
Soffrire d’ansia: cosa significa?
Come capire, accettare, gestire l’ansia
È da un anno, circa, che ho scoperto per caso di soffrire d’ansia. Fin d’allora ho sempre usato quella parola in modo scherzoso. Ricordo che andai dal medico a farmi visitare perché non stavo molto bene e, appena entrata emisi un profondo sospiro e lui mi disse: «Lei è qui per l’ansia!».
Sgranai gli occhi e gli chiesi il motivo di quell’affermazione, quasi preoccupata, e lui mi rispose che questi lunghi e profondi sospiri erano sintomi di ansia.
Da quel giorno ho scoperto di avere una nuova compagna di vita.
Solo recentemente ho realizzato di soffrire d’ansia. Non so perché ci ho messo tanto, forse perché non volevo crederci o non volevo ingigantire la cosa ammettendo a me stessa. Oppure perché ci sono talmente “dentro” che per me è uno Status, un mood normale.
La presa di consapevolezza deriva proprio dal fatto che, stimolata dalla curiosità, iniziai a osservarmi ancora meglio: reazioni, atteggiamenti, modi di pormi e come avrebbero potuto leggermi gli altri, e ciò mi mette ancora più ansia.
Faccio mente locale, rewind di pensieri e ho capito che sì, il problema è reale e serio e tutto ciò mi ha fatto notare quanto poco mi conoscessi a causa della mia insufficiente introspezione nei miei confronti, cosa non da poco.
L’ansia: come si manifesta
Quante volte mi blocco e quante volte vorrei fare cose anche semplici, ma che non sono solita fare e comincio a pensare a come iniziare un dialogo, un discorso, come proseguirlo; tutto ciò crea disagio e sconforto.
M’immergo a pensare talmente tanto da farmi venire l’ansia ed infine, a non terminare mai nulla. Mi sento come se tutto il resto del mondo andasse avanti ed io rimango lì, immobile, anzi, andando indietro magari, continuando a contemplare ed a guardare il successo che gli altri si guadagnano; e tutto ciò mi rende ancora più ansiosa.
Si dice che ognuno ha i propri tempi, ma il tempo scorre inesorabilmente e ci si ritrova con la mente che galoppa sui pensieri ossessivi, che bisogna darsi da fare perché Tizio convive già da quattro anni con due figli, Caio sta girando il mondo e tu nel letto a casa di mamma che non sai più a cosa pensare prima.
Non siamo noi a decidere di soffrire d’ansia… ma lei c’è, e c’è chi ne soffre di più e chi di meno, ognuno ha il proprio modo di viverla e affrontarla. Vorremmo fare qualcosa ma rimaniamo impantanati da una forza maggiore che nessuno vede, ma noi sentiamo benissimo.
Cosa fare per non farsi travolgere dall’ansia
Il segreto è non pensare molto. Beh, non ci va Einstein per arrivarci, forse riesco a pensarci solo nei momenti di lucidità. Per me, che di base sono una persona che pensa e ragiona molto, sicuramente non sempre nel modo giusto, è difficile.
Ma da quando ho provato a farlo mi sono resa conto di quante paranoie e mal di pancia mi sono evitata, e che in fin dei conti non è così male. Non è sempre semplice, specie all’inizio, bisogna iniziare piano piano.
Le prime volte che si prova questo tipo di approccio, hai l’ansia del “E se non ci rifletto quanto serve, come sarà/andrà/etc?”.
E anche lì bisogna rispondersi di non pensare troppo o farlo nel modo giusto.
Se è andata male una volta, non vuol dire che andrà male sempre, ed è sicuramente molto meglio averci provato e aver fallito piuttosto che essere rimasti fermi a cercare il metodo o il momento giusto per agire.
Tuttavia in questi momenti, fermiamoci un attimo, facciamo un bel respiro e non perdiamoci tanto in determinati pensieri.
Sì, lo so, tra il dire e il fare… ma ad esempio quando capita a me, mi rendo conto di quante energie ho sprecato pensando al peggio del peggio, estraniandomi persino dal mondo, quando quelle energie avrei potuto impiegarle in maniera più concreta e costruttiva.
Evita i pensieri negativi
Mi metto a osservare o riflettere sulle cose semplici e belle che la vita offre, come la musica, una splendida giornata soleggiata, o se piove, assaporo il momento ascoltando il suono della pioggia e guardo le goccioline scivolare e intersecarsi tra loro, mi rilassa tantissimo. Anche il semplice uscire da lavoro dopo una lunga giornata, magari stanchi ma soddisfatti, può essere occasione per trovare un piccolo momento di felicità.
