Come l’interpretazione dei sogni può aiutarci a sviluppare la creatività
I sogni e l’arte
Molti di noi credono che l’interpretazione dei sogni sia finalizzata a decriptare il significato nascosto dei simboli onirici. Questa idea era già diffusa tra i popoli antichi, che consideravano i sogni strumenti rivelatori di presagi divini.
Tuttavia è stato Sigmund Freud, il “padre della psicoanalisi”, a confermarla in tempi più recenti, riportandola da un piano metafisico a un messaggio della psiche inconscia individuale.
Nella sua opera L’interpretazione dei sogni (1899), Freud espone ed interpreta una serie di sogni di suoi pazienti, ricollegando simboli e scene oniriche a significati specifici risalenti al loro passato.
Ancora oggi pensiamo ai sogni come a manifestazioni misteriose dei nostri complessi inconsci.
Per questo motivo ci sentiamo a tratti affascinati, ma a tratti restii a voler entrare in contatto con i nostri sogni. Tendiamo per lo più a sminuirne l’importanza riducendoli a racconti fantasiosi e privi di senso, e ad approcciarli in una maniera superficiale.
Anche il web pullula di siti che associano l’interpretazione dei sogni alla cabala, trattandola alla stregua di un’arte divinatoria (“Se sognate un quadrifoglio sarete fortunati!”), o al più elencando una serie di possibili significati standard, una sorta di dizionario dei sogni (“Sognare un bambino rimanda a un aspetto di voi spensierato o infantile”).
Interpretazioni di quest’ultimo genere potrebbero anche rivelarsi corrette, sempre che siamo disposti a interrogarci su come esse si collochino nel contesto specifico della nostra vita, magari facendoci aiutare da qualcuno di esperto nel mestiere.
Tuttavia, un’interpretazione dei sogni che si fermi ad indagare il mero significato dei simboli e la loro genesi, pur avendo il merito di rendere consci alcuni contenuti onirici, rischia di risultare riduttiva.
Alla scoperta delle potenzialità creative dei sogni
Verena Kast, docente e analista al C.G. Jung Institut di Zurigo, nel suo libro intitolato I sogni: la lingua misteriosa dell’inconscio (2014), riporta il sogno di una signora in cui quest’ultima era talmente assorbita dalla lettura di un libro da non fare caso ai rimproveri di sua madre.
La Kast afferma che l’interpretazione meramente causale del sogno (“Ho sognato che mia madre mi rimproverava perché in effetti ho avuto con lei un rapporto conflittuale nell’infanzia”) può avere una valenza diagnostica, ma non mette il sognatore in contatto con le potenzialità creative – e quindi terapeutiche – delle immagini oniriche.
I sogni, infatti, aprono la strada a vissuti emotivi intensi e ci consentono di accedere a immagini alternative di noi stessi – come quella della sognatrice completamente immersa nella lettura del suo libro. In questo modo, il sogno offre una soluzione ai blocchi interiori che ci impediscono di vivere più liberamente, come il complesso materno negativo nell’esempio appena fatto.
La sognatrice potrebbe dunque domandarsi: “Dove posso, nella mia vita di tutti i giorni, riconnettermi alle sensazioni entusiasmanti date della lettura del libro e trovare uno spazio per esprimerle e coltivarle?”, collocando così il messaggio del sogno nel contesto della propria vita quotidiana.
L’interpretazione dei sogni dovrebbe dunque rivolgersi al presente-futuro più che al passato. Per fare ciò, non può prescindere dal dialogo tra la coscienza del sognatore e le immagini oniriche.
“Nei nostri sogni, nei nostri amori, nei nostri viaggi”, scrive John Welch nel suo libro Spiritual Pilgrims: Carl Jung and Teresa of Avila (1982) “siamo confrontati dalle immagini. Esse ci invitano a entrare più in profondità nelle nostre vite, a consentire alle nostre storie di svilupparsi”.
E forse, è proprio per via della relazione con l’immagine che il sogno è da sempre una fonte d’ispirazione artistica: esso offre all’artista la materia prima, la fonte a cui attingere, e l’artista la reinterpreta in chiave creativa.
Nel panorama contemporaneo troviamo casi fra i più variegati di sfruttamento artistico delle narrazioni oniriche, a partire da opere “visionarie” come i diari dei sogni illustrati – un noto esempio è Il Libro dei Sogni del regista Federico Fellini (2005) – a opere di poesia.
I sogni e la scrittura creativa
A tale proposito, ho trovato interessante un libro di poesie intitolato Night thoughts: 70 dream poems & notes from an analysis (2013) della scrittrice americana Sarah Arvio. Le poesie narrano gli inquietanti sogni dell’autrice, pieni di lame, sangue e serpenti, tramite la cui interpretazione costei era riuscita a risalire a un trauma rimosso.
Lungi dall’essere una mera riproduzione dei suoi sogni, però, le poesie della Arvio, con la loro forma originale caratterizzata dall’associazione di parole morfologicamente simili, ma diverse nel significato, ampliano il portato delle immagini oniriche rendendo possibile la ricostruzione di quella cornice di senso che il trauma aveva spezzato.
