
Self worthiness: cos’è e perché ti renderà più felice
Come San Valentino ti aiuterà ad amare te stesso
San Valentino: festa degli innamorati a tutto tondo
Prima di spiegare perché il giorno di San Valentino non è solo dedicato alle coppie innamorate, vorrei introdurre brevemente le origini di questa festa.
Le origini della festa di San Valentino risalgono, come non molti sanno, al 496 d.C. Questa festività vanta dunque una storia di più di 1500 anni!
Fu istituita da papa Gelasio I per regolamentare e sacralizzare la “lupercalia”, ossia i festeggiamenti in onore del dio della fertilità Luperco che si celebravano il 15 febbraio.
Questa ricorrenza pagana consisteva in festeggiamenti senza limiti per le strade e riti in onore del dio. Fra questi ricordiamo la fustigazione delle donne per le strade della città da parte di sacerdoti devoti al dio Luperco. Perfino le donne in gravidanza si prestavano a questo rituale nella speranza che la devozione dimostrata avrebbe portato loro un figlio sano.
Si può facilmente intuire da ciò come la natura di questa festa fosse contraria alla morale della Chiesa e all’idea di amore sostenuto dalla religione cristiana. Papa Gelasio I decise dunque di spostare la festa al giorno precedente, il 14 febbraio, che era dedicato invece a San Valentino, protettore degli innamorati.
San Valentino, secondo la leggenda, era vescovo nella città di Terni. Il suo martirio (e così il suo nome di protettore degli innamorati) si deve all’aver celebrato un matrimonio tra due giovani: lei cristiana e lui pagano.
Oggi, invece, questo giorno ha perso la sua valenza religiosa per assumerne una più commerciale, legata ai regali e alle dimostrazioni di amore che le coppie innamorate decidono di scambiarsi.
Tuttavia, in questo articolo ti spiegherò perché la festa di San Valentino andrebbe celebrata da tutti, non solo dalle coppie, e di come questo potrebbe essere per te un momento di riflessione sul tuo valore personale.
Perché la perfezione non ti renderà felice
Leggendo un articolo riguardante l’autostima scritto dalla dottoressa Adia Gooden (psicologa clinica laureata all’Università di Stanford) ho trovato di grande ispirazione come avesse saputo applicare i suoi studi alle sue esperienze di vita, analizzandole e imparando da esse.
Nel corso della nostra vita abbiamo tutti vissuto almeno un momento di dubbio rispetto a chi siamo e al nostro valore. Ci siamo chiesti se fossimo abbastanza intelligenti, belli, simpatici, alti, magri, attraenti, femminili, virili… Tutto questo paragonandoci a chi vedevamo attorno a noi.
Come raccontava la dottoressa Gooden, di fronte all’imperfezione che vediamo in noi e che ci provoca un senso di inadeguatezza, pensiamo che la perfezione sarà ciò che ci renderà invece felici.
“Se fossi più magra allora sarei felice”
“Se solo avessi più muscoli troverei una fidanzata”
“Se fossi più simpatico avrei più amici”
Per questo motivo, ci impegniamo e cerchiamo diversi escamotage per smussare i nostri difetti. Quindi ci mettiamo a dieta, andiamo in palestra e ci rendiamo più affabili agli occhi degli altri.
Piccolo spoiler: nulla di tutto questo ti renderà felice nel lungo termine! Non è la perfezione che determina il tuo valore come persona o quanto gli altri apprezzino le tue qualità.
Dimagrire, avere più muscoli o essere spiritosi potrà aumentare la tua autostima. Ti sentirai orgoglioso di ciò che hai fatto e soddisfatto che i tuoi sforzi ti abbiano portato dove speravi. Non appena però qualcosa andrà storto, ti spezzerai.
Non sono gli altri a determinare il tuo valore
Riferendoci ancora ai nostri esempi, di fronte ad un aumento di peso, alla difficoltà nel riuscire a trovare una compagna o all’essere lasciato in disparte dagli altri, ti ritroverai al punto di partenza.
Metterai in dubbio te stesso, lavorerai su altre imperfezioni, sentirai di migliorare, ma non appena qualcosa non andrà come sperato, tutto ricomincerà da capo. È come cercare di risolvere una perdita d’acqua mettendo la mano sul buco invece di capire cosa si sia rotto.
