Tre suggerimenti per lo Stato di Flow e il Deep Work
Trovare l’illuminazione nell’etichetta delle marmellate
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Viviamo su un sentiero che corre sul crinale di una collina: da un lato i declivi delle tue passioni, oppure dei tuoi hobby e di tutto quello che ti definisce come quello che sei oggi; dall’altro i declivi che raccolgono il tuo impegno professionale, i tuoi ruoli sociali e le loro regole, anche e soprattutto quelle non scritte ma che sono ben radicate nel tuo dna.
Ci sono giorni in cui sul quel crinale tutto è una vera delizia, del cuore e della mente, e ci sono giornate in cui la tua bicicletta (perché è in bicicletta che si “cammina” in collina) un po’ tira da un lato, un po’ dall’altro e tu arrivi a fine giornata che hai le braccia stanche e doloranti per aver cercato di tenerla dritta lunga la strada.
L’altro giorno la mia bicicletta è andata fuori controllo … davanti ad una etichetta di una marmellata nella corsia di un supermercato.
Qui ti parlo di quello che ho scoperto e che penso possa esserti utile quando la tua bicicletta farà lo stesso, e credimi… lo farà prima o poi, anche se sei un monaco zen.
L’etichetta delle marmellate
Ho accompagnato il mio babbo al supermercato: un vecchietto 86enne oncologico, cateterizzato e con defibrillatore ma arzillo che manco il grillo parlante. E mentre lo seguivo nelle corsie del supermercato con il suo passo lento, delicato e meticoloso sulle sue gambe malferme, la mia bicicletta ha iniziato a sbandare. Avevo fretta… fretta di tornare a casa, fretta di mettermi in macchina, fretta di tornare alle “mie cose” (ma quella era cosa mia), fretta di allontanarmi dalla sua lentezza che stava diventando esasperante.
Ero letteralmente esasperato dalla sua lentezza; dalla lentezza del suo incedere infermo; dalla lentezza del suo respiro; dalla lenta ostinazione con cui stava scegliendo fra la marmellata a marchio xxx e quella a marchio yyy; dal suo comportarsi come se il tempo del mondo fosse suo… esasperato da quella sospensione del tempo e dello spazio che sembrava emanare direttamente da lui. In pratica mi aspettavo che da un momento all’altro arrivasse accanto a lui Doctor Strange con un cestello di acqua lievemente frizzante per chiedergli consiglio sulle marmellate. Invece è arrivata una vera propria illuminazione.
L’illuminazione
Spesso dico ai miei clienti che opporsi con caparbietà ed ostinazione al cambiamento o al semplice fluire degli eventi richiede molta più energia, impegno e sicuramente fatica che provare a comprenderne natura e struttura.
Comprendere la natura di un evento e sondare gli effetti che questo ha su di noi non vuol dire che dobbiamo accettarlo, possiamo farlo come no, possiamo accoglierlo dentro di noi come no, ma è un passo ulteriore che intraprenderemo in un secondo momento… senza fretta.
Tra stimolo e risposta c’è uno spazio. In questo spazio c’è il tuo potere di scegliere come rispondere.
Nella tua risposta si trova la tua libertà. [Victor Frankl]
A volte le nostre reazioni ci travolgono e ci trascinano con loro. Ci sta. Ma esplorare la pausa tra stimolo e risposta ci permette di chiederci: cosa ci è successo? Perché stiamo reagendo così?
Il solo farci queste due domande prima di reagire ci darà tempo sufficiente per ridurre un po’ il livello di adrenalina e rispondere da uno spazio interiore diverso, sicuramente più dignitoso per noi e per gli altri.
Lo stato di Flow ovvero di Deep Work 1
[come quando monti i Lego o fai un Puzzle o sei in scena o…]
Ho così scoperto, dilatando quel tempo, che potevo leggere negli occhi del mio vecchio non l’incertezza e la debolezza dell’età e l’avvelenamento della sua mente e del suo corpo nella lotta contro il cancro, che pure esiste ed è presente ed è reale; ma che lì, davanti ad una fila di marmellate il mio vecchio era entrato in uno stato di flow o di deep work.
Lo stato di flow o di deep work o di concentrazione armonica (liberi di aggiungere qualche altro sinonimo se volete) sono temi con cui dialogo spesso in azienda e con i miei clienti.
Il Flow o Esperienza Ottimale è uno stato in cui la persona si trova completamente assorta in un’attività per il suo proprio piacere e diletto in cui non si è coscienti del passare del tempo perché ci si sta godendo al massimo la situazione e non si è capaci di pensare ad altro.
Figo, davvero figo… soprattutto perché questa esperienza ottimale può essere ricercata e controllata, diventando uno strumento potentissimo per sbloccare risorse che consentono di dare il meglio di sé, nel lavoro come nella vita altra dal lavoro.
Gli scritti di Mihály Csíkszentmihályi sono davvero illuminanti non perché è lui l’ideatore della teoria del flow, ma perché tutto nel suo lavoro parte dai suoi studi sulla felicità, che è quello stato di benessere cui tutti aneliamo e contemporaneamente rifuggiamo .
