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La psicologia dell’attendibilità

Come comprendere se una persona è affidabile dal suo comportamento

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Tutti noi vogliamo sapere di chi possiamo fidarci. In effetti, valutiamo spesso l’attendibilità degli altri, ad esempio quando gli amici ci presentano qualcuno. Le nostre valutazioni sono spesso istintive e inconsapevoli. Magari una persona ci sembra “a pelle” affidabile anche se non sapremmo spiegarne bene il motivo. Si tratta di un elemento fondamentale nelle nostre interazioni quotidiane. In effetti, appassionati e studiosi cercano da decenni di capire cosa rende una persona affidabile o meno. Ci possiamo fidare del cameriere al ristorante o della commessa che cerca di venderci un particolare tipo di smartphone?


Attendibilità, Onestà e Fiducia

Le definizioni costituiscono il primo problema che si affronta quando si vogliono studiare questi fenomeni. In particolare, termini come affidabilità, credibilità e veridicità possono sembrarci tutti molto simili, ma di fatto nascondono delle differenze di significato essenziali, soprattutto se si vogliono approcciare seguendo il metodo scientifico. Ad esempio, è bene evidenziare che il fatto che una persona sembra degna della nostra fiducia non significa che non ci stia mentendo. Forse il cameriere ci sta consigliando quell’antipasto non tanto perché è buono ma perché ne sono rimasti davvero tanti in cucina. Forse la commessa vuole venderci quello smartphone perché al raggiungimento di un certo numero di vendite riceverà un bonus. O forse no.

Insomma, sembrare affidabili non significa necessariamente essere sinceri o onesti. D’altro canto, quando qualcuno “si apre” con noi ci mostra il suo lato vulnerabile. Ciò potrebbe indurci a ripagare questo gesto con la nostra fiducia. Solo il tempo poi ci rivela se è stata davvero ben riposta.


L’arte di sembrare affidabile: onestà in un mondo ingannevole

Sono diversi gli elementi che determinano le nostre valutazioni circa l’affidabilità altrui.

Il primo è la competenza: le persone che valutiamo come competenti in un dato settore spesso hanno un alone di credibilità. Ciò si guadagna grazie all’esperienza e alle abilità dimostrate in un particolare campo, le qualifiche accademiche, i risultati professionali, le referenze positive, testimonianze, raccomandazioni e affiliazioni a organizzazioni rispettate. In tal senso, è più probabile che le persone si fidino di qualcuno la cui esperienza è in linea con il problema o la domanda da affrontare.

Coerenza e integrità sono altri due elementi in grado di influenzare i giudizi sull’affidabilità. Incoerenze o contraddizioni nelle proprie dichiarazioni possono minare la fiducia, ad esempio. Cercare di evitare di affidarsi ai pregiudizi quando si presentano informazioni o si prendono decisioni hanno effetti positivi sulla credibilità. In fondo, ciò implica un impegno per un’analisi corretta e imparziale. Anche sostenere principi etici, onestà e valori morali contribuisce in modo significativo. In pratica, le persone che agiscono costantemente con integrità hanno maggiori probabilità di godere di fiducia e di essere percepite come credibili.

Terzo, le abilità comunicative influiscono sulle valutazioni di affidabilità. Chi usa un linguaggio chiaro e conciso ha probabilmente più probabilità informazioni e idee in modo credibile. Essere in grado di spiegare concetti complessi in modo comprensibile è prezioso, in fondo. In tal senso, alcune persone sono brave a convincere gli altri e riescono a costruirsi un’immagine di persona competente e affidabile esponendo fatti, dati e prove a sostegno delle loro affermazioni. Ciò può anche farle sembrare più competenti e quindi rafforzare la fiducia che gli altri hanno nei loro confronti.

Può anche essere utile saper dimostrare empatia, comprendere le prospettive degli altri ed essere riconoscibili. Se diamo l’impressione di essere arrabbiati o minacciosi, ad esempio, potremmo far rovinare la nostra immagine di persona affidabile e credibile di fronte ai nostri interlocutori. Se riusciamo a essere gradevoli, risulteremo anche più affidabili.

Quinto, autostima e autoefficacia influenzano la credibilità. La fiducia può essere un vantaggio, ma può produrre alcuni effetti indesiderati come, ad esempio, far percepire chi parla come più arrogante che affidabile.

In realtà ci sarebbero tanti altri elementi da considerare. Ad esempio, anche le esperienze passate di ogni persona influiscono in maniera spesso decisiva. Ognuno di noi ha una sua storia che contribuisce nel definire a quali aspetti diamo più risalto quando valutiamo se una persona ci sembra credibile o meno. Ad esempio, potrebbe sembrarci più affidabile quella persona che ci ricorda il nostro zio simpatico con il quale giocavamo da bambini. Ecco perché elementi come eventuali interazioni precedenti e il contatto faccia a faccia sono importanti nella valutazione degli altri: ci fidiamo più facilmente di chi ci sembra familiare e socialmente simile a noi, ovvero quando diminuisce la distanza sociale tra fiducianti e fiduciari. Ciò che rende affidabile una persona può variare a seconda del contesto e delle aspettative degli altri. Inoltre, costruire e mantenere la credibilità è un processo continuo: la fiducia va guadagnata nel tempo.


L’imprecisione delle percezioni di affidabilità

Insomma, vari ingredienti contribuiscono a rendere una persona affidabile. Alcuni tratti e indicatori possono renderle qualcuno leggermente più affidabile, ma il fatto che un interlocutore ci appaia degno della nostra fiducia, in fin dei conti, dipende per lo più dagli occhi di chi guarda, ovvero è una percezione soggettiva e di solito non siamo tanto bravi: è molto difficile allontanarsi dal tirare a caso (i.e., ottenere giudizi accurati nel più del 50% dei casi, o meglio dei tentativi) quando valutiamo se una persona ci sta dicendo la verità, soprattutto quando le interazioni durano pochi secondi.

In tal senso, il tempo a disposizione per la valutazione influenza in maniera essenziale la precisione dei giudizi sull’affidabilità altrui. Avere più tempo per valutare gli interlocutori (e.g., 30 minuti) migliora le nostre valutazioni oltre la soglia del caso (i.e., 50% di valutazioni corrette), ma superare il 65% di precisione sembra arduo.


Per approfondire…


Bonnefon, J. F., Hopfensitz, A., & De Neys, W. (2017). Can we detect cooperators by looking at their face? Current Directions in Psychological Science, 26(3), 276-281.
Porter, S., England, L., Juodis, M., Ten Brinke, L., & Wilson, K. (2008). Is the face a window to the soul? Investigation of the accuracy of intuitive judgments of the trustworthiness of human faces. Canadian Journal of Behavioural Science/Revue canadienne des sciences du comportement, 40(3), 171-177.
Rule, N. O., Krendl, A. C., Ivcevic, Z., & Ambady, N. (2013). Accuracy and consensus in judgments of trustworthiness from faces: behavioral and neural correlates. Journal of Personality and Social Psychology, 104(3), 409-426. 


Maurizio Oggiano Autore presso La Mente Pensante Magazine
Maurizio Oggiano
Trainer | Researcher | Project Manager
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