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Approccio cognitivista e psicoanalitico in politica

La canzone di Gaber

Image by Marco Oriolesi on Unsplash.com


Ve la ricordate la canzone di Giorgio Gaber “destra sinistra[1] con il suo ritornello: “Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra”. Un modo intelligente per ironizzare sulla fine delle ideologie ovvero sulla scomparsa, almeno in Parlamento, dei partiti che propugnavano un’alternativa di sistema alla democrazia liberale che con il crollo dell’Unione Sovietica sembrava avviata ad affermarsi ovunque nel mondo. Un modo simpatico per evidenziare le differenze negli stile di vita, “Fare il bagno nella vasca è di destra; Far la doccia invece è di sinistra; Un pacchetto di Marlboro è di destra; Di contrabbando è di sinistra”, che per quanto semplificatoria mostra una grande verità: noi interiorizziamo modelli culturali che si traducono in stili di vita. Ma di questo parleremo in un’altra occasione.


Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra

Nell’articolo precedente, la forza degli atteggiamenti in politica[2], ho introdotto il concetto di atteggiamento politico e come esso dipenda sostanzialmente dall’adesione, conscia/inconscia/esplicita/implicita, ad una ideologia politica. Volenti o nolenti tutti noi ci facciamo un’idea di massima della società in cui viviamo e di come sarebbe migliore se fosse regolata o non regolata in un certo modo.

Destra e sinistra non sono altro che due poli opposti di un asse dove sono collocate spazialmente le varie sensibilità politiche. Tradizionalmente sono ritenuti valori/sensibilità di:

  • Destra: l’enfatizzazione della tradizione, dell’ordine, della sicurezza e dell’autorità. Semplificando: l’io politico di una personalità di destra desidera mantenere/conservare l’eredità storico culturale ricevuta per questo è orientato ad assumere posizioni a favore della tradizione e dell’ordine costituito. Corollario di questa disposizione d’animo è il forte accento posto sul rispetto delle differenze sociali, sulla difesa della patria (patriottismo) e di tutto ciò che contribuisce alla ricchezza e alla prosperità della propria nazione (meritocrazia). Sono molto sensibili, pertanto, alla responsabilità e libertà individuale, alla tutela della proprietà privata, all’ingerenza nella sfera personale ed economica da parte  dello Stato che deve occuparsi solo di garantire l’ordine e il rispetto delle tradizioni.
  • Sinistra:  l’enfatizzazione dell’uguaglianza, giustizia sociale, solidarietà e dei diritti umani e civili. Semplificando: l’io politico di una personalità di sinistra desidera il progresso inteso come emancipazione/superamento delle tradizioni oppressive a favore dell’inclusione contro ogni marginalizzazione economica e sociale. Corollario di questa disposizione d’animo è il forte accento posto su una maggiore redistribuzione della ricchezza nazionale al fine di ridurre le disuguaglianze sociali e un ruolo più attivo dello Stato nell’economia per garantire servizi pubblici per un maggior benessere sociale. Sono molto sensibili, pertanto, ai temi delle ingiustizie economiche e sociali e della laicità delle istituzioni per evitare ogni forma di discriminazione religiosa ed etnica.

Destra sinistra sono due poli “apparentemente” opposti uniti da un asse dove sono collocate le varie gradazione di queste sensibilità  con al centro il cosiddetto mondo moderato, appunto chiamato così perché svolge una funzione di moderatore delle opposte tendenze guardando di volta in volta da una parte o dall’altra.


Le radici psicologiche di destra e sinistra

Storicamente si è visto quanto labile sia questa contrapposizione, in quanto al contrario sono esistite ed esistono contaminazioni “eretiche” come quelle della cosiddetta “destra sociale” o “sinistra nazionale”. Esistono infatti formazioni politiche dichiaratamente di destra che lottano per la giustizia sociale, sono fortemente altruistiche e solidarizzano con i meno abbienti, da cui reclutano la loro base militante, e hanno una linea politica favorevole alle nazionalizzazioni ovvero ad una forte presenza dello Stato nell’economia; altrettanto esistono formazioni che si dichiarano di sinistra che sono al contrario per il mantenimento delle tradizioni patrie, saldamente gerarchiche nei rapporti sociali e per “legge e ordine” come ad esempio nei paesi dell’ex blocco sovietico.

