La tecnica della scultura familiare
Una porta di accesso verso il cambiamento
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Le sculture familiari rappresentano uno strumento terapeutico utilizzato principalmente nel lavoro con le coppie e con le famiglie, sebbene in alcuni casi sia stato riadattato al contesto della terapia individuale (Ballotti, 2019). È stato introdotto dalla psicoterapeuta sistemico-relazionale Virginia Satir nel 1972 (Satir, 1972), ma poi ha avuto ulteriori sviluppi con Philippe Caillé (1983), che ha predisposto il “Protocollo Invariabile”. In Italia l’utilizzo della scultura nel contesto terapeutico è stato sviluppato principalmente da Luigi Onnis (2005) con il metodo delle “Sculture del tempo familiare”.
La metodologia della scultura familiare. Il primo step: rappresentazione dell’impasse.
Questa tecnica consiste nel chiedere al membro della famiglia che ha una visione più chiara delle relazioni familiari, o, in alternativa, ad ogni membro della famiglia, di immaginare di essere uno scultore e di rappresentare la situazione relazionale familiare disfunzionale di difficoltà attuale, posizionando gli altri membri nello spazio e facendo loro assumere pose e posizioni determinate. In questo modo i membri della famiglia vengono “plasmati” a rappresentare la situazione di impasse: ogni membro plasma gli altri come creta determinandone la postura, i gesti, lo sguardo, la vicinanza e la distanza affettiva per come lui la percepisce, e inserendosi nella rappresentazione. Ogni scultura è come una foto tridimensionale senza movimenti e parole. Il terapeuta facilita la creazione della rappresentazione guidando lo scultore con domande volte a modellare i membri della famiglia, così che vengano posizionati ad una certa distanza tra loro, abbiano una certa postura o lo sguardo rivolto verso una certa direzione. Il tempo e lo spazio vengono pertanto utilizzati con modalità analogiche, metaforiche, simboliche e non-verbali per mettere in campo la rappresentazione visiva e spaziale della famiglia, in base alla raffigurazione mentale interiorizzata che ogni membro ha della dinamica emotiva e delle relazioni presenti tra i membri.
Una volta terminata la creazione di ogni scultura, i membri della famiglia vengono invitati a rimanere qualche minuto fermi in quella posizione a contatto con i vissuti e le sensazioni che provano. Il terapeuta assume poi il ruolo di osservatore e commentatore a-giudicante, ponendo domande per indagare tali vissuti: come si sente ogni componente della famiglia in quella posizione? Cosa prova emotivamente e fisicamente? E in reazione all’ascolto dei vissuti degli altri? Una persona, ad esempio, potrebbe sentire una rigidità corporea e provare sensazioni di ansia nella posizione in cui si trova, un’altra potrebbe sentirsi triste e isolata, distante da tutti. Questo processo viene ripetuto per ogni scultura creata.
È importante che il terapeuta non dia interpretazioni rispetto a ciò che emerge, così che i membri della famiglia si sentano liberi di esprimersi, senza sentirsi valutati. È utile favorire il confronto tra loro rispetto alle differenze tra le sculture rappresentate.
La metodologia della scultura familiare. Il secondo step: verso il cambiamento
Una volta effettuate tutte le sculture rappresentanti la situazione di difficoltà, è possibile chiedere ad ogni componente di rappresentare con una scultura la famiglia che vorrebbe, ossia la famiglia “ideale” (Papp, Silverstein e Carter, 1973). Questo aiuta a definire degli obiettivi terapeutici e a stabilire un contratto di terapia.
In alternativa, dopo ogni rappresentazione familiare di impasse, è possibile chiedere al membro della famiglia che l’ha creata di modificare la scultura, effettuando i cambiamenti che vorrebbe. Il cambiamento della scultura familiare favorisce un cambiamento interiore: il paziente ha modo di sperimentare in un ambiente protetto qual è quello del setting terapeutico, un’alternativa, una modificazione dello status quo. Anche in questo caso si indagano le sensazioni e i vissuti sperimentati dai componenti della famiglia nelle nuove posizioni assegnate: questi hanno modo di sperimentare come un piccolo cambiamento della scultura, determini un cambiamento di tutto il campo.
Un elemento ulteriore che è possibile introdurre al termine di ogni scultura della famiglia ideale, consiste nel chiedere al membro che l’ha creata di dare movimento alla scultura stessa, così da sperimentare ancora più intensamente il cambiamento desiderato, vivendolo e completandolo con il movimento.
