L’amicizia
L’amicizia nella filosofia greca
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Che fai, se stai di là da solo?
In due più azzurro è il tuo volo
Renato Zero, Amico
Gli antichi Greci avevano una decina di definizioni per indicare il concetto di Amore.
Tra essi, vi è quello di Amicizia, considerata una forma di amore ed è così definito:
Philia, come sentimento di affetto e benevolenza e reciprocità. Queste condizioni si ritrovano in tutti i Pensatori.
Tra di essi, i maggiori filosofi che hanno scritto di Amicizia sono:
Empedocle (492 a.C. – 430 d.C.) l’amicizia è la forza aggregante degli elementi costituenti il cosmo, si presenta come forza aggregante in unità perfetta; essa è contrapposto a Contesa (odio) che è, invece, forma disgregante.
Socrate (470 a.C. – 399 d.C.) la vera amicizia sta nella capacità di conoscere il bene desiderato da chi è amico piuttosto che il proprio. Solo così si può essere degni della vera amicizia. Essa ha un ruolo morale nelle relazioni tra le persone.
Platone (427 a.C. – 347 d.C.) dai Dialoghi tra Liside e Fedro: amicizia è possibile solo tra buoni e perché vi sia occorre il desiderio dell’altro desiderante ed entrambi, attraverso l’amicizia, desiderano il Bene come fine ultimo.
Aristotele (341 a.C. -322 d.C.) nell’VIII libro dell’Opera Etica Nicomachea descrive l’amicizia come il bene più prezioso a cui l’uomo possa aspirare; l’amicizia è quella degli uomini buoni che devono avere benevolenza e reciprocità; nell’amico ognuno si rispecchia.
Epicuro (341 a.C.-270 d.C.) l’elogio dell’amicizia è il soggetto della sua morale, solamente con la quale si può vivere una vita felice. Anch’egli sostiene che una vita senza amici non può esserci.
Dunque, Amicizia come conoscenza del Bene per l’Altro, relazione tra Buoni e onesti, reciprocità, specularità nell’Altro, mancanza di giudizio, stabilità, fiducia.
Ma anche come dolore per il tradimento o per la delusione; così pure per la morte dell’amico.
Si è scelta una classificazione descrittiva del pensiero greco perché ad esso si rimandano, nel bene e nel male, le classificazioni dei periodi storici successivi, tra cui:
il Rinascimento (1300-1500) si pensi all’amicizia tra Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio, a Ugo Foscolo, a Dante Alighieri e ad altri;
l’Illuminismo (1700) si pensi a Pietro Verri a Cesare Beccaria a Voltaire, a Russeau a Kant;
Il Romanticismo (fine 1700) via via passando per il Positivismo di metà del 1800 e si pensi a Benedetto Croce, a Nietzeche e allo stesso Sigmunt Freud;
I pensatori del ‘900 e si pensi a Sartre, alla fenomenologia di Karl Jaspers, di Martin Heidegger, ed anche Zygmunt Bauman, Jacques Lacan e tra tutti gli italiani Salvatore Natoli ed Eugenio Borgna (del quale si consiglia la lettura di alcune opere).
Ciò significa che in nessuna epoca è stato possibile non occuparsi dell’amicizia sia nel suo primo significato positivo che, come si vedrà, in quello negativo.
L’amicizia Nel Senso Comune
Chi trova un amico trova un tesoro (dal Libro del Siracide di Giosuè di Sira, 180 a.C. in Antico testamento).
La rappresentazione dell’amicizia è molto presente nei detti popolari, nella letteratura, nella poesia, nelle canzoni, nella filmografia, nei saggi e nei romanzi ed è soggetto di speculazioni di ogni genere.
L’amicizia, come l’amore, coinvolge tutti perché troppo grande il benessere che ne deriva. Quando si è con un amico si sta proprio bene, si è rilassati, sereni sapendo che entrambi desiderano la stessa cosa, nel rispetto reciproco e che non è presente nessuna disuguaglianza; le discordie provocano soltanto altre occasioni per somigliarsi di più l’un l’altro.
L’amicizia è una cosa seria è un bene a cui non si dovrebbe rinunciare.
È proprio vero, senza amici non si può stare, perché si perde l’occasione per voler bene e per essere voluti bene.
Si perde la gioia di condividere i fatti della vita.
L’amicizia è un “luogo” protetto, è luogo di intimità ed è luogo della libertà di dire, in nome della paressia reciproca. (dal greco “dire la verità e tutto di sé”).
Ad ogni modo, oltre che parlare di Amicizia ci si può chiedere chi sia l’Amico, visto che solo tramite lui si possono declinare i distintivi dell’amicizia.
Gli amici sono dei parenti senza il vincolo di consanguineità o di affiliazione, quindi a maggior ragione nella relazione possono non esistere alcune dinamiche tipiche familiari.
Perché si diventa amico di quella determinata persona e non di un’altra? Perché ci si trova simili e in lei o lui ci si specchia.
Da chi ci si aspetta che prepari la minestrina quando si sta male se non da un’amica?
Con chi ci si azzuffa per la partita di calcio o per le idee politiche senza mai azzuffarsi veramente?
E a chi si confidano i segreti più intimi se non agli amici?
Con chi puoi anche non parlare e capire tutto con un solo sguardo, senza fare domande?