Senza necessariamente “Pensare a chi sta peggio di noi”, che, in molti momenti (inopportuni e fuori luogo) della mia vita mi è stato detto di fare, ma credetemi, a me non ha mai aiutato per niente, anzi, alimentava la mia ansia.
Sapere che fuori ci sono persone che muoiono di fame, per la guerra, per malattie che non hanno scelto di avere, che non hanno un lavoro o non hanno un tetto, specialmente nel 2021, sotto pandemia globale ma lottano comunque perché hanno scelto di vivere non mi fa stare meglio. Anzi in cuor mio, tutta questa negatività influisce maggiormente sul mio stato d’animo.
Torniamo a noi, di brutte notizie se ne sentono molte, e spesso le ascoltiamo, apparentemente, con leggerezza. Parlando di me stessa, anche se effettivamente non mi soffermo, so di incanalare comunque tutta la sofferenza che il mondo e le persone mi trasmettono.
Per non parlare, invece, di quando si passa per maleducati quando invece siamo soltanto ansiosi e quindi ci chiudiamo in noi stessi.
O quando metti in dubbio tutte le tue amicizie perché diventa pesante portare avanti delle relazioni sociali con chi non capisce il tuo stato d’ansia; e tutto ciò mi è stato detto esplicitamente, anche se c’ero arrivata da sola.
Sì, perché soffrire d’ansia influenza anche i tuoi rapporti sociali.
Le emozioni che provi le trasmetti a chi hai di fronte ed oggi le persone non hanno più il tempo di ascoltare i tuoi sfoghi o subire le tue energie negative.
Anche se immaginano che c’è qualcosa che non va, che tu hai qualcosa che non va, si fermano lì, non vanno in profondità. Di conseguenza anche loro mollano la presa perché il problema è tuo e te lo devi gestire tu, “giustamente”.
Ragion per cui, nel dubbio, tronchi anche tu tutti i rapporti, perché diventa psicologicamente ingestibile convivere col cercare di trovare l’equilibrio, la forza per farsi capire, per gestire l’ansia e i rapporti sociali.
Cominci a sentirti in colpa e solo, vorresti soltanto essere capito, ma per gli altri è complicato, è impegnativo cercare di capire le persone che soffrono d’ansia.
Risulti soltanto maleducato, egoista ed egocentrico.
E continui a sentirti ancora più isolato dal mondo, di non avere nessun amico perché non ti senti abbastanza ascoltato.
Lo ammetto, non è facile gestire queste situazioni, ancora adesso non riesco a gestirmi. Figuriamoci gli altri!
Gli amici, ma anche i parenti, pensano di darti una mano e di aiutare anche loro stessi per avere un rapporto sano con te ma in realtà avremmo bisogno di tanta pazienza e comprensione, che spesso non arriva.
Le riflessioni giuste da fare quando si soffre d’ansia
In sintesi, quello che mi aiuta, oltre il non pensare ossessivamente, quando possibile, è “crogiolarmi” nell’ansia nel modo giusto e osservarmi, interrogarmi, captare qualunque emozione essa scaturisca in me:
- Perché sto provando queste emozioni?
- Perché tale situazione mi fa sentire in questo modo?
- E perché proprio questa situazione mi fa sentire cosi?
Arrivando alla conclusione capirete che la maggior parte delle volte siamo noi a stravolgere anche le cose più banali, lasciandoci trasportare dall’ansia. Più vi porrete queste domande e più placherete i pensieri ossessivi, perché vi renderete conto grazie alle risposte che vi date, che non vale la pena farsi venire l’ansia per cose futili.
Certo, ci sono anche situazioni in cui è normale averla, ma bisogna imparare a distinguerle. Ad esempio, è normale essere ansiosi poco prima di un colloquio di lavoro, perché vogliamo fare bella figura, desideriamo quel posto che contendiamo con altre persone, ma è deleterio esserlo tutti giorni, tanto da impedirci di uscire da casa.
L’ansia denaturalizza, è lei che comanda, che prende il sopravvento e siamo proprio noi a darle troppa importanza. Chi soffre d’ansia cerca sempre mille modi, strategie e soluzioni per combatterla, quando la miglior cosa da fare prima di tutto è accettarla.
Migliorarsi sempre di più, imparare a gestire l’ansia e a conviverci. Far capire che siamo noi a comandarla, non il contrario. E poi sarà lei a tornare, chissà, solo nei momenti più opportuni anziché accompagnarci nella quotidianità.
Federica Brancato – Autrice | Email