L’Effetto Nocebo: lo studio sui vaccini COVID-19
Quando a causare le reazioni avverse sono le nostre aspettative
Avete mai sentito parlare di effetto nocebo? Per comprenderlo prendiamo le mosse dalla sua antitesi, decisamente più conosciuta: l’effetto placebo.
Che cos’è l’effetto placebo?
L’effetto placebo è definibile come un effetto terapeutico non specifico indotto dalla somministrazione di un trattamento medico inerte, che viene definito, appunto, placebo.
In altri termini si può dire che l’effetto placebo si verifica nel momento in cui viene somministrata una sostanza senza alcuna proprietà terapeutica, la cui assunzione provoca comunque delle conseguenze curative sul paziente.
L’effetto placebo è strettamente connesso a fattori cognitivi, come l’aspettativa ed è potenziato da meccanismi di condizionamento legati alle esperienze passate e ai contesti in cui viene somministrato il trattamento.
Uno degli aspetti fondamentali legati all’effetto placebo è la risposta analgesica.
L’effetto placebo, infatti, è in grado di generare una vera e propria riduzione del dolore provato dall’individuo a cui venga somministrata la sostanza inerte, a condizione che siano presenti fattori interni ed esterni al soggetto che garantiscano il verificarsi dell’effetto.
L’aspettativa che l’assunzione della sostanza generi una guarigione, o una diminuzione del dolore predispone l’organismo alle stesse.
Il corpo, infatti, è in grado di produrre dei veri e propri cambiamenti fisiologici, che originano da questa predisposizione psicologica e che possono avere influenze fondamentali nella risposta a un trattamento o nel decorso di una malattia.
Il corpo, quindi, rilascia delle sostanze terapeutiche, come endorfina o adenosina fondamentali per combattere il dolore e adrenalina, principalmente coinvolta nella risposta allo stress.
L’effetto nocebo
Come anticipato l’effetto nocebo è l’opposto di quello placebo.
Si tratta di una risposta fisiologica dell’organismo, che si verifica nel caso in cui l’aspettativa dell’insorgenza di sintomi favorisce, o accelera la comparsa degli stessi.
Può verificarsi nel caso di assunzione di farmaci, in relazione per esempio agli effetti collaterali. In altri termini quindi se una persona ha paura o si aspetta di sviluppare degli effetti collaterali, piuttosto che di soffrire, può scatenare una risposta da parte dell’organismo che genera, o amplifica il dolore.
L’effetto nocebo può quindi essere innescato da sintomi angoscianti.
Da un punto di vista psicologico, l’effetto nocebo è riconducibile alla cosiddetta profezia che si auto avvera: l’aspettativa e la convinzione che si verificherà un evento futuro contribuiscono all’avverarsi dello stesso.
La predisposizione del soggetto svolge un ruolo cruciale nella realizzazione successiva dell’esperienza non solo a livello predittivo, ma propriamente causale.
In contesto medico, per esempio, le aspettative di risposta del proprio corpo possono influenzare i risultati della salute in ambito allergologico, nel trattamento della tensione muscolare, nei disturbi gastrointestinali e in molte altre circostanze.
Effetto nocebo e COVID-19
L’effetto nocebo sta giocando un ruolo rilevante durante l’attuale stato di emergenza pandemica, in particolare in relazione alla somministrazione dei vaccini contro il COVID-19.
La paura e l’ansia di manifestare delle reazioni negative a seguito dell’inoculazione sono sicuramente in aumento e possono avere un forte impatto sulla proporzione di eventi avversi riportati a seguito delle vaccinazioni.
In merito a quanto suddetto è stato condotto uno studio da un gruppo di ricercatori dell’Università degli studi di Torino, pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet Regional Health – Europe nel mese di Novembre 2021.
La ricerca ha rivelato che parte degli eventi avversi che si verificano a seguito della somministrazione del vaccino sarebbero associati all’effetto nocebo. Questo studio è stato il primo in assoluto ad analizzare gli eventi avversi legati al vaccino contro il COVID-19.
