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L’amore ai tempi delle Neuroscienze

La nuova logica dell’entropia in una cornice quantistica

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L’amore non solo rappresenta un incontro tra due persone, bensì una vera e propria risonanza tra due organismi, che sotto il profilo neurobiologico sono portatori di un bagaglio esperienziale in grado di tradursi in radici lontane nell’infanzia.

Pertanto non si tratta di una forma stabile e definita nel tempo, ma al contrario di un fenomeno energetico che entrambi i partecipanti della relazione sono in grado di rinnovare, sperimentare e rispetto al quale scoprire nuovi lati di sé, sino a quel momento sconosciuti.

Al giorno d’oggi questa espressione primordiale di energia rischia di essere percepita quale necessità primaria da vivere a tutti i costi.

Nondimeno a questa parola associamo spesso e volentieri un’identità nella quale sentirci riconosciuti, rispetto alla quale assumere un’identità socialmente riconosciuta. Ma l’amore richiede l’acquisizione di un ruolo o al contrario quel dolce mistero costituito dalla scoperta, lo stupore e dall’imprevedibilità di un incontro?

Perché se da un lato vogliamo avere il controllo su tutto quanto avviene dentro e fuori di noi, troppo spesso ci dimentichiamo di quanto gli stati energetici sembrino saperla più del nostro Io.

Pertanto l’amore può essere percepito come l’incontro tra due entità energetiche differenti, ma rinnovabili sino all’infinito.

A sostegno di questa visione infatti non possiamo che distanziarci dalla lente comune, la quale vede nell’incontro amoroso il ruolo di due persone intente a costruire, progettare e ancor di più, avere in mente un obiettivo condiviso.

D’altro canto può uno stato energetico infinitesimale essere racchiuso in un semplice ruolo?

Perché se da un lato siamo un insieme di particelle, siamo al contempo abitati da un qualcosa di misteriosamente primordiale che ha radici lontane nel tempo.

L’Anima ha in sé infatti il fascino di un’antichità che risiede nel passato e che troppo raramente lasciamo sbocciare nel presente (Hillamann, J, 2014).  Si può così ipotizzare che quanto vi è di più ancestrale e lontano dalla logica tradizionale tenda viceversa a presentificarsi in quella del cuore.

Siamo corpo e anima, luce ed ombra, mistero ed energia, in una sola parola una mera sorpresa in continua evoluzione. Il frutto di una logica a noi sconosciuta, la quale senza che ce ne rendiamo conto abita dentro di noi, guidandoci anche negli incontri più inaspettati; dinnanzi ai quali la razionalità nulla può (Hillmann, J, 2013).

Possono infatti due entità alimentare a distanza un desiderio reciproco traducibile in una sintonizzazione pronta a tradursi in una connessione energetica dove stati della mente si scoprono capaci di dar vita a una danza fatta di misteriose particelle?


Una misteriosa armonia

Grazie al concetto di Entanglement non solo è possibile che qualcosa accada istantaneamente in un luogo, provocando una reazione in un altro, ma è altresì interessante notare come tale fenomeno riesca ad unire e a legare due entità diverse, per quanto distanti tra loro (Aczel, 2004).

Volendo applicare questa legge a quella dei sentimenti è possibile supporre come due persone possano lasciarsi guidare da una connessione al di fuori della loro ragione. Divenendo due entità entangled, cioè due organismi connessi reciprocamente tramite due stati mentali differenti.

Grazie a questa chiave di lettura, sotto il profilo psicosomatico si può notare non solo quanto l’organismo sia una fonte di energia inesauribile bensì come all’aumento dell’entropia (cioè di un apparente disordine) corrisponda istantaneamente una nuova espressione di quanto è custodito al nostro interno. Se da un lato tale concetto valorizza la fioritura di un nuovo network, dall’altro possiamo assistere alla nascita di un ordine ben diverso da quello comune; rispetto al quale purtroppo le potenzialità espressive individuali rischiano di spegnersi.

Nondimeno se la psiconeuroendocrinoimmunologia consente di comprendere come i nostri organi abbiano un proprio linguaggio ed uno sviluppo sempre ricco di sorprese, la fisica quantistica e la neurobiologia permettono di scoprire come l’incontro tra due persone possa avvenire ancor prima di quello fisico vero e proprio (Bottaccioli, F, 2020).

