Narcisismo Patologico
Chi è il narcisista? Dal punto di vista di Narciso
Sentiamo parlare spesso di narcisismo, ad oggi è divenuto, ormai, un appellativo che le persone danno con molta facilità, non appena vedono un atteggiamento di superbia e/o arroganza.
La personalità narcisista patologica è una delle diagnosi più diffuse del XXI secolo, a tal punto da rischiare che l’APA (American Psychiatric Association), non lo introducesse nella nuova versione del Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM-5, 2013).
E ancora, se si va ricercare qualche informazione riguardo questo disturbo su internet, si trovano molte storie riguardo le loro relazioni sentimentali, e di quanto queste possano essere distruttive.
È vero, la personalità narcisista patologica è totalmente distruttiva, in quanto può arrivare ad attaccare e ad assorbire ogni sfera di vita del proprio partner: lavoro, amici, famiglia, denaro, e così via. La presa del narcisista è, infatti, totalizzante: include il suo partner nel suo vuoto emotivo, nella sua frustrazione, riversandoli interamente addosso all’altro. Questo accade poiché il narcisista patologico ha bisogno di scaricare all’esterno tutto ciò che di negativo sente in sé e che non può tollerare nel suo interno emotivo. Per cui riversandolo sull’altro, riesce a mantenere dentro sé stesso solo ciò che sente buono e positivo per il Sé.
Ma chi è davvero Narciso? È davvero, solo, una persona superficiale e piena di sé, che non prova interesse alcuno, per i pareri e il benessere degli altri? Sicura e pavoneggiante, che odia l’altro? E poi, la domanda che più appassiona i lettori: il narcisista è capace ad amare?
Per rispondere a questi quesiti partiremo da una differenziazione importante, per distinguere il vero narcisista patologico, da una persona che ne ha solo alcune caratteristiche.
Narcisismo: Tratto o Personalità?
Tutti noi abbiamo un nucleo di personalità, il quale è alla base delle nostre azioni e percezioni, e intorno ad esso si diramano i nostri tratti di personalità, ossia il nostro modo di relazionarci. E, dunque, quale differenza c’è tra personalità, tratto e disturbo di personalità?
Bisogna, innanzitutto, differenziare il disturbo di personalità narcisista reale e conclamato, da una persona che, magari, ne ha soltanto il tratto. Con il termine personalità si intende l’insieme di modi di pensare, sentire, comportarsi e relazionarsi con gli altri, relativamente stabili nel tempo.
Queste modalità derivano e dipendono da fattori ambientali, sociali e biologici con cui l’individuo nasce e si relaziona, già all’inizio della sua vita. I tratti, invece, rappresentano le modalità costanti di relazionarsi a sé stesso e agli altri, e caratterizzano il funzionamento dell’individuo. Il disturbo di personalità si ha nel momento in cui questi tratti divengono rigidi e inadeguati a varie sfere della vita, causando una grave compromissione della vita quotidiana, come lavoro, amici, famiglia, e così via. Portando il soggetto ad una grande sofferenza intra- e inter-psichica.
Pertanto, chi ha il tratto narcisista non ha l’intera personalità compromessa. Questo significa che in altre sfere della sua vita, questo individuo è più funzionale rispetto ha chi ha il disturbo di personalità. In altre parole, avere il tratto di personalità narcisista consente all’individuo, di essere più adattabile e flessibile in diversi ambiti: gli è possibile amare, avere rapporti funzionali e abbastanza stabili, anche se è possibile che in esso scattino delle difese o delle reazioni che fanno parte della personalità narcisista.
Il narcisista nella relazione
Il narcisista patologico è una persona incapace di vedere i bisogni altrui, e non per “cattiveria”, ma perché non è capace di riconoscere neppure i propri.
La sua sfera emotiva è limitata a poche emozioni, come vergogna, umiliazione, invidia e disprezzo. La sua mente è talmente concentrata a vivere queste esigue emozioni negative che non riesce a vedere l’altro nella sua completezza e nelle sue varie sfaccettature emotive.
