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È sempre colpa dei genitori?

Dall’accusa alla consapevolezza: il viaggio dell’adulto verso la piena responsabilità di sé.

Image by Daiga Ellaby on Unsplash.com


Come ero felice da bambina!
Quando, sdraiata sul lettino della mia analista freudiana, molti anni fa, pronunciai questa frase guardando il cielo attraverso la finestra, sentii la sua voce arrivare da dietro le mie spalle: «Ne è proprio sicura? Da piccoli siamo in balia di adulti che decidono per noi.»

Non ho mai dimenticato quelle parole, per due motivi. Il primo è che furono una delle rare frasi che le sentii dire; il secondo è che, in quell’istante, compresi che sotto la mia esternazione ingenua e romantica stavo seppellendo un’infanzia complessa e dolorosa.

Con il tempo, sperimentai altri percorsi terapeutici e di coaching, fino a decidere di formarmi a mia volta. Oggi sono felice di lavorare come Coach: accompagno le persone nel cambiamento, nel presente e con uno sguardo al futuro, aiutandole a riconoscere e trasportare le proprie risorse anche dal passato.


Le risorse di Arianna – un caso di Coaching

Arianna nasce in una famiglia disfunzionale: madre e padre depressi, lui alcolista, lei co-dipendente, una sorella narcisista. In casa subisce bullismo e allusioni sessuali da parte dello zio.
Dopo anni di terapia conosceva ogni dettaglio della sua storia, ma restava intrappolata nel continuo rimestare nel passato. Analizzava anche il marito attraverso le lenti della sua infanzia, cercando in lui i vecchi modelli negativi. Il matrimonio era ormai sull’orlo del baratro.

Appena uscita da una terapia durata quindici anni, Arianna era lucida e consapevole, ma non riusciva a immaginare una nuova vita. Era come se si fosse smarrita nei meandri del passato, incapace di trovare l’ingresso verso il futuro che desiderava, ma non sapeva definire.

Dopo averle spiegato il metodo wingwave®, e verificato che le sue richieste rientrassero nelle mie competenze, firmammo il consenso e iniziammo il percorso di coaching.
Arianna rimase sorpresa dalla rapidità delle reazioni corporee e dal flusso di emozioni e pensieri che emergevano durante le sessioni. Lavorammo insieme a un goal setting chiaro, e la sua situazione cominciò a migliorare. Durante il processo, tendeva spesso a tornare alla colpevolizzazione della famiglia: la accompagnai dolcemente fuori da quella convinzione, spiegandole che non era utile al nostro lavoro.

Le dissi: «Immagina di riporre tutto ciò che sai della tua storia in un cassetto mentale. È la tua cassetta degli attrezzi: potrai riaprirla quando ti servirà. Ora permettimi di farti conoscere qualcosa di nuovo, utile per il tuo obiettivo.»

Mi capita spesso di affiancare persone che hanno già vissuto lunghi percorsi terapeutici: il primo impulso, comprensibilmente, è quello di controllare il processo di coaching attraverso le categorie apprese in terapia. Ma il wingwave® è un metodo molto diverso, si concentra sul flow neurofisiologico, e il dialogo tra Coach e Coachee serve a individuare rapidamente i trigger emozionali tramite un test muscolare eseguito con le dita.

Con il tempo, Arianna riuscì a recuperare anche le risorse del suo passato. Infatti, colpevolizzare i genitori impedisce di vedere le capacità che abbiamo sviluppato proprio per sopravvivere a quelle difficoltà. Arianna riscoprì una donna forte, appassionata, piena di fantasia e di sogni.

Man mano che imparava a focalizzarsi sugli aspetti positivi di sé e della sua vita, anche il rapporto con il marito migliorava: smise di analizzare ogni suo gesto e tornò a riconoscere le qualità che l’avevano attratta all’inizio, con una nuova consapevolezza di ciò che desiderava ancora migliorare. Era l’effetto domino: cambi gli aspetti principali e a ricaduta ne migliorano altri.

Le spiegai una delle mie più forti convinzioni: «È dalle nostre ferite che nascono i nostri talenti più autentici e potenti.» Arianna si commosse, e pianse.


Dalla mia libreria di conoscenze ed esperienze

La ricerca dei colpevoli…

Nella psicologia il focus sulle ferite causate dai genitori ha una storia importante e ricca di affascinanti esplorazioni fra le pieghe della psiche umana. Già Freud, indicava nei genitori, specialmente nella madre, i principali agenti di repressione e conflitto. “L’infanzia è il terreno fertile dei sintomi dell’età adulta.”

Donald Winnicott, parlava della “madre sufficientemente buona” e del trauma causato dalla sua insufficienza emotiva. “Un bambino non può crescere senza un ambiente che lo specchia. Quando questo specchio è distorto, il sé si frattura.”

Con la terapia familiare sistemica, si individuano i “rituali patologici” generazionali. “La malattia del figlio è spesso l’unico linguaggio che la famiglia ha per esprimere il suo disagio.” Questo concetto è estremamente interessante perché fornisce un’interpretazione più completa a tematiche relazionali complesse.

…e la libertà dalla colpa

Nonostante i miei esordi freudiani, la mia evoluzione personale e professionale si è arricchita quando ho incontrato approcci più aperti.

Il grande cambiamento è arrivato con la Programmazione Neuro Linguistica (PNL). Ancora oggi mi emoziona la frase di Richard Bandler, co-fondatore della PNL: «Non è mai troppo tardi per vivere un’infanzia felice.» Non si tratta di cambiare il passato, ma di riscriverne il significato. Guarisci quando smetti di essere la vittima della tua storia e ne diventi l’autore.

Anche il cambiamento, come ogni obiettivo ben formato, avviene solo nella misura in cui ti assumi la responsabilità della tua vita. Persino le eventuali scuse dei genitori, pur preziose e lenitive, non possono sostituirsi a questa responsabilità. Un altro approccio che amo è quello di Bessel van der Kolk, che vede mente e corpo come luoghi in cui le esperienze vengono conservate. La colpa dei genitori è un contenitore emotivo, non una causa unica: la guarigione passa attraverso la regolazione neurofisiologica, piuttosto che sulla rievocazione colpevolizzante.

Colpevolizzare significa concentrarsi sulle ferite, dimenticando il mancato sviluppo: ciò che non abbiamo potuto essere, avere o fare. Per costruire una nuova vita, non possiamo restare prigionieri del dolore né continuare a sentirci vittime.

Condivido profondamente anche il pensiero di Alice Miller, che riporta l’attenzione sul bambino interiore e sulla ricerca del vero sé: «La vera liberazione non è denunciare i genitori, ma piangere per il bambino che non ha potuto essere


Il Coaching: la mia svolta, la mia passione

Fin dall’inizio, il Coaching mi ha entusiasmata. È un’arte di trasformazione, non di spiegazione.
Non cerchiamo i “perché”: anche se il tuo inizio è stato difficile, hai sempre la possibilità di cambiare la storia e scrivere il tuo finale. Il coaching ti aiuta ad accettare, amare e stimare il bambino che sei stato, e a diventare il genitore amorevole che avresti dovuto avere.

Con il metodo wingwave®, questa esperienza si arricchisce: disinneschiamo la risonanza corporea delle esperienze negative e attiviamo stati neurofisiologici potenzianti.

Non serve restare nel passato ad aspettare che qualcosa cambi: possiamo allenarci a nuove abitudini, che renderanno quel passato sempre più irrilevante. Capire le proprie paure è utile, ma le superi solo quando compi un’azione coraggiosa. Smetti di delegare ad altri la responsabilità della tua vita, come se fosse un peso. Anche se hai sofferto da bambino, senza colpa, oggi hai il potere di decidere cosa fare di quell’esperienza.

La sfida più bella da vincere è quella di generare dalla tua libertà interiore la versione migliore di te stesso.


Teresa Burzigotti Autrice presso La Mente Pensante Magazine
Teresa Burzigotti
NLC Master Coach e Teaching Trainer
Bio | Articoli | Video Intervista AIPP Giugno 2024
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