
Il docente come regista
Guidare l’apprendimento con la lezione segmentata
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Negli ultimi decenni il mondo della scuola ha vissuto una trasformazione profonda, promossa seppur talvolta ostacolata dell’evoluzione delle moderne tecnologie. Si è passati da un modello trasmissivo del sapere, che vedeva il docente in cattedra a “spiegare” e il discente seduto a recepire, a uno partecipativo, centrato sullo studente che è, invece, parte attiva della lezione. L’obiettivo non è più quello di riempire la mente degli alunni di nozioni, ma di stimolarne la curiosità, il pensiero critico e la capacità di apprendere in modo autonomo e consapevole. In questa prospettiva, anche il ruolo del docente cambia e anche le “fatiche” che questi deve fare: non è un elencatore di nozioni, ma una guida consapevole che in quanto tale deve diventare facilitatore e costruttore di ambienti di apprendimento dinamici.
È in questo contesto che si inserisce la lezione segmentata – o chunked lesson – una metodologia didattica che nasce dall’esigenza di rendere l’insegnamento più efficace e coinvolgente, rispettando i reali tempi di attenzione degli studenti. Alla luce del desiderio di costruire un ambiente di crescita e non di predominio del docente nel contesto classe è bene promuovere un ambiente in cui il nozionismo sia soppiantato dal senso critico. Per fare ciò dalle moderne strategie didattiche è quasi totalmente esclusa – a volte troppo esclusa e sottovalutata, d’altra parte – la lezione frontale, per fare spazio alla lezione dialogata o partecipata, per non dire alla lezione segmentata. Questa si basa sugli studi di Alan Kalish e Joan Middendorf, pedagogisti dell’Università dell’Indiana, che hanno studiato come in una lezione frontale l’attenzione di chi ascolta possa rimanere costante per i primi quindici minuti, per poi ridursi anche dell’80% dopo trenta minuti finché non si esaurisce. Così, hanno ideato delle tecniche per coinvolgere la classe, chiamate chunked lesson, ovvero lezione segmentata. Parliamo di chunk intendendo con questo termine le “categorie” o i “blocchi” in cui nell’apprendimento l’ascoltatore riduce quello che sente: nella lezione tradizionale frontale è normale ritenere l’ascoltatore come pronto ad un’attenzione continua e costante, ma non è così. La segmentazione di una lezione consente, invece, di strutturarla in maniera ritmata e variegata. Un esempio potrebbe essere dividere l’ora di lezione in diverse fasi:
- 5 minuti: Esplorazione delle conoscenze pregresse o avvio tramite brainstorming;
- 15 minuti: Spiegazione;
- 10 minuti: Brevi momenti di esposizione chiara, senza perdere la profondità dei concetti:
- 10 minuti: Attività pratiche per applicare, confrontarsi e individuare eventuali ostacoli.
- 15 minuti di Discussione, feedback e chiarimenti su quanto emerso durante le attività.
- Ultimi 5 minuti: Assegnazione compiti di consolidamento.
Da ciò emerge una costanza nell’organizzazione: la divisione, cioè, in un momento di lezione tradizionale (la “spiegazione”, in parole povere), che si alterna a momenti di attività individuali o di gruppo – fondamentale è ormai il ruolo del Cooperative Learning nell’attuale didattica – e soprattutto un momento di scambio, restituzione. È in questa fase che la lezione segmentata trova la sua più alta espressione pedagogica: l’idea di costruire una comunità di apprendimento in cui gli studenti condividano e non ripetano solamente quanto detto, svolgendo passivamente un lavoro. È fondamentale riattivare le conoscenze in una dimensione dialogica, per poter monitorare insieme agli altri i propri progressi, riconoscere le difficoltà e comprendere meglio il proprio modo di apprendere in un’ottica metacognitiva.
Il docente, dal canto suo, trasforma il suo ruolo in un modo che forse per molti potrebbe risultare “drastico”: non sembrerebbe più il protagonista o il centro della lezione. Tuttavia, questa sua metamorfosi ha molto di positivo: tra essere il protagonista assoluto e la guida, forse la seconda è più gratificante, per non dire più complessa e di conseguenza anche una maggiore sfida. È come il direttore d’orchestra oppure il basso nella canzone, regola tutto in maniera nascosta; eppure, se non ci fosse se ne sentirebbe tantissimo la mancanza. La metafora forse più efficace in tal senso è quella cinematografica: il docente è il “regista” del momento di apprendimento che sceglie come calibrare la durata dei segmenti a seconda della classe, quanti ciak fare, come stimolare la performance e anche l’attenzione dei suoi “attori”. Per questo, per quanto la pianificazione sia ottima, è impossibile realizzarla totalmente: i bisogni e le differenze degli studenti vanno conosciuti lentamente e sul momento, e soprattutto le difficoltà vanno riconosciute e valorizzate. In prospettiva, la lezione segmentata non rappresenta solo una strategia metodologica, ma un modo di intendere la didattica come processo vivo e il ruolo del docente come qualcosa di più del semplice oratore sul podio.

Prof.ssa Silvia Argento
Docente e scrittrice
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