Tutto quindi diventa meno chiaro. Ad esempio, il Partito comunista cinese al potere ininterrottamente in Cina dal 1949 è di destra o di sinistra? Per quanto predichi valori appartenenti al bagaglio culturale della sinistra storica nei fatti è un partito conservatore nella misura in cui lo può essere un qualsiasi partito strenuamente difensore della propria eredità storico culturale e dell’ordine costituito da esso derivato.

Con questo cosa voglio dire? Che destra e sinistra sono concetti legati all’attualità del sistema di potere costituito e i cui contenuti sono di volta in volta costruiti in base alle posizioni detenute in un dato momento. Se si è al potere si farà di tutto per conservarlo, contrariamente si farà di tutto per conquistarlo. Quindi bisogna saper ben distinguere tra predicato e atteggiamento sottostante perché vi è una significativa differenza che non può essere trascurata in quanto spesso le collocazioni, come appunto quelle di destra e sinistra, sono frutto di schematizzazioni/ etichettature ideologiche.

Contano i fatti e non le parole, per questo non mi hanno mai convinto quegli studi che hanno cercato di comprendere destra e sinistra attraverso l’individuazione di tratti di personalità caratteristici e, pertanto, predittivi del loro orientamento politico[3]. Ad esempio, nell’attribuire all’orientamento politico di destra i tratti tipici della personalità autoritaria[4] mentre la socievolezza, l’empatia, l’apertura mentale e il cosmopolitismo sarebbero tratti caratteristici di una personalità orientata a sinistra. Per quanto affascinanti non mi hanno mai convinto queste generalizzazioni. I tratti di personalità sono risposte adattive ai microcontesti relazionali condizionate da dinamiche interpersonali che poco dicono sulle scelte politiche di una persona. Per l’interiorizzazione di una particolare ideologia politica  risulta al contrario determinante il posizionamento individuale nel sistema sociale di potere. La vera differenza è dove siamo collocati verticalmente e non orizzontalmente che determina un atteggiamento difensivo o propositivo del proprio status. In sintesi, si può essere altrettanto chiusi, rigidi e autoritari votando/militando a sinistra, laddove prevale un atteggiamento difensivo del proprio status, e altrettanto socievoli, aperti e cosmopoliti votando/militando a destra, perché ho interesse a cambiare il mio status aprendomi agli altri.

Dove sta allora la differenza tra destra e sinistra? E’ solo un problema di status quo? La vera differenza non è contenutistica ma metodologica ovvero nel loro approccio al problem solving sociale. 


Se ci riflettete bene non è una provocazione sostenere che lo psicologo e il politico svolgono sostanzialmente lo stesso lavoro anche se da prospettive diverse.
Lo psicologo nei fatti cosa fa? Intervenire nel mondo interiore dell’individuo per favorire un suo sviluppo più sano e libero. Il politico nei fatti cosa fa? Intervenire nel mondo esteriore dell’individuo per favorire un suo sviluppo più sano e libero. Entrambi agiscono nel far emergere i conflitti, interiori/esteriori, al fine di addivenire ad una tolleranza accettabile ovvero a quell’equilibrio, interno/esterno, utile per la pace/serenità precondizione della crescita psicologica e sociale. La differenza è che il primo si approccia alla singolarità mentre il secondo alla collettività ma entrambi perseguono il medesimo obiettivo: la salute e il benessere degli individui presi nella loro singolarità e collettività. Si tratta in entrambi i casi di un approccio “terapeutico” al cambiamento. Se gli obiettivi sono gli stessi  i metodi cambiano.


Approccio cognitivista e psicoanalitico

Dagli albori della psicoanalisi agli sviluppi successivi delle varie scuole umanistico-esistenziali, cognitivo-comportamentali e sistemico-relazionali e dei numerosi altri approcci, che combinano elementi di tutte queste scuole, il contributo della psicoterapia alla società non è ancora stato ampiamente evidenziato, pensiamo solo al tema della liberazione sessuale. Favorire la crescita dell’individuo, attraverso un lavoro di consapevolezza e di ristrutturazione della personalità in direzione di una migliore e positiva integrazione nella società, già rappresenta di per sé un grande contributo al mondo politico. Non è questa chiaramente la sede per discutere se la psicoterapia svolge una funzione conservatrice o critica della società. E’ opportuno invece evidenziare l’utilizzo politico della pratica terapeutica. La domanda che dobbiamo porci è la seguente: nella sua azione di cura della società che approccio metodologico i politici maggiormente usano? Vi sono differenza di metodologia tra destra e sinistra?