In poche parole siamo in uno stato di concentrazione ottimale o di flow quando:
- Agiamo senza sforzo, totalmente concentrati e senza preoccupazioni.
- Avvertiamo un sentimento di controllo sulla situazione o sull’attività, che allontana o seda la paura del fallimento.
- L’attenzione è focalizzata sull’attività che spinge l’esperienza. Tutta l’energia fisica e psichica è avvolta nella realizzazione del compito o dell’attività.
- Il senso di durata del tempo si altera e l’orologio non è più un mezzo valido per misurare la qualità del lavoro.
- Si produce un equilibrio tra le sfide del compito e le “cose” di cui disponiamo per portarlo a termine: l’attività alla fine non ci risulta né troppo facile né troppo complessa.
Anche tu ed io siamo stati “nel flow” ed anche un sacco di volte! Quando? Da bambini intenti a giocare al nostro gioco preferito! No? Quante volte abbiamo riposto: “Mamma! Ma davvero è già ora di cena”? E se lo abbiamo fatto una volta… vuoi non essere in grado di rifarlo?
Lo stato di Flow ovvero di Deep Work 2
[come quando cerchi la marmellata al supermercato]
Esattamente come il mio babbo mentre sceglieva la marmellata migliore, per il piacere tutt’altro che effimero che il potere stesso di scegliere gli stava dando in quel preciso momento.
Noi possiamo farlo con altrettanta destrezza e piacere: il piacere di essere concentrati su una attività che dà un senso al nostro stesso essere proprio “lì”, in quel momento, in quel tempo dilatato e dilatabile che sta fra stimolo e reazione, in quel tempo sospeso che fra un passo e l’altro ci consegna quasi al vuoto.
Pronti?
Elimina il multitasking
Tutti credono che il multitasking aiuti a velocizzare il lavoro, ma la verità è che il tuo cervello può concentrarsi su una sola cosa alla volta.
Quando cerchi di fare più cose contemporaneamente, non ne fai due nello stesso momento, ma stai solo costringendo il tuo cervello a passare da un’attività all’altra a ritmi sostenuti; lo stai affaticando. Ci siamo passati tutti.
Metti da parte il multitasking e concentrati sull’attività in corso.
Non forzare la mano
Non sei obbligato ad “entrare nel flow” o nel “deep work”.
E’ il paradosso del controllo: più cerchi di controllare qualcosa, più è difficile da controllare. Riduci le distrazioni ed elimina il multitasking e riuscirai a concentrati, anche se non sei “nel flow”.
Non è un qualcosa in cui “entrare”, ma il risultato di avere un obiettivo chiaro, di un carico di lavoro ragionevole ed di un utilizzo potente del “NO”. Hai mai provato ad organizzare le tue giornate con il metodo del timeboxing?
Accetta la noia
L’abilità di concentrarsi intensamente è una competenza che deve essere allenata – [C. Newport]
La prima cosa da fare? Vincere la dipendenza dal percepirsi sempre impegnati in qualcosa tanto che quando non abbiamo nulla da fare… via di smartphone come se non ci fosse un domani.
Newport sottolinea come evitare la noia a tutti costi ci allontana dal raggiungimento di concentrazioni più profonde… un po’ di NOIA durante la giornata è NECESSARIA per pulire lo spazio mentale necessario alla concentrazione, quella vera.
Hai mai provato a pianificare i tuoi momenti di noia?
Annoiarsi a guardare il mio papà e scegliere con lui una meravigliosa confezione di marmellata di limoni non prezzo, ed alla fine il mondo era esattamente come l’ho lasciato prima di un giro nel suo flow.
Note
1 – Viktor Emil Frankl, psichiatra, neurologo, filosofo austriaco è il fondatore della logoterapia, ha vissuto l’orrore dei lager nazisti e dalla sua esperienza di prigionia ha scritto il suo libro più noto L’uomo in cerca di senso.
2 – A dire il vero la teoria del Deep Work è stata elaborata da Cal Newport associando in modo specifico lo stato di concentrazione ottimale al contesto lavorativo definendolo come la capacità di concentrarsi senza distrazioni su un compito cognitivamente impegnativo. Fonte: CalNewport.com
3 – Mihály Csíkszentmihályi è stato uno psicologo ungherese emigrato poi negli USA all’età di 22 anni con tutta la famiglia per motivi politici. È l’autore di studi sulla felicità e sulla creatività, laureato all’università di Chicago (dove poi rimase come docente) dove introdusse in psicologia i concetti di flusso e di esperienza autotelica. FLOW, Psicologia dell’esperienza ottimale – ROI edizioni – 2021
4 – Fonte: 8 Traits of flow according to M. Csíkszentmihályi
5 – Ecco, a proposito di “felicità” vi lascio il link a ben due articoli in cui ho parlato anche io, con meno sapienza ed eleganza senza dubbio di Csíkszentmihályi, di questo strano mito contemporaneo: 3 suggerimenti per sopravvivere alla felicità degli altri e 2 suggerimenti per sopravvivere alla tua felicità
6 – Multitasking non ti temo di M. Chionetti
7 – 5 steps to start timeboxing di Luciana Paulise
Massimo Chionetti
HR Trainer | Consultant | Attore
Bio | Articoli | Video Intervista
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