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La matematica al servizio della vita

Approccio Paretiano

Image by andrea piacquadio on Pexels.com


A chi è mai venuto in mente di poter sfruttare matematica e statistica per poter vivere al 100% la propria intera esistenza?

Eppure adottare un approccio scientifico è possibile, non si tratta brutalmente di adottare formule come dovessimo risolvere un problema ma si può andar vicino ad un tentativo di modellazione delle difficoltà che ogni giorno ci tormentano.

Un primo dono fattoci da un matematico è il Principio di Pareto.

Questo studioso cominciò e formulo una teoria partendo da dei dati di natura economica sulla distribuzione delle ricchezze nel mondo; concluse in sostanza che il la quasi totalità delle risorse è posseduto da poche persone, ovvero sia che il 20% della popolazione di ogni paese detiene circa l’80% delle risorse disponibili.

Ora, fatta questa premessa, in che senso possiamo adottare tale principio, detto anche regola 80-20 alla nostra vita?

Volendo adottare un approccio potremmo dire che l’80% delle difficoltà che normalmente incontriamo in svariati ambiti, dal lavoro all’affetto, dai problemi burocratici alle finanze personali, può essere risolto puntando solo su quel 20% delle risorse disponibili. Si dice infatti che conviene concentrarsi solo su  quella fetta di soluzioni che si hanno nel proprio armamentario per semplicemente riuscire ad “hackerare” la vita che ogni giorno affrontiamo (tornerò più tardi sul concetto di hackeraggio).

Tale principio torna molto utile quando si parla della mente umana, la quale per definizione tende a lavorare per minimizzare le risorse disponibili, ovvero fare il massimo col  minimo consumo di energia. In tal senso quindi ognuno di noi dovrebbe capire qual è quel 20% su cui puntare per risolvere la quasi totalità dei propri problemi, o meglio ancora si dovrebbe spostare il proprio focus da ciò che ha poco potere di soluzione  a ciò che invece ci consente di emergere e vivere al massimo.


Partiamo dalle ipotesi

Si sente quindi spesso parlare di portare la matematica nella vita di tutti i giorni, o meglio che la matematica, contrariamente al detto comune, può venirci incontro per poter gestire le difficoltà di percorso. Ebbene sicuramente ognuno di noi dovrebbe avere un punto da cui partire, ovvero delle premesse, delle certezze come fossero le ipotesi di partenza di una qualche dimostrazione; cosa intendo?

Beh è facile, ognuno di noi vive la propria intera esistenza ancorato a delle certezze senza neanche saperlo; in molti vivono la routine senza farci caso ma funzioniamo la maggior parte del tempo più come macchine che come persone. Questo perché la mente funziona per automatismi appresi; ovvero nel momento in cui impariamo a far qualcosa (pensiamo a chi per la prima volta impara a guidare ad esempio e poi pian piano comincia a farlo inserendo nella propria testa il pilota automatico) questo comincia a creare un percorso neuronale nei nostri circuiti mentali che può rafforzarsi nel tempo tanto più ci dedichiamo ad un’attività.

Il pilota automatico che impariamo tanto bene ad utilizzare per facilitarci le giornate può essere un’arma a doppio taglio. Da una parte è utile per risparmiare risorse mentali ma è essenziale direi prenderne consapevolezza se non vogliamo vivere come automi.

Volendo infatti tornare sul discorso delle premesse da cui partire,  ognuno di noi vive basandosi su delle certezze che difficilmente metterà in dubbio nel corso della vita; parlo del proprio senso etico, della morale, di ciò che si sa essere giusto e sbagliato. Per fortuna non ci alziamo tutte le mattine dal letto facendo un ripristino di tutta quanto sia funzionale al nostro quotidiano proprio perché come un computer abbiamo dei drivers di base in base a cui funzioniamo; questo è per l’appunto un dono perché immaginare di dover ogni giorno riapprendere d’accapo come vivere e secondo quali essenziali regole civiche sarebbe folle.

Ma fermiamoci per un attimo e pensiamo cosa succederebbe se riuscissimo a prendere consapevolezza del nostro sistema operativo? Cosa vuol dire hackerare il proprio sistema?


