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Orgasm Gap: il divario di genere nell’esperire l’orgasmo

“Vengo anch’io”, “No tu no!”. SI, TU SI!

Image by we vibe toys on Unsplash.com


Essere pieno d’ardore, di voglia ardente“, così viene definita la parola orgasmo, dal greco  ὀργασμός, der. di ὀργάω, nell’enciclopedia Treccani. Nello specifico “complesso evento psicofisiologico, di breve durata, che costituisce l’acme dell’eccitamento sessuale ed è accompagnato da un particolare stato di coscienza, intensamente piacevole: raggiunto in seguito a stimolazioni sia somatiche sia psicologiche, è caratterizzato da una serie di azioni neuromuscolari non controllate dalla volontà, che culminano per l’uomo nell’eiaculazione e per la donna in contrazioni perivaginali e altri fenomeni motori e secretori riflessi, determinando la risoluzione delle tensioni sessuali”.

Il primo vero studio che trattasse di cosa accade prima, durante e dopo un orgasmo è stato condotto dai coniugi William Masters, ginecologo, e Virginia Johnson, psicologa, solo nel 1966. Basandosi su osservazioni dirette ed analisi durate 11 anni, gli studiosi hanno elaborato il ciclo di risposta sessuale, composto da 4 fasi: riposo o risoluzione, eccitamento, orgasmo ed ancora risoluzione.
Nel 1974 Helen Singer Kaplan, sessuologa americana, ha ripreso il ciclo di risposta sessuale di Masters e Johnson, definendolo come composto da eccitamento (dove presiede già la fase di plateau) ed orgasmo, non considerando la fase di risoluzione come facente parte del ciclo, ed aggiungendo successivamente la fase di desiderio come incipit di tale ciclo di risposta sessuale (15, 18, 8, 17).
Dunque, una sana funzione sessuale, indipendentemente dai generi o dallo svolgere attività sessuale da soli o con un partner, potrebbe essere definita come l’abilità di poter sperimentale un livello soddisfacente di desiderio, arousal sessuale ed orgasmo, in assenza di dolore o discomfort durante l’attività sessuale, funzione che condiziona la qualità della vita e la soddisfazione relazionale. È però fondamentale sottolineare che sperimentare un basso/assente interesse verso l’attività sessuale non significa presentare una disfunzione o “anormalità” sessuale: è molto comune esperire periodi fluttuanti e mutevoli circa il desiderio sessuale, dipendenti da età, salute, genere, situazione sociale, o il percepirsi come asessuali (19, 13).

L’orgasmo “maschile” è caratterizzato da emissione, in cui lo sperma si concentra nel bulbo uretrale, ed espulsione, in cui lo sperma viene eiaculato anche a 60 cm di distanza grazie a contrazioni dell’uretra, mentre i testicoli sono al massimo livello di sollevamento. Più è abbondante l’eiaculato e maggiore sarà il piacere, per una totale durata dell’orgasmo di 10-30 secondi (15, 11).

L’orgasmo “femminile” è caratterizzato da spasmo dei muscoli della piattaforma orgasmica, massima elevazione dell’utero, massima dilatazione della vagina, allungamento del recesso posteriore e contrazioni crescenti dei muscoli bulbocavernosi, pubococcigei  e perianali, generando un’esperienza soggettiva che può anche comportare una perdita di coscienza virtuale, perdita dei sensi che dura qualche secondo, per una totale durata dell’orgasmo pari a circa 20-30 secondi, culminando in alcuni casi con il cosiddetto “squirting“. (2, 15, 7).

Tali fasi dell’orgasmo presentano delle particolarità: successivamente a scarica orgasmica ed eiaculazione nella persona con un pene si verifica anche un periodo refrattario, nella maggior parte dei casi, ad una immediata successiva stimolazione erotica, cosa che non accade così frequentemente nella persona con una vulva, la quale può invece sperimentare più tipologie di risposte sessuali, diverse stimolazioni degli organi genitali femminili, dirette ed indirette (da non confondere con diversi tipi di orgasmo), per culminare nell’orgasmo, quello clitorideo, con la possibilità di sperimentare orgasmi multipli (17 15, 2).
Queste particolarità, addizionate alla funzione sessuale descritta sopra, la quale è in continuo cambiamento durante il ciclo di vita per ogni genere e per la stessa persona, comporta delle conseguenze su soddisfacimento sessuale e raggiungimento dell’orgasmo (19, 17, 15).

Da alcuni studi infatti, sembrerebbe che, nonostante la medesima persona con una vulva possa sperimentare più tipologie di risposte sessuali, tale persona presenti una difficoltà nel raggiungere l’orgasmo pari al 46%, contro la stessa difficoltà per la persona con un pene pari al 15%, contro ancora la stessa difficoltà per la persona che si dichiara di altro genere, pari al 39% (4).

