
Sostanze stupefacenti: come agiscono sulla sfera sessuale
Sex, drugs and…
L’essere umano è da sempre attratto dallo sperimentare il nuovo, il non conosciuto, mosso da curiosità, voglia di essere protagonista di esperienze piacevoli ed “afrodisiache“, tentato dal pericolo, dal “proibito e peccaminoso“.
Queste possono essere solo alcune delle possibili ragioni che conducono al provare per la prima volta sostanze stupefacenti, le quali a loro volta possono conseguentemente diventare protagoniste delle esperienze sessuali, a conferma delle ragioni sopradette, generando specifici pensieri, sentimenti e comportamenti sessuali.
Come è noto, ogni sostanza stupefacente conduce a sensazioni e conseguenze differenti, ma ognuna di esse nel breve o lungo termine conduce ad una serie di conseguenze negative e l’abuso delle stesse può comportare, fra i vari rischi, effetti negativi anche nella vita sessuale, i quali differiscono in base al genere, nonostante l’iniziale aumento della libido percepito.
Le sostanze stupefacenti più comunemente utilizzate in tal senso in contesti sessuali sono alcol, oppioidi, stimolanti come cocaina, mefedrone, anfetamina/metanfetamina, ed anche inalanti, cannabinoidi, sedativi, allucinogeni (5, 1).
E mentre l’uomo è portato a voler far uso di sostanze stupefacenti per aumentare l’eccitazione, quindi facilitare l’erezione e migliorare la prestazione sessuale, la donna tenta l’utilizzo di sostanze per disinibirsi, aumentare l’eccitazione e le sensazioni dell’esperienza sessuale (5).
È quanto accade con la cosidetta “Chemsex“, una tendenza nata a Londra che riguarda l’assunzione di farmaci psicoattivi o non psicoattivi come mefedrone, metanfetamina, ketamina, in occasione di feste e rapporti sessuali, nata con lo scopo di facilitare e potenziare l’incontro sessuale di uomini con altri uomini, tendenza che ormai però si sta evolvendo anche in contesti eterosessuali (3, 4).
Uso di sostanze stupefacenti: le conseguenze
Il tanto bramato effetto “afrodisiaco” di ciascuna sostanza è però solo momentaneo.
Tentati dallo sperimentare disinibizione, aumento della libido e piacere sessuale, i soggetti che decidono di far uso delle sostanze stupefacenti ai fini dell’attività sessuale, ma ancor di più la popolazione di soggetti tossicodipendenti, vanno incontro a comportamenti sessuali ad alto rischio, che possono portare ad aggressività ed ostilità durante e dopo il rapporto, disfunzioni sessuali, minor uso del preservativo, rischiosi rapporti anali o vaginali con partner occasionale, rapporti sessuali ai fini di droga o denaro, infezioni sessualmente trasmissibili e gravidanze indesiderate (5, 7, 2, 1).
Nello specifico, ogni sostanza comporta differenti disfunzioni sessuali: per quanto riguarda l’alcol, nonostante la comune opinione circa le sue proprietà disinibenti, in realtà l’utilizzo cronico di alcol comporta inibizione del desiderio e dell’orgasmo per entrambi i generi, difficoltà di erezione, lubrificazione vaginale, dispareunia; inoltre nei casi più acuti, data la tossicità della sostanza, possono verificarsi anche problemi mestruali e d’infertilità, atrofia testicolare, dunque effetti tossici diretti sulle gonadi (testicoli ed ovaie), con inibizione del rilascio di ossitocina (5, 7, 2, 1).
Per quanto riguarda i cannabinoidi sembrerebbe che, nonostante il suo utilizzo conduca iniziale rilassamento, disinibizione, maggior contatto fisico, stimolazione, dispercezione e abbassamento dell’aggressività, sembrerebbe che sostanze come marijuana ed hashish comportino difficoltà di raggiungimento dell’orgasmo per entrambi i generi ed effetti negativi a livello ormonale, tanto da ridurre la fertilità in entrambi i generi (5, 7, 2, 1).