La stessa autrice, nell’intervista ad opera di Jenny Xie riportata in nota (2013), afferma: “La poesia e la psicoanalisi condividono un modo di pensare: ricercano, trovano, traslano. Sono entrambe una rappresentazione della mente, o una danza della mente. Condividono soprattutto la scoperta accidentale: il momento chiarificatore di sorpresa”.
La reinterpretazione creativa del sogno possiede una valenza terapeutica, perché l’arte può ricomporre i frammenti della nostra personalità e favorire il dialogo tra la coscienza e l’inconscio. Ai nostri giorni si moltiplicano gli studi sulla cosiddetta poetry therapy, nonché corsi di varia natura sulla scrittura ispirata ai sogni.
L’Università dell’Essex in UK, ad esempio, nel suo corso di laurea in scrittura creativa, offre un modulo intitolato Dreaming and Writing, dove si analizzano le correnti letterarie contemporanee in materia di sogni e di scrittura.
Un altro esempio, vicino alla pratica curativa, è un corso online pensato da una dream therapist australiana, Jane Teresa Anderson, e intitolato Dream Alchemy.
Questo corso si basa sull’idea della riprogrammazione dell’inconscio. Tramite il dialogo coi simboli onirici, cioè, sarebbe possibile orientare e modificare il comportamento ostile o limitante delle figure che popolano i nostri sogni, in modo tale da risolvere i conflitti inconsci che i personaggi portano in scena. A tale fine il corso, suddiviso in moduli, propone di impiegare una serie di tecniche artistiche: dal disegno alla scrittura creativa.
I sogni e l’immaginazione attiva
Come dicevamo, l’interpretazione del sogno non deve dunque limitarsi ad un mero scavo nel passato, ma piuttosto favorire una connessione con le immagini e risvegliare in noi il senso della ricerca.
Come racconta l’allieva di C.G. Jung, M.L. Von Franz, nel libro intitolato Il mito di Jung (1972), costui è stato il primo terapeuta a ritenere che l’interpretazione del sogno dovesse considerare non solo la genesi dei complessi inconsci, quanto soprattutto la ricerca dei trend energetici tipici del singolo paziente, che se sviluppati potrebbero determinarne la guarigione e la crescita interiore.
Secondo la Von Franz, infatti, l’interpretazione dei simboli onirici non è mai statica. Lo scopo dev’essere quello di accendere una “scintilla” nel sognatore, producendo una “trasformazione emotiva della sua personalità”.
Consigli per sviluppare il proprio potenziale creativo
Quali consigli, allora, per cogliere l’ispirazione di un sogno e trasformarlo in un’”opera d’arte”?
A riguardo, potrebbe esserci d’aiuto uno scritto della Von Franz dal titolo L’immaginazione attiva (1978). L’autrice suddivide questa pratica, ideata dal suo maestro Jung e utile a stabilire un dialogo cosciente con le immagini inconsce, in quattro step fondamentali.
Il quarto, tuttavia, si riferisce all’impiego di questa pratica all’interno di un contesto terapeutico formale. Per questo motivo ho deciso di ometterlo, focalizzandomi invece sui primi tre.
- Svuotare la mente dai propri pensieri. La prima fase è quindi meditativa. È importante non saltarla perché serve ad abbassare la soglia del pensiero vigile e contattare l’inconscio.
- La seconda fase consiste nell’ammettere un’immagine del sogno al campo della coscienza. Nel fare ciò, bisogna evitare sia di concentrarsi troppo sull’immagine, finendo così per cristallizzarla, sia di lasciarla libera di mutare troppo rapidamente.
- La terza fase è quella più creativa e consiste nel dare espressione all’immagine e alle sensazioni che essa trasmette, tramite la scrittura, la pittura, la musica o altre forme d’arte. Specie per coloro che tendono a razionalizzare sempre tutto, potrebbe essere utile attivare il corpo tramite la danza. Attenzione, però: un’eccessiva attenzione alla forma artistica potrebbe soffocare il contenuto, la parte più vivida della fantasia inconscia. Allo stesso modo, non bisogna nemmeno abbozzare frettolosamente il contenuto fantastico passando a domandarsi subito il significato. Lo scopo di questa pratica, infatti, è solamente quello di entrare in contatto profondo con le emozioni scaturite dal sogno.
Bibliografia e riferimenti
Per chi fosse interessato all’argomento, qui sotto troverete il riferimento ai libri e alle interviste a cui ho attinto per scrivere questo articolo. Intanto… Buon divertimento tutti!
- Freud, L’interpretazione dei sogni, Newton Compton Editori, 2010.
- Kast, I sogni: la lingua misteriosa dell’inconscio, Red!, 2014.
- Welch, Spiritual pilgrims, Paulist Pr, 1990.
- Fellini, Il libro dei sogni, Mondadori Electa, 2019.
- Arvio, Night thoughts: 70 dream poems & notes from an analysis, Knopf, 2013.
- M.L. Von Franz, Il mito di Jung.
- M.L. Von Franz, L’immaginazione attiva, in Rivista di psicologia analitica, n.17.
- Intervista a Sarah Arvio (in inglese)
Daniela Porcu – Insegnante | Email