Storicamente in ambito psicologico sono due gli approcci che, caratterizzati da una differenza metodologica sostanziale, si pongono in aperta alternativa terapeutica tra loro: l’approccio cognitivista e l’approccio psicoanalitico o psicodinamico. Entrambi utilizzano metodi, frutto di studi empirici ed esperimenti rigorosi, che hanno mostrato la loro efficacia pur basandosi su presupposti opposti. Vediamo quali:

Approccio Analisi Intervento Metodo
 Cognitivismo Concentra l’attenzione sui processi mentali consci, come il pensiero, la memoria, la percezione e la risoluzione dei problemi. Esamina, tramite l’osservazione del comportamento e l’analisi dei processi mentali sottostanti, come le persone acquisiscono, elaborano e utilizzano le informazioni individuando e proponendo modalità alternative più performanti. A seguito dell’analisi dei processi cognitivi che influenzano il comportamento e le emozioni sviluppa interventi terapeutici per modificare i pensieri disfunzionali e migliorare il benessere psicologico. Utilizza tecniche strutturate e direttive come: la ristrutturazione cognitiva; l’esposizione graduale e l’apprendimento di nuove modalità di risposta. Il terapeuta interviene attivamente per aiutare il paziente a identificare e modificare i pensieri disfunzionali. E importante quindi concentrarsi sul presente, ovvero sul “qui ed ora”, mirando a modificare i pensieri, le emozioni e i comportamenti attuali che generano disagio in direzione di alternative più performanti.
 Psicoanalisi Concentra l’attenzione sull’inconscio, esplorando i desideri, i conflitti e le esperienze infantili represse. Analizzare le dinamiche inconsce risulta determinante per la comprensione del comportamento e della personalità. Scopo della terapia è portare alla luce i conflitti inconsci in quanto la loro coscienza e accettazione è precondizione della guarigione.  L’intervento quindi è volto a scavare nella storia personale del paziente, in particolare nelle sue dinamiche relazionali, al fine di produrre quella consapevolezza necessaria al miglioramento del suo funzionamento psicologico. Utilizza metodi interpretativi, come l’analisi dei sogni, delle associazioni libere e della comprensione delle dinamiche transferali e controtransferali. Il terapeuta assume un ruolo meno direttivo, favorendo, con i giusti tempi, l’esplorazione del mondo interiore del paziente.

Come potete vedere entrambi perseguono l’obiettivo di promuovere una consapevolezza nell’individuo con la decisiva differenza che il cognitivismo si concentra sui processi consci del “qui ed ora” mentre la psicoanalisi esplora l’inconscio scavando nel passato. Questo cambia notevolmente la metodologia operativa: il cognitivismo mira a modificare i pensieri disfunzionali, mentre la psicoanalisi mira a risolvere i conflitti inconsci. In estrema sintesi, il cognitivismo e la psicoanalisi offrono prospettive diverse sulla mente umana e utilizzano approcci differenti per comprendere e trattare i problemi psicologici.

Che c’entra tutto questo con l’azione politica?


Cognitivismo di destra e psicoanalisi di sinistra

Come ho sopraddetto, lo psicologo e il politico svolgono lo stesso lavoro “terapeutico” però con prospettive differenti: il primo cura l’individuo, il secondo la società. Se destra e sinistra non si differenziano negli obiettivi perseguiti, che variano molto, come abbiamo visto, nell’essere oppure no al potere, lo sono nei metodi di “cura” della società ovvero nelle modalità di analisi ed intervento impiegati.

La destra utilizza un metodo cognitivista mentre la sinistra un metodo psicoanalitico. Vediamo come:

ORIENTAMENTO            Analisi Intervento Metodo
DESTRA L’analisi è rivolta ad individuare ciò che crea disfunzionalità organizzativa e limitazioni al successo organizzativo. L’intervento è indirizzato a perseguire obiettivi di successo promuovendo un atteggiamento positivo alle sfide. Il benessere è nella coesione che si realizza nel rispetto della leadership. E’ importante, pertanto, che ognuno occupi la casella che gli compete per merito e destino e agisca per il successo individuale e collettivo. Il conflitto sociale quindi è stigmatizzato in quanto fattore di perturbamento/indebolimento del corpo sociale. La ricchezza e il potere sono apprezzati e stimati in quanto fattori motivazionali. Utilizza tecniche strutturate e direttive, al limite del comando, per concentrare l’attenzione sul presente e il futuro verso occasioni di crescita individuale e collettiva.

