Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

Il sintomo in psicologia tra scienza ed umanità

Spunti sul significato dei sintomi in psicologia

Image by Towfiqu Barbhuiya on Pexels.com


Qualunque medico sa che è fondamentalmente errato togliere un sintomo senza  conoscerne la causa. Se mi portano al Pronto Soccorso con una gamba rotta, ipoteticamente mi trattano la frattura senza alcuna problematica retrostante; se io invece mi presento con un dolore retrosternale e difficoltà respiratorie, con un dolore al braccio sinistro, il mio scopo primario è probabilmente non sentire più il dolore, ma qualunque medico mi rimandasse a casa con un semplice antidolorifico senza avermi fatto fare un elettrocardiogramma o qualche altra  indagine necessaria sarebbe oggi sicuramente un incapace o un incosciente.

In medicina quindi, considerati costi, benefici e pericoli, non si dovrebbe mai togliere un sintomo senza conoscerne la causa.

Molte volte purtroppo la causa non è conosciuta o non viene riconosciuta, per cui si cerca di eliminare il sintomo o i disagi tenendo conto delle esigenze del paziente, oppure, in caso di diagnosi terminale o infausta, o se la causa è ancora presente ed è ineludibile, si cerca di tenere sotto controllo sintomi e/o dolori fino a che risulti possibile.


E in psicologia ?

Premesso che ciò che è stato detto è estremamente semplificativo, ciò che sarà detto per il sintomo in psicologia è anch’esso semplificativo, anche perché ogni paziente è unico e irripetibile. Sarà quindi compito dello psicologo/psicoterapeuta capire il significato del sintomo e la terapia da adottare. Intendiamo semplicemente dare degli spunti.

Il sintomo in psicologia è innanzitutto un aspetto umano. E’ l’essere umano che soffre, che porta disagio, non semplici cellule. L’essere umano ha comportamenti e atteggiamenti, emozioni, sensazioni, immagini, pensieri, aspettative, e vive in un contesto sociale. L’essere umano sperimenta ogni giorno fino alla fine dei suoi giorni “il difficile mestiere del vivere”. In psicologia quindi la stragrande maggioranza dei sintomi, sia psicologici che fisici (ricordiamo che mente e corpo sono due facce della stessa medaglia ed uno agisce sull’altro) ha una funzione: può servire a qualcosa, ed ha spesso un motivo per esserci. Perciò, bisogna essere sicuri di non lavorare solo sul sintomo ma sulle cause e su cosa le mantiene. In definitiva quindi, sul suo significato.


La funzione del sintomo

Poniamo che io salga in autobus e timbri il biglietto. Potendomi aspettare il controllore, tengo il biglietto in mano. Arrivato alla mia fermata, scendo e cerco un cestino dove gettare il biglietto. Posso farlo.

Può capitare che essendo sovrappensiero scenda dall’autobus e continui a camminare verso la mia destinazione con il biglietto in mano. Appena me ne accorgo quindi lo getto.

Ecco, questo è probabilmente l’unico caso in cui un sintomo può essere eliminato senza preoccupazione, quando cioè si è sicuri che non serve più.

Portiamo il caso di un paziente che voleva smettere di fumare con l’ipnosi. Prima di procedere ci si è dovuti accertare che potesse farlo senza sostituire quel sintomo (il fumo). Il paziente aveva cominciato a fumare da pochi anni avendo iniziato un nuovo lavoro per lui molto stressante. Il lavoro poi si era stabilizzato, ma lui, proprio come il biglietto tenuto in mano per strada, aveva mantenuto quella abitudine. In poche sedute di ipnosi smise di fumare, senza spostamenti di sintomi o altri problemi.

Una domanda che pensiamo quindi vada sempre fatta quando un paziente ci porta un sintomo è: “per quello che possiamo sapere, cosa succederebbe se togliessimo questa cosa?”.


Alcuni esempi di mancata attenzione

Tra i ricordi di studio emergono due casi (nomi chiaramente inventati).

Marylin era una bambina di 7 anni, un po’ sovrappeso, con il vizio di bere qualsiasi cosa le arrivasse a tiro: cola, aranciata, etc. Il pediatra suggerì ai genitori di toglierle dalla vista e nascondere tutte le bevande gassate, caloriche e quant’altro, in modo quindi da impedirle di berle. Per un po’ funzionò, fino a che un giorno la bambina non trovò della candeggina sotto al lavandino della cucina e bevve quella.

Chiunque legga questo esempio crediamo possa capire che togliere le bibite senza pensare a qualcosa di sottostante non fu una grande idea.

Un altro esempio, che invece può far comprendere come il sintomo da togliere possa invece essere una difesa per il paziente può essere il caso di George, un uomo con paralisi isterica ad un braccio.

George si rivolse ad un terapeuta e gli furono praticate alcune sedute di ipnosi. Le sedute funzionarono, il braccio si sbloccò. Evviva? Dopo poco tempo però George usò quello stesso braccio, liberato, per puntarsi una pistola alla tempia e suicidarsi.

E’ sempre meglio quindi cercare di capire il motivo di qualsiasi sintomo.


