
Orologio biologico e la maternità delle altre
Quello che le donne (solitamente) non dicono
Noi donne, molto più degli uomini, sentiamo l’esigenza di confidarci con le persone a noi vicine.
Non abbiamo paura di metterci a nudo, esternando i nostri sentimenti e le nostre emozioni, descrivendo dettagli, anche intimi, della nostra vita privata ed esaminando minuziosamente le problematiche familiari e lavorative che ci affliggono.
Questo ci aiuta a dare un nome alle emozioni che viviamo, a non sentirci sole e a comprendere che le difficoltà che viviamo sono comuni a tante altre persone.
Conseguentemente, siamo abituate a partecipare alla vita affettiva delle amiche, dispensando consigli, offrendo supporto e condividendo i momenti di gioia.
Ci sono però sensazioni e paure più difficili da esternare, come quelle legate all’impatto che la notizia della “maternità delle altre” può avere sulla nostra vita.
Proprio per questo, ho apprezzato la coraggiosa scelta di Chiara Francini, che chiamata alla co-conduzione della quarta serata del Festival di Sanremo, ha portato in scena sul palco dell’Ariston l’”impopolare” argomento della maternità mancata.
Sebbene l’eco mediatico del suo monologo sia stato inferiore – anche a causa dell’ora tarda – rispetto a quello portato sul palco dell’Ariston da un’altra Chiara (con meno talento e più follower), le parole di Chiara Francini sono vicine al “sentire” di tantissime donne.
Questa bravissima artista è riuscita a coinvolgere ed emozionare chi un figlio non ce l’ha e anche chi lo ha avuto, descrivendo sensazioni e paure che abbiamo vissuto in tante, ma di cui abbiamo parlato poco, forse affatto.
Vorrei soffermarmi su alcune parti di questo intenso monologo che veicola messaggi importanti, che mi hanno profondamente colpito.
Incinta. Quando qualcuno ti dice che è incinta e tu non lo sei mai stata, non sai mai che faccia fare.
Quando qualcuna ti dice che è incinta e tu non lo sei mai stata c’è come qualcosa che ti esplode dentro. Un buco che ti si apre, in mezzo agli organi vitali, una specie di paura, stordimento, e, mentre accade tutto questo, tu devi festeggiare, perché la gente incinta è violenta e vuole solo essere festeggiata. E non c’è spazio per il tuo dolore, per la tua solitudine. Tu devi festeggiare. Come l’albero di Natale che tengo acceso tutto l’anno in salotto, un albero di Natale assolutamente insensato che continua ad accendere le sue lucine, anche a luglio, fuori tempo massimo. Una festa continua senza nessuna natività. E io ho festeggiato.
“Ma Lucia, ma è bellissimo!” … E poi, non sapere più cosa dire. Ed era solo l’inizio, perché di lì a poco mi sembrava che tutti intorno a me avessero avuto, stessero avendo, avrebbero avuto un figlio.
Ci vuole coraggio ad ammettere che la maternità altrui, se non abbiamo figli – e a volta anche se li abbiamo ma ne vorremmo altri – può mettere in crisi e porci domande difficili.
Non si tratta di invidia, eppure dentro di noi accade qualcosa di incontrollabile e viscerale: si apre “un buco” pieno di paura e stordimento.
È una paura che può riguardare chi un figlio lo desidera da sempre (e magari non riesce ad averlo per problemi di fertilità), chi sta rimandando la maternità per problemi economici e lavorativi o per la difficoltà di trovare l’uomo giusto e, persino, chi non desidera diventare madre.
Maternità: ci vuole coraggio a fare figli, ma anche a non farli
E io, io che continuavo a fare le mie cose sempre meglio, sempre guadagnandoci di più, con sempre più persone che mi guardavano e mi amavano. E poi. E poi a un certo punto io mi sono accorta che il tempo passava e che se non mi sbrigavo io, forse, un figlio non lo avrei mai avuto. E se anche mi sbrigavo, poi, non era mica detto. Perché anche quando ti decidi che è il momento giusto poi, magari, il corpo ti fa il dito medio e tu, allora, rimani col dubbio di aver sbagliato, di aver aspettato troppo, di essere una fallita.
Se in passato la donna veniva considerata come l’angelo del focolare, dedita esclusivamente alla famiglia e ai figli, oggi la maternità non è più considerata una sorta di “dovere sociale”.
Nonostante ci sia ancora molto da fare per tutelare la libertà delle donne – basti pensare alle pressioni sociali e familiari e alle poche tutele lavorative ed economiche riconosciute – la maternità è una scelta.
Si tratta, tuttavia, di una scelta irreversibile, sia nel caso in cui si voglia diventare madre, sia nel caso in cui si decida di non avere figli.
Difatti, il nostro orologio biologico continua a fare tic-tac anche se lo ignoriamo e gli anni che passano, anno dopo anno, incidono sulla nostra capacità di procreare.
Di fronte a una decisione così importante, spesso veniamo assalite dalla paura di non essere “abbastanza”, che non sia il momento giusto, che non ci sia spazio nella nostra vita per un bambino e che non sapremo gestire un cambiamento così grande.
“Essere figlio di una madre come me ti causerà solo dei problemi.”
“E in mezzo a tutto questo bisogno di arrivare, in mezzo a tutta questa rabbia, a questo amore, io, ora, non so dove metterti.”
“Ma io volevo solo essere brava, io volevo solo essere preparata, io volevo che tu fossi fiero di me.”
Quante donne, a prescindere dal fatto che siano o meno diventate madri, hanno avuto pensieri simili?
Io da qualche parte penso di essere una donna di merda perché non so cucinare, perché non mi sono sposata e perché non ho avuto figli. Razionalmente so che va bene così, ma da qualche parte, dentro di me, c’è questa voce, esiste, e io, alla fine, penso che abbia ragione lei, che io sia sbagliata.
Quanto è difficile far tacere le voci dentro di noi che ci spingono a mettere in discussione ogni nostra scelta, per quanto ponderata e razionale che sia, e a farci sentire sbagliate e in difetto!
Potremmo incolpare le persone intorno a noi per le loro domande inopportune e i giudizi affrettati, ma quelle voci prendono il sopravvento solo se noi glielo permettiamo.
Impariamo ad ascoltare i nostri bisogni, a supportarci e ad amarci.
Prendiamoci cura delle nostre fragilità.
Rispettiamo e difendiamo le nostre decisioni, quando riflettono esigenze autentiche, senza temere il giudizio altrui.
Diventiamo le migliori amiche di noi stesse.
Eliana Romeo
Scrittrice | Giurista | Mediatrice familiare
Bio | Articoli | Video Intervista Scrittori Pensanti
……………………………………………………………..