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Love Addiction: l’amare tossico

Dipendenza affettiva, attaccamento, gaslighting

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Quando si parla di “amore romantico” si intende descrivere uno stato sano di coinvolgimento che suscita nel soggetto delle reazioni intense in termini di sensazioni, emozioni e cognizioni, andando quindi a modificare in più livelli il funzionamento cerebrale, condizionando le caratteristiche psicologiche, comportamentali e fisiologiche. Tale dinamica, una volta creata e reciproca, porta gli individui coinvolti a sentirsi motivati in questo ambiente di crescita maturo, fatto di desiderio, impegno, compromessi, necessità, comprensione, rispetto. Se però il piacere diviene sofferenza, il desiderio diviene bisogno estremo, con un’eccessiva presenza di mancanze, con il verificarsi un disequilibrio fra le parti e la prosecuzione della relazione, nonostante le conosciute conseguenze negative, allora può svilupparsi un amore immaturo, idealizzato, una dipendenza non costruttiva dalla relazione, una dinamica disfunzionale: la Love Addiction (dipendenza affettiva) (1, 13, 10, 4, 2, 6, 12).

La dipendenza affettiva, non inserita in nessun sistema nosografico, ma rientrante nelle New Addiction comportamentali, è una forma di dipendenza caratterizzata da persistente e morbosa ricerca e vicinanza dell’altro, un bisogno ossessivo, compulsivo ed incondizionato di approvazione e conferma, fino alla fusione con quest’ultimo, all’annullamento di se stessi e della propria individualità, alla perdita di controllo, nonostante la consapevolezza della disfunzionalità di questa dinamica sofferente e di tutte le negative conseguenze annesse (1, 7, 8, 10, 13, 4, 2, 6, 12).

Sulla base della sintomatologia della dipendenza affettiva, è stato proposto un parallelismo con le altre dipendenze comportamentali, quali alcol, sostanze, gioco d’azzardo patologico, ed è stato possibile evidenziare che tutte queste dipendenze comportamentali sembrerebbero presentare i medesimi substrati psicologici, chimici, neuroanatomici (5, 10, 1, 13, 4, 2, 6).

Per la Love Addiction sono stati infatti proposti i seguenti criteri diagnostici (Reynaund, 2010), i quali si concentrano su durata e frequenza della sofferenza del love addict.

“Un modello disadattivo o problematico della relazione d’amore che porta a deterioramento o angoscia clinicamente significativa, come manifestato da tre (o più) dei seguenti criteri (che si verificano in ogni momento, nello stesso periodo di 12 mesi, per i primi cinque criteri):
1. Esistenza di una sindrome caratterizzata da astinenza, in assenza dell’amato, da significativa sofferenza e un bisogno compulsivo dell’altro.
2. Considerevole quantità di tempo speso su questa relazione (in realtà o nel pensiero).
3. Riduzione di importanti attività sociali, professionali o di svago.
4. Persistente desiderio o sforzi infruttuosi per ridurre o controllare la propria relazione.
5. Ricerca della relazione, nonostante l’esistenza di problemi creati dalla stessa.
6. Esistenza di difficoltà di attaccamento, come manifestato da ciascuno dei seguenti:
(a) ripetute relazioni amorose, esaltate, senza alcun periodo di attaccamento durevole;
(b) ripetute relazioni amorose dolorose, caratterizzate da attaccamento insicuro”
(2, 6, 4).

Secondo il modello “components” della dipendenza di Griffiths (2005), composto da sei costrutti biopsicosociali che definiscono la dipendenza affettiva, il love addict tenderebbe a convogliare emozioni, comportamenti e pensieri verso il suo oggetto d’amore (salienza), a passare il suo tempo/sentendo di aver bisogno di passare il suo tempo con quest’ultimo (tolleranza), anche per gestire disagi emotivi (modificazione dell’umore), mostrare astinenza psicologica e fisica in assenza della persona amata, presentare ricadute e difficoltà (conflitto) nel proseguire la propria vita quotidiana e le proprie abitudini (lavoro, casa, amici, famiglia, hobby), fino ad arrivare, nei casi più gravi, a sviluppare patologie mediche e psicologiche gravi (6).