A cosa ci può legare un sintomo?

Tanti anni fa uno degli autori di questo articolo ebbe occasione di confrontarsi con un collega medico che aveva anch’egli il vizio del fumo. La richiesta fu quella di smettere di fumare con l’ipnosi. Ma le cose furono chiare sin da subito. Durante l’ipnosi il medico ricordò che aveva iniziato a fumare quando suo padre, grande fumatore, era morto, e dato che suo padre era molto importante per lui, egli stesso aveva iniziato a fumare perché era come se l’avesse sempre con sé tramite l’atto del fumare.

Avendo conosciuto ciò, chi avrebbe “brutalmente” tolto le sigarette a quest’uomo? Crediamo che il pensiero migliore sarebbe stato “cosa succede se gli tolgo il vizio del fumo? Lo sostituisce con qualcos’altro? Potrebbe sviluppare un altro sintomo fisico oppure  psicologico?


Una richiesta di una paziente fibromialgica

Sempre uno di noi un giorno si trovò davanti una paziente fibromialgica con la richiesta dell’ipnosi. La richiesta era molto insistente, in quanto “una sua amica fibromialgica in una seduta di ipnosi era guarita”.

La richiesta fu immediatamente cassata per tutta una serie di motivi. Il motivo fondamentale era relativo propriamente alla conoscenza della fibromialgia stessa. L’eziopatologia della fibromialgia è legata a tutta una serie di fattori psicotraumatici ed emozionali dei quali il paziente stesso troppo spesso non si rende conto, ma che minano costantemente la sua vita rendendola un inferno costante e che se non trattati adeguatamente non consentono per definizione la risoluzione della sindrome stessa. Poniamo comunque che l’ipnosi avesse anche potuto guarire questa paziente. Date le premesse, possiamo pensare che sarebbe guarita? O che invece avrebbe sostituito la “fibromialgia” con qualcos’altro magari peggiore? Con elevata probabilità scommettiamo sulla seconda ipotesi.


Come è nato e cosa mantiene un sintomo

Purtroppo in psicologia è assai difficile capire cosa possa avere scatenato un sintomo. “Da dove nasce la mia ansia”? Per le conoscenze che abbiamo molti problemi nascono sempre più indietro nel tempo, non solo in adolescenza, ma anche nell’infanzia; c’è chi dice addirittura durante la gestazione.

E’ difficilissimo a volte capire cosa abbia scatenato un problema, anche perché dobbiamo tenere sempre conto di fattori biologici, ereditari, etc.

Poniamo comunque che troviamo una o più cause scatenanti di qualcosa. Poniamo che una donna arrivi a capire che è diventata fibromialgica per maltrattamenti in età evolutiva, o che qualcuno “si ammali” di depressione dopo un lutto o un  licenziamento. Bene. Sappiamo le cause. Ma ormai queste cause non ci sono più! I maltrattamenti ci sono stati; il coniuge è morto e non può risorgere. Serve andare a continuare a scavare nel passato? O è meglio lavorare sul presente, sulla elaborazione presente, sulle soluzioni, e sul futuro?


Malattie e incidenti strani

Sembra un’affermazione molto forte da fare, ma l’esperienza clinica, lo studio e l’osservazione ci hanno insegnato che molto spesso ci si ammala per analogia e contemporaneamente secondo le proprie aspettative.

Provate a chiedere ad un paziente che soffre di ansia da cosa si sente costringere nella vita e studiatene le risposte. Dalla famiglia? Dal lavoro? Da pensieri, ricordi, o sensi di colpa? E cosa gli fa fare e non gli permette di fare la sua ansia? Gli impedisce di viaggiare? Di lavorare? Di essere felice? Cosa ci può essere quindi dietro? Incapacità? Desideri? Giudizi? A COSA SERVE l’ansia di questo paziente? Siamo quindi sicuri che l’ansia sia sempre qualcosa da togliere?

Proviamo a pensare a qualcosa di più grave. Chi fa il nostro mestiere purtroppo vede spesso pazienti che hanno avuto incidenti o malattie gravi o qualcosa che abbia loro interrotto bruscamente o purtroppo crudelmente una vita normale.

Se analizziamo la loro storia, possiamo spesso trovare episodi o storie di disperazione precedenti la loro malattia o il loro incidente. Non capita a tutti, chiaramente, ma è sicuramente qualcosa da notare per cercare di impostare al meglio un sostegno, un percorso, una terapia.

Abbiamo in memoria esempi di pazienti che magari hanno avuto un incidente  durante la loro separazione con il coniuge, incidente che li ha ridotti all’invalidità e che ha “costretto” il coniuge a tornare sui propri passi magari “obbligandolo” all’assistenza, perlomeno formale, dell’invalido. O ancora abbiamo in mente pazienti parkinsoniani che “non riuscivano ad andare avanti nella propria vita” e poi hanno iniziato i sintomi del Parkinson. O ancora due pazienti che hanno sviluppato Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) uno dopo il divorzio e l’altro dopo il licenziamento dal lavoro. Quel particolare incidente, quella particolare malattia…perché proprio in quel momento? Che senso ha nella sua storia ?

