Paradossi d’amore
I doppi legami di coppia
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In questo articolo vorrei mettere in evidenza alcuni paradossi comunicativi e meccanismi psicologici che, causando stress emotivi e/o cognitivi ai singoli individui, e possono contribuire allo sviluppo di disarmonie all’interno della coppia andando ad appesantire, in alcuni casi, un clima relazionale già precario.
Ovviamente come tutte le generalizzazioni si rischia di perdere e snaturare la specificità delle singole situazioni.
Sono semplici schemi generali, pillole di conoscenza, potremmo dire, di come si può strutturare la comunicazione all’interno di una coppia stabile senza offrire però alcuna motivazione sulla causa dell’attivazione di tali dinamiche.
Eventuali approfondimenti possono essere effettuati mediante la lettura dei testi citati in bibliografia o di altri saggi sull’argomento disponibili in gran numero nelle librerie o sul web.
I primi tre paragrafi descrivono dei paradossi comunicativi; di seguito vengono elencati alcuni meccanismi psicologici che possono emergere in una relazione stabile.
Uomo forte ma sensibile
Nell’immaginario collettivo di molte donne è presente un’ideale di uomo “forte“, “protettivo” e “virile” ma allo stesso tempo estremamente delicato e sensibile.
Questo immaginario, come è evidente, contiene in sé una situazione di doppio legame (Bateson 1972) perché generalmente l’uomo o tende a privilegiare l’ostentazione della forza e del machismo o predilige la manifestazione della sensibilità e della delicatezza e raramente raggiunge un equlibrio paritetico fra questi due oposti.
Questo doppio legame si manifesta per il fatto che se un uomo esteriorizza unicamente l’aspetto del machismo, prima o poi la donna potrà iniziare a lamentarsi per la sua poca sensibilità, e al contrario, se l’uomo manifesta primariamente l’aspetto dell’accoglienza e della sensibilità, ugualmente la donna, nel corso del tempo, potrà esigere da lui un atteggiamento da “uomo forte“.
Dall’altra parte l’l’immaginario collettivo maschile dà spazio estremo ai muscoli, alla virilità, alla forza, all’aggressività, caratteristiche che hanno poco in comune con la sensibilità: “l’uomo che non deve chiedere mai“, recitava una famosa pubblicità di un amaro.
Per molti uomini questi aspetti “muscolari“, sono sinonimo di “virilità“, ma di fatto questi attributi non costituiscono affatto una garanzia nella dimestichezza dell’arte amatoriale che non si limita unicamente alla performance sessuale, ma va ben oltre.
Quegli uomini che si sentono “tutti d’un pezzo“, contrariamente a quanto si crede, sono uomini a metà, perché hanno rinunciato ad un’importante parte della propria persona: quella affettivo-emozionale.
Questo immaginario collettivo maschile probabilmente si è originato per adattarsi alle richieste dell’immaginario collettivo delle donne… o meglio, a ciò che essi credono sia l’immaginario dell’uomo tipo delle donne.
Per questo motivo quasi tutti gli scambi relazionali fra uomini sottinendono una lotta per il potere (si veda il quinto assioma della comunicazione di Watlawick e coll. 1967) che tradotto nel linguaggio comune si esplicita con la frase “vediamo chi ce l’ha più duro“.
Senza dubbio l’idea dell’uomo forte ha una ragione storica perché fin dalla storia conosciuta la violenza ed il sopruso, ovvero la “legge” del più forte, (ovvero del più cretino) hanno rappresentato (e rappresentano tuttora) il filo rosso delle vicende dell’umanità.
Paradosso della sensibilità
Quando in una relazione alcune donne rimproverano al proprio uomo di essere poco affettivo ed attento alle loro esigenze, di essere egoista e centrato su di sé, si può verificare una situazione pradossale nei casi in cui l’uomo si sforza di diventare più disponibile, meno autocentrato e più “altruista“.
Può accadere infatti che la donna, non percependo più l’energia “maschile” e percependo più la sua parte “femminile” dell’uomo, non abbia più quella spinta sessuale che provava per lui prima di questa trasfomazione.
Per onor del vero, bisogna a questo punto fare una precisazione: come è possibile che di punto in bianco cali il desiderio sessuale proprio nel momento in cui il partner attua una trasformazione evolutiva?
La risposta sta nel fatto che molto spesso, sia le donne che gli uomini si innamorano del meccanismo e non della persona, ovvero cercano un determinato partner che abbia una determinata caratteristica personale negativa che, per amore, trasmuterà in positiva.