Nonostante l’iniziale percepita sensazione piacevole ed intensa data dagli oppioidi, connessa ad un abbassamento di ansia e dolore sessuale, tali sostanze, come il metadone o l’eroina, possono causare disfunzioni quali calo del desiderio, problemi di lubrificazione vaginale, di eiaculazione, vaginismo, dispareunia, disturbi mestruali fino ad amenorrea, disfunzione erettile, difficoltà di raggiungimento dell’orgasmo per entrambi i generi e, se interrotto il loro utilizzo, possono poi verificarsi erezioni ed eiaculazioni spontanee (5, 7, 2, 1).
Per quanto riguarda invece gli stimolanti come la cocaina, assieme all’aumento di eccitazione e desiderio, sembrerebbe che l’abuso di tali sostanze a lungo termine comporti però una riduzione del desiderio e delle capacità sessuali, con problemi nel raggiungimento dell’orgasmo ed inibizione in entrambi i generi, e relative conseguenze dolorose ed indesiderate, come anche disfunzioni erettili o priapismo, laddove avvenga un’iniezione diretta (5, 7, 2, 1).
Sostanze allucinogene come amfetamine, metanfetamina ed ecstasy, nonostante siano ritenute soggettivamente in grado di intensificare il rapporto sessuale, possono condurre a riduzione di motivazione e soddisfazione sessuale, ad una serie di disfunzioni sessuali in entrambi i generi; l’ecstasy comporta riduzione del desiderio, della lubrificazione vaginale, dell’erezione, di appagamento ed orgasmo, causando anche priapismo.
Anche il tabacco può interferire con l’erezione maschile, essendo la nicotina un potente vasocostrittore e, laddove si ha a che fare con un poliabuso, possibili effetti indesiderati e varie disfunzioni si aggravano, sommandosi gli uni con gli altri, fino ad arrivare a situazioni croniche e pericolose, soprattutto se i soggetti in questione fanno uso anche di farmaci come benzodiazepine o viagra (5, 7, 2, 1).
Un’ulteriore ed impattante conseguenza dell’utilizzo di sostanze stupefacenti, alcol o psicofarmaci durante o ai fini del rapporto sessuale è la nota possibilità di contrarre malattie ed infezioni sessualmente trasmissibili o gravidanze indesiderate (2, 6).
Una delle conseguenze connesse all’abuso di sostanze è il mettere in atto comportamenti di promiscuità sessuale, liberi da protezioni, aumentando il rischio di trasmissione di malattie ed infezioni come l’HIV, ma tale rischio non riguarda solo colui che abusa abitualmente e da tempo di sostanze.
Anche con un uso occasionale o ricreativo di sostanze, come stimolanti più comunemente utilizzati o eroina per via endovenosa, il rischio di malattie sessualmente trasmissibili aumenta, in quanto il focus è sulla performance sessuale, con disinibizione e aumento della libido, fattori che inibiscono le capacità di controllo volontario del comportamento.
Oltre all’HIV, l’utilizzo di sostanze stupefacenti connesso al comportamento sessuale può comportare il rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili come la sifilide, la gonorrea, l’herpes genitale.
In aggiunta a ciò è necessario ricordare che, ai fini della ricerca, del consumo e del traffico di sostanze, una possibile conseguenza è la prostituzione, con relativi pericoli annessi, come avviene in consumatori di cocaina e crack, che dunque scambiano sesso per l’approvvigionamento della sostanza.
In generale anche l’abuso di sostanze come marijuana, anfetamine, inalanti durante o ai fini di un rapporto comporta il rischio di malattie sessualmente trasmissibili (6).
L’abuso di sostanze stupefacenti, alcol e psicofarmaci in tali situazioni appena descritte è inoltre possibilmente e direttamente connesso a gravidanze indesiderate, le quali aprono scenari altrettanto complessi (6).
Avendo come obiettivo il miglioramento della performance sessuale, messo in atto con disinibizione sessuale, apertura, tolleranza verso comportamenti sessuali mai esperiti e potenzialmente rischiosi, una delle ulteriori conseguenze annesse a tali esperienze è il mettere in atto una condotta sessuale caratterizzata da aggressività ed ostilità, connesse ad eventuale presenza di depressione, ansia, rabbia.
