Ragione e Ragionamento
Parole simili, conclusioni diverse
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L’asciugatrice
Alcuni giorni fa ho discusso con mio figlio per una questione molto importante.
Abbiamo due modi differenti di usare l’asciugatrice.
Io carico l’elettrodomestico e, al momento in cui il ciclo di asciugatura è concluso, svuoto il serbatoio dell’acqua. Lui prima di caricare si assicura che il serbatoio sia vuoto, ma non lo svuota mai al termine del ciclo.
Dopo una buona mezz’ora di confronto piuttosto acceso su quale fosse la procedura corretta (ovviamente entrambi eravamo certi di avere ragione) è intervenuta la Svizzera nella persona di mio marito che con una semplice frase ha posto fine al conflitto:
Come fate a non rendervi conto che state dicendo la stessa cosa?
Punti di vista diversi
È bastata questa frase a far crollare il nostro castello di carte.
Un leggero soffio e puff…tutto scemato.
Un punto di vista esterno che aveva osservato ed ascoltato la scena…e la questione è subito apparsa sotto un’altra luce.
Mi sono sentita profondamente sciocca.
Ero così concentrata nella convinzione di aver ragione da perdere di vista due aspetti fondamentali:
- Non sempre aver ragione ci fa sentire meglio (anzi, può essere davvero avvilente, soprattutto se per riuscirci “schiacciamo ” l’interlocutore)
- Ascoltare con attenzione l’interlocutore è imprescindibile (quante volte le discussioni nascono proprio perché magari sentiamo, ma non ascoltiamo fino in fondo quello che ci viene detto?)
La ragione si dà solo agli asini
Il filosofo nolano Giordano Bruno, nella Cabala del Cavallo Pegaseo (1585), definiva una particolare forma di ignoranza «asinità di semplice negazione», ritenendo che sia propria di coloro «che non sanno, non presumono di sapere» e nondimeno vogliono sapere (cfr. G. Bruno, Cabala del Cavallo Pegaseo con l’aggiunta dell’Asino cillenico, 1985).
L’asinità di semplice negazione è una sorta di moderno analfabetismo di ritorno, da cui ciascuno di noi può essere affetto quando, pur essendo in grado di comprendere, valutare e agire scientemente, per pigrizia intellettuale o per non affaccendarci in problemi che crediamo non ci riguardano, disconnettiamo la ragione e da animali pensanti regrediamo allo stato di asini insipienti, «che tutte le facoltà dell’anima uniscono nella sola capacità di ascoltare e credere» (tratto dal blog “La Chiave di Sophia ” – www.lachiavedisophia.com ).
Nella mia infanzia ho sentito centinaia di volte una frase di mia nonna materna: “La rasun ad dà mac ai asu ” (che in dialetto piemontese significa che la ragione si dà solo agli asini), quindi questa consapevolezza avrebbe dovuto almeno rallentare il mio impeto.
Eppure no.
Questa discussione mi ha aperto gli occhi su una grande verità: è più importante e saggio ragionare che avere ragione.
Ciò mi ha riportato con la mente ad un’altra discussione, avvenuta molti anni fa.
Amicizia dallo scontro
Parliamo di un avvenimento di oltre vent’anni fa, ma come spesso accade con i momenti che un po’ hanno segnato la nostra vita, ricordo bene alcuni aspetti, molto meno altri.
Ricordo che ero appena rientrata dalla mia prima maternità. Torno in ufficio e trovo una persona che non conosco seduta alla mia postazione che lavora al mio pc…rimango stranita e il rapporto non parte proprio nel migliore dei modi. Siamo entrambe guardinghe: io sento (ma con che diritto poi…) il mio posto usurpato e lei difende la postazione con orgoglio. Non ricordo affatto cosa avesse fatto scattare la discussione, ma ricordo con chiarezza che ad un certo punto si sono alzati i toni…Senza alcun intervento esterno abbiamo risolto l’accesa controversia che si è spenta con la stessa facilità con cui era divampata.
Ci siamo capite.
Da quel momento non abbiamo più avuto alcun motivo di scontro e oltre ad un buon rapporto professionale si è aperta anche una piacevole amicizia.
Forse c’è una morale?
Le discussioni servono. Gli scontri servono.