Generalmente ciò non avviene quasi mai, d’altronde semmai dovesse realizzarsi questa trasmutazione, ecco che paradossalmente “l’amore” verrebbe subito meno perché l’obiettivo è stato raggiunto (Per aprofondimenti su questo tema si veda il “meccanismo della meta-comunicazione a ripetere, Papadopoulos, 2013).
Moglie, madre e… “puttana”
Chiedo scusa alle lettrici per l’uso della parola “puttana“, termine che non amo, ma ho deciso di usare questo termine per essere più incisivo, visto che il gergo usato dagli uomini è questo.
L’uomo, nella sua ricerca della donna, non può che avere come modello di riferimento femminile la sua donna prima ed originale: sua madre.
Questa figura viene idealizzata e tutte le donne vengono “illuminate” da questo ideale, sia quando lo si vuole ricercare sia quando si desidera allonanarsene.
Ma se l’immagine della propria donna rimanesse ancorata alla figura materna, l’uomo avrebbe difficoltà nella sfera dell’intimità perché percepirebbe lo spettro dell’incesto.
Secondo Freud questo problema viene risolto dall’uomo operando una svalutazione ed una scissione del femminile (Freud 2012): da una parte si anela alla donna-moglie, madre dei suoi figli, “angelo del focolare“, e dall’altra si desidera una donna-puttana con cui soddisfare i desideri più reconditi.
Non è un caso che molti uomini soddisfino i propiri desideri sessuali in relazioni extraconiugali o rivolgendosi alla protstituzione.
Donna madre
In alcuni uomini, l’immaginario della donna-madre rimane attivo per tutta la durata della relazione.
Sono sempre di più infatti gli uomni che hanno forti bisogni di accudimento da parte delle donne-madri, anche se i modelli attuali professano il contrario.
Di conseguenza una coppia basata su questo immaginario sarà costituita da una donna forte che ha assunto il ruolo del maschio ed un uomo volontariamente succube del potere della donna.
Questo squilibrio energetico se è funzionale alla psicologia dei singoli membri della coppia può non generare alcun tipo di problema, almeno fino a quando uno dei due partner si stuferà di tale dinamica.
Ma fino a quel momento il problema sussisterà solamente per gli occhi esterni alla coppia che “maliziosamente” tenderanno a giudicare come negativa questa relazione.
Dalla parte delle donne
Vediamo ora la stessa problematica dal punto di vista della donna.
Come l’uomo anche la donna ha la propria madre come come modello femminile di riferimento primo ed “originale” con la differenza che la femminilità non verrà ricercata all’esterno ma introiettata e riattivata dal suo interno e fungerà da guida nei suoi rapporti con gli uomini.
In una relazione la donna non cerca la madre, lei è già madre in latenza.
Differentemente dall’uomo, non si trova a combattere fra due immaginari contrastanti (donna-madre, donna-puttana), non deve degradare il femminile; lei è già donna, già madre, già sessualmente perfetta ed adatta.
Raramente il desiderio dell’uomo evoca in lei lo spettro dell’incesto, perché da lui si aspetta dialogo, protezione, presenza, prima di entrare nella sfera della sessualità.
Si deve prima fidare per potersi abbandonare e dare sfogo alla propria istintualità più profonda senza essere giudicata, condannata, biasimata.
Anche lei cerca quella vicinanza affettiva ma, contrariamente a quanto può avvenire nell’uomo, lei vive in minor misura la contraddizione fra passione carnale ed affettiva, perché in lei affettività e carnalità sono una cosa unica, non c’è distinzione ed opposizione, come invece accade per l’uomo.
Se la donna manifesta affettività verso l’uomo e da questi ne riceve, ciò non andrà a scalfire la sua passione sessuale, anzi ne potrà essere rinvigorita, a meno che non si instauri una relazione padre-figlia o madre-figlio che, anche in questo caso, implicitamente andrebbe a richiamare il tema dell’incesto.
Amor sacro, amor profano
Per tutta la durata della vita gli esseri umani, ed in particolare gli uomini, oscillano costantemente fra la ricerca dell’amor profano e quello dell’amor sacro (Papadopoulos 2013).
Raramente sono in equilibrio fra loro, perché ogni soggetto, anche a seconda del proprio ciclo vitale, ne predilige uno a discapito dell’altro.
Una volta appagato l’aspetto sessuale ed istintivo, che nella maggior parte dei casi costituisce la prima molla per la ricerca di un partner, si attiva quel bisogno di consolidare l’aspetto più meramente affettivo.
Questa sfera affettiva, che poi andrà a costituire la base su cui si poggerà tutta la relazione futura, può però sfociare in un paradosso, perché quando si riesce ad accettare e ad aprirsi a quegli aspetti più meramente emozionali ed affettivi, ecco che in maniera complementare può attenuarrsi il desiderio sessuale verso il partner.