Biohacking

Il biohacking, dal nome così misterioso potrebbe a prima vista ispirare un senso di inquietudine; pensiamo infatti alla figura del criminale che di nascosto va a render noti tutti i segreti di un server di qualche azienda a scopi puramente di lucro e cerchiamo invece noi di approcciare il discorso da punto di vista mentale. Attenzione qui non si parla di chissà quale operazione di manipolazione mentale, non è questo il luogo né il senso di tutto questo discorso. Quello che dobbiamo fare è imparare piano piano a prendere coscienza del fatto che ognuno di noi vive seconde determinate impostazioni , vive con regole apprese da genitori, cultura di massa, società, scuola e sulla base di ciò vive , ovvero agisce, ama, esperisce emozioni.

Hackerare la propria mente in sostanza vuole significare adottare un approccio del seguente tipo:

  1. Capire cosa non  funziona, cosa è superfluo (ricordate la regola 80/20?);
  2. Rimuovere quindi tutto ciò che non ci è utile ma anzi si rivela limitante; ad esempio sarebbe cosa utile passare in rassegna le proprie maggiori paure esistenziali  e nel tempo imparare a smorzarne gli effetti fino a renderle innocue;
  3. Installare nel proprio pensiero invece nuove abitudini, questa volta però che siano potenzianti;
  4. Continuare e continuare a lavorare sodo sul nuovo che si è appreso perché non è facile a volte imporsi di fare da oggi qualcosa di benefico per se stessi e dopo pochi giorni riuscire a padroneggiare tale tecnica. E’ richiesto tempo, si parla di 30 giorni di solito perché una nuova abitudine possa effettivamente diventare tale.

Ora la mente umana non è certo una cassaforte inoppugnabile , ma si sa difendere bene.

Mi spiego meglio. La mente di un essere umano vive secondo un continuo processo di equilibrio che in termini più scientifici prende il nome di “omeostasi” secondo cui ciò che è nuovo tende a metterci sulle difensive , tende a creare un’allerta di modo da poter identificare potenziali minacce. Tale resistenza mentale è fisiologica, anzi si trova dappertutto in natura; pensiamo ad esempio a quel delicato scambio di informazioni che avviene a livello cellulare ad esempio senza che ciò vada a distruggere la cellula stessa; pensiamo alla regolazione della nostra temperatura corporea che si mantiene costantemente sui 36 gradi circa. A maggior ragione la mente nel corso dell’evoluzione umana ha imparato bene a crearsi delle difese di modo da poter funzionare senza problemi tendendo a evitare tutto ciò che a prima vista è nuovo e sospetto. Ma ciò ai giorni nostri costituisce più un problema che una soluzione; difatti in quanti si fanno condizionare dalla paura di uscire dalla propria zona di pace e tranquillità per poter invece aggredire la vita inseguendo le proprie passioni?

Questo vuol dire hackerare la mente. Se vogliamo essere meno incisivi e più soft basterebbe prendere consapevolezza di come noi funzioniamo per avere le chiavi in mano di ogni nostro quotidiano.


Conclusione

Per concludere possiamo affermare che il cervello, pur rappresentando a tutt’oggi un qualcosa di complesso da riprodurre e simulare, pur essendo quindi oggetto ancora di mistero ben lungi dal essere del tutto o anche in buona parte decriptabile al pari dell’intero universo, può e deve a questo punto diventare nucleo di consapevolezza da parte nostra attorno a cui concentrarci per condurre un’esistenza grandiosa.

Dobbiamo diventare metacoscienti, ossia consapevoli di funzionare come forse gli unici esseri senzienti viventi ad oggi nel cosmo intero, ma difettosi come tutte le macchine. Ciò nonostante coscienti che esso stesso, diversamente da qualsiasi macchina, essendo dotato di neuroplasticità, è in grado in un certo senso di superare se stesso grazie all’apprendimento continuo, addirittura in grado di concepire se stesso sviluppando concetti profondi come anima e amore, rendendo di fatto l’essere umano qualcosa di unico e “speciale”.


Davide Addante Autore presso La Mente Pensante Magazine
Davide Addante
Ingegnere Aerospaziale
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