Per questa personalità o vi sentite tutto, o niente.
E questo perché, per scegliere la persona da cui farsi affiancare, utilizza un metodo di valutazione, in realtà continuo nel tempo, di idealizzazione/svalutazione.
Durante l’alternanza di questi due stati, vi sentirete spesso confusi all’interno della relazione e non capirete perché l’altro si comporti così, a tal punto da auto-colpevolizzarvi per quanto sta accadendo.
Finché non vi sentirete stupidi, inutili, non degni d’amore, se non di quello che il narcisista vi sta dando.
Questo accade, poiché durante l’idealizzazione – utilizzata in particolar modo all’inizio della conoscenza – vi sentite molto apprezzati, compresi, coccolati, visti, amati; mentre durante la fase di svalutazione vi sentite frustrati, arrabbiati, colpevoli, fino a sentire di non valere nulla.
Questo succede perché, come abbiamo detto prima, il narcisista patologico tende a riferire tutti gli aspetti positivi di sé e dell’altro a sé stesso, mentre tutti quelli negativi e svalutanti sono proiettati all’esterno.
In questo modo il narcisista vive la sua vita con un sentimento di grandiosità senza pari (Kernberg, 2020), caratteristica peculiare del narcisista, la quale gli serve, in realtà, per proteggersi dal mondo che lo circonda.
Il vuoto del narcisista
“C’è una vastità di vuoto dentro di me.
Qualunque fosse la cosa che doveva esserci non c’è e al suo posto rimane questo abisso, un vuoto in espansione che è oscuro, profondo e permanente.
Io rimango innanzi a questo vuoto perché vuole consumarmi e, nel farlo, consegnarmi all’oblio.”(H.G. Tudor, in Knowing the Narcissist; I am empty, I show you what you want to see,2019, web blog)
Questo piccolo spezzone, riportato qui sopra, è di un narcisista patologico con tratto psicopatico – denominato da Kernberg: narcisista maligno – arrestato in Inghilterra e spinto dai suoi medici a scrivere per prendere meglio consapevolezza di sé stesso, poiché molto portato per la scrittura.
Ho scelto questo spezzone, per parlare di un tema molto importante per il narcisista: il suo vuoto emotivo. Questa personalità è caratterizzata da una forte solitudine, la quale ad un certo punto lascia spazio ad un enorme vuoto che cerca di essere colmato attraverso il sentimento di grandezza e, spesso, con il ferire le persone a lui molto vicine.
Come ho spiegato prima, la sfera emotiva del narcisista è limitata, per questo motivo entrare troppo in intimità con una personalità narcisista patologica può essere distruttivo.
All’inizio di una relazione, il narcisista si presenta come la persona perfetta per l’altro: empatica, che sa ascoltare, simpatica a te, alla tua famiglia, ai tuoi amici, ti fa regali, ti porta fuori a cena, è attento ai dettagli di ciò che ti piace, ed è attento a te. Questo è l’inizio della tessitura della rete, nella quale rimarrai aggrovigliato/a.
Tutto questo succede, ribadisco, non per “cattiveria” del narcisista – che spesso potrebbe mettere in atto questi comportamenti distruttivi addirittura inconsapevolmente – ma perché questo vuoto, dovuto ad una mancanza di amore sincero durante la sua infanzia, non gli consente di provare tutte quelle emozioni che per noi è normale provare nella nostra quotidianità.
Là dove noi sentiamo felicità, gioia, tristezza, loro sentono invidia, rabbia, vergogna; là dove noi cerchiamo amore, questo soggetto ricerca l’ammirazione.
Come dice Waals (1965), il narcisista ama male sé stesso e, di conseguenza, ama male gli altri.
L’Autostima: il tallone d’achille del narcisista
In che senso il narcisista non si ama? E perché il mondo può sembrare minaccioso per il narcisista, a tal punto da costruirsi una corazza di grandiosità?