La carta di identità/personalità del love addict sarebbe composta da una propensione al sacrificarsi per l’altro, da attrazione smisurata per persone emotivamente non disponibili, distacco dalla realtà, impossibilità di prendere decisioni senza chiedere conferme e consigli, necessità che altri si prendano le responsabilità per decisioni ed in ambiti della propria vita, difficoltà ad essere in disaccordo con altri, come di portare a termine attività e progetti da solo, emotività negativa al pensiero di essere da solo, comportamenti di autocolpevolizzazione anche quando non è necessario, impossibilità di definire propri spazi e confini. Sulla base di ciò l’associazione americana Love Addicts Anonymous ha descritto più tipologie di dipendenti affettivi:
Dipendente Affettivo Ossessivo: soggetto che è ossessionato da un partner non disponibile, distante, svalutante, ma dal quale non riesce a separarsi;
Dipendente Ambivalente: soggetto ansioso che ha necessità dell’altro, quanto terrore dell’intimità;
Dipendente Narcisista: soggetto che presenta manie di controllo sul partner, attraverso il dominio, l’aggressività, la grandiosità ed il distacco che mostra di se stesso, che celano poi bassa autostima;
Dipendente Co-dipendente: soggetto con bassa autostima che appare accudente del partner (anch’esso con una qualche forma di dipendenza), pronto a qualsiasi cosa per trattenere il partner, in quanto speranzoso di ricevere prima o poi un riconoscimento;
Dipendente dalla relazione: soggetto non più innamorato del partner, ma incapace di porre fine al legame, per paura della solitudine e del cambiamento;
Dipendente romantico: soggetto che tende ad instaurare più legami di diverso tipo con più partner;
Seduttore rifiutante: soggetto teso alla ricerca continua di un partner per poi rifiutarlo ciclicamente.
Tali profili possono presentare punti di contatto con disturbi di personalità quali Disturbo Dipendente, Disturbo Evitante, Disturbo Borderline o Disturbo Narcisistico di Personalità (8, 4).


Stile relazionale adulto ed attaccamento infantile

Il pattern comportamentale ed emotivo messo in atto dal love addict sembrerebbe essere sempre lo stesso, come (presumibilmente) continuazione di un attaccamento infantile insicuro, che diviene attaccamento adulto altrettanto instabile (dove per attaccamento si intende definire la modalità con la quale si instaurano i legami emotivi con altri significativi sin dall’infanzia, concetto elaborato da Bowlby dal 1969). Viene ipotizzata infatti una relazione fra quelle che son state le prime relazioni di cura con i propri caregivers, le modalità di accudimento e il possibile sviluppo e mantenimento della dipendenza affettiva, anche come stile relazionale adulto, come ripetizione di uno schema comportamentale appreso durante i primi anni di vita nel proprio contesto familiare. Mentre uno stile di attaccamento sicuro, fatto di empatia, sensibilità, fiducia in se stessi e negli altri comporterebbe una crescita completa e future relazioni più integre e soddisfacenti, uno stile d’attaccamento infantile insicuro-ambivalente, timoroso-preoccupato, con un caregiver controllante, ansioso, iperprotettivo, intrusivo, sembrerebbe essere più associabile ad uno stile relazionale futuro insicuro, correlabile positivamente con una futura dipendenza affettiva, correlazioni valide a prescindere dal genere degli individui (10, 1, 6, 2, 7).
Assieme all’aspetto sociale e cognitivo legato all’ambiente familiare di crescita, nel quale anche la presenza di traumi infantili può comportare delle conseguenze in termini di futura dipendenza affettiva, bisogna poi considerare una serie di possibili fattori che concorrono all’eziologia della stessa, quali fattori biologici legati alla neurotrasmissione, caratteristiche culturali ed ambientali, aspetti evolutivi. Dunque è possibile ipotizzare un’eziologia biopsicosociale della dipendenza affettiva. (13, 1, 5).

Sulla base di tali aspetti molteplici, anche successivamente nella vita adulta i pattern appresi vengono costantemente e più o meno inconsapevolmente messi in atto, ai quali è possibile ricondurre intimi sentimenti di rifiuto e solitudine, paura dell’abbandono, bassa autostima, vissuti negativi che il love addict vorrebbe falsificare a tutti i costi, andando alla ricerca di continua approvazione, ossessive conferme nel partner “oggetto d’amore”, dinamiche che tendono inevitabilmente a generare profezie che si autoavverano (4, 6).
Il partner non love addict con il suo comportamento dirige completamente l’andamento della relazione, alimentando un circolo vizioso ancor più complesso nel caso in cui vengano messi in atto meccanismi manipolativi, quali ad esempio il Gaslighting.


Gaslighting

Con il termine Gaslighting si intende descrivere un comportamento manipolatorio, una forma insidiosa di abuso emotivo e psicologico di difficile identificazione, caratterizzato da un individuo che ha l’obiettivo di controllare pensieri, emozioni, azioni di un’altra persona, con l’intento finale di alterare la sua percezione della realtà ed anche di se stesso, della sua sanità mentale (11, 9, 4, 3).

