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Memoria Prospettica: definizione e caratteristiche
Ricordarsi di ricordare
La memoria prospettica è una funzione mnestica legata al ricordo di azioni da eseguire nel futuro: è un processo che organizza, e ottimizza, tempi e spazi utili alla pianificazione di specifici comportamenti.
Grazie a questa importantissima abilità, noi siamo in grado di programmare un’azione e metterla in atto quando serve in ogni momento della vita quotidiana[1]: “Ricordarsi di prendere il latte al supermercato o di pagare una bolletta”
Dalle situazioni lavorative: “Ricordarsi di consegnare dei documenti”.
A quelle sociali: “Ricordarsi un appuntamento dato a un amico”.
Fino a condotte indispensabili per la salvaguardia della salute: “Prendere le medicine dopo i pasti”.
La capacità di ricordarsi di eseguire un’azione programmata nel tempo è di primaria importanza per l’autonomia e l’indipendenza dell’individuo.
Programmare un’intenzione implica ricordare il quando e il come una cosa deve essere fatta, e quindi significa:
- Creare e codificare l’intenzione ad agire;
- Mantenere la stessa intenzione per un intervallo di tempo variabile;
- Recuperare l’intenzione quando serve;
- Eseguire le azioni giuste al momento opportuno;
- Valutare il risultato.
Sembra semplice e scontato, in realtà parlare di memoria prospettica significa fare riferimento a una complessa rete di funzioni cognitive che agiscono sinergicamente nella creazione, nel mantenimento e successivo recupero di un’intenzione.
È un compito che può essere svolto nel giro di poche ore, così come nel corso di giorni, mesi o anni.
Durante questo intervallo di tempo la nostra attenzione sarà coinvolta in altri compiti che richiederanno risorse e tempi di esecuzione variabili a seconda delle capacità possedute.
Ricordare e dimenticare
Realizzare con successo delle intenzioni pianificate è un aspetto centrale del comportamento orientato a un obiettivo; le intenzioni possono fallire se ci dimentichiamo di agire quando è necessario farlo.
Ed è proprio nell’interposizione di obiettivi che una persona può dimenticare di fare ciò che aveva pianificato.
Infatti, una caratteristica distintiva della memoria prospettica riguarda la facilità con la quale possiamo non ricordare di eseguire delle azioni programmate.
La maggior parte delle persone sperimenta in modo regolare dimenticanza: ad esempio scordandosi di rispondere a un messaggio, uscire senza chiudere la porta di casa o dimenticare gli auguri di buon compleanno di un amico.
Come mai dimentichiamo aspetti della nostra routine così importanti?
Può dipendere da una moltitudine di fattori: ad esempio mancanza di abilità e conoscenze necessarie a conseguire il compito prospettico, o l’intervento di eventi che interrompono l’intenzione ad agire e che in qualche modo ci obbligano a modificare la nostra organizzazione.
Anche i fattori emotivi giocano un ruolo nello spostare la nostra attenzione su aspetti più rilevanti del contesto e a rimandare a un altro momento ciò che dovevamo fare:
Se siamo in ansia per un esame universitario, e quindi preoccupati che non vada a buon fine, difficilmente in quel momento terremo a mente tutti gli impegni da svolgere successivamente.
Quindi a meno che non ci sia qualcuno che ci ricordi ciò che avevamo pensato di fare, ricordare avvenimenti legati al futuro è un compito autonomo e dipendente dalla nostra volontà.
Dimenticarsi di avere una certa intenzione può avere delle ricadute importanti sul benessere dell’individuo: se un obiettivo è stato portato a termine ma noi non lo ricordiamo, ripeteremo erroneamente tutte quelle azioni finalizzate al suo raggiungimento (come, ad esempio, prendere un medicinale due volte) fin quando il risultato non sarà finalmente monitorato e immagazzinato in memoria.
È altamente improbabile, quindi, che le persone controllino continuamente le loro intenzioni future, anche perché questo richiederebbe un dispendio di risorse cognitive non indifferente.
Memoria Prospettica: invecchiamento e patologia
Cosa succede con il passare degli anni?
Durante l’infanzia e l’adolescenza la memoria prospettica risulta essere molto efficiente, per poi diminuire con l’età avanzata[2].
Sembrerebbe che gli anziani falliscano proprio nei compiti di controllo delle proprie intenzioni, in quanto faticano a mantenere attivi questi processi per intervalli di tempo più lunghi a causa delle ridotte risorse cognitive[3].
Diversi studi rendono noto come deficit nella Memoria Prospettica siano osservabili anche nelle primissime fasi di declino cognitivo, tanto da considerare tali difficoltà come possibili marker precoci dell’invecchiamento[4].
È emerso, inoltre, come pazienti con Demenza D’Alzheimer (AD) abbiano difficoltà a concentrarsi su più compiti contemporaneamente[5].
Nello specifico, la difficoltà stava proprio nel distribuire, in modo funzionale ed efficiente, le risorse cognitive utili a occuparsi di un compito attuale e, contemporaneamente, codificare e recuperare l’intenzione a dover fare qualcosa in un futuro prossimo[6].
