
Decostruire per costruire
La filosofia dei LEGO applicata agli obiettivi
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Chi ha giocato ai mattoncini LEGO almeno una volta può capire.
Costruire e decostruire può essere motivante e divertente.
Perché non farlo nel lavoro, quando l’obiettivo sembra così lontano che… davvero non abbiamo il coraggio di iniziare?
Ho provato questa tecnica molte volte su me stessa, da quando ho deciso di iscrivermi ad ingegneria dopo aver conseguito la maturità classica, a quando ho iniziato ad imparare la lingua cinese.
Per me, ogni volta ha dato i suoi frutti!
Lo scorso weekend mio figlio, terza elementare, aveva come compito per casa colorare un disegno che riempiva una pagina intera, per lui “mission impossible”, il dividerglielo in quadranti per colorarne uno alla volta lo ha convinto a iniziare e terminare.
Ma perché questa tecnica è così efficace? Cosa ci sta dietro?
Io credo ci siano almeno 3 fattori per i quali la suddivisione di macro-obiettivi in step può fare la differenza:
- Ci fa sentire meno sopraffatti
- Consente maggior focus
- Offre lo slancio delle piccole vittorie
Meno sensazione di sopraffazione, più azione
Davanti ad un grande obiettivo ci sentiamo spesso come difronte ad una altissima montagna da scalare. Ma quando lo scomponiamo, accade qualcosa di magico, che ci fa sentire più leggeri. Cosa accade quando scomponi un grande obiettivo in compiti più piccoli?
- improvvisamente non sembra più così intimidatorio, ciò rende più facile fare quel primo passo cruciale. Prima che ce ne accorgiamo, abbiamo guadagnato slancio e siamo ben avviati a raggiungere quell’obiettivo.
- si supera la procrastinazione: è più facile convincere sé stessi a fare qualcosa di piccolo e gestibile, piuttosto che affrontare un progetto massiccio e spaventoso. Poi, compiendo con costanza le attività che compongono i sotto-obiettivi, creiamo l’abitudine da cui scaturisce il proseguire della costanza. È molto più facile rimanere costanti quando i passaggi sono gestibili.
Focus maggiore, pianificazione più facile
Difronte al macro-obiettivo, la pianificazione diventa complessa e talvolta mi accade di sentirmi persa. È la sensazione dell’inizio di un grande progetto che sembra nebuloso, non si sa bene come arrivare alla vetta. Ecco che, scomporre l’obiettivo in piccoli passi, ci aiuta a concentrarci su compiti specifici e realizzabili. Invece di perdermi nella “nebbia” di un macro-obiettivo, ho una chiara strada da percorrere, fatta di piccoli passi nella stessa direzione. A quel punto mi sento pronta a cimentarmi nella pianificazione di dettaglio: per me è molto più facile pianificare quando ho compiti più piccoli e definiti davanti a me. Posso prioritizzare, fissare scadenze e creare una roadmap per il raggiungimento di quel grande obiettivo che inizialmente sembrava avvolto nella nebbia.
Celebrare il progresso per mantenere la motivazione
Un ulteriore super-potere della suddivisione degli obiettivi è il fatto di essere in grado di dare il via ad un meccanismo che produce vero e proprio carburante per la motivazione. Completare compiti più piccoli offre un flusso costante di mini-vittorie. Ognuna di esse aumenta la tua fiducia e ti motiva a continuare. Personalmente, man mano che spunto quei compiti più piccoli, inizio a rafforzare la fiducia di potercela fare. Quel senso di progresso è incredibilmente potente per spingermi avanti. Una tecnica che applico per mantenere la costanza nelle attività è quella di mettere una X sul calendario ogni giorno che faccio un passo avanti nel percorso, il vedere il flusso costante delle X mi motiva a non voler spezzare la catena e fare qualcosa ogni giorno che mi avvicina al macro-obiettivo! Così supero la naturale tendenza a procrastinare su quei compiti che sono importanti, ma non urgenti.
Sei concentrato sul muro o sul mattone?
Per concludere, voglio terminare con un tratto del capitolo iniziale del libro di Will Smith in cui parla di quanto ogni piccolo passo possa essere cruciale per raggiungere grandi obiettivi.
Ecco cosa ci racconta Will
Alcune delle lezioni più incisive della mia vita le ho imparate mio malgrado. Ho opposto loro resistenza, le ho persino negate ma, alla fine, il peso della loro verità è diventato ineluttabile. Una di queste lezioni è stato il muro di mattoni di mio padre. Mentre i giorni si trascinavano, per quanto detestassi ammetterlo cominciai a capire di cosa parlasse. Quando mi concentravo sul muro il lavoro sembrava impossibile. Senza fine. Se invece mi focalizzavo su un mattone, ecco che tutto diventava semplice: perché sapevo di poterlo posare bene quel dannato mattone. Iniziai a pensare che la differenza tra un compito che sembra impossibile e un altro apparentemente fattibile non è che una questione di prospettiva.
E tu? Sei concentrato sul muro o sul mattone?
Bibliografia
“Will” – Will SMith
Simona Bargiacchi
Internal Communication & University Relations Manager
Bio | Articoli | Video Intervista AIPP Marzo 2024
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