La tecnologia per i giovani è davvero una minaccia?
Una conversazione dalle larghe vedute
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Come nell’articolo precedente Dialoghi tra due mondi e il paradosso del privilegio: una conversazione con un est-timorese, anche questo mese desidero condividere con voi un aneddoto che mi ha aperto la mente in un batter d’occhio, con la speranza che possa avere un effetto analogo su di voi; una vita vissuta senza (pre)giudizi è sicuramente di qualità superiore rispetto a una vita densa di sentenze verso il mondo che ci circonda, siano esse tacite e/o inconsce. Anche in questa occasione l’epifania è avvenuta durante una conversazione mentre ero in viaggio, nello specifico con Alp, un ragazzo turco che attualmente vive in Germania e lavora nell’informatica.
Un nuovo incontro
Era una sera infrasettimanale e avevo fatto da poco ritorno a Tashkent, capitale dell’Uzbekistan, per prendere un volo per la Turchia qualche giorno dopo. Me ne stavo nella hall dell’hotel, quando un ragazzo si avvicinò a me per fare due chiacchiere. Viaggiava da solo e voleva compagnia. Accolsi ben volentieri il suo invito e ci bevemmo qualche birra insieme, parlando delle nostre vite reciproche, di che cosa ci avesse portato proprio in Uzbekistan, fino a condividere considerazioni su ciò che avevamo visto in quella zona dell’Asia Minore tanto unica nella sua essenza.
Raccontai ad Alp di essere stato in Kazakistan prima di venire in Uzbekistan. Condivisi con lui del mio arrivo nella piazza principale ad Astana, città capitale, precisamente nella piazza del Baiterek (una delle maggiori attrazioni turistiche), e della conseguente piacevole sorpresa nel vedere bambini, ragazzi e adulti giocare tutti insieme in piazza. Chi a pallone, chi con macchinine elettriche, chi a nascondino, chi con il monopattino: insomma, chi più ne ha più ne metta, ma a patto che l’atmosfera fosse densa di spensieratezza. Un contesto simile, oltre che rammentarmi della mia infanzia in Italia (anni ’90), riportò alla mia memoria ciò che avevo visto solo in altri due posti nel mondo: in Vietnam e ad Atene. Anche lì avevo pensato a quanto fosse bello non essere distratti dagli smartphone, dalla vita frenetica, e dalla costante proiezione verso ciò che deve ancora venire. Riuscire in questo periodo storico a trascendere una tecnologia impellente e proteggersi con una realtà a parer mio più umana e ludica mi sembrava di altissimo pregio.
Il parere di Alp
Alp non impiegò molto a ricordarmi della sua professione e del suo stato sociale. A differenza di molti amici d’infanzia turchi, Alp vive in Germania (paese a parere di molti invidiabile), grazie a ciò, a breve potrà diventare cittadino europeo (ricordo l’importanza del passaporto europeo nell’articolo Racconti di ispiranti viaggiatori extracomunitari: un breve elogio al passaporto europeo) e ricopre un’ottima posizione nell’ambito dell’IT.
Quando era piccolo per i suoi genitori era una continua lotta. Non volevano che trascorresse così tanto tempo al PC. Hanno sempre fatto di tutto per farlo giocare all’aria aperta, a uscire con i suoi amici, e un po’ tutti quei comportamenti che quasi qualsiasi genitore adotterebbe nel vedere il proprio figlio incollato allo schermo, a maggior ragione 20 o 30 anni fa. Ma se non fosse stato per questa sua grande passione per la tecnologia e l’informatica, probabilmente non avrebbe sviluppato competenze in questo settore, non avrebbe studiato per il lavoro che oggi ama, e non si sarebbe potuto candidare per una posizione lavorativa in un paese dell’Unione Europea perché le sue qualifiche non sarebbero state così rilevanti per le necessità odierne.
Insegnamento e conclusioni personali
Spesso, anche con apertura mentale e senza malizia, tendiamo a valutare eventi presenti in funzione del mero momento presente. È facile dimenticarsi del fatto che la nostra realtà è in continuo scambio e connessione con spazio e tempo. Un po’ come ci insegna l’effetto farfalla, la nostra percezione è estremamente limitata e non possiamo sapere se il battito d’ali di una farfalla in Colombia scatenerà uno tsunami in Polinesia. In turco c’è un proverbio che recita “Boklu değneğin neresinden tutarsan tut, elin bok olur.” (“Non importa da quale estremità prendi un bastone coperto di merda, ti sporcherai sempre la mano.”)
Andrea Ferri
Interprete | Traduttore | Nomade Digitale
Bio | Articoli | Video Intervista AIPP Febbraio 2024
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