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Alla (ri)scoperta della Multipotenzialità

Una persona, mille interessi


Avete presente quando cercate una cosa e non la trovate? Poi quando smettete di cercarla, casualmente salta fuori, magari mentre cercavate qualcos’altro.

Ecco, mi sento esattamente così; per molto tempo ho cercato delle risposte dentro e fuori di me, per definirmi e conoscermi meglio.

Finché, qualche giorno fa, mentre facevo delle ricerche su Google, mi sono imbattuta in una parola che ha attirato particolarmente la mia attenzione, ossia: multipotenzialità.

Sono quasi dispiaciuta di aver scoperto solo ultimamente della multipotenzialità, perché per anni ho vissuto male una parte di me che è assolutamente normale.

Il fatto che questa particolarità abbia un nome, mi rincuora notevolmente, dato che mi sono sempre sentita un pesce fuor d’acqua, come al mio solito, e di essere l’unica a non avere una sola aspirazione lavorativa.

Ogni volta che mi veniva chiesto che lavoro avessi voluto fare, rispondevo sempre che non ne avevo idea.

Sotto questo aspetto mi sono sempre sentita una persona sconclusionata e che non porta mai a termine quello che inizia, perché sono pronta ad abbandonare ciò che faccio, se trovo qualcosa di più interessante e meno noioso.

Ma ecco che per magia, tutto questo si può racchiudere in una semplice parola: multipotenziale, un elemento distintivo che racchiude il senso ed il significato di ciò che sono.

Ma vediamo nel dettaglio che cosa significa essere una persona multipotenziale.


Multipotenzialità: un indecisione composta da un mix di curiosità, creatività e informazione

Prima di tutto, bisogna dire che il concetto di multipotenzialità è stato “rispolverato” e denominato così, qualche anno fa dall’imprenditrice, artista, scrittrice, consulente professionale e blogger Emilie Wapnick.

Emilie, in seguito alle sue esperienze, simili a quelle sopracitate, è riuscita a trasformare questo tratto caratteriale, inizialmente un po’ controproducente, in un punto di forza.

Come specificavo sopra, il multipotenziale esiste già dall’epoca rinascimentale, dove esercitare diverse passioni era una consuetudine, ma che con l’arrivo del XX secolo, andò a scemare poiché il mondo lavorativo iniziò a sostenere sempre di più la specializzazione.

Per cui, nel tempo si è arrivati alla conclusione che la scelta giusta da compiere sia specializzarsi, per potersi garantire un futuro stabile e solido.

In effetti, il multipotenziale può essere definito come l’opposto di uno specialista, che appunto si specializza in un unica professione.

La multipotenzialità è una qualità presente nelle persone intellettualmente curiose, creative e flessibili, appassionate a molti argomenti diversi tra loro, ma che riescono comunque a padroneggiare con professionalità e diplomazia.


Multipotenziali famosi

A mio parere, alcuni multipotenziali hanno anche la tendenza di imparare da autodidatta. Tra i più famosi troviamo il genio poliedrico per eccellenza Leonardo Da Vinci, conosciuto principalmente come pittore, filosofo, scultore e scienziato, il matematico Isaac Newton, fino al più popolare dei giorni nostri, l’inventore ed informatico Steve Jobs.

Se in qualche modo il multipotenziale trova qualcosa che possa stuzzicare la sua curiosità, inizia ad informarsi, mettendo immediatamente in pratica quello che ha appreso e quando si rende conto di essere abbastanza capace,  passa da un interesse ad un altro in men che non si dica, abbandonando temporaneamente quello che stava facendo.

È nella sua natura intraprendere una passione, per poi annoiarsi e passare a quella successiva.