La stessa dottoressa Gooden raccontò un episodio della sua vita legato a questo. Dopo aver cercato di migliorare tutti gli aspetti di sé stessa che riteneva “difettosi” o “insufficienti”,
“Mi sono aggrappata alla speranza che, se solo avessi trovato qualcuno che potesse amarmi, allora avrei sentito di avere valore”.
Spoiler numero due, non ha funzionato! La relazione con un’altra persona può aumentare la nostra autostima nel breve termine, ma non ha tuttavia il potere di cambiare il modo in cui vediamo noi stessi. Attribuire all’altra persona o alla relazione il compito di darci valore non è solo utopico, ma anche pericoloso.
Se litigassimo o concludessimo la relazione con il nostro partner, correremmo il rischio di perdere, oltre all’altra persona, anche tutto ciò che ci faceva sentire “valorosi” (nell’accezione di “persone che hanno valore”).
Come mai di fronte ai successi e agli insuccessi, la considerazione che abbiamo di noi è così altalenante? Come mai ciò accade?
Ciò accade perché cerchiamo di lavorare sulla nostra autostima, quando invece dovremmo concentrare le nostre attenzioni sulla self-worthiness.
Qual è la differenza tra autostima e self-worthiness
L’autostima e la self-worthiness possono sembrare due concetti simili, ma di base sono molto diversi.
L’autostima è collegata a ciò che facciamo nella nostra vita di tutti i giorni e ai risultati che otteniamo. Se ci impegniamo e riusciamo a raggiungere il nostro obiettivo, la nostra autostima aumenterà. Ci sentiremo soddisfatti e appagati.
Allo stesso modo, quando ci troveremo di fronte ad un fallimento, la nostra autostima si abbasserà e ci sentiremo sconfortati.
L’autostima è quindi legata ai nostri successi e insuccessi e varia in base a che questi siano percepiti come soggettivamente positivi o negativi.
Per fare un paragone, l’autostima è come la marea: a volte sale, a volte scende.
La self-worthiness, al contrario, non risente dei risultati che otteniamo. La dottoressa Gooden definisce questo concetto come “un’incondizionata consapevolezza del proprio valore personale sentendo di meritare di vivere, di essere amato e che qualcuno si prenda cura di noi. Sentiamo di meritare di occupare un posto nel mondo.”.
Il sentimento che proviamo quando siamo consapevoli di ciò non è suscettibile ai cambiamenti esterni. Perciò, se per esempio fossimo bocciati ad un esame, la nostra self-worthiness non verrebbe intaccata.
Ci sentiremmo un po’ giù di morale e frustrati per non essere riusciti dopo tanto studio a prendere un bel voto. Tuttavia, non ci sentiremmo meno meritevoli di esistere o di essere amati solo perché non abbiamo passato un esame all’università.
Di fronte agli ostacoli che incontriamo sul nostro percorso, l’autostima sale e scende come la marea, mentre la self-worthiness, come la terra sotto i nostri piedi, resta ferma e ci offre stabilità.
Perché sentiamo di non essere mai abbastanza
Dietro al non sentirsi mai abbastanza possono esistere diverse motivazioni: alcune universali e alcune più personali.
Alcune persone temono che, considerandosi sufficientemente brave in qualcosa, smetteranno di impegnarsi per migliorare. In questo modo, il mito del “non sono abbastanza” funziona come la carota per l’asino, portando la persona a continuare senza però mai raggiungere una vera soddisfazione dai suoi sforzi.
Possiamo ritrovare altre motivazioni nella società in cui viviamo. Persone che manifestano una consapevolezza del proprio valore e delle proprie capacità potrebbero essere giudicate come arroganti o narcisiste. Per questo, crogiolarsi nell’idea di non essere abbastanza ci consente di mantenere un profilo basso e non essere oggetto di critiche o giudizio da parte degli altri.
Esistono anche ragioni che dipendono dalla storia personale di ognuno di noi. Ad esempio, una sorella minore può sentirsi non all’altezza paragonandosi alla sorella maggiore che, ai suoi occhi, appare perfetta. O un ragazzo, in seguito ad una relazione finita male, può sentire di non avere ciò che serve per essere amato da qualcun altro.
Queste e altre motivazioni ci portano a dubitare di noi stessi poiché non è ancora fiorita in noi un’incondizionata consapevolezza del nostro valore. Per questo, ogni “fallimento”, invece di andare a intaccare la nostra autostima (che come dicevamo è quella che risente dei risultati che otteniamo), colpisce quella parte profonda di noi legata a ciò che siamo.
