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Lezioni di meraviglia. Viaggi tra filosofia e immaginazione.

Image by roberto nickson on Pexels.com

Lezioni di meraviglia (Edizioni Tlon), dei filosofi e divulgatori Andrea Colamedici e Maura Gangitano, è un manuale narrativo che si rivolge a chi, pur non definendosi propriamente “filosofo”, ha, per così dire, una predisposizione alla filosofia. Chi sono io? Cosa c’era prima di me? Che senso ha questo mio essere nel mondo? Il filosofo è chiunque senta la necessità impellente di non adagiarsi su facili risposte, ma che ama stare sulle spine di quei dubbi che solo apparentemente sono forieri di angoscia e che, in realtà, sono quelli che, facendo mettere in discussione sé stessi e il proprio mondo, arricchiscono continuamente di senso l’esistenza. La meraviglia di cui si parla in questo libro non è soltanto quella che deriva dalla contemplazione di un fenomeno che genera in noi una pacificazione dei conflitti, un piacere che scaturisce dalla visione di un puzzle i cui pezzi siano tutti al proprio posto. Tutt’altro: si tratta dello stupore e del terrore nei confronti dell’ignoto, di ciò che non conosciamo e che inesorabilmente ci attira, così come accade ad Alice con il Bianconiglio: la sua corsa dietro al buffo animale non è dettata dal desiderio di ottenere qualcosa di materiale – anche perché lei non ha idea di dove si troverà alla fine del percorso –  ma da un’insaziabile curiosità, curiosità che le farà vivere “meravigliose” avventure. La filosofia non è l’amante della conoscenza: ne è invece la spasimante, ovvero colei che desidera ardentemente raggiungerla ma, appena le sembra di averla sfiorata, la vede fuggire via di nuovo, in un susseguirsi tormentato di socratici “so di non sapere”. Questa consapevolezza, secondo i due filosofi, non è qualcosa di negativo: rappresenta piuttosto una porta sempre aperta, in grado di accogliere nuove visioni dell’essere umano, della collettività e del mondo intero, così come farebbe una favola raccontata da infiniti punti di vista.

A cosa serve la filosofia?

La filosofia non serve a nulla, diceva Aristotele, e proprio per questo non è serva di nessuno. Non è utile a risolvere problemi, a trovare soluzioni, anzi: davanti a un quesito ci offre un ventaglio di possibilità che si pone ben lontano dal fornirci una risposta. Eppure, la filosofia, secondo Gangitano e Colamedici, “ha irrimediabilmente a che fare con il servizio, con la relazione, con lo scoprire e il custodire quel che può servire […] La filosofia serve proprio perché è al servizio di tutti”. Lungi dal porsi come dispensatori di verità assolute, i due autori, citando filosofi del passato e del presente, ma anche poeti che del loro poetare hanno fatto una forma di filosofia, ci mostrano i modi in cui la meditazione sui grandi temi dell’esistenza può aiutarci a riflettere su noi stessi e a porci in un atteggiamento di costante meraviglia nei confronti delle situazioni che ci troviamo a vivere, non con l’obiettivo di rendere più tranquillo il nostro stare al mondo, ma cercando di assomigliare il più possibile allo Übermensch nietzschiano, quel superuomo che non va identificato con una versione potenziata dell’essere umano, ma che “è invece quel che viene dopo l’essere umano, che lo supera. È l’uomo trasformato e, quindi, non più l’uomo, non più quel che siamo ora”. La filosofia è l’arte di modificare la realtà: continuando a citare Nietzsche, se pensiamo che “Le verità sono illusioni di cui si è dimenticata la natura illusoria”, allora capiamo quanto quello narrato da ciascuno di noi sia solo uno dei tanti racconti tra gli infiniti possibili. Per questo motivo riflettere attentamente sulle interpretazioni che decidiamo di dare del mondo è una nostra responsabilità, nei confronti di noi stessi e della collettività a cui apparteniamo. E in questa costruzione di significati la filosofia può rappresentare uno strumento validissimo.

Come può aiutarci la filosofia nella vita quotidiana

La filosofia ci insegna ad adattarci, a prendere consapevolezza che il mondo è in continuo mutamento, e che adeguarsi al suo scorrere non significa essere deboli, ma riuscire ad assorbire tutta la meraviglia che esso ci può offrire. Provare a controllare tutto, incasellare ogni avvenimento in schemi preconfezionati, far guidare le nostre azioni e i nostri pensieri da facili pregiudizi rappresenta solo un vano tentativo di costruire un mondo che ci rassicuri, con l’illusione che soffriremo meno. La filosofia ci insegna che il dolore è solo una delle tante emozioni che l’essere umano può provare e che la ricerca di quella “felicità intensiva” tipica del nostro tempo è un percorso limitato da cui soltanto la tristezza ci può salvare, consentendoci “quel ritorno all’oscurità che è il solo a permettere una chiara visione del cielo”. Nell’epoca dell’iper-presenza, la filosofia ci ricorda il magico potere dell’assenza, facendoci riflettere sul fatto che essere assenti non vuol dire essere inesistenti, ma trovarsi altrove, magari in un luogo completamente altro rispetto a quelli prediletti dalle masse, uno spazio silenzioso in cui poter coltivare la nostra interiorità, dove valorizzare quelli che il filosofo statunitense James Hillman considerava “amici”, ovvero la bellezza, il coraggio, l’arte, la capacità di accogliere la possibilità che accadano cose che sembravano impossibili e di custodirne il meraviglioso segreto, sentendo la pienezza data dal non condividerlo con altri, così come espresso da Montale in “Forse un mattino andando”:
Forse un mattino andando in un’aria di vetro, arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo: il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me, con un terrore da ubriaco. Poi, come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto alberi, case, colli per l’inganno consueto. Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
Buona lettura! Giulia Adamo

Lezioni di meraviglia. Viaggi tra filosofia e immaginazione.

Valutazione
5/5

Autori: Andrea Colamedici, Maura Gangitano
Editore: Tlon
Genere: Saggio filosofico
Anno: Maggio 2017
Pagine: 144
ISBN: 978-8899684488

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