Per farla breve, il multipotenziale segue uno schema:

  • Interesse principale
  • Distrazione interessante
  • Si incuriosisce
  • Si informa
  • Acquisisce praticità
  • Si annoia
  • Passa ad altro

Un esempio semplice? Quando ho letto della multipotenzialità, ho subito abbandonato la ricerca che stavo facendo, diventata ormai noiosa, per approfondire meglio l’argomento che avevo appena scovato, non solo perché sentivo che mi riguardasse, ma proprio perché mi incuriosiva molto e l’idea di imparare ogni giorno qualcosa di nuovo, mi affascina sempre.

“La cura per la noia è la curiosità. Non ci sono cure per la curiosità.” – Dorothy Parker


Chi dice di saper far tutto, non sa fare niente

Per anni ho creduto a queste parole che mi sono state dette e magari in alcuni casi, può essere vero.

Mi hanno sempre fatto credere di essere una buona a nulla non sapendo scegliere che cosa studiare, perché mi piace fare tutto e mi ritengo abbastanza capace in molte cose.

Mi definisco una persona a cui piace fare tutto, purché sia fatto bene, per cui se voglio qualcosa e lo voglio come dico io, tanto vale che lo faccia io.

Si sa che, chi fa da se fa per tre e credo che anche questo pensiero abbia contribuito a rendermi una multipotenziale, allargando notevolmente la cerchia dei miei interessi e appassionandomi a qualunque cosa io volessi imparare.

Non c’è una vera e proprio vocazione che mi affascina, sono affamata di sapere e più cose apprendo, più mi sento appagata.

“Non ho particolari talenti, sono soltanto appassionatamente curioso.” – Albert Einstein)

Il fatto di passare da un interesse ad un altro, l’ho sempre trovato sbagliato perché sin da piccoli ci hanno inculcato l’idea di concentrarci su un’unica professione, per potersi specializzare e intraprendere una carriera lavorativa valida, più facilmente.


“Che cosa vorresti fare da grande?”

Nel mondo lavorativo, è sempre stato un problema convivere con questa peculiarità, poiché non c’è una sola ed unica professione che mi appassiona.

Ho sempre creduto che non ci fosse una parola per descrivere chi, come me, aspira a più professioni.

Uno dei motivi per cui ho lasciato l’istituto professionale è stato proprio questo. Stavo studiando per diventare parrucchiera, quando già al secondo anno avrei voluto lasciare la scuola per intraprendere una scuola alberghiera.

Scelsi di non farlo dato che mancava un anno per prendere la qualifica, finché l’anno successivo, anche a seguito di diverse dinamiche personali, lasciai definitivamente l’istituto, pentendomene nel momento stesso in cui lo stavo facendo.

Quello che studiavo mi piaceva e forse in un altro contesto avrei continuato gli studi ma il fatto è che mi rendeva triste pensare di dover trascorrere la mia vita, facendo un unico lavoro.

Mi piace fare tantissime cose, l’una diversa dall’altra e farei un lavoro diverso a settimana, se non al giorno.

Avrei potuto stringere i denti e prendere almeno la qualifica, pur di non avere solo la licenza media. Così, anche se avessi scelto di svolgere un lavoro diverso, avrei avuto un foglio che certifichi la mia idoneità nel praticare quella mansione e che, effettivamente, qualcosa ho studiato.

Trovare la giusta vocazione

Ma a quel punto mi sono detta: “Che senso avrebbe prendere una qualifica per una professione che non voglio esercitare?”

Sentivo che non era quella la mia strada e di sicuro non ne avrei percorsa solo una. Non trovavo giusto vivere una vita che non sentivo mia.

Ricordo che l’anno in cui lasciai la scuola, era da dimenticare. Stavo vivendo molte situazioni sconfortanti in famiglia, che insieme ai miei dubbi adolescenziali sul futuro, mi rendevano difficile scegliere che cosa avrei voluto diventare da grande.

Così non smisi mai di coltivare le mie passioni, informandomi come più potevo e mettendo in pratica ciò che imparavo.