Ancora, per promuovere il processo di presa di consapevolezza delle dinamiche familiari, il terapeuta può decidere di occupare il posto di ogni membro nella scultura, in modo che la persona temporaneamente sostituita possa osservare la rappresentazione familiare dall’esterno. In questi casi l’individuo viene invitato ad ascoltarsi e ad esprimere ciò che sente guardando la rappresentazione familiare.
La scultura ha un effetto sorpresa su tutti i membri della famiglia e per questo è una tecnica molto potente per determinare cambiamenti. I componenti che vanno ad “interpretare” i personaggi della rappresentazione familiare hanno modo di contattare il proprio sentire su un doppio binario: da un lato sentono “come” il personaggio che stanno interpretando, dall’altro lato sentono come persona che sta interpretando quel personaggio. A sua volta, il paziente che assiste alla sua scultura è sorpreso perché, senza aver avuto bisogno di spiegare le dinamiche familiari, si ritrova ad assistere a quelle stesse dinamiche come personaggio che vi partecipa.
Naturalmente, perché tutto questo abbia luogo, è necessario preparare il terreno, lavorando precedentemente con le persone coinvolte, affinché acquisiscano la capacità di ascoltarsi e di entrare in contatto con le loro emozioni.
Corpo, spazio e tempo della scultura familiare
La scultura è una tecnica attiva e non verbale, attraverso cui è possibile giungere ad una “ricostruzione familiare” (Satir, 1967). Il linguaggio diviene analogico e metaforico e si dà spazio alla creatività. Le emozioni e le sensazioni profonde sperimentate la fanno da padrone. La scultura familiare fornisce infatti una metafora spaziale delle relazioni familiari e della posizione emotiva di ogni persona nel sistema (La mente è meravigliosa, 2022). Ogni persona si esprime e si relaziona attraverso il movimento, le sensazioni, le emozioni e il pensiero di un corpo specifico (Duhl, Kantor, Duhl, 1973; Nissi, 2021):
Negli individui il corpo si fa teatro di dimensioni psichiche, relazionali e culturali e diventa testimonianza muta di disfunzioni del processo evolutivo del singolo e del gruppo, richiesta implicita di riconoscimento di bisogni affettivi, definizione più chiara delle relazioni familiari (Onnis et al., 1990; Onnis, 2005).
La Papp (Papp, Silverstein e Carter, 1973) parla della scultura in terapia come di una forma d’arte terapeutica, in cui viene raffigurato un “quadro vivente” che rappresenta la proiezione del nucleo essenziale del vissuto familiare e permette di far emergere aspetti della vita familiare fino a quel momento rimasti nascosti.
Il corpo diventa protagonista per il fatto che l’intervento terapeutico è centrato sul sentire le sensazioni fisiche e le emozioni sperimentate nel qui-ed-ora dello spazio-tempo della terapia. Il dialogo tra le persone avviene infatti a livello corporeo e non verbale e la disposizione è quella dell’ascolto e dell’essere ascoltati. Tutto questo aiuta a connettersi con se stessi e con gli altri componenti. Lo sguardo è sul qui-ed-ora e favorisce un processo catartico che consente l’emergere di emozioni, vissuti e contenuti affettivi altrimenti inesprimibili: il mettere in scena fa sì che il paziente, invece di raccontare semplicemente gli avvenimenti, li riviva, andando a toccare nuclei interiori profondi. In questo modo emergono aspetti rimasti nascosti, emerge il “non-detto” e si possono trovare opzioni diverse rispetto al passato, aprendo al cambiamento che conduce all’autonomia e alla spontaneità creativa (Ballotti, 2019), che introduce a nuove modalità comunicative (Boiolo et al., 2012).
La scultura familiare come strumento terapeutico
L’uso di questa tecnica in terapia aiuta il terapeuta nel processo diagnostico, in quanto gli consente di avere una “fotografia” di ciò che non funziona, oltre a favorire il cambiamento nei membri della famiglia, che vengono aiutati ad avere una visione più chiara della situazione familiare: l’uso della scultura può aiutarli a prendere consapevolezza del loro modo di stare in relazione e delle conseguenze emotive che determina.