Così, quando una relazione sentimentale finisce, l’arco del fallimento scocca una freccia che invece che colpire “Mi sento triste, solo e ferito in questo momento” (autostima), si scaglia dritta contro “Nessuno mi amerà mai, non valgo niente e per questo che il mio partener mi ha lasciato” (self-worthiness).
Come lavorare sulla nostra self-worthiness: 4 esercizi per San Valentino
Come dicevo all’inizio di questo articolo, San Valentino non è solo la festa degli innamorati, ma può essere un momento di riflessione anche per te. Diventare persone consapevoli del proprio valore richiede un percorso lungo e in continua costruzione. Perché non cominciare proprio da una festa che celebra l’amore per lavorare su te stesso?
Ecco 4 esercizi che puoi fare per cominciare il tuo percorso:
Perdonati
Siamo umani e commettiamo errori. Non rimuginare su quello che potresti aver fatto diversamente. Continuare a pensare e ripensare al passato non solo non aiuterà a cambiarlo, ma non ti farà neanche sentire bene con te stesso.
Ricorda un episodio della tua vita su cui ti ritrovi spesso a pensare “Cosa avrei potuto fare di diverso?”.
Ad esempio, quell’esame non andato come avremmo voluto, quella litigata con l’amico o quella relazione finita male.
Cerca di trarne un insegnamento o qualcosa che potrebbe esserti utile se ti ritrovassi nella stessa situazione in futuro. Dopo di che, lascia andare questo ricordo, perdonati per gli errori commessi e vai avanti.
Accettati (tutti i giorni)
Siamo esseri imperfetti e, in quanto tali, siamo unici. Spesso però ci sentiamo più imperfetti (in senso negativo), che unici (in senso positivo). Ogni giorno riceviamo implicitamente il messaggio che non va bene essere così come siamo.
I social, la televisione e internet ci mostrano ideali di bellezza irraggiungibili con la conseguenza di farci sentire inadeguati.
Pensa ad una parte di te, sia fisica che del tuo carattere, e allenati per riuscire ad accettarla. Può essere la tua risata che non apprezzi, la tua timidezza o qualcosa del tuo corpo che non ti piace. Lavora per sentire che quella cosa che proprio non riesci ad amare fa parte di te e ti rende la persona che sei.
Sii presente per te stesso nei momenti di difficoltà
Capita a tutti di affrontare una giornata difficile. Così come sei tu a provare sconforto e stanchezza, sei anche tu stesso che puoi trovare il modo di stare meglio.
Immagina te stesso come un amico. Cosa fai per farlo stare meglio in un momento di difficoltà? Cerchi modi per stargli accanto e aiutarlo a stare bene.
Concediti quindi qualcosa che sai ti piacerà e che migliorerà la tua giornata: mangiare un bel gelato, guardare un film, fare un bagno caldo, chiamare un amico, fare una passeggiata, leggere un libro, ascoltare della musica, disegnare… Sii l’amico che vorresti avere sempre accanto.
Fatti un regalo
È San Valentino ed è il giorno giusto per dimostrare a chi amiamo il nostro affetto. Dimostralo anche a te stesso.
Comprati dei cioccolatini o una bella bottiglia di vino, regalati quel paio di pantaloni che desideravi o prenditi cura di te andando dal parrucchiere. Fatti un regalo. Le persone che sono consapevoli della propria worthiness sentono di meritare le cose belle. Meriti l’amore che vuoi donarti.
Conclusione
La dottoressa Gooden afferma che il percorso che si intraprende per lavorare sulla visione che abbiamo di noi stessi sia lungo e in continua costruzione, ma che valga la pena intraprenderlo. Lei stessa afferma come il suo non si sia ancora concluso, ma si continui a ridefinire nel corso del tempo. Partendo da grandi insicurezze e dubbi è arrivata ad essere incondizionatamente consapevole di meritare di essere amata, di essere felice e di avere un posto nel mondo.
Grazie a questo lavoro sulla tua self-worthiness troverai la forza per apprezzare chi sei, abbraccerai il tuo “essere umano e imperfetto” e imparerai ad amare te stesso senza condizioni.
“Ti sentirai libero, ti sentirai pieno di energia, ti sentirai pieno di vita, sentirai di avere valore”.
Greta Micheli – Health Coach | Email |