Nell’amore non si può avere il/la compagna del cuore; nell’amicizia sì, si può avere l’amica del cuore. Non è questo un privilegio?
Dunque, in questo senso l’amicizia è un dono reciproco: si dà e si riceve.
Ma non sempre è così.
L’amicizia che fa soffrire
L’amicizia non è sempre buona, può essere cattiva e anche tanto.
Si pensi a colui che vuole trascinare l’amico in giri pericolosi, sulla cattiva strada, a quello che chiede “protezione” per qualche misfatto, a quello che chiede prestiti o favori di raccomandazione, a quello che tradisce magari il lui di una coppia con la lei dell’altra o viceversa, colui che sotto le apparenze di affetto non fa altro che criticare e giudicare in assenza dell’altro, a quello che si riempie di invidia invece che di stima.
È colui che non telefona più come prima oppure assilla, è quello che non mette più la mano sulla spalla, non ride più per le battute, non offre un po’ del suo cibo, non condivide il bicchierino o la sigaretta se non con forzatura, non propone una vacanza solo uomini o solo donne. È colui che ti abbandona nel momento del bisogno.
È colui che coinvolge in situazioni particolari, anche sessuali, indesiderate.
A tal proposito, il film di Bernardo Bertolucci del 2003 “The dreamers, I sognatori” descrive molto bene una situazione di ménage à trois e di incesto.
È anche colui che fa soffrire perché abbandona, perché non vuole più la relazione.
Ad esempio, Freud non si rassegna alla perdita dell’amicizia con Wilhelm Fliess (1904).
Oppure Martin che deve forzatamente interrompere l’amicizia con Max, (personaggi del toccante libro “Destinatario sconosciuto” di K.KressmannTaylor, 1939).
Oggi, se ne ha vivida testimonianza nel film del 2022 di Martin McDonagh “Gli Spiriti dell’Isola”: un’amicizia interrotta unilateralmente porta a conseguenze estreme pur di non permettere all’amico abbandonato di insistere nella riunione.
Oppure, l’amico è colui che fa soffrire e tanto perché, più tragicamente, muore.
Gli amici di Socrate si disperano e versano lacrime copiose per la sua morte (Il Fedone, Platone, IV sec. a.C.).
Il giovane Agostino piange la morte del suo amico d’infanzia (Le Confessioni, Agostino, 390/400 d.C.).
Un bellissimo film del 1995, “Amici per sempre” dei Peter Horton narra di quanto non si faccia per un amico malato e per la sua morte.
L’amicizia in psicologia
Due gli argomenti da ampliare in chiave scientifica rispetto a quanto già descritto:
- nell’amicizia, gli amici si rispecchiano l’un l’altro e
- l’amicizia è una famiglia acquisita esente dalle dinamiche di essa.
Rispecchiamento:
È sì vero che gli amici si rispecchiano l’un l’altro ne sono esempi la teoria dell’empatia e quella dei Neuroni a Specchio di Vittorio Gallese et. al. degli anni fine 80-90, però è altrettanto vero che l’amicizia, ancor prima, contribuisce alla strutturazione dell’aspetto intrasoggettivo e di quello intersoggettivo.
Ciò significa che l’amicizia da un lato contribuisce narcisisticamente ad aumentare l’identità nel riconoscimento, ma dall’altro pone una condizione conflittuale: un altro se stesso rispecchiato può favorire sentimenti ambivalenti censurati di amore-odio. Vengono dunque a mancare la sincerità e l’uguaglianza a favore di possibili motti dell’anima.
Dinamiche familiari:
Certo, per un verso l’amicizia protegge dalle dinamiche familiari ma può costruirne di proprie. E ciò succede quando vengono a mancare i pilastri del dialogo sincero.
Proprio perché l’amicizia è “famiglia” si possono presentare conflitti narcisistici e dinamiche del desiderio edipico.
I primi perché ci può essere la vena sotterranea della lotta per il potere della relazione. E i secondi perché inconsciamente si ripresenta la condizione di voler essere scelto come “figlio” prediletto e, dunque, nessun altro oltre lui.
Il concetto di amicizia in psichiatria e in psicoanalisi
Due esempi: Ludwig Binswanger (1881-1966) e Sigmund Freud (1856-1939)
legati da sincera amicizia e stima che non hanno impedito di essere lealmente in contraddizione sulla concezione dell’Uomo e sulle loro teorie.
Binswanger, psichiatra svizzero, padre della Psichiatria Fenomenologica o Psichiatria Esistenziale,
la sua filosofia è che l’essere umano è un soggetto nel suo essere-nel-mondo (Da-sein) e nel suo esserci-per-l’altro; dunque l’amicizia è implicita in tale struttura dell’esistenza e si declina nella comune partecipazione all’esser-ci (Mit-Dasein).
Sigmund Freud
la sua filosofia è che l’essere umano non ha potere sulla realtà; sono i processi psichici inconsci ad influenzare il modo di pensare e di relazionarsi; dunque, anche l’amicizia è subordinata a tali processi. Se da un lato l’amicizia non esiste se non come deviazione degli impulsi erotici, dall’altro esiste nella sua capacità di creare il dialogo con l’Altro.
Dott.ssa Grazia Aloi
Psicoanalista | Psicoterapeuta | Sessuologa
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