La distanza sembrerebbe avvicinare gli attori di una relazione facendo affiorare quelle componenti macro e microfisiche, rispetto alle quali se le prime sono circoscritte al nostro muoversi nel mondo e al ruolo che quotidianamente assumiamo in funzione degli altri, le seconde invece sembrano celare e dar vita al tempo stesso ad un qualcosa di più sottile, che a livello infinitesimale altro non può che far emergere qualcosa di nuovo.

Se la natura del cosmo è costituita da molecole, atomi, elettroni ecc, di contro quelle del cuore possono essere guidate da impulsi sconosciuti, in procinto di creare nuove connessioni. 


L’amore ai tempi delle neuroscienze

Interazioni positive fra due persone provocano una risonanza tra i loro cervelli; per esempio segni di sincronia si evidenziano nell’insulina, l’area adibita alle emozioni e alla consapevolezza corporea che viene attivata dalle interazioni sociali.

Quando si stabilisce una buona sincronizzazione le sensazioni reciproche e simultanee di concordanza emotiva corrispondono ai momenti in cui la conduttanza elettrica cutanea è più bassa; testimoniando peraltro un effetto pacificante della qualità della relazione sul nervo vago.

La co-costruzione di un legame è considerata come un atto compiuto da due cervelli, che sotto il profilo quantistico riflette la compartecipazione di due distretti cerebrali che seppur distanti consentono una sintonizzazione.

Grazie al contributo del fisico Carlo Rovelli (2015) l’incontro lo si può percepire quale vera e propria influenza reciproca; un’evoluzione costante priva di stasi. Come sostenuto dall’autore “il mondo delle cose esistenti è ridotto al mondo delle interazioni possibili”, sottolineando come la nostra identità non venga tanto descritta nella sua semplice essenza, quanto piuttosto come il risultato di numerose fluttuazioni e cambiamenti imprevisti che prendono vita proprio attraverso un semplice incontro.

La realtà non solo è “ridotta” a interazione ma essa è soprattutto relazione. Sotto quest’ultimo profilo la realtà sembra dunque acquisire non solo caratteristiche esterne nell’ottica di uno scambio, ma anche qualcosa di interno, di intimo, che grazie alle nostre capacità di rappresentazione ci è possibile ridefinire entrando in relazione con noi stessi. Entrando a contatto con quello che è la nostra chiave interpretativa del mondo e della nostra identità rispetto ad esso, dando vita, ad uno stato della mente.

Considerando quindi la realtà come vero e proprio incontro si delinea una chiave di lettura più specifica ed è su questa lunghezza d’onda che Rovelli richiama l’attenzione inoltre sul concetto della velocità, che in breve descrive non tanto come una semplice proprietà fisica, bensì come un fattore e ancor più come una risorsa.

Quest’ultima infatti non la si può tracciare solo su di un oggetto, ma acquisisce valore e dinamismo e dunque la sua qualità di moto, se ad esser presente è un oggetto rispetto ad un altro oggetto.

Questo allineamento può avvenire anche a distanza mettendo in comunicazione particelle ed aree cerebrali tra loro distanti?

Per farlo ciascuno di noi dovrebbe prepararsi ad accogliere l’amore inteso non tanto quale semplice insieme di proiezioni, sentimenti, ruoli ed aspettative con cui si è soliti investire un altro individuo, bensì percepire questo insieme di energie come un nuovo stato della mente (Siegel, J, D., 2001); in grado di farci emergere riconnettendoci con le nostre parti più antiche.


Bibliografia

Aczel, D, A., (2004), “Entanglement, il più grande mistero della fisica”, Cortina editore, Milano, 2004
Bottaccioli, F, Bottaccioli, A, G., (2020), “Psiconeuroendocrinoimmunologia e scienza della cura integrata”. Edra edizioni, Milano. 2020.
Hillmann, J., (2013), “Il codice dell’anima”, Cortina editore, Milano 2013.
Hillmann, J., (2014), “Fuochi blu”, Cortina editore, Milano 2014.
Rovelli, C. (2015), “La realtà non è come appare. La struttura elementare delle cose”,
Raffaello Cortina Editore, Milano, p. 118.
Siegel, J. D. (2001), “La mente relazionale”, Raffaello Cortina Editore, Milano 2013, p. 18


Cristi Marcì Autore presso La Mente Pensante Magazine
Dott. Cristi Marcì
Psicologo Psicoterapeuta a indirizzo Psicosomatico e Operatore Perinatale
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