta un’idea.

Ero arenata in un progetto legato al mio attuale lavoro. Vuoto totale. “Come posso procedere? Mi mancano le conoscenze tecniche per andare avanti…”. Penso di chiedere ad un collega che so essere molto preparato in materia ma anche molto oberato: “come posso mettere insieme questi dati per far sì che assumano il significato che vorrei? So che sei molto preso, ma se mi dai due dritte magari riesco da sola…”.

In poco tempo e con una semplicità che mi lascia attonita mi risolve il problema…anzi meglio, mi dà ben più di “due dritte” per poi gestire le informazioni in autonomia. Ovviamente lo ringrazio, accompagnando alle parole il mio sorriso a 64 denti…ma mi rendo conto che non è sufficiente. Non mi basta, voglio offrire qualcosa di più, voglio condividere questa mia gratitudine. Idea!

#saythanksto

Decido di esprimere il mio grazie “taggando” il collega in questione attraverso un post su Linkedin, in cui evidenzio quanto sia una risorsa preziosa per il team. Taggo anche l’azienda, invitando la diffusione, la “contaminazione” di questa voglia di ringraziare, spronando la mia rete a condividere e ringraziare a sua volta.

Da allora ogni venerdì ho ringraziato una collega o un collega diverso, a volte per un motivo ben preciso, altre semplicemente perché ho visto quella persona “un po’ giù”, altre ancora … per il puro, semplice piacere che pronunciare o scrivere quelle sei lettere mi procura.


Un invito caloroso

Come vi sentite quando qualcuno vi ringrazia per qualcosa? Che sia una sciocchezza o qualcosa di davvero importante è poco rilevante.

Ci sentiamo bene.

Sentiamo un piacevole calore allo stomaco, ci ritroviamo a sorridere senza nemmeno sapere il perché. Quanto ci costa pronunciare quelle sei lettere?

Attenzione però…gli occhi e la bocca devono seguire la piacevolezza della parola, ma se lo farete vi renderete conto che anche nel sentirle da voi stessi rivolte ad altri avvertirete una piacevole sensazione di appagamento.

Spesso sento dire che “ridere è contagioso”. Facciamo in modo che lo diventi anche il ringraziare!

“Io sosterrò sempre che il ringraziamento è la più alta forma di pensiero e che la gratitudine non è altro che una felicità raddoppiata dalla sorpresa.” – G.K. Chesterton – scrittore e giornalista britannico.


Simona Battistella Autrice presso La Mente Pensante Magazine
Simona Battistella
HR Manager | Trainer
Bio | Articoli | AIIP Dicembre 2023
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