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Cosa significa essere emotivamente non disponibili?

Come lavorare sulla indisponibilità emotiva

Image by Drew Hays on Unsplash.com


Ti è mai capitato di conoscere qualcuno che ti piace ma con cui non riesci davvero ad entrare in connessione? Oppure senti che, nonostante il desiderio di avere relazioni più profonde, qualcosa dentro di te ti blocca? Potresti avere a che fare con l’indisponibilità emotiva. Ma cosa significa esattamente? E come si può affrontare?


Cos’è l’indisponibilità emotiva?

Le emozioni sono il nostro primo linguaggio, il ponte che ci permette di entrare in relazione con gli altri fin da quando siamo piccoli. Avere una buona competenza emotiva, ovvero saper riconoscere, esprimere e regolare le emozioni (Goleman), è fondamentale per costruire legami sani e profondi.

Essere disponibile emotivamente significa proprio questo: saper stare in contatto con le proprie emozioni.

Riconoscere le emozioni non significa solo identificare e dare un nome a ciò che si sta provando è anche riuscire a percepire ciò che l’altro sta vivendo.

L’espressione emotiva permette di comunicare chiaramente gli stati emotivi mentre la regolazione aiuta a gestire l’intensità delle proprie emozioni per adattarsi alle varie situazioni.

Essere emotivamente disponibili significa quindi mettere in atto queste competenze per stabilire una connessione con l’altro e creare una relazione.

L’indisponibilità emotiva, al contrario, è una condizione relazionale che si manifesta quando l’individuo fa fatica a connettersi con le proprie emozioni e di conseguenza quelle altrui.

Questo stato può assumere diverse forme: alcune persone evitano il coinvolgimento emotivo per paura di soffrire, altre costruiscono barriere inconsce che impediscono loro di lasciarsi andare nei rapporti interpersonali.

Chi è emotivamente non disponibile tende ad evitare l’intimità, fuggendo dal confronto emotivo o mostrando una freddezza che, a lungo andare, può creare un senso di distacco e frustrazione nel partner o nelle persone vicine.

Ma da dove nasce questa indisponibilità e come possiamo riconoscerla?


Le radici della indisponibilità emotiva 

L’indisponibilità emotiva non è mai casuale ma affonda le radici nelle esperienze dell’infanzia, nei modelli relazionali assimilati nel tempo e nei vissuti che hanno segnato il percorso di una persona.

Spesso, chi fatica a lasciarsi andare emotivamente, ha attraversato momenti di sofferenza che lo hanno portato, più o meno, consapevolmente a erigere barriere per proteggersi.

 L’infanzia gioca un ruolo fondamentale nella costruzione della nostra capacità di connetterci agli altri.

Un bambino che ha sperimentato un attaccamento insicuro, che si è sentito trascurato o rifiutato, impara presto a difendersi dalla sofferenza. Crescendo queste difese si consolidano, trasformandosi in schemi relazionali che possono rendere difficile la libera espressione delle emozioni.

Se, inoltre, i modelli affettivi di riferimento sono stati caratterizzati da freddezza o distanza emotiva, è possibile che si sviluppi la convinzione che le emozioni rappresentino un rischio, un segnale di vulnerabilità da evitare a tutti costi.

Anche le esperienze vissute in età adulta contribuiscono a rafforzare questa chiusura.

Relazioni dolorose, tradimenti, delusioni possono lasciare segni profondi, spingendo chi li ha vissuti a costruire una corazza per proteggersi da ulteriori sofferenze.

Questa difesa però rischia di diventare una prigione poiché se è vero che cosi facendo si evita il dolore, è altrettanto vero che si finisce per precludersi anche la possibilità di vivere legami autentici e appaganti.

A tutto questo si aggiungono le credenze limitanti e le paure inconsce, che, senza che ce ne rendiamo conto, influenzano il nostro modo di vivere le relazioni. Pensieri come ‘’L’amore porta solo sofferenza’’, ‘’ Non posso fidarmi di nessuno’’, ‘’Se mi apro verrò ferito’’ creano una realtà in cui il cuore resta blindato, incapace di lasciarsi andare.

