Le sei caratteristiche tipiche delle abbuffate
Rompere lo stigma che si nasconde dietro i disturbi alimentari
Come fai a sapere se il modo in cui mangi sia semplicemente una ricerca di appagamento oppure la spia di una relazione disfunzionale col cibo che ti porta ad abbuffarti?
Premetto che non c’è un’abbuffata che sia simile ad un’altra, proprio perché ogni individuo che soffre di un disturbo dell’alimentazione incontrollata e tende ad abbuffarsi regolarmente porta con sé la propria storia e il proprio modo di vivere il cibo.
Tuttavia, quando viene chiesto alle persone di descrivere le loro abbuffate di cibo, ci sono alcune caratteristiche comuni che emergono con una certa regolarità.
Le sei caratteristiche tipiche di un’abbuffata
Vediamo ora insieme quali sono le caratteristiche tipiche di un’abbuffata, in modo che possa iniziare a capire se questo è un problema che ti tocca da vicino.
- La velocità – Tendi a magiare rapidamente, con voracità e senso di urgenza, a volte masticandolo a malapena. Oppure bevi per aiutarti ad ingerire il cibo più rapidamente.
- Sentimenti contrastanti – I primi momenti di abbuffata possono essere piacevoli, ma presto alla piacevolezza seguono altri sentimenti come senso di colpa o disgusto. Questi sentimenti normalmente non ti impediscono di continuare a mangiare.
- Senso di agitazione – Non riesci a trovare la calma, ti muovi o ti metti a vagare per la casa mentre mangi sentendoti irrequieto/a, come se ci fosse una forza potente che, dall’esterno, ti spinge a mangiare. Procurarti il cibo diventa la priorità numero uno e potrebbe spingerti a prendere cibo che appartiene ad altri o mangiare cibo scartato.
- Stato di coscienza alterata – Ti senti come se fossi in uno stato di trance, o come se non fossi davvero tu a mangiare. Trovi difficile fermarti.
- Perdita di controllo – Avverti un senso di perdita di controllo, a volte anche molto prima di mangiare, oppure gradualmente quando inizi a mangiare. A volte, la perdita di controllo arriva all’improvviso dopo che ti rendi conto che hai mangiando fino a sentirti estremamente sazio/a o che stai male fisicamente.
- Segretezza – Ti adoperi in modi diversi per nascondere agli altri il fatto che stai mangiando, mentre mangi in modo relativamente “normale” quando sei in compagnia di altre persone.
A queste aggiungo anche la percezione da parte di chi si abbuffa che la quantità di cibo ingerita sia eccessiva, anche se ad un osservatore esterno potrebbe non sembrare tale.
Alcune precisazioni importanti
Una descrizione comune dell’esperienza dell’abbuffata potrebbe essere questa:
Afferro a caso tutto il cibo che posso e me lo ingurgito, a volte senza nemmeno masticarlo. Ma poi comincio a sentirmi in colpa e spaventata quando il mio stomaco inizia a farmi male e la mia temperatura aumenta. È solo quando mi sento davvero male che smetto di mangiare.
Tieni presente che queste sei caratteristiche non devono essere presenti tutte allo stesso tempo per sapere che si tratta proprio di un’abbuffata.
Inoltre, questo è solo un elenco delle manifestazioni più comuni, le quali potrebbero non includere sentimenti e comportamenti differenti che fanno parte della tua esperienza specifica col cibo.
Un aspetto fondamentale per poterlo definire come un problema, rimane senz’altro sempre il fatto che il comportamento in questione ha un impatto negativo sulla salute fisica e la qualità di vita della persona interessata.
La vergogna di abbuffarsi
Senza alcun dubbio, un denominatore comune dell’esperienza di chi si abbuffa regolarmente è il profondo sentimento di vergogna.
Condividere la tua esperienza con qualcuno di cui ti fidi, o con un professionista che può guidarti a comprendere meglio la situazione, può essere liberatorio.
Da persona che in passato si è abbuffata regolarmente per anni (o come mi piace definirmi ora, “una binge-eater in remissione“), ricordo nel dettaglio quanto il mangiare in segreto, nascondendo ogni prova dell’abbuffata, suscitasse in me un profondo sentimento di vergogna.
Spesso fingevo che tutto andasse bene davanti agli altri, anche se dentro di me accadeva l’opposto.
Non avevo assolutamente idea che questo rapporto così complicato col cibo fosse un problema comune.
