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Comunicazione in Cerchio: scoprire cosa si cela sotto la rabbia
Aprire la pentola a pressione
Image by Simran Sood on Unsplash.com
La rabbia è spesso considerata un’emozione secondaria, un fuoco che si accende quando sotto di essa si muovono altre emozioni profonde: paura, tristezza, solitudine, confusione, ansia. Spesso questa energia emerge in modo caotico e distruttivo, lasciandoci in balia delle sue conseguenze.
Per affrontarla con consapevolezza, abbiamo bisogno di strumenti che ci permettano di comprenderne le radici, trasformandola in una forza costruttiva. La Comunicazione in Cerchio è uno di questi strumenti: un processo dialogico che aiuta a dare voce alla rabbia, a esplorarne le cause e a trasformarla in un’energia utile per il nostro benessere e per le relazioni che viviamo ogni giorno.
Manifestare la rabbia
Immaginiamo un dipendente che rimane in silenzio ogni volta che il suo superiore gli chiede di fare straordinari, anche quando si sente oppresso da mansioni frustranti e orari insostenibili. Giorno dopo giorno, la rabbia cresce dentro di lui senza trovare una via d’uscita diretta, trasformandosi in sotterfugi, pettegolezzi e piccoli dispetti come strategie per gestire il disagio.
Come accade a una pentola a pressione, se la rabbia viene repressa troppo a lungo senza trovare uno sfogo consapevole, prima o poi esploderà, generando distruzione verso l’esterno o autodistruzione interiore. La chiave è riconoscerla mentre si sviluppa, accoglierla senza reprimerla e permetterle di esprimersi prima che diventi ingestibile. Il Cerchio offre uno spazio sicuro in cui questo può avvenire, permettendo di dare voce alle emozioni in modo autentico e trasformativo.
Per manifestare la rabbia in modo sano, possiamo adottare alcune strategie pratiche:
- Scrittura espressiva: tenere un diario emotivo in cui annotare i momenti di rabbia e le emozioni sottostanti aiuta a riconoscerne le radici.
- Movimento consapevole: sport, danza o esercizi di rilascio corporeo come il respiro consapevole possono aiutare a trasformare l’energia della rabbia in vitalità.
- Espressione verbale consapevole: invece di reprimere o esplodere, possiamo trovare un modo sicuro per esprimere il nostro disagio. I Cerchi di ascolto rappresentano spazi di questo genere.
Osservare la rabbia
“Possiamo anche evitare di arrabbiarci”, ha detto una volta una partecipante a una formazione sulla Comunicazione in Cerchio. Questa affermazione racchiude un’importante verità: la rabbia non è inevitabile se impariamo a riconoscerne le origini e a gestirla in modo consapevole.
Dal punto di vista biologico, la rabbia nasce nell’amigdala, una delle parti più antiche del nostro cervello, responsabile della gestione delle emozioni e della risposta immediata ai pericoli. Nei nostri antenati aveva un valore evolutivo, permettendo loro di attaccare o fuggire in situazioni di minaccia. Oggi, tuttavia, non viviamo più costantemente in pericolo e possiamo sviluppare strategie più efficaci rispetto al semplice istinto di attacco o fuga.
L’amigdala lavora in stretta connessione con la corteccia prefrontale, la parte del cervello deputata alla regolazione delle emozioni e alla pianificazione razionale. Quando la rabbia prende il sopravvento, l’attività della corteccia prefrontale si riduce, rendendo difficile pensare in modo lucido. Questo spiega perché spesso, quando siamo arrabbiati, diciamo o facciamo cose di cui ci pentiamo.
Dal punto di vista sociale, la nostra educazione spesso ci ha insegnato a vedere i conflitti in una logica vinci-perdi. Questo porta a sviluppare un’energia maschile poco sana (presente sia negli uomini che nelle donne), che utilizza la rabbia come strumento di dominio anziché di trasformazione. Tuttavia, se impariamo a osservare le nostre reazioni e a riconoscere la rabbia come un segnale piuttosto che come un nemico, possiamo incanalarla in modo costruttivo, trasformandola in un’energia di cambiamento. Possiamo focalizzare le nostre energie verso una logica vinci-vinci attraverso la quale tutte le parti coinvolte escano soddisfatte della trasformazione del conflitto di cui fanno parte.
Un altro aspetto sociale della rabbia è il condizionamento culturale. In molte società, l’espressione della rabbia è vista come inaccettabile, soprattutto per alcuni gruppi (come le donne o i bambini). Questo porta molte persone a reprimere l’emozione, salvo poi esplodere in momenti inappropriati o sviluppare disturbi psicosomatici.
Trasformare la rabbia
Immaginiamo un figlio adolescente che lancia i libri per aria mentre la madre gli chiede di fare i compiti. La reazione più comune sarebbe quella di imporgli di riprendere subito lo studio, giustificando la richiesta con frasi come “È per il tuo bene” oppure “Adesso è il momento di mettersi in riga”. Ma questa risposta ignora il vero messaggio nascosto dietro l’esplosione di rabbia del ragazzo.
Invece di reprimere l’emozione con imposizioni, la madre potrebbe creare uno spazio di riflessione maieutica per comprendere cosa stia realmente accadendo nel cuore di suo figlio. Quali emozioni si nascondono dietro il suo gesto? Cosa vuole comunicare con la sua rabbia?
La Comunicazione in Cerchio è uno strumento potente, da utilizzare proprio in questi contesti: permette di creare uno spazio sicuro in cui l’ascolto profondo consente di andare oltre la superficie del conflitto, riconoscendo i bisogni insoddisfatti che si celano dietro la rabbia. In alcuni casi, quando la rabbia è particolarmente intensa, può essere utile ricorrere a contesti terapeutici o gruppi di supporto. In altri casi, quando il conflitto è meno grave, possiamo praticare l’assertività: manifestare come ci sentiamo quando l’altro agisce in un certo modo, senza accusare né reprimere.
Se sentiamo che la rabbia appartiene a noi, possiamo chiedere all’altra persona di ascoltarci senza interromperci, aiutandoci a dare un nome a ciò che proviamo. In questo modo, trasformiamo il conflitto in un’opportunità di crescita reciproca e costruiamo relazioni più autentiche e consapevoli.
Conclusione
La rabbia non è il nemico. È un messaggero che ci avvisa di un disagio profondo, un segnale che qualcosa dentro di noi ha bisogno di attenzione. Imparare a riconoscerla, osservarla e trasformarla può fare la differenza tra un’esistenza vissuta in conflitto e una vita costruita sulla consapevolezza e sull’empatia.
La Comunicazione in Cerchio offre un metodo concreto per gestire la rabbia senza reprimerla né lasciarsi travolgere da essa. Creando spazi di ascolto e di dialogo autentico, possiamo trasformare l’energia della rabbia in uno strumento di evoluzione personale e collettiva. Così facendo, non solo miglioriamo la qualità delle nostre relazioni, ma contribuiamo a costruire una cultura della comprensione e della crescita reciproca.
Antonio Graziano
Motivatore | Scrittore | Insegnante
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