É l’eterno conflitto fra Eros ed Agape (vedi Papadopoulos 2013 e Rougemont 1939).
Se poi all’interno della coppia nascono anche dei figli, ecco che la sessualità rischia di soccombere totalmennte di fronte alle esigenze di cura ed affettività della nuova composizione familiare.
Il matrimonio (o la convivenza) che doveva rappresentare il suggello ed il coronamento dell’amore passionale della coppia, rischia così di trasformarsi nel suo opposto.
La discesa del desiderio sessuale
Una costante che sembra verificarsi nella maggior parte di quelle coppie che sono rimaste unite nonostante tutte le dificoltà che hanno incontrato nel corso degli anni è che la donna, dopo un tempo variabile di matrimonio/convivenza di circa qiundici//vent’anni, manifesti un rifiuto più o meno totale verso i rapporti sessuali con il suo compagno.
Una spiegazione che normalmente danno gli psicologi è che la donna usi il sesso come strategia recriminatoria verso il proprio compagno.
Ovviamente sussiste anche la spiegazione biologica dell’entrata in menopausa che provoca nella donna una serie di cambiamenti ormonali non indifferenti.
Ma vi possono essere anche altre spiegazioni come evidenziate nei paragrafi precedenti come quando in un uomo inizialmente volitivo, decisionale, propositivo emergano lentamente, ma costantemente in lui, richieste affettive che lo trasformano nel cosiddetto “uomo in pantofole“.
Oppure quando si attiva un processo di transfert verso il partner.
A tal proposito riporto le affermazioni di Lowen riguardo una sua paziente:
Il sesso con lui era eccitante, ma qando il rapporto si approfondì e si sposarono i suoi sentimenti sessuali dimininuirono, per poi scomparire…Dato che gli uomini che sposò prendevano il posto del padre nel suo affetto, Margaret non poteva lasciare affiorare alcun sentimento sessuale nei loro confronti (Lowen 1983, pag. 133).
Infine, come è stato già accennato, spesso si assiste ad una proporzione inversa dove più aumenta l’affettività più diminuisce la sessualità.
Effetto Casanova
Una delle contraddizioni che mi ha sempre stupito è l’ammirazione di molte donne rispetto al fascino di quegli uomini che amano sedurre il gentil sesso, come quei Casanova che amaliano ogni donna che incontrano (soprattutto quando sono già impegnate).
Moltissime donne, sedotte nell’immaginario da questo tipo di uomo, sono avide di racconti dei loro intrecci amorosi, vogliono conoscere le loro strategie di seduzione, le tresche che hanno intentato; sono particolarmente incuriosite da come sono riusciti a beffare gli uomini delle donne da loro sedotte, sono bramose dei dettagli delle loro avventure e più le loro storie si arricchiscono di particolari, più questi uomini diventano attraenti, machi e “fichi“….
Ovviamente, il proprio uomo non può e non deve comportarsi come un tal casanova perché immediatamente l’ammirazione si trasformerebbe in gelosia, possesso e rabbia proprio per quell’atteggiamento che prima era così apprezzato se indirizzato verso altre donne.
Donne da … poco
E gli uomini? Cosa pensano loro di una casanova al femminile? Non la apprezzano e non viene ammirata come donne le ammirano l’arte seduttoria del Casanova, ma la svalutano per il fatto di offrire il suo “corpo” a chicchessia…
Ovviamente il linguaggio usato è ben più scurrile. Allo stesso tempo però desidererebbero trovarsi nei panni dell’uomo di turno ammaliato dalla casanova al famminile…
Conclusioni
Dati questi scenari a volte inconciliabili è possibile un vero l’incontro fra un uomo e una donna?
Certamente… ma bisogna lavorare tanto su sé stessi…
Buon viaggio interiore!
Bibliografia
Bateson G., (1972), Verso un’ecologia della mente, Adelphi, Milano 1983.
Freud S. (1912), “Sulla più comune degradazione della vita amorosa”, in Psicologia della vita amorosa, Boringhieri, Torino 1980.
Lowen A. (1983), Il narcisismo, Feltrinelli, Milano 1992.
Papadopoulos I., I meccanismi di innamoramento, Terre sommerse, Roma 2013.
(de) Rougemont D., (1939) L’amore e l’Occidente, Bur – Rizzoli, Milano 1977.
Watlawick P., Beavin J.H., Jackson D.D., (1967), Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio.
Dott. Ivo Papadopoulos
Psicologo Clinico | Sociologo
Bio | Articoli | Intervista Scrittori Pensanti | AIIP Novembre 2023
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