La tecnica delle sculture familiari è particolarmente efficace in caso di forti conflitti tra i membri della famiglia, in quanto mette uno stop ai contrasti verbali attraverso il silenzio richiesto durante la creazione delle sculture. Il posizionamento dei membri nello spazio e il plasmarli per far loro assumere determinate posizioni, consente inoltre un contatto fisico che può rivelarsi importante per favorire un contatto psicologico e una maggiore vicinanza e intimità tra i membri della famiglia.
Questa tecnica permette una “rottura degli schemi” favorendo l’uscita da una visione rigida, predeterminata e pregiudizievole delle relazioni familiari, per allargare la prospettiva e avere una visione più ampia di ciò che sta accadendo. Consente di riconoscere le proprie responsabilità per ciò che non va, abbassando le barriere difensive che scattano solitamente in maniera automatica quando ci si sente attaccati. Questo riconoscimento delle proprie responsabilità da parte di ogni membro della famiglia produce inevitabilmente effetti positivi sugli altri. A questo proposito si fa riferimento alla teoria del campo di Lewin, secondo la quale non è possibile cambiare il campo, ma possiamo cambiare noi stessi; se cambiamo noi, automaticamente ed inevitabilmente, cambia anche chi è presente nel campo e, quindi, il campo stesso. Ne consegue che nessuno può cambiare gli altri, ma se ognuno si prende la responsabilità di fare qualcosa di diverso nella relazione con l’altro, allora anche la persona con cui siamo in relazione cambierà qualcosa (Lewin, 1970).
Conclusioni
La tecnica delle sculture familiari può risultare molto efficace sia a scopo diagnostico, sia a scopo terapeutico, aiutando i membri della famiglia a prendere consapevolezza delle dinamiche relazionali tra loro ad un livello profondo, e innescando un cambiamento all’interno di un processo che parte dalle emozioni e da tutto quel non detto che fortemente incide nel quotidiano (Rosamondo, 2015). Questa tecnica favorisce nei pazienti il contatto con le proprie risorse personali e interpersonali per farle emergere e per arrivare a trovare nuove soluzioni.
Bibliografia
Ballotti, S. (2019). Utilizzo delle sculture e delle costellazioni familiari in sedute individuali di Psicoterapia della Gestalt fenomenologico esistenziale da https://www.saraballotti.it
Boiolo, C. et al. (2012). Dalla scultura alla rappresentazione spaziale della famiglia. Trasmissione transgenerazionale, evocazioni, emozioni nella formazione e in psicoterapia. Roma: Armando Editore.
Caillé, P. (1983). Le sculture fenomeniche e mitiche. Roma: Bollettino CSTFR.
Duhl, F.J., Kantor, D., Duhl, B.S. (1973). Learning space and action in family therapy: a primer of sculpture, in Bloch D.A., Techniques of family psychotherapy: a primer. New York: Grune & Stratton.
La mente è meravigliosa (2022). Scultura familiare: sorprendente strumento di cambiamento da https://lamenteemeravigliosa.it/scultura-familiare-sorprendente-strumento-di-cambiamento/
Lewin, K. (1970). Principi di psicologia topologica. Firenze: Edizioni OS.
Nissi, C. (2021). Psicoterapia relazionale: la scultura familiare, Psico-Pratika, 182 da http://www.humantrainer.com/articoli/terapia-relazionale-scultura-familiare.html
Onnis, L. et al. (1990). Le sculture del presente e del futuro: un modello di lavoro terapeutico nelle situazioni psicosomatiche, Ecologia della Mente, 10, pp. 21-48.
Onnis, L. (2005). Il tempo sospeso. Anoressia e bulimia tra individuo, famiglia e società. Milano: FrancoAngeli.
Papp, P., Silverstein, O., Carter, E. (1973). Family Sculpting in Preventive Work with “Well Families”, Family Process, 12(2), pp. 197 – 212.
Rosamondo, M.G. (2015). La tecnica delle sculture familiari come rappresentazione della storia individuale da https://istitutohfc.com/la-tecnica-delle-sculture-familiari-come-rappresentazione-della-storia-individuale/
Satir, V. (1967). Conjoint Family Therapy. Palo Alto: Science and Behavior Books.
Satir, V. (1972). Peoplemaking. Palo Alto: Science and Behavior Book.
Dott.ssa Claudia Cioffi
Psicologa e Psicoterapeuta Analitico Transazionale
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