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La resilienza emotiva: un termine che va di moda

Affrontare le sfide con coraggio, adattabilità e determinazione

Image by Ryan McGuire on Pixabay.com


Nel corso delle nostre giornate affrontiamo una serie di ostacoli, sfide e periodi di turbolenza emotiva più o meno violenti. In questi momenti di difficoltà, ciò che ci permette di non soccombere alla tempesta è una capacità specifica che prende il nome di resilienza emotiva, un termine che ultimamente va di moda, ma che, se messo in pratica con consapevolezza, diventa un faro di speranza e forza interiore.

Il termine “resilienza” è diventato di moda perché incarna un concetto potente e universalmente riconosciuto: la capacità di affrontare le sfide con coraggio, adattabilità e determinazione. In un’epoca caratterizzata da rapidi cambiamenti e crescente incertezza, la resilienza rappresenta un attributo essenziale per navigare le acque turbolente della vita moderna. La sua popolarità deriva anche dalla crescente consapevolezza dell’importanza del benessere emotivo e della salute mentale, con sempre più persone che cercano modi per sviluppare una mentalità resiliente per affrontare le sfide personali e professionali. Inoltre, la diffusione del concetto di resilienza è favorita dalla sua applicabilità trasversale, che va oltre il contesto individuale e si estende a sfere come l’ambiente di lavoro, la salute pubblica e la gestione delle crisi. In sintesi, il termine “resilienza” è diventato di moda perché incarna una virtù indispensabile per prosperare in un mondo in continua evoluzione e incertezza.

Se guardiamo il suo significato letterale, il termine “resilienza” trae le sue radici dal latino “resilio”, composto da “re”, che significa “indietro” o “di nuovo”, e “salio”, che significa “saltare” o “rimbalzare”. Letteralmente, “resilio” suggerisce un ritorno o un rimbalzo, un movimento dinamico che implica una reazione alla pressione esterna. Tuttavia, il concetto di resilienza non si limita semplicemente a un ritorno allo stato precedente o al passato, ma implica anche un processo di adattamento e crescita attraverso le sfide e le avversità.

Soffermiamoci su quest’ultimo aspetto: questo suggerisce una capacità di recuperare la stabilità e il benessere emotivo dopo aver affrontato una sfida o un trauma. È un richiamo alla forza interiore dell’individuo nel superare le difficoltà e nell’incorporare esperienze dolorose nel proprio percorso di crescita personale. In un mondo in continuo cambiamento e incertezza, la resilienza emotiva è diventata una competenza cruciale per affrontare le sfide della vita con coraggio e determinazione. Ogni singolo giorno.

Vediamolo nel concreto con un esempio nella vita di tutti i giorni.


Il Perdono dopo un Tradimento

Immaginate di essere traditi da una persona che considerate un amico fidato. Inizialmente, potreste sperimentare una gamma di emozioni intense, tra cui rabbia, tristezza e delusione. Tuttavia, con il tempo e il lavoro interiore, sarete in grado di perdonare (attenzione perdonare non significa giustificare il comportamento) questa persona per il suo comportamento. La vostra resilienza emotiva vi permette di lasciar andare il risentimento e di trovare la forza per ricostruire la fiducia nelle relazioni umane, anche dopo un dolore così profondo.

Dal punto di vista psicologico, il perdono dopo un tradimento può essere analizzato attraverso il processo di elaborazione emotiva e di adattamento. Inizialmente, la persona che subisce il tradimento può sperimentare una serie di emozioni intense, come rabbia, tristezza e delusione, che possono influenzare il suo benessere emotivo e la sua salute mentale. Tuttavia, attraverso il lavoro terapeutico o l’auto-riflessione, la persona può iniziare a elaborare queste emozioni e ad affrontare le ferite emotive causate dal tradimento. Il perdono diventa quindi un atto di guarigione emotiva e di liberazione dalla negatività associata al tradimento, permettendo alla persona di liberarsi dal risentimento e di aprire la porta a una maggiore serenità emotiva e benessere psicologico.

Un’altra prospettiva interessante è il punto di vista neuroscientifico: il processo di perdono può essere analizzato attraverso lo studio dei meccanismi cerebrali coinvolti nella gestione delle emozioni e nella regolazione del comportamento. La rabbia e la delusione associate al tradimento possono attivare aree del cervello coinvolte nella risposta emotiva, come l’amigdala e l’insula. Tuttavia, attraverso pratiche di consapevolezza e di regolazione emotiva, la persona può influenzare l’attività di queste regioni cerebrali e ridurre l’intensità delle emozioni negative associate al tradimento. Inoltre, il perdono può attivare aree del cervello associate alla gratitudine e alla compassione, come la corteccia prefrontale mediale e l’insula anteriore, contribuendo a promuovere un senso di pace interiore e benessere emotivo.

