Sindrome da Burnout
Definizione, diagnosi e azioni da intraprendere
Negli ultimi anni la Sindrome da Burnout sta diventando un tema sempre più importante e, soprattutto, da non sottovalutare. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) l’ha inserito nella classificazione generale delle malattie e dei disturbi (International Classification of Disease, ICD).
Nel mondo del lavoro si sono verificati dei cambiamenti notevoli, che hanno reso il luogo lavorativo un posto arido ed estenuante dal punto di vista economico e psicologico.
Si viene a creare una vera e propria discrepanza tra i valori umani e i valori economici e se, inizialmente, questa sindrome investiva, per lo più, le professioni di “aiuto”, adesso, è estesa a tutti i settori.
Ma che cos’è concretamente il Burnout?
Il termine burnout deriva letteralmente dall’inglese “burn out”, che, tradotto, significa “bruciato”, “esaurito” o “scoppiato” e, proprio per tale connotazione, è stato utilizzato per trattare una situazione, metaforicamente, di esplosione: la sindrome da Burnout, infatti, è uno stato di esaurimento totale, che investe tanto il piano emotivo e mentale, quanto quello fisico. Inizialmente veniva visto come uno “stress” individuale, quindi un fenomeno che interessava la persona nel proprio privato.
Ben presto, però, è diventato chiaro come la componente, anzi, la causa principale sia il lavoro, ovvero il contesto sociale in cui si trova ad operare l’individuo: incarichi di lavoro eccessivi, poche o inesistenti forme di soddisfazione, conflitti con colleghi e datori di lavoro, tutte cose che, poi, si aggiungono alle problematiche nel privato, quindi situazioni familiari o relazioni affettive.
Discordanza tra la persona e il lavoro
Christina Maslach – psicologa sociale americana – e Michael Leiter, nel loro libro dal titolo Burnout e Organizzazione, individuano alcuni segnali di discordanza tra la persona e il lavoro:
- Sentirsi sovraccarichi; aumentando il ritmo e il carico di lavoro, diminuisce la qualità e aumentano le difficoltà nei rapporti interpersonali con i colleghi, viene incrementato il disagio provato verso l’intero ambiente;
- Mancanza di controllo su sé stessi, ovvero il sentirsi e l’essere sottomessi a rigide politiche lavorative e manageriali, che determinano un sentimento di umiliazione;
- Assenza di un giusto e meritocratico compenso;
- Non sentirsi parte integrante di una comunità;
- Trattamenti non equi tra i dipendenti, quindi incapacità, da parte dell’azienda, di agire rettamente ed equamente nei confronti dei lavoratori, generando conflitti tra colleghi;
- Conflitto di valori, perché non c’è più concordanza tra quanto viene richiesto dal lavoro e i principi perseguiti dal dipendente.
Quadro generale
Così il panorama che si viene a realizzare su lungo termine è una situazione progressivamente logorante per l’individuo, ma anche per la stabilità dell’azienda: il lavoratore arriva a sentirsi del tutto soffocato dall’ambiente e dalla routine quotidiana, ogni giorno sembra diventare un macigno; svegliarsi per affrontare la giornata lavorativa non ha più gli stimoli iniziali, ma emerge un chiaro distacco dapprima mentale, con una forte indifferenza verso il proprio compito e i colleghi, e poi anche un distacco fisico, poiché il lavoratore comincia ad assentarsi dal luogo di lavoro e ad accusare sintomi quali insonnia, cefalea, mal di stomaco, cose che non riescono a trovare una tregua, essendo tutto compromesso da una condizione di esaurimento.
Può capitare che le persone non riescano più a resistere e decidano di dimettersi. Dunque, accanto ad una serie di segnali comportamentali, troviamo anche sintomi fisici ed emotivi, come insicurezza, nervosismo e infelicità perenne. Tutti effetti che potrebbero, anche, sfociare nel baratro della depressione.
Il tutto ha anche un forte impatto sulle organizzazioni, le quali vanno incontro a grandi mancanze operative, perdendo ogni cosa che, qualitativamente e quantitativamente, possa realizzare un dipendente soddisfatto e attivo nelle sue attività.
Burnout: Come agire?
Il Burnout va preso sul serio dal singolo individuo e dall’intera organizzazione.
In primo luogo è bene ricordare che la diagnosi del Burnout è stabilita da professionisti competenti in materia. Poi, bisogna distinguere due piani sui quali è possibile un’azione risanatrice:
- Azione dell’azienda;
- Azione individuale.
L’azione dell’azienda, che riguarda anche la prevenzione, è mirata a rendere il contesto, l’ambiente lavorativo, quanto più stimolante e accogliente possibile nel benessere generale; infatti, l’azienda per tutelare i propri dipendenti può e deve attuare una serie di benefit.
L’organizzazione deve migliorare nella gestione delle risorse umane, creando coesione, comunità e supporto.
Invece, sul piano individuale l’intervento è soggettivo, dipende dalla complessità di ogni situazione, quindi dalle difficoltà del singolo, dovute, anche, al proprio vissuto. In circostanze estreme e problematiche è necessario l’aiuto di specialisti, ma, nel proprio piccolo, ognuno può tutelarsi con alcuni accorgimenti:
- Imparare ad ascoltare le esigenze della propria mente e del proprio corpo, ritagliandosi, durante la giornata, del tempo per sé stessi. Ci vuole equilibrio tra la sfera lavorativa e quella privata;
- È necessario dedicare del tempo al riposo. Per esempio dormire poco, a lungo andare, può danneggiare profondamente e l’insonnia è una delle conseguenze del Burnout;
- Costruire e mantenere una vita sociale; le relazioni, gli affetti, il contatto con gli altri ci rende meno soli nell’affrontare la vita.
Inoltre, è importante voler trovare una collaborazione nei colleghi, nella comunità che essi rappresentano all’interno del contesto lavorativo, perché, citando Maslach e Leiter, “una persona può anche dare inizio al processo, ma il gruppo è indispensabile per svilupparlo e sostenerlo.
Per correggere ciò che non va nel posto di lavoro sono necessari gli sforzi combinati del gruppo di lavoro”.