Mai avrei pensato che un giorno non solo avrei ascoltato testimonianze di altre persone col mio stesso problema, ma addirittura avrei avuto la fortuna e il piacere di supportarle nel loro percorso verso un rapporto più sereno col cibo e con sé stessi/e.
Rompere lo stigma che circonda le abbuffate
Credo che sia estremamente importante rompere lo stigma che circonda le abbuffate e la fame nervosa, aiutando in questo modo quante più persone a superare il senso di vergogna e a cercare supporto.
Brene Brown, che ha condotto numerose ricerche sul tema della vergogna e della vulnerabilità, dice:
La vergogna è la paura della disconnessione, la paura di essere percepiti come imperfetti e quindi indegni di accettazione o appartenenza. La vergogna è sentirsi come un estraneo, non appartenere.
E sempre riguardo alla vergogna, aggiunge anche:
Se possiamo condividere la nostra storia con qualcuno che risponde con empatia e comprensione, la vergogna non ha possibilità di sopravvivere.
Proprio così.
C’è un senso di isolamento e solitudine, che non è solo prerogativa di chi si abbuffa ma, in generale, di chi affronta un problema che in qualche modo lo isola dagli altri, che si frappone come un muro tra sé e il mondo, facendolo sentire sbagliato/a, diverso/a.
Quando fai fatica a parlare di ciò che sta accadendo nel tuo rapporto con il cibo e il tuo corpo, la sensazione di solitudine e il pensiero che probabilmente sei l’unico/a con questo problema si rafforzano.
Inoltre, se nessuno ne parla con te, significa che sei solo tu (o comunque non ce ne sono molti altri là fuori col tuo stesso problema) e questo rafforza ancora di più il sentimento di vergogna.
Il problema delle abbuffate è quindi un problema non solo di isolamento fisico e sociale, ma anche di isolamento all’interno di un punto di vista ristretto e ripetitivo.
La tendenza a ritrarsi, avendo solo te stesso come interlocutore e giudice alquanto severo rispetto a questo comportamento, può spingerti a ripetere le stesse azioni automatiche, spesso con la sensazione di non averne il controllo.
La condivisione aiuta a vincere le abbuffate
La condivisione, l’ascolto di altre persone che raccontano il loro stato d’animo, le difficoltà ma anche ciò che le ha aiutate finora, possono essere una forte spinta al cambiamento.
Ancora, affidarti all’aiuto di qualcuno che, come uno specchio, ti mette di fronte il tuo punto di vista sulle cose e ti fa riflettere sui meccanismi alla base del problema.
O semplicemente ti aiuta a essere più compassionevole nei confronti delle cose “come sono ora“.
In generale, l’atto di portare il problema dall’interno verso l’esterno, sia in forma scritta che verbale, attraverso un dialogo che si svolge in un contesto sicuro ed empatico, può essere un enorme punto di svolta.
C’è forza nel portare alla luce la vergogna. Perché normalmente la vergogna vive nell’ombra.
Quindi è più facile rimanere nella vergogna e mantenere i comportamenti che causano sofferenza quando non parliamo delle nostre lotte e le condividiamo.
In particolare, parlarne ti può essere d’aiuto in due modi:
- Lo scambio con gli altri ti fa accettare che siamo tutti più o meno imperfetti e che l’imperfezione va bene, non è un problema.
- Ti permette di vedere il problema da diverse angolazioni. Cambiare il punto di vista su te stesso/a ti aiuta a sentirti in grado di intraprendere azioni che forse non sei mai stato/a in grado di fare prima. Ad esempio, non mangiare per alleviare la sofferenza quando prima ti sembrava impossibile non farlo.
Aiuta a trasformare “non posso” in “posso“.
Quello che serve per attivare questo tipo di cambiamento è un piccolo primo passo verso il superamento della vergogna, dandole spazio dentro di sé, riconoscendola, accogliendola, e così si comincia ad essere più coraggiosi, mettendo da parte la paura di apparire diversi, strani o sbagliati e finalmente aprirsi a nuove possibilità.
Di cosa ti vergogni di più in questo momento? Se avessi la possibilità di condividere, attraverso una pagina personale del tuo diario, quello che hai sempre voluto dire ad alta voce, cosa scriveresti?
Ti invito a farlo ora che hai terminato di leggere questo articolo.
Dott.ssa Donatella Porceddu
Psicologa | Binge-Eating Coach
Bio | Articoli
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