Il dipendente affettivo ha come un’innata capacità di ritrovarsi in relazione con un idealizzato manipolatore affascinante, un “bravo ragazzo”, un intimidatore, il quale dunque con il suo comportamento non farà altro che avviare e riavviare il circolo vizioso della dipendenza affettiva. Il gaslighter, con fine di controllo, utilizza false informazioni o il diniego, con l’obiettivo di confondere e disorientare la vittima in modo del tutto convincente, tanto da instillare nella vittima quel processo di annullamento di se stessa, il credere realmente a ciò che il manipolatore afferma, dubitando della propria persona e della realtà circostante. Nei casi più gravi queste relazioni tossiche possono portare anche a delle conseguenze fisiche e psicologiche non indifferenti, come sviluppo di depressione, dolore cronico, disturbi gastrointestinali, disturbi d’ansia, disturbi dissociativi, fino a disturbo post-traumatico da stress (4, 3, 9).


Dipendenza affettiva: come intervenire?

Al fine di trattare la dipendenza affettiva esistono una serie di interventi possibili in base al caso specifico, dai più lievi e supportivi ai più impegnativi e profondi: nei casi di lieve difficoltà si può optare per l’utilizzo di libri di auto-aiuto, diari e strumenti pratici, per consentire una nuova chiave di lettura dei vissuti, leggendoli concretamente, ed assimilare nuove strategie di gestione e riflessione, sviluppando una nuova consapevolezza delle emozioni e delle esperienze. È altresì possibile, nei casi in cui se ne senta il bisogno, avviare una terapia individuale, di coppia e/o di gruppo, terapie che possono essere di diverso stampo, ovvero legate al Colloquio Motivazionale , alla Terapia Cognitivo-Comportamentale con sue specifiche declinazioni (approcci fra i più indicati per trattare anche la dipendenza da sostanze ed alcol) assieme alla Mindfulness, partendo dalla valutazione del caso, con la sua concettualizzazione, facendo capo a training di assertività e nuove strategie di gestione delle emozioni dolorose e negative. È certamente possibile anche far capo ad altri approcci terapeutici, come la Terapia Sistemico-Relazionale o Terapie più di stampo Psicoanalitico (13, 8, 5).


Bibliografia

1. Agnelli I. (2014). Dipendenza affettiva. Un disturbo in asse I o in Asse II? Psicoterapeuti in-formazione, 13
2. Aldi G. (2018). Liberi servi. Vivere tra dipendenze vecchie e nuove. Rivista Telos, 2.
3. Cantelmi T., Pensavalli M., Serafini P. (2021). Il gaslighting come forma di abuso emotivo nella relazione di dipendenza affettiva. Modelli della mente 1, 51-82.
4. Direda I. (2022). La comunicazione manipolatoria nella dipendenza affettiva. Piesse, 4, 1.
5. Earp B.D., Wudarczyk O.A., Foddy B., Savulescu J., (2017). Addicted to love: What is love addiction and when should it be treated. Philos Psychiatr Psychol, 24 (1), 77-92.
6. Gori A, Russo S, Topino E. Love Addiction, Adult Attachment Patterns and Self-Esteem: Testing for Mediation Using Path Analysis. Journal of Personalized Medicine. 2023; 13(2):247.
7. https://www.ipsico.it/sintomi-cura/dipendenza-affettiva/
8. https://www.istitutobeck.com/psicoterapia-disturbi-psicologici-terapie/le-nuove-dipendenze/dipendenza-affettiva
9. https://www.stateofmind.it/gaslighting/
10. Mangialavori S., Cacioppo M. (2020). Dipendenza affettiva, stili di attaccamento, cure parentali ricevute in infanzia e in adolescenza e qualità della relazione di coppia: quale relazione? LIRPA, International Journal, 160-177.
11. Perdighe C., Pugliese E., Saliani A.M., Mancini F. (2021). Gaslighting: una sofisticata forma di manipolazione, difficile da riconoscere. Psicoterapeuti in-formazione, 28, 3-14.
12. Sanches M., John V.P. (2019). Treatment of love addiction: Current status and perspectives. The European Journal of Psychiatry, 33, (1) 38-44,
13. Sussman S. (2010): Love Addiction: Definition, Etiology, Treatment, Sexual Addiction & Compulsivity. The Journal of Treatment & Prevention, 17(1), 31-45.


Dott.ssa Vanessa Nardelli Autrice presso La Mente Pensante Magazine
Dott.ssa Vanessa Nardelli
Psicologa, Dott.ssa Magistrale in Psicologia Cognitiva Applicata
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