A differenza degli anziani cognitivamente preservati, che utilizzano strategie finalizzate al recupero dell’intenzione ad agire, i soggetti con AD sembrano essere carenti proprio in questo tipo di abilità, per il quale richiedono continua assistenza dai caregiver e familiari.
Riabilitare la memoria prospettica
Per questa ragione, nel tempo, sono state sviluppate diverse metodologie compensative al fine di arginare le difficoltà e, quindi, vicariare le funzioni mnestiche lese nei soggetti anziani.
Tali strategie sono costituite da ausili esterni, come agende elettroniche e applicazioni per smartphone (registratori vocali, Google Calendar) i quali, al momento prestabilito, avvisano la persona che è il momento giusto di compiere un’attività, indicata dal dispositivo stesso.
Utile per studenti che dimenticano chiavi o materiale didattico; ai manager che devono sempre ricordare dove si trova la loro ventiquattrore; agli anziani come memo quando devono fare una terapia, utile a chiunque voglia ricordarsi dove ha lasciato oggetti di valore!
Ciò colma il problema di non riuscire a ricordare cosa fare, aiutando le persone a far fronte agli impegni programmati, aumentando la loro autonomia e riducendo stress e frustrazione.
Tuttavia, questi ausili sono utili per chi è ferrato nell’utilizzo di tali tecnologie, mentre mal si prestano per chi fa poco uso di telefoni e smartphone.
Più indicato è l’utilizzo di Training Metacognitivi in grado di allenare in modo attivo le funzioni mnestiche in difficoltà. In che modo? Grazie all’insegnamento di strategie o mnemotecniche che hanno lo scopo di massimizzare il ricordo.
I soggetti vengono istruiti a memorizzare impegni da assolvere e in quali orari portarli a termine: questo consente loro di potenziare le abilità di memoria e di pianificazione di tutti gli step necessari a conseguire l’obiettivo desiderato.
È stato dimostrato come gli anziani possano avere buone potenzialità di memoria prospettica ed essere in grado di raggiungere prestazioni addirittura superiori a quelle dei giovani, migliorando il loro funzionamento quotidiano[7].
Conclusioni
Incrementare le performance cognitive significa rendere il nostro cervello più plastico cioè più flessibile e recettivo agli stimoli ambientali, in grado di riorganizzarsi e favorire lo sviluppo di nuove strutture cerebrali.
È un meccanismo fondamentale in grado di contrastare gli effetti dell’invecchiamento così come delle malattie neurologiche o danni cerebrali.
Una buona plasticità, sia cognitiva che cerebrale, ci mantiene attivi, autonomi e in grado di rispondere in modo efficiente allo stress.
Contrasta la dipendenza e migliora la nostra qualità di vita.
Per questo è importante conoscere come funziona la nostra memoria e tutte le sue possibili funzioni: per lo studio, per il nostro lavoro e per i nostri progetti futuri.
Così come monitoriamo la nostra salute fisica, anche quella mentale va assolutamente salvaguardata!
È importante stare attenti ai cambiamenti, anche quelli impercettibili, di amici e familiari.
Fare un check – up delle nostre funzioni mentali significa fare tanta prevenzione e avere a cuore il nostro benessere.
Bibliografia
[1] Einstein, G. O., & McDaniel, M. A. (1990). Normal aging and prospective memory. Journal of Experimental Psychology Learning, Memory, and Cognition, 16(4), 717–726.
[2] Zimmermann, T. D., & Meier, B. (2006). The rise and decline of prospective memory performance across the lifespan. The Quarterly Journal of Experimental Psychology, 59(12), 2040–2046.
[3] Bisiacchi, P. S., Tarantino, V., & Ciccola, A. (2008). Aging and prospective memory: The role of working memory and monitoring processes. Aging Clinical and Experimental Research, 20(6), 569–577.
[4] Van den Berg E., Kant N., Postma (2012) Remember to Buy Milk on the Way Home! A Meta-analytic Review of Prospective Memory in Mild Cognitive Impairment and Dementia. Journal of the International Neuropsychological Society. 18, 706–716.
[5] Maylor, E. A., Smith, G., Della Sala, S., and Logie, R. H. (2002). Prospective and retrospective memory in normal aging and dementia: an experimental study. Mem. Cognit. 30, 871–884.
[6] Lecouvey, G., Morand A., Piolino P., Orriols E., Da Silva L. F. (2019). An Impairment of Prospective Memory in Mild Alzheimer’s Disease: a ride in a virtual town. Frontiers in Psychology. 10, 241.
[7] Shelton, J. T., Lee, J. H., Scullin, M. K., Rose, N. S., Rendell, P. G., & McDaniel, M. A. (2016). Improving Prospective Memory in Healthy Older Demenza di Alzheimerults and Individuals with Very Mild Alzheimer’s Disease. Journal of the American Geriatrics Society, 64(6), 1307-1312.
Dott.ssa Valeria Pecoraro
Psicologa | Specializzanda in Psicoterapia Cognitiva
Bio | Articoli
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