Infine, dal punto di vista relazionale, il perdono dopo un tradimento può influenzare significativamente le dinamiche interpersonali e la qualità delle relazioni umane. Il processo di perdono può permettere alla persona che ha subito il tradimento di ripristinare la fiducia nella relazione e di ricostruire un legame emotivo con il traditore. Tuttavia, il perdono non significa necessariamente dimenticare il tradimento o ripristinare completamente la relazione precedente. Può anche implicare la messa in atto di confini più chiari e la creazione di nuove modalità di comunicazione e interazione all’interno della relazione, al fine di prevenire ulteriori ferite emotive e promuovere un clima di rispetto reciproco e comprensione. 


Resilienza ella vita professionale

Vediamo un esempio in ambito lavorativo:

Vi racconto di Maria, una manager di un Team in un’azienda molto competitiva. Recentemente, il suo Team ha perso un importante cliente a causa di un errore di comunicazione interno. Maria si è trovata sotto una forte pressione da parte dei suoi superiori e si è sentita delusa e frustrata dal fallimento dei suoi collaboratori. Tuttavia, anziché lasciarsi travolgere dalle emozioni come rabbia e risentimento, ha deciso di affrontare la situazione con un approccio più costruttivo (la nostra cara resilienza).

Dal punto di vista psicologico, Maria ha dimostrato una buona consapevolezza emotiva nel riconoscere i suoi sentimenti di rabbia, delusione e frustrazione. Invece di reprimere o ignorare queste emozioni, ha deciso di affrontarle in modo costruttivo. Ha utilizzato strategie di autocontrollo per gestire il suo stato emotivo e mantenere la calma mentre cercava soluzioni al problema. Questa capacità di gestire le emozioni in modo efficace le ha permesso di mantenere un atteggiamento positivo e di concentrarsi sulla risoluzione del problema anziché sprofondare nel negativismo.

Analizzando la situazione dal punto di vista neuroscientifico, il cervello di Maria ha attivato regioni associate al controllo emotivo, come la corteccia prefrontale mediale, per regolare le sue emozioni e mantenere la razionalità durante la situazione stressante. La sua capacità di autocontrollo è stata supportata da una buona attivazione delle reti neurali coinvolte nel processo decisionale e nel controllo delle emozioni, come il circuito della gratificazione che si estende dalla corteccia prefrontale mediale alla corteccia cingolata anteriore.

Dal punto di vista relazionale, Maria ha cercato il sostegno del suo team per affrontare la situazione. Ha coinvolto i membri del team nella ricerca di soluzioni e li ha incoraggiati a imparare dalla situazione anziché colpevolizzarsi reciprocamente. Questo approccio ha favorito un clima lavorativo positivo basato sulla fiducia e sulla collaborazione. Inoltre, Maria ha comunicato apertamente con i suoi superiori, ammettendo l’errore ma dimostrando anche il suo impegno nel risolverlo e nell’imparare dagli errori. Questa comunicazione trasparente ha rafforzato il suo rapporto con la leadership e ha dimostrato la sua capacità di gestire situazioni difficili in modo maturo e responsabile.

In questo caso, la resilienza emotiva di Maria le ha permesso di affrontare una situazione stressante sul lavoro in modo efficace e costruttivo, mantenendo la sua produttività e il suo benessere emotivo. La sua capacità di gestire le emozioni, supportata da meccanismi psicologici, neuroscientifici e relazionali, ha dimostrato il potere della resilienza emotiva nell’ambiente lavorativo.


Conclusioni

In conclusione, coltivare la resilienza, sia nel contesto personale che professionale, si rivela un vero e proprio atto di autenticità e forza interiore. È come tessere un prezioso tappeto di esperienze, intrecciato con fili di sfide affrontate e superate con coraggio e determinazione. Questo tappeto non solo ci avvolge di conforto durante i momenti difficili, ma diventa anche un trampolino di lancio per la nostra crescita e il nostro successo. È come possedere una mappa interna che ci guida attraverso i territori impervi della vita, incitandoci a esplorare nuove vie, a superare ostacoli e a scoprire le nostre risorse più profonde. La resilienza ci permette di abbracciare il cambiamento con un sorriso fiducioso, sapendo che siamo abbastanza forti da affrontare qualsiasi tempesta che la vita possa lanciarci contro. È l’essenza stessa della nostra umanità, scolpita dalla determinazione e dalla volontà di non arrenderci mai di fronte alle avversità. In questo modo, diventa un faro luminoso nel buio, illuminando il cammino verso una vita più appagante, piena di significato e di realizzazione personale.

La resilienza non è solo resistere al colpo, ma riprendersi da esso – Jill Blakeway


Giulia Rota Biasetti Autrice presso La Mente Pensante Magazine
Giulia Rota Biasetti
Life Coach
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