Se l’obiettivo intrinseco è capire qualcosa cui teniamo, risolvere una situazione complessa… è giusto confrontarsi a volte anche con toni accesi, ma non bisogna mai perdere di vista il rispetto reciproco.
Vittoria o sconfitta?
“Facciamo come dici tu “
Quante volte avete pronunciato o sentito pronunciare questa frase? Che sensazione vi dà?
D’impeto direi di sconfitta, di arrendevolezza (non dimentichiamoci comunque la doppia connotazione di questo termine: come ci ricorda il dizionario Oxford Language, significa da un lato “disposizione a condiscendere, remissività ” ma dall’altro anche “buon lavorabilità “… fa riflettere, vero?).
Può arrivare al termine di una discussione estenuante, quando una delle due parti in gioco alza bandiera bianca, un po’ come per dire “Basta, hai vinto! “.
Andando un po’ più a fondo, però, potrebbe esserci qualcosa da salvare in quella frase.
“Basta, non feriamoci più, non facciamoci del male “…Ecco un’altra possibile interpretazione, un significato nascosto.
Se davvero ascoltiamo chi ci sta di fronte e vogliamo evitare spiacevoli conseguenze in alcuni casi rinunciare ad avere ragione può rivelarsi la scelta più ragionevole.
Lite per futili motivi
Questo titolo mi ha sempre fatta rabbrividire.
Spesso nei quotidiani leggiamo notizie come questa:
Fidanzata uccisa dal suo ex per futili motivi
Ecco.
Fermiamoci a riflettere.
Forse una domanda che dovremmo imparare a porci più frequentemente è “Cui Prodest? “, ovvero “a chi giova? ” (frase tratta dal passo della Medea di Seneca “cui prodest scelus, is fecit “, cioè “il delitto l’ha commesso colui al quale esso giova ” – tratto da Enciclopedia Treccani).
Mi rendo conto che si tratta di un’interpretazione riadattata al contesto specifico: se capiamo per tempo che il nostro agire non giova a nessuno, anzi, può arrecare danno, fermiamoci subito, senza alcuna esitazione!
Mi è capitato di assistere a discussioni anche molto accese partite davvero da sciocchezze… in alcuni casi uno dei due interlocutori ha “abbandonato la scena “, si è ritirato, lasciando la controparte a bocca aperta, ma dimostrando di saper riconoscere il momento giusto in cui fermarsi.
In un caso purtroppo la situazione è degenerata in rissa e solo l’intervento provvidenziale di un “arbitro ” ha permesso di separare i contendenti senza conseguenze troppo gravi, se non per la dignità ferita.
Tutte queste situazioni che si stanno affacciando alla mia memoria hanno un fil rouge, un punto in comune: la scintilla parte da motivi davvero sciocchi, ma spesso per orgoglio non ci si è fermati, si è purtroppo scelto di continuare per avere ragione, anziché ragionare e quindi fermarsi.
Sottigliezze
Mi permetto di concludere con una sottile vena polemica.
Vi anticipo che avrò modo sicuramente in uno dei prossimi articoli di andare più a fondo nell’argomento che vado a delineare… ma non potevo non riportare questo trait d’union, a mio parere inevitabile.
Tempo fa ho letto un interessante articolo legato alla notizia in cui un uomo si offriva gratuitamente di accompagnare le donne al famigerato “ultimo appuntamento ” (articolo comparso sul sito de La Repubblica in data 03/06/23).
Encomiabile, davvero…ma mi fa accapponare la pelle pensare che oggi, nel 2023, ci sia ancora bisogno di soluzioni come questa.
Aveva denunciato più volte il suo aggressore, alla fine l’ha uccisa.
Basta!
Non voglio più sentire notizie così terribili, è inaccettabile morire per aver detto “no, basta, non ce la faccio più “…ancor più se le istituzioni sapevano e non han fatto nulla per prevenire il triste epilogo…perché in quel caso sono complici.
Semplici ragionamenti, che potrebbero salvare la vita se ci impegnassimo di più nell’educazione al rispetto, di tutti, grandi e piccoli, uomini e donne.
Sempre e comunque rispettiamoci…e ragioniamo prima di agire.
La guerra dunque deve evitare, chi ragiona (tratto da Euripide, “Le troiane”)
Simona Battistella
HR Manager | Trainer
Bio | Articoli | AIIP Dicembre 2023
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