Eventi avversi e studi clinici
Quando si parla di eventi avversi (AEs) dei farmaci ci si riferisce agli effetti collaterali che si possono verificare a seguito dell’assunzione: si tratta di un aspetto fondamentale in ambito di valutazione della sicurezza degli studi clinici.
Durante le fasi di sperimentazione di solito vengono creati due gruppi di soggetti: uno sperimentale, a cui viene effettivamente sottoposta la sostanza e uno di controllo che viene trattato apparentemente come il primo, ma a cui non viene effettivamente sottoposto il trattamento.
In altre parole, il gruppo sperimentale riceve la dose di farmaco, mentre il gruppo di controllo riceve una dose di una sostanza inerte, che non è il farmaco, ma senza saperlo.
I soggetti del gruppo di controllo pensano di stare assumendo il farmaco, mentre si tratta di una sostanza innocua che non ha conseguenze sull’organismo.
È chiaro quindi che se i soggetti del gruppo sperimentale, in cui il farmaco è attivo, manifestano delle reazioni a seguito dell’assunzione esse saranno dettate dal farmaco. Al contrario i soggetti del gruppo di controllo, o gruppo placebo, che manifestano delle reazioni saranno mossi dall’effetto placebo.
Questa tecnica viene utilizzata moltissimo nella pratica sperimentale clinica, in particolare negli studi clinici randomizzati (RCTs).
Spesso ai gruppi placebo viene somministrata una soluzione salina al posto del farmaco: qualsiasi evento avverso è quindi una risposta nocebo, legata alle aspettative negative dei soggetti coinvolti.
Lo studio sui vaccini
I ricercatori dell’Università di Torino hanno proposto una revisione sistematica degli studi sperimentali sui vaccini contro il COVID-19.
Hanno messo a confronto gli eventi avversi, quali affaticamento, mal di testa, dolore o reazione nel punto dell’iniezione e dolori muscolari riportati nei gruppi farmaco attivo (gruppi sperimentali) e nei gruppi placebo (gruppi di controllo) condotti e approvati dalle agenzie di regolamentazione farmaceutica occidentali.
I dati raccolti hanno mostrato che gli eventi avversi riportati dai soggetti dei gruppi farmaco attivo erano maggiori rispetto a quelli riportati dai gruppi di controllo, ma una buona percentuale di questi ultimi segnalava comunque delle reazioni avverse.
È chiaro quindi che le aspettative negative di questi soggetti hanno favorito il verificarsi degli AEs, dal momento che non era stato iniettato alcun vaccino nei soggetti implicati. L’effetto nocebo sarebbe quindi la causa degli effetti collaterali nei gruppi di controllo.
La professoressa Martina Amanzio, coordinatrice del gruppo di ricercatori torinesi, ha sottolineato l’importanza della conoscenza e della consapevolezza diffusa della risposta nocebo.
Prendere coscienza dell’esistenza di questo effetto potrebbe limitare la paura verso i nuovi farmaci e contribuire positivamente alla campagna italiana di immunizzazione e vaccinazione.
“Evidenziare tempestivamente l’importanza della risposta nocebo associata all’attuale vaccinazione contro SARS-CoV-2 è molto importante. […] La nostra pubblicazione aggiunge un’importante informazione sulle reazioni avverse al vaccino. Sarebbe auspicabile che i medici utilizzassero queste conoscenze per rendere consapevoli i loro pazienti sulla necessità di aderire alla vaccinazione contro il COVID-19”.
Risorsa Esterna
E’ possibile consultare l’articolo originale in lingua Inglese “Adverse events of active and placebo groups in SARS-CoV-2 vaccine randomized trials: A systematic review“, pubblicato sulla rivista scientifica www.thelancet.com, scaricandolo qui.
Dott.ssa Silvia Merciadri
Dott.ssa in Scienze e Tecniche Psicologiche | Articolista | Docente di Storytelling
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