Più mi informavo e più mi distraevo interessandomi a qualunque cosa  che poteva incuriosirmi, ritrovandomi sempre con decine di pagine aperte sul browser.

La pressione di dover per forza scegliere un unica vocazione era così forte che mi dicevo di sceglierne una qualsiasi.

Il punto era che non ero sicura di cominciare qualcosa, spendendo tempo ed energie in qualcosa che mi avrebbe annoiata e sarebbe cessato di lì a poco.

Ero ancora minorenne quando passai dal voler diventare cuoca, a truccatrice, a pasticcera, a piercer o tatuatrice e così via, ma l’indecisione era così assidua che anche se avessi potuto lavorare per pagarmi gli studi, non sarei riuscita a scegliere quale percorso intraprendere.


Spirito di adattamento

L’adattabilità è un’altra qualità che contraddistingue un multipotenziale.

Affronta qualsiasi tipo di sfida con le giuste prospettive di apprendimento, per fare tesoro di ogni esperienza che può conferirgli ulteriori capacità.

Per questo motivo, negli anni mi sono sempre adattata a fare qualsiasi cosa: dal fare le pulizie, al lavorare in un ristorante, a fare l’operaia in un magazzino, finendo a lavorare in un fast-food, proprio perché non avrei neanche saputo scegliere quale delle mie passioni approfondire.

Lavorare in più contesti, arricchisce sicuramente a livello culturale e ci ricorda che ogni professione, va rispettata, senza screditarne e svalutarne l’importanza.

Per fare un qualunque lavoro che permetta un adeguato mantenimento personale, bisogna avere una qualifica o un diploma, meglio una laurea, dato che in Italia si è sottopagati e/o sfruttati con una laurea magistrale, figuriamoci chi, come me, si ritrova con una licenza media; bisogna adattarsi a ciò che si trova.

Così adattabili eppure così indecisi, proprio perché le passioni variano e non ce n’è una che consideriamo più importante o migliore, rispetto ad un’altra.


Siate liberi di essere ciò che siete

Ad oggi, si sa che il primo lavoro che si riesce a trovare, si fa di tutto per non perderlo, anche se non è esattamente quello che avremmo voluto fare, ed è proprio reprimendoci così che siamo stati abituati ad accontentarci di quello che abbiamo.

Forse sono un po’ troppo drastica o drammatica, ma la realtà è questa. C’è chi in fondo sa, ma sceglie di andare comunque incontro ad una vita che non gli appartiene.

Non so se trovo più coraggioso chi riesce a continuare a vivere così oppure chi rischia per avere una vita migliore.

In tutti questi anni, ho trascorso ogni giorno chiedendomi quale sarebbe stata la professione adatta a me, senza arrivare ad una conclusione e costringendomi a ridurre i miei interessi.

Non riuscivo a conciliare le passioni con il bisogno di indipendenza e autonomia e per di più, non avere un titolo di studio pesava molto su di me.

Mi sentivo automaticamente più ignorante e incapace, anche se non è un titolo di studio a generare l’intelligenza.

Perciò, ho vissuto circa un decennio pensando a cosa e come fare per crearmi un futuro stabile, vivendo nel terrore di non riuscire a permettermi una vita normale ed indipendente.

Ma ora, ho sicuramente una consapevolezza in più che mi aiuta a sentirmi libera di essere ciò che sono.

Bisogna solo saperla sfruttare nel modo giusto per attrarre ciò che desidero, senza dover scegliere tre le mie diverse passioni, ma coltivarle tutte e farne buon uso.

Quindi, se vi trovate in una situazione simile, seguite il vostro flusso di energie, andate dove vi porta la curiosità e non stancatevi mai di imparare, perché ogni tipo di esperienza potrà aiutarvi in diverse professioni che intraprenderete, o male che vada, avrete comunque arricchito la vostra conoscenza.


Federica Brancato Autrice de La Mente Pensante   Federica Brancato – Autrice | Email

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