In uno studio condotto dalla psicologa Laurie Mintz è stato evidenziato un orgasm gap del 52% su 800 studenti universitari: il 39% delle donne ha dichiarato di raggiungere abitualmente l’orgasmo, contro il 91% degli uomini; un ulteriore studio condotto su 15.000 studenti universitari ha dimostrato che tale divario aumenta se si tratta di sesso occasionale, mentre fra partner più familiari sembrerebbe che (come evidenziato in un sondaggio in cui son stati intervistati soggetti americani fra i 18 ed i 65 anni) il 63% delle donne e l’85% degli uomini raggiunga l’orgasmo. Questi dati cambiano al variare dell’orientamento sessuale dei soggetti: le donne con orientamento sessuale omosessuale sembrano sperimentare più orgasmi (74%) di coloro che si identificano in un orientamento eterosessuale (61%) e tale divario sembri valere per la donna, ma non per l’uomo, il suo orientamento sessuale e la frequenza degli orgasmi. Ed ancora i dati cambiano in base alla presenza di soggetti con orientamento bisessuale, queer o pansessuale, asessuale, etero/omoflessibile, altro (9, 4, 6, 12).

Questa difficoltà nel raggiungere l’orgasmo può dunque essere dovuta alla presenza di cause bio-psico-sociali:

  • Età: dagli studi di Masters e Johnson è emerso che mentre gli uomini raggiungono il loro massimo vigore sessuale fra i 18-20 anni (con alto livello di testosterone), per le donne vale lo stesso fra i 30-40 anni (con migliore conoscenza di sé, più frequente masturbazione, calo dell’inibizione). Con l’avanzare dell’età però la donna può sperimentare calo della libido (visto il periodo di climaterio/menopausa), mentre l’uomo può presentare primi problemi di erezione ed in generale la familiarità con il partner più far calare l’interesse verso l’attività sessuale (14, 13, 5, 15).
  • Disfunzioni sessuali: in una o più delle aree legate a desiderio, arousal sessuale, orgasmo e dolore, che possono causare disturbo dell’orgasmo femminile (anorgasmia, anche maschile), disturbo del desidero sessuale e dell’eccitazione sessuale femminile, disturbo del dolore genito-pelvico e della penetrazione (vaginismo), disturbo del desiderio sessuale ipoattivo maschile, disturbo erettile, disfunzioni che necessitano un trattamento terapeutico (1, 19). Anche la presenza di traumi, violenze, maltrattamenti ed abusi passati e/o presenti vanno a condizionare vita e funzione sessuale del soggetto, bloccandone l’esperienza. In tal caso il disagio è di una diversa portata ed è consigliabile approfondire tali traumi in un percorso psicoterapeutico individuale specifico per il soggetto (1).
  • Stereotipi culturali/aspettative di genere: come evidenziato nella Sexual script theory (Simon, Gagnon, 1986) messaggi ed insegnamenti sociali, culturali, informazioni divulgate dai media, tutte le conoscenze legate al genere assegnato alla nascita comportano una serie di aspettative legate ad esso: partner con il pene sempre prestante, virile, dedito alla performance, che deve “saperci fare” e mostrare la sua sessualità; partner con la vulva accomodante, sempre desiderabile nell’aspetto, esplicita ma misteriosa, più tendente al sopprimere la sua sessualità sin da subito. Vigono una serie di bias culturali e sessuali amplificati dalla realtà distorta che viene presentata nella pornografia, spesso unica realtà disponibili e facilmente fruibile dai giovani, contro le difficoltà di comunicazione e sensibilizzazione nei contesti familiare e scolastico, intrisi di tabù (19, 5, 13, 9, 12, 17).
  • Tipologia di rapporto/relazione sessuale: come è stato visto, in una coppia stabile, a prescindere dall’orientamento sessuale, è più probabile per i partner (ancor di più per la persona con pene) raggiungere l’orgasmo, mentre nei rapporti occasionali si fa più fatica a giungere all’orgasmo, soprattutto per la persona con vulva (4, 12, 5, 13, 9, 14).
  • Distorta conoscenza/consapevolezza del funzionamento del proprio corpo, valido soprattutto per le persone con una vulva, inibite sin da giovani a livello culturale nel praticare la masturbazione e dunque nel parlare del proprio piacere sessuale, dei propri organi genitali (9, 5, 3, 12, 14).

Aldilà delle specifiche particolarità (anche biologiche) e difficoltà, un aspetto salta subito all’occhio: la persona con una vulva, nonostante la possibilità di poter fare esperienza di più tipi di risposte sessuali, sembra raggiungere meno frequentemente l’orgasmo durante un rapporto sessuale, differentemente dalla persona con un pene, mentre ha più probabilità di raggiungere l’orgasmo durante la masturbazione o in una relazione omosessuale (9, 4, 14).
Tali aspetti aprono una serie di riflessioni che meritano attenzione.