Portare alla luce i conflitti è visto negativamente. Le esperienze negative vanno infatti rimosse se non sono utili agli obiettivi di gruppo.  Vanno quindi mantenute nell’inconscio, perché la loro emersione può portare conflittualità e disarmonia sociale. Il passato va valorizzato e mitizzato solo se è motivo di orgoglio e fattore motivazionale. Pertanto grande spazio vanno date solo a quelle esperienze “fondative” e che aumentano il senso di orgoglio e di appartenenza mentre vanno rimosse, cancellate e minimizzate tutte quelle esperienze negative e traumatiche che possono minare la coesione.

SINISTRA L’analisi è finalizzata a portare alla luce i conflitti sociali rimossi nella convinzione che promuovere la loro consapevolezza libererà l’uomo dalle sue catene mentali e sociali. Comprendere l’inconscio collettivo consentirà quindi di promuovere un’organizzazione sociale su basi meno nevrotiche e di maggiore benessere sociale. L’intervento è volto ad esplorare i desideri, i conflitti e le esperienze represse utilizzando metodi interpretativi, come l’analisi dei bisogni sociali e i meccanismi repressivi del potere che condizionano i comportamenti e le personalità degli uomini. Per questo approccio di disvelamento dei significati più nascosti e profondi delle dinamiche sociali tendono a qualificare la loro osservazione della società come scientifica. Sostengono un ruolo meno direttivo e più partecipativo nel lavoro di cura e cambiamento del mondo esterno.

Conclusioni

In conclusione,  i progetti di cambiamento politico per quanto mossi dalle aspirazioni più ideali si scontrano con i metodi e le strategie di comunic-azione politica utilizzati. Predicato e atteggiamento, infatti, non spesso coincidono e capire l’approccio socio terapeutico utilizzato è fondamentale per prevedere le conseguenze politiche e sociali di questa “cura”.

Non entro nei meriti dell’efficacia dei vari approcci terapeutici. Ognuno ha i propri pregi e difetti. Quello che mi preme è che vi sia consapevolezza del loro utilizzo, importante sia per una reciproca comprensione, tra modalità appunto di destra e di sinistra, che, ed è il mio auspicio, per un utile scambio al fine di perseguire il vero interesse di entrambi: l’interesse nazionale.

Spero infatti che con quest’articolo cadano definitivamente le accuse reciproche che vedono da una parte la destra accusare la sinistra, con il suo approccio socio analitico, di non produrre “guarigioni” ma solo di mestare nel torbido creando ulteriore tensione e conflittualità sociale; e la sinistra accusare la destra, con il suo approccio socio cognitivista, di produrre una eccessiva semplificazione delle dinamiche sociali, di rimuovere/nascondere le responsabilità passate e di essere insensibile alle contraddizioni/sofferenze umane.

Il problema non è essere buoni o cattivi ma i metodi socioterapeutici che si ritengono efficaci per lo sviluppo sociale.


Note

[1] Giorgio Gaber – Destra-Sinistra
[2]  https://lamentepensante.com/la-forza-degli-atteggiamenti-in-politica/
[3] Per una disamina completa di questi studi vedere: Catellani P. e Corbetta P., “Sinistra e destra. Le radici psicologiche della differenza politica”, Bologna, il Mulino, 2006. Vedere anche il più recente: De Santis L., “Emozioni e valori nelle decisioni di voto: un’affinità elettiva?” Rivista di Digital Politics, Fascicolo 2, 2024.
[4] Adorno, T. W., Frenkel-Brunswik, E., Levinson, D. J., & Sanford, R. N. (2017). La personalità autoritaria (F. Fornari, Trad.). Comunità. (Opera originale pubblicata nel 1950).


Paolo Lombardi Autore presso La Mente Pensante Magazine
Dott. Paolo Lombardi
Sociologo Politico
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