Volevo solo essere amato
La sottile linea emotiva che determina l’esperienza che viviamo
L’amore è il più grande paradosso, contiene dentro di sè tutto e il suo opposto. – Osho
Non finiamo mai di conoscere e conoscerci, ogni nostra azione, comportamento, sono legati a sottili fili sospesi tra istinto, comprensione ed intuito che affondano in significati profondi che sono in relazione con quello che è stato ed è un apprendimento continuo durante tutta la nostra vita.
Ogni esperienza che attraversiamo diventa il banco di prova per confermare, cambiare, trasformare il significato che diamo a noi stessi.
In terapia mi confronto continuamente con l’idea che le persone hanno di sè stesse.
Percepirsi inadeguate, con poco valore, giudicando ogni insuccesso, porta a rinunciare spesso a fare esperienze per la paura di cadere e farsi male, ritrovandosi così impigliate in idee e schemi ripetitivi rivivendo dinamiche che conducono a conclusioni deludenti.
Francesco e Laila sono insieme da cinque anni, le bambine così volute, desiderate due anni, gemelle, sono il motivo per cui sono ancora insieme, così mi dicono.
Entrano in studio litigando, urlando e ne escono che sono ancora molto accesi l’uno verso l’altro. Questo copione si protrarrà per ben tre sedute, non c’è la minima possibilità di poter apparentemente trovare un punto altro dove urla o accuse non siano presenti.
Per entrambi questa relazione è una riparazione ad un dolore profondo che hanno vissuto nelle loro famiglie di origine, entrambi hanno dovuto per motivi diversi cavarsela da soli fin da subito, una ferita che non si è ancora rimarginata.
Ci vuole un tempo per far affiorare quante piccole attenzioni nel loro quotidiano si scambiano, quanto costruiscono insieme divertendosi nell’organizzare cene, quanto si supportano perché la loro barca possa navigare.
Il tema che li divide creando divisione, rancore, separazione è il denaro.
Lei ha smesso di lavorare mettendosi in aspettativa per gestire e vivere al meglio le due bambine, lui si è preso quasi tutta la responsabilità economica sulle spalle. Questo scambio scelto insieme è divento il pretesto, fonte del loro conflitto.
Debiti e crediti affettivi, sono determinanti rispetto al tema del valore personale.
Sentiamo che abbiamo ricevuto adeguatamente dai nostri genitori, in termini di affetto, presenza, nutrimento, riconoscimento? Quanto ci siamo sentiti sostenuti nei nostri progetti, desideri, intenti? Quanto invece le mancanze che inevitabilmente abbiamo vissuto ancora determinano aspettative richieste, pretese che governano il nostro mondo relazionale?
Trasformare le ferite del passato in opportunità, da giocarci nel presente, ogni esperienza diventa il campo dove poter imparare a crescere ed espanderci.
In stanza di terapia insieme alla persona, alla coppia o famiglia scopriamo il modo di espandere il raggio, la portata dell’immaginare l’essere vivi.
Il significato della parola immaginazione mi ha sempre affascinato, vuol dire magia in movimento, porta la mente a spostare il suo focus da schemi, idee, spesso ripetitivi, abbracciando altre possibilità, creando percorsi mentali emotivi, comportamentali nuovi.
Allargare l’immaginazione implica farsi nuove domande, chiedersi, cosa accadrebbe se invece che muovermi così, provo a percorrere un’altra strada, in che modo posso camminarci sopra, consapevole della possibilità di incontrare quelle insidie che un territorio nuovo porta con se.
Antonio è un militare che da sempre ha un sogno, incontrare la donna della sua vita. Ha una vita affettiva intensa, le occasioni non gli mancano. Il problema è che le donne con cui comincia una relazione prima o poi lo deludono, portandolo a lasciarle dopo mesi di crisi interiore, vivendo dentro di sè conflitti intensi, sensi di colpa infiniti. In studio mi dirà, “sono destinato a rimanere solo proprio come mio padre”.
Riscopriremo insieme questa figura durante le sedute, l’affetto che per lui ha provato da bambino, il dolore che ha sentito quando i suoi genitori si sono lasciati, la sofferenza che ha letto negli occhi del padre, il vederlo chiudersi sempre di più.
La sua paura di riprovare, vivere quel dolore, quell’impotenza, il ricordo del biasimo, giudizio della madre verso la figura del padre, è così forte che nelle relazioni che vive senza accorgersene preferisce chiudere prima, preferisce lasciare che rischiare di rivivere quello che nel suo ricordo di bambino è stato troppo.
L’esperienza: debito e credito
Semi, il vento della vita da tempo immemorabile li trasporta senza meta, sempre trovano il modo di germogliare.
Ho compreso che nel percorso che ognuno di noi percorre ci riconfrontiamo spesso con apprendimenti che nella nostra infanzia hanno gettato le basi del nostro io.
Sciogliere antichi nodi, scoprire come perdonare il dolore che abbiamo vissuto, lì dove il nido familiare ci ha offerto talvolta pasti affettivi ed emotivi diversi da ciò che la nostra anima avrebbe avuto bisogno è il passo necessario per crescere.
Siamo sopravvissuti, imparando bene a far funzionare certe parti di noi dimenticandone e non allenandone altre, ed è con questa capacità e questa mancanza che ci muoviamo nella vita.
Ogni esperienza è una porta che apre alla possibilità di ampliare con più chiarezza, attenzione, chi siamo.
Focalizzarci sul presente vuol dire allora imparare a riconoscere cosa è nelle nostre corde, i bisogni di cui prenderci cura, risolvere sospesi verso esperienze e persone del passato, quali persone possono camminare accanto a noi per sentirci in armonia, cosa è necessario avere e trovare nello zaino della vita per sentirci comodi, cosa invece è necessario lasciare andare per sentirci leggeri.
Francesca è una madre single ormai da alcuni anni, nell’ incontrare Andrea, anche lui separato con due figli, una scintilla inaspettata si accende.
L’incontro è intenso, vivo, profondo. Però Andrea ha un “contratto” con la sua ex moglie.
Due giorni alla settimana dorme nella casa di lei per la gestione di figli.” è più semplice, e oramai siamo abituati così”, mi dice Andrea in studio.
Per Francesca questa sua presenza è intollerabile e le continue liti, il lasciarsi e riprendersi li porta da me.
Imparare a incontrare e gestire in modo diverso la propria parte emozionale è un passo fondamentale, comprendendo come ascoltare e trasformare la paura del dolore ed il dolore stesso, come usare la rabbia senza distruggere, come accogliere la paura senza sentirsi sopraffatti.
Francesca e Andrea scopriranno che l’esperienza di viaggiare nella terapia è come dialogare dentro di sè con ciò che è rimasto in sospeso dal proprio passato emotivo, con le rispettive paure di perdere e perdersi, con il dolore, restituendo la propria esperienza all’altro, senza difendersi, accusando, denigrando o giudicando. Scopriranno che entrambi hanno bisogno di un tempo per comprendere come modificare parti del loro passato, lasciando aperto tra di loro un canale di incontro, restituendogli la bellezza rispettando i tempi dell’altro.
La notte di primavera è finita, sui ciliegi sorge l’alba – Basho
Dott. Stefano Cotugno
Psicoterapeuta Sistemico Relazionale
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