Conseguenze relazionali e psicologiche

Sulla base di quanto evidenziato si può dunque affermare che cause e differenze di genere comportino delle conseguenze nell’esperire l’orgasmo, in singolo o con il proprio partner, condizionando vissuti personali, dinamiche relazionali, a prescindere che si tratti di una relazione eterosessuale, omosessuale o con ulteriore orientamento sessuale, andando a generare una serie di implicazioni psicologiche.

Così come già esposto, bias e stereotipi culturali generano un insieme di aspettative circa i ruoli di genere, tali per cui c’è una generale credenza secondo la quale l’attività sessuale, per essere piacevole, deve principalmente concentrarsi sulla penetrazione (che sia attraverso un pene o un sex toy), confermando una visione fallocentrica della sessualità e del piacere ad essa connesso, ipervalutando il piacere maschile, a discapito di quello femminile. Questo, infatti preclude tutta una serie di atti sessuali che è possibile sperimentare, che possono potenzialmente essere molto più piacevoli per la persona con una vulva (5, 9, 17, 4, 12).
In una coppia stabile aperta e confidente è più probabile (ma non sempre!) che ci sia comunicazione circa il reciproco piacere sessuale, in quanto il rapporto è intriso anche dalla componente affettiva, emotiva profonda, dunque, la persona con un pene è tendenzialmente più interessata a capire come muoversi per consentire al partner, persona con vulva, di raggiungere l’orgasmo, stimolando molto di più il clitoride e le sue zone più erogene. Anche in questo caso però, poca conoscenza del proprio corpo, condizionamenti ed inibizione possono portare ad un certo punto la persona con vulva a preferire di simulare l’orgasmo, dopo ripetuti e duraturi tentativi del partner, sempre in funzione del disagio che la persona con vulva può vivere durante l’attività sessuale per tutta una serie di fattori, decidendo di dare priorità alla sua (di lui) soddisfazione, dando adito così ad un potenziale circolo vizioso, relazionale e personale: “se ne parlo posso ferirlo”, “non so come dirgli cosa mi piace”, “ho paura poi di essere poco attraente”, “magari proverebbe disagio se gli chiedessi quello”, “potrebbe stancarsi” e così via (5, 14, 16, 2).
In un rapporto occasionale invece si assiste molto più frequentemente ad un “egoismo” sessuale non sano, messo in atto perlopiù dalla persona con pene. Il focus è in questo caso esclusivamente la performance sessuale, che “deve” concludersi con il proprio (di lui) piacere dopo una performance da “macho” con un’imponente erezione, ed eventualmente anche il piacere del partner con vulva, con o senza possibili tentativi da parte della persona con il pene. In questo caso la comunicazione circa il proprio piacere appare più sfumata, quasi nulla, a meno che non ci sia soggettivo interesse circa il reciproco piacere, con fini puramente sessuali. Così la persona con il pene vive l’esperienza sessuale in modo molto più soddisfacente, lasciando la maggior parte delle volte la persona con vulva insoddisfatta, spesso pentita, incompresa (5, 14, 16, 2).
Tali dinamiche di coppia si modificano di partner in partner, in base al proprio ed altrui orientamento sessuale ed anche nella medesima persona, seguendo fluttuazioni bio-psico-sociali.


Come colmare l’orgasm gap?

Considerando le peculiarità dell’orgasmo femminile e maschile, del divario esistente con successive implicazioni e dinamiche personali e relazionali, ovviare a tale disagio è possibile, tenendo presente importanti possibili soluzioni che vadano a promuovere salute e piacere sessuale di tutti i coinvolti, così come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 2022) e l’Associazione Mondiale per la Salute Sessuale (WAS, 2019) tengono a precisare.

In primis lavorare su bias e stereotipi culturali, sessuali e sulle aspettative che ne derivano di genere in genere, oltre qualsiasi teoria evoluzionistica, unendo alla stimolazione data con penetrazione anche la stimolazione del clitoride e di ogni parte potenzialmente erogena per la persona con vulva, così come Laurie Mintz sostiene: “Sesso di qualità significa uguaglianza dell’orgasmo. Uguaglianza dell’orgasmo significa considerare uguali la stimolazione del clitoride e la penetrazione del pene“. Divulgare e sensibilizzare di più circa il piacere femminile (9, 4, 12, 5).

Progettare e condividere una corretta, completa educazione sessuale a partire dalle scuole, oltre ogni tabù ancora e purtroppo esistente, in quanto conoscere il funzionamento del corpo umano, del proprio, con le sue particolarità è tanto importante studiando la biologia, quanto studiando ed analizzando la sessuologia, essendo la sfera sessuale una parte di vita determinante per ogni persona, con l’intento di chiarire molti dubbi e prevenire situazioni rischiose in tal senso (5, 12, 9).