Gli abusatori di sostanza tendono ad avere sentimenti spiacevoli e pensieri disturbanti circa la vita sessuale, con eccessiva preoccupazione riguardo i propri pensieri e comportamenti sessuali, sensi di colpa e difficoltà d’espressione circa le proprie pulsioni sessuali.
Altra caratteristica di coloro i quali abusano di sostanze stupefacenti è l’assente coinvolgimento emotivo con il partner sessuale: il partner viene visto più come oggetto dell’attività sessuale, tramite cui provare piacere e raggiungere l’orgasmo, dimenticando dunque la sua soggettività, la sua personalità, mostrando anche coercizione ed ostilità verso di esso, con comportamenti abusanti, causa di attività sessuali indesiderate.
L’attività sessuale viene vissuta solo ed esclusivamente come puro atto fisico, privo di tenerezza o amore, fino ad arrivare a preferire il piacere sessuale solitario dato dalla pornografia, nel quale la possibilità di provare disagio nei confronti dell’altro sesso viene eliminata del tutto.
I soggetti che abusano di sostanze stupefacenti, quindi, tendono a vivere in modo disadattivo le relazioni, compromettendo, fra le altre aree, anche quella sessuale individuale e di coppia (1).
La necessità di un approccio olistico
I complessi scenari dell’utilizzo di sostanze stupefacenti o farmaci durante o ai fini del rapporto sessuale, se connessi ad abusatori abituali, aggrava le generali condizioni di salute, già critiche, dunque solleva una ulteriore e determinante questione da affrontare: la necessaria presa in carico di tossicodipendenti, magari già protagonisti di un percorso terapeutico, con un ulteriore focus nel loro piano terapeutico che si concentri sulla sfera sessuale, per una migliore prevenzione ed un più mirato e completo trattamento (2,5).
La connessione così stretta fra utilizzo di sostanze e condotte sessuali complesse e rischiose evidenzia quanto tale meccanismo possa essere decisivo e responsabile di possibili abbandoni terapeutici, recidive e ricadute, alimentando così il circolo vizioso della dipendenza, assieme alle pericolose altre conseguenze per la salute globale del soggetto.
Risulta fondamentale dunque che i professionisti del campo studino ed analizzino dettagliatamente questo tipo di intreccio complesso fra uso di sostanze stupefacenti e condotte sessuali, sia che si tratti di soggetti che fanno uso ricreativo ed occasionale di sostanze, sia che si tratti di abusatori abituali e poliabusatori, con l’obiettivo di strutturare il miglior approccio olistico e multidisciplinare possibile, atto a voler raggiungere maggiori risvolti positivi in termini di prevenzione e trattamento (5,2).
Bibliografia
1. Bruno A., Scimeca G., Marino A.G., Mento C., Micò U., Romeo V.M., et al. (2012). Drugs and Sexual Behavior. Journal of Psychoactive Drugs, 44 (5), 359–364.
2. Calsyn D.A., Cousins S.J., Hatch-Maillette M.A., Forcehimes A., Mandler R., Doyle S.R. et al. (2010). Sex under the Influence of Drugs or Alcohol: Common for Men in Substance Abuse Treatment and Associated with High-Risk Sexual Behavior. The American Journal on Addictions, 19: 119–127.
3. Dolengevich-Segal H., Rodríguez-Salgado B., Ballesteros-López J., Molina-Prado R. (2017). Chemsex. An emergent phenomenon. Adicciones, XX (X).
4. Pirani F., Lo Faro A.F., Tini A. (2019). Is the issue of Chemsex changing? Clinical Therapeutics, 170 (5), 337-338
5. Rawson R.A., Washton A. , Domier C.P., Reiber C. (2002). Drugs and sexual effects: role of drug type and gender. Journal of Substance Abuse Treatment, 22 (2002) 103 – 108.
6. Rezza G, Farchi F., Giuliani M. (2000). Le infezioni sessualmente trasmesse nella popolazione di tossicodipendenti. Annali dell’Istituto Superiore di Sanità, 36 (1), 63-68.
7. Saso L. (2002). Effetti delle sostanze d’abuso sulla risposta sessuale. Annali dell’Istituto Superiore di Sanità, 38(3):289-294.
Dott.ssa Vanessa Nardelli
Psicologa, specializzanda in Consulenza Sessuale e Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale
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