E’ certamente vero che scientificamente il detto “post hoc propter hoc” (“dopo quello, a causa di quello”) non è matematicamente vero, e che dobbiamo considerare che non tutti i pazienti che vengono licenziati, o divorziano, o hanno una vita infelice o altro sviluppino necessariamente qualche patologia invalidante o terminale; è però nostro compito cercare di capire SE e QUANDO succede, QUELLO SPECIFICO evento può essere (stato) significativo per QUEL paziente. “Diversamente” dalla medicina, basata su una terapia diciamo standard (esempio 20 mg al giorno di un farmaco per tutti), un percorso psicologico ha significato prevalentemente per il paziente stesso, sul suo vissuto, sul suo presente e sulle sue aspettative appunto. Il mal di testa di Giacomo non è praticamente mai il mal di testa del suo amico, l’ansia di Marisa ha praticamente sempre motivazioni diverse da quella della collega, il tumore di Paolo ha una storia diversa da quella di ogni altro paziente che frequenta il suo stesso reparto di oncologia.

Storie, emozioni, sensazioni, ricordi, pensieri. Questo importa a noi che facciamo il nostro lavoro. Capire se e come quel sintomo, quella malattia, quel disturbo, ha una funzione nella storia del paziente, ovvero nel funzionamento analogico della sua mente -se volete chiamateli simbolismi-, nelle sue conseguenze e nelle sue aspettative.

Sta a noi, con le sue proprie conoscenze e competenze, capire il paziente e cogliere insieme a lui ciò che porta, sia sul piano “fisico” che “psicologico”.


Una dedica speciale

Penso che possiamo concludere questo semplice articolo con le parole di una paziente che riassumono un po’ tante delle cose dette, una paziente che si era rivolta ad una collega per una sindrome depressiva successiva alla morte della propria madre.

La donna stava elaborando il lutto e ne mostrava le fatiche, sino a che un giorno disse questa frase: “Dottoressa la prego, non mi tolga il dolore per la morte di mia madre, perché è l’ultima cosa che mi tiene legata a lei. Se io non provassi più questo dolore,  avrei perso mia madre per sempre”.


Dott. Alessandro Mahony Autore presso La Mente Pensante Magazine
Dott. Alessandro Mahony
Psicologo
……………………………………………………………..
Email LinkedIn


Dott.ssa Emanuela Grazzini Autrice presso La Mente Pensante Magazine
Dott.ssa Emanuela Grazzini
Psicologa e Psicoterapeuta
……………………………………………………………..
Email LinkedIn

Print Friendly, PDF & Email

© Tutti i contenuti (testo, immagini, audio e video) pubblicati sul sito LaMentePensante.com, sono di proprietà esclusiva degli autori e/o delle aziende in possesso dei diritti legali, intellettuali, di immagine e di copyright.

LaMentePensante.com utilizza solo ed esclusivamente royalty free images per uso non commerciale scaricabili dalle seguenti piattaforme: Unsplash.com, Pexels.com, Pixabay.com, Shutterstock.com. Gli Autori delle immagini utilizzate, seppur non richiesto, ove possibile, vengono generalmente citati.

LaMentePensante.com, progetto editoriale sponsorizzato dalla TheThinkinMind Coaching Ltd, in accordo i proprietari del suddetto materiale, è stata autorizzata, all’utilizzo, alla pubblicazione e alla condivisione dello stesso, per scopi prettamente culturali, didattici e divulgativi. La copia, la riproduzione e la ridistribuzione del suddetto materiale, in qualsiasi forma, anche parziale, è severamente vietata. amazon affiliazione logo

LaMentePensante.com, è un membro del Programma di affiliazione Amazon UE, un programma pubblicitario di affiliazione pensato per fornire ai siti un metodo per ottenere commissioni pubblicitarie mediante la creazione di link a prodotti venduti su Amazon.it. I prodotti editoriali (generalmente libri) acquistati tramite i link pubblicati sulle pagine relative agli articoli, alle recensioni e alle video interviste, daranno la possibilità a LaMentePensante.com di ricevere una piccola commissione percentuale sugli acquisti idonei effettuati su Amazon.it. Per qualunque informazione e/o chiarimento in merito al programma affiliazione Amazon si prega di consultare il sito ufficiale Programma di affiliazione Amazon UE, mentre per l’utilizzo del programma da parte de LaMentePensante.com, si prega di contattare solo ed esclusivamente la Redazione, scrivendo a: redazione@lamentepensante.com.

© 2020 – 2024 La Mente Pensante Magazine – www.lamentepensante.com is powered by TheThinkingMind Coaching Ltd, United Kingdom — All Rights Reserved.

Termini e Condizioni Privacy Policy

"Il prezzo di qualunque cosa equivale alla quantità di tempo che hai impiegato per ottenerla."

© 2020 – 2024 La Mente Pensante Magazine – www.lamentepensante.com is powered by TheThinkingMind Coaching Ltd, United Kingdom — All Rights Reserved.