Altra base fondamentale dalla quale partire, con sé stessi e con il partner, riguarda la comunicazione: comunicare con il proprio corpo, per conoscerlo e capire, attraverso la sperimentazione, la masturbazione, quali sono le zone più erogene, le parti del corpo che più generano piacere, i movimenti o le angolazioni più precise a tale scopo, sdoganando ogni tipo di tabù e praticando una sana e piacevole masturbazione. Comunicare con il proprio corpo vuol dire di conseguenza sentirsi più confident nel comunicare con il proprio partner circa il proprio corpo e le parti di esso che più possono regalare piacere, guidandolo nei movimenti e nei gesti con maggior focus sulla stimolazione clitoridea, a prescindere dal tipo di rapporto sessuale, dal proprio orientamento sessuale, ed andando anche oltre il mito dell’orgasmo simultaneo, sperimentando insieme il reciproco piacere sessuale, in modi e tempi differenti (9, 12 3, 5, 17, 14, 2).

In ultimo, ma non per ultimo, nei casi in cui si percepisca un eccessivo disagio circa la propria sessualità, il quale mina il vissuto personale, le relazioni sociali ed altre sfere della vita quotidiana, ed in qualunque caso se ne senta il bisogno, è bene considerare l’intraprendere un percorso specifico con uno specialista: un consulente sessuale esperto, uno psicoterapeuta specializzato in campo sessuale, che possa dunque inquadrare la situazione e porre un intervento il più specifico, individualizzato (per il singolo e/o per la coppia) e mirato possibile (17, 5, 7, 10).


Bibliografia

1. American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition. Arlington, VA, American Psychiatric Association.
2. Arias-Castillo A., García L., García-Perdom H.A. (2022). The complexity of female orgasm and ejaculation, Arch Gynecol Obstet, 308(2), 427-434.
3. Beaulieu V., Nagy L., Koós M., Demetrovics Z., Kraus S. W., Potenza M. N., International Sex Survey Consortium, & Bőthe B. (2023). What is masturbation? Université de Montréal, Montréal, Canada.
4. Danella M., Beaulieu V., Zippan N., Nagy L., Koós M., Demetrovics Z., Kraus S. W., Potenza M. N., International Sex Survey Consortium, & Bőthe B. (2023). Sexual satisfaction across sexual orientations. Université de Montréal, Montréal, Canada.
5. Döring N, Mohseni MR, (2022). The Gender Orgasm Gap: A Critical Research Review on Gender ­Differences in Orgasm Frequency during Heterosex. Z Sexualforsch, Thieme, 35, 73–87.
6. Garcia J.R., Lloyd E.A., Wallen K., Fisher H.E., (2014). Variation in orgasm occurrence by sexual orientation in a sample of U.S. singles. J Sex Med., 11(11), 2645-52.
7. https://www.ipsico.it/news/orgasmo-femminile/
8. https://www.psiconline.it/articoli/sessuologia/il-ciclo-di-risposta-sessuale.html
9. https://www.psychologytoday.com/intl/blog/stress-and-sex/201510/the-orgasm-gap-simple-truth-sexual-solutions
10. https://www.stateofmind.it/2019/06/terapia-sessuale-coppia/
11. https://www.studiomedicoizzo.it/l-orgasmo-cos-e-come-funziona/
12. https://vdnews.tv/article/orgasm-gap-benessere-sessuale-uomini-donne
13. Levine, S.B. (2003). The Nature of Sexual Desire: A Clinician’s Perspective. Archives of Sexual Behavior, 32, 3.
14. Oscar C., Carlos S.J., (2022). Masturbation parameters related to orgasm satisfaction in sexual relationships: Differences between men and women. Frontiers in Psychiatry, 13.
15. Panzeri, M. (2013). Psicologia della sessualità. Bologna: Il Mulino.
16. Pedro J. Nobre, José Pinto‐Gouveia (2006). Dysfunctional sexual beliefs as vulnerability factors for sexual dysfunction. The Journal of Sex Research, 43(1), 68-75.
17. Rossi, R., Balducci G., (2019). Vengo prima io. Guida al piacere e all’orgasmo femminile. Milano: Fabbri.
18. Wylie, K. (2022). Masters & Johnson – their unique contribution to sexology. BJPsych Advances, 28(3), 163-165.
19. Zippan N., Michaud A., Tremblay F., Nagy L., Koós M., Demetrovics Z., Kraus S. W., Potenza M. N., International Sex Survey Consortium, & Bőthe B. (2023). What you should know about sexual function. Université de Montréal, Montréal, Canada.


Dott.ssa Vanessa Nardelli Autrice presso La Mente Pensante Magazine
Dott.ssa Vanessa Nardelli
Psicologa, Dott.ssa Magistrale in Psicologia Cognitiva Applicata
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