Benché il narcisista patologico sia famoso per il suo ego spropositato, la sua altissima autostima e l’auto-sovrastima delle proprie capacità, non è tutto come può sembrare. La personalità narcisista, in realtà, è una persona fragile e vulnerabile alle critiche che provengono dagli altri.
Il suo sentirsi unico, speciale e onnipotente rimane finché è riconosciuto dagli altri. Questa personalità, dunque, non ha bisogno d’amore, ma di ammirazione.
Questo bisogno di ammirazione, le fantasie di grandezza, la tendenza allo sfruttamento interpersonale e la sensazione che tutto gli sia dovuto (Gabbard, 1994; Masterson, 1993; Rathvon & Holmstrom, 1996; Wink, 1991), sono tentativi di riparare e rafforzare la propria autostima tramite l’ammirazione degli altri (Dickinson & Pincus, 2003; Wink, 1991).
Il DSM-5 approfondisce e descrive in maniera più accurata, rispetto alla versione precedente, i criteri diagnostici del Disturbo Narcisistico di Personalità. Uno studio (Dimaggio, 2012) chiarisce che nel manuale si coglie un aspetto importante della personalità narcisista, i cui scopi appaiono guidati dalla ricerca di approvazione altrui con un eccessivo riferimento agli altri per l’auto-affermazione.
Si tratta, quindi, di individui che hanno costantemente bisogno degli altri per comprendere i loro desideri, che appaiono finalizzati al riuscire a mantenere la loro idea, di essere speciali e grandiosi. Per cui, per mantenere una buona autostima, il narcisista crede di dover essere in grado di raggiungere, potenzialmente, standard superiori alla media, in qualsiasi campo di esperienza (Dimaggio et al., 2007).
Se per qualche ragione, questo risultato non venisse raggiunto, entrerebbe in uno stato mentale di vergogna, accompagnato da disperazione e rabbia nei confronti di sé stesso e spesso anche degli altri, ai quali viene principalmente attribuita la causa del fallimento.
Conclusione
In conclusione, possiamo dire che il narcisista è molto più vulnerabile al giudizio dell’altro di quanto possa sembrare.
Se ci si allontanasse dal proprio punto di vista per accettare, in primis, che l’altro è, appunto, un altro rispetto a noi, si riuscirebbe a vedere l’altra persona con la sua sfera emotiva, con la sua storia e con la sua individualità. E si potrebbe capire che il narcisista non è il Dorian Gray di Oscar Wild che rinuncerebbe a tutto, arrivando a rinunciare alle proprie emozioni, solo per mantenere la propria giovane bellezza, ma è una persona che, come tante altre, ha cercato di sopravvivere in un’età a cui si fa appello alle risorse più primitive e semplici che la nostra mente può mettere in atto per salvaguardarci.
Per capire questa personalità, c’è bisogno di comprendere la sua contraddittorietà di essere vulnerabile e grandioso allo stesso tempo.
Bibliografia
Dickinson; K.A. & Pincus, A.L. (2003). Interpersonal analysis of grandiose and vulnerable narcissism. Journal of Personality Disorders, 17, 188-207.
Dimaggio, G., Semerari, A., Carcione, A., Nicolò, G., Procacci, M. (2007). Psychotherapy of Personality Disorders: Metacognition, States of mind and Interpersonal Cycles. Routledge, London.
Dimaggio, G. (2012). Narcissistic Personality Disorder: Rethinking Waht We Know. Psychiatric Times: Clinical, 29, No. 7
Gabbard, G. O. (2019) Il disagio del narcisismo. Raffaello Cortina Editore.
Kerneberg O. F. (2016). Odio, rabbia, violenza e narcisismo. W. Kohlhammer GmbH, Stuttgart. Casa editrice Astrolabio – Ubaldini Editore, Roma (2020).
Dott.ssa Lucia Marzano
Psicologa Clinica
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