E’ cosi, nel tentativo di proteggersi, si finisce per allontanarsi proprio da ciò di cui si ha più bisogno: un legame profondo, nel quale sentirsi amato, compreso e accettato.


Segnali di indisponibilità emotiva 

Riconoscere una persona emotivamente non disponibile è essenziale per evitare di investire energie in relazioni che potrebbero rivelarsi frustranti o dolorose.

Spesso chi è emotivamente non disponibile, manifesta una forte insicurezza e una profonda paura dell’intimità.

Per intimità non si intende solo la sfera legata alla sessualità o al contatto fisico, ma anche ad una profonda connessione emotiva e mentale.

L’idea di lasciarsi andare è vissuta con grande disagio perché si teme di perdere il controllo o di soffrire.

Un altro segnale chiaro è l’atteggiamento difensivo. Chi ha difficoltà ad aprirsi tende a reagire in modo eccessivo a qualsiasi critica, anche quando è costruttiva.

Evita il confronto emotivo e si chiude in se stesso per proteggersi dal rischio di sentirsi vulnerabile.

A questo si aggiunge una difficoltà nel fidarsi degli altri e mantenere le distanze per paura di essere deluso o ferito.

Un altro aspetto tipico è la difficoltà nel comunicare le proprie emozioni. Spesso evita di parlare di ciò che prova o minimizza i sentimenti altrui, distraendosi o cambiando argomento quando la conversazione diventa più profonda.

Inoltre, chi è emotivamente indisponibile non è facile da accontentare. Può avere aspettative irrealistiche nei confronti del partner o trovare sempre qualche difetto nella relazione.

Un atteggiamento che rappresenta una strategia inconscia per giustificare la propria distanza emotiva e per evitare un coinvolgimento profondo.

Infine, una delle caratteristiche più destabilizzanti di queste persone è l’alternanza tra vicinanza e distanza. In alcune momenti sembrano coinvolte e presenti, per poi allontanarsi improvvisamente senza una ragione apparente.


Come lavorare sulla indisponibilità emotiva.

La buona notizia è che si può lavorare su questo blocco. Affrontare l’indisponibilità emotiva richiede un percorso di consapevolezza e trasformazione interiore.

Alcuni passi fondamentali includono:

  • Riconoscere il problema: diventare consapevoli della propria difficoltà a connettersi emotivamente
  • Esplorare le origini della chiusura emotiva: lavorare per comprendere quali sono le esperienze del passato che hanno portato a costruire le barriere difensive.
  • Sviluppare l’intelligenza emotiva: imparare a riconoscere, esprimere e regolare le proprie emozioni è un passaggio fondamentale per aprirsi agli altri in modo autentico
  • Lavorare sulle credenze limitanti: identificare e trasformare le convinzioni negative sulla vulnerabilità e sull’intimità, sostituendole con pensieri più funzionali e costruttivi.
  • Imparare a fidarsi gradualmente: Costruire la fiducia richiede tempo e a piccoli passi si possono sviluppare strategie per aprirsi gradualmente agli altri senza sentirsi minacciati.

Accanto a questi aspetti, integrare tecniche di rilassamento e pratiche Mindfulness può rivelarsi un valido alleato nel percorso di crescita emotiva. La meditazione e la respirazione consapevole, ad esempio, favoriscono una maggiore serenità, riducendo l’ansia che spesso accompagna l’intimità e le relazioni.

In definitiva, l’indisponibilità emotiva non è una condanna, ma un meccanismo di difesa che può essere trasformato con consapevolezza e impegno.

Se lavorarci da soli risulta troppo difficile, il supporto di un professionista come un counselor o uno psicoterapeuta, può essere di grande aiuto.

Creare uno spazio sicuro in cui esplorare le proprie emozioni ed imparare a gestirle può fare la differenza.


Raffaella Lione Autrice presso La Mente Pensante Magazine
Raffaella Lione
Counselor Relazionale
Bio | Articoli | Video Intervista AIIP Aprile 2024
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