La paura del giudizio
L’effetto paralizzante del critico interiore
Image by M.T ElGassier on Unsplash.com
Essere giudicati rappresenta, per la maggior parte di noi, una delle esperienze più spiacevoli da gestire, al punto da farci sentire paralizzati quando percepiamo di essere osservati.
In qualità di essere umani tendiamo a interpretare il mondo attraverso la nostra personale prospettiva filtrando, attraverso il nostro schema mentale, le scelte e le opinioni altrui.
Tuttavia, questa modalità si scontra spesso con il desiderio di piacere a tutti e di non deludere le aspettative altrui.
Insicurezze e paure alimentano il nostro bisogno di approvazione, spingendoci a cercare conferme negli altri, pur rimanendo poco disposti a mettere in discussione i nostri criteri di giudizio.
La paura del giudizio ha radici profonde. In quanto essere sociali abbiamo bisogno di sentirci accettati e amati. L’approvazione degli altri rappresenta, per molti, un elemento cruciale per affrontare la vita.
Questa necessità era particolarmente vera per i nostri antenati che vivevano in tribù dove l’accettazione all’interno del gruppo era sinonimo di sicurezza e sopravvivenza.
Essere respinti o esclusi, al contrario, significava affrontare da soli un ambiente ostile, spesso con esiti fatali.
Per questo ancora oggi, sentirci giudicati evoca reazioni viscerali, che riflettono la paura di essere abbandonati o respinti.
Questa dinamica ci spinge a cercare approvazione per scongiurare il rifiuto, poiché il nostro cervello intrepreta l’emarginazione sociale come una minaccia.
Di fronte a questa paura, molti tentano di trovare una soluzione e adoperarsi per piacere a tutti, obiettivo irrealizzabile poiché la diversità tra gli individui implica che non si possa soddisfare sempre le aspettative altrui.
La differenza di prospettive, i valori, le regole assolutamente personali rendono inevitabile il fatto che alcuni non ci approveranno.
Liberarsi completamente dai giudizi altrui è difficile, ma possiamo imparare a gestirli.
Da dove nasce la paura del giudizio?
Questa paura può essere legata ad esperienze familiari, come aver avuto genitori eccessivamente critici o severi. In questi casi il bambino si sente sotto costante osservazione, sviluppando l’idea che niente di ciò che fa sia mai abbastanza.
Questo tipo di vissuto emozionale può generare traumi che si protraggono nell’età adulta, con la conseguenza che le critiche dei genitori si trasformeranno in una vocina interna, costante e martellante, che valuta, giudica e condiziona ogni aspetto della nostra vita.
Per superare questi traumi, è essenziale riconoscere che il problema non risiede nel mondo esterno, ma solo nella propria mente, ancora intrappolata in quel modello di pensiero.
Imparare ad ignorare o neutralizzare la vocina interna giudicante, è fondamentale per ritrovare la libertà.
Quando il giudizio è paralizzante
Per alcuni la paura del giudizio rappresenta davvero un ostacolo insormontabile.
Ma il giudizio altrui può essere paralizzante solo se siamo noi ad attribuirgli valore.
Spesso i giudizi che riceviamo sono infondati o irrilevanti.
Non tutte le critiche meritano la nostra attenzione, soprattutto se provengono da persone che non conoscono la nostra storia o che agiscono per motivi personali.
Inoltre comprendere che a volte alcune critiche riflettono più i problemi di chi giudica che i nostri, può aiutare a ridurne l’impatto negativo
E’ fondamentale distinguere tra critiche costruttive, fatte da chi ci vuole bene e desidera il nostro miglioramento, e quelle superficiali o distruttive che possiamo tranquillamente ignorare.
E’ utile ricordare che la forza con cui il giudizio ci colpisce dipende dalle convinzioni che noi abbiamo di noi stessi.
Se una critica riflette una nostra insicurezza certamente ci farà male, invece, ci lascerà indifferenti, se riguarda un aspetto di noi che non riconosciamo.
Bisogna tener presente che una reazione emotiva intensa può rivelare convinzioni negative nascoste, non ancora consapevolizzate, che vale la pena esplorare per potersene liberare.
Riconoscere queste credenze ci da la possibilità di lavorarci, mentre ignorarle significa permettere loro di agire nell’ombra, condizionando le nostre scelte senza che ce ne rendiamo conto.
Ma siamo davvero sotto attacco?
Spesso temiamo di essere giudicati anche quando questo non avviene realmente.
Le persone insicure tendono a credere che tutti le stiano osservando o valutando, ma, nella maggior parte dei casi, non è cosi.
Al contrario, gli altri sono tendenzialmente più concentrati su se stessi.
Ma la paura del giudizio è forte e dietro di essa si nasconde la paura delle conseguenze negative come essere respinti, disprezzati o ridicolizzati.
In realtà molte delle situazioni che immaginiamo non portano ad alcun tipo di conseguenza.
Se ci comportiamo in modo inusuale o commettiamo piccoli errori, raramente questo comporterà delle reazioni significative negli altri. Il più delle volte la gente a malapena nota le nostre reazioni e molto rapidamente ritornerà ad immergersi nei propri pensieri.
Purtroppo però il richiamo all’infanzia, quando il disappunto dei genitori poteva provocare una concreta sofferenza, rende questa paura ancora potente e paralizzante.
Da adulti però la nostra visione del mondo cambia, non siamo più dipendenti da un piccolo gruppo e il disaccordo di qualcuno non rappresenta una minaccia per la nostra sopravvivenza, possiamo quindi scegliere di assumere un diverso atteggiamento.
Infrangere l’illusione.
E’ una illusione comune credere che, impegnandoci a sufficienza, riusciremo a piacere a tutti.
Si tratta di una fantasia irrealistica poiché, come specificato, ogni persona ha delle caratteristiche individuali e aspettative diverse.
Chiunque, anche i più grandi leader, artisti, intellettuali, personalità di spicco hanno avuto i loro detrattori e hanno subito critiche, talvolta ingenerose.
Cercare di piacere a tutti è una battaglia persa in partenza, che non fa altro che generare frustrazione.
E’ più utile ascoltarci, imparare a seguire la propria naturale predisposizione per arrivare a prendere decisioni autonome che riflettono i nostri valori e bisogni, riuscendo cosi a neutralizzare la convinzione che molti di noi hanno di non essere abbastanza.
Questa sensazione di inadeguatezza, unita al conflitto tra ciò che siamo e ciò che pensiamo di dover essere, alimenta gran parte della sofferenza umana.
Spesso cerchiamo di apparire migliori di quello che pensiamo di essere o di imitare qualcun altro, ma questa lotta con noi stessi non può portarci serenità.
Ecco perché diventa fondamentale riconnettersi con la nostra vera essenza, riconoscersi, accettarsi, anche con i nostri limiti e imperfezioni ma più consapevoli anche dei nostri talenti e qualità.
L’accettazione di sé non solo riduce l’impatto dei giudizi altrui, ma ci permette anche di vivere con maggiore autenticità e serenità.
Impariamo a dire a noi stessi che andiamo bene cosi come siamo e neutralizzeremo la paura del giudizio.
Raffaella Lione
Counselor Relazionale
Bio | Articoli | Video Intervista